Ci resto sempre male: non siamo nati per soffrire

| |

Author Details
L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.
La vita è davvero semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata. (Confucio)

Capita, nella vita di tutti noi, di incappare in “giornate no”. Siamo accompagnati dalla spiacevole sensazione che le cose non stiano andando come avevamo desiderato e forse non lo faranno mai. Ci sembra che le brutte cose accadano solo a noi (dal ritardo al lavoro che ci fa iniziare la giornata trafelati, al parcheggio che non si trova, fino alle problematiche economiche e ai conflitti relazionali). Ci sentiamo così DELUSI! Non è la vita che avevamo sognato!

Tuttavia, anche se la delusione è uno dei sentimenti umani che fanno più male, se riusciamo a prenderla come una cosa che può succedere a tutti, di sicuro riusciremo a sopportarla molto meglio. Può accadere che un amico, un partner o un parente ci deluda, nei modi più diversi. Può accadere che siamo noi a deludere gli altri e, infine, può addirittura capitare che siamo noi stessi i primi a deluderci.

La spirale della delusione

Il rischio, quando si ha a che fare con la delusione, è quello di rimanerci invischiati. Che siano stati gli altri a deluderci o noi a deludere gli altri o noi stessi, ne va presa coscienza. Dopodiché, però, non è di nessun aiuto rimanere all’interno di questa spirale.

Continuare a parlarne e a pensarci, dopo una fase di legittimo sfogo, rischia di instaurare un atteggiamento passivo dove la delusione continua a farla da padrona e noi rischiamo di sprofondare sempre più giù per la sensazione di impotenza e incapacità di riprenderci.

Premesso che tutti abbiamo sperimentato delusioni e ferite, perché alcuni di noi sembrano accusare maggiormente il colpo? Esistono atteggiamenti e attitudini che ci espongono maggiormente al rischio di rimanere delusi?

Per alcuni è fonte di grande sconforto il fatto di porsi nei confronti della realtà con un’aspettativa intransigente. Ci si aspetta una realtà “su misura” per i propri bisogni e le proprie esigenze.

Per altri è una sorta di condanna, si segue la teoria per la quale “le cose non vanno mai come si vorrebbe e la vita e gli altri sono cattivi e crudeli”. Per altri ancora, le piccole incombenze e i rallentamenti di ordinaria amministrazione diventano gli ennesimi ostacoli insormontabili sulla propria strada.

Tutti questi modi di rapportarsi alla realtà vanno, passo dopo passo, a costituire l’identikit della “vittima perfetta”. E’ vero, possiamo aver dovuto affrontare prove dure e le persone attorno a noi possono aver disatteso le nostre aspettative e ignorato i nostri bisogni… questo nessuno lo può più cambiare! La scelta, però, tra rimanere vittime di quello che ci è successo o modificare qualcosa e produrre un futuro diverso spetta a noi.

Cosa si può fare per lavorare su di un’inversione di rotta che ci faccia sentire meno fragili e più padroni delle nostre vite? Possiamo lavorare su tre fronti:

Non siamo nati per soffrire

Perciò non ci è prescritto di ricadere e rimanere sempre in situazioni scomode e dolorose. Il negativo è parte integrante di una vita variegata, ma è transitorio se noi non lo scegliamo ogni giorno;

Il mondo non è popolato da “cattivi” che ce l’hanno con noi

Quindi non ha senso vivere come vittime di chiunque non ci tratti come desideriamo. Non siamo più bambini indifesi ed è nostra responsabilità e nostro compito evolutivo insegnare agli altri come trattarci;

Il mondo non è esclusivamente buono e io non posso fare sempre quello che più mi piace senza rischi e conseguenze

Pertanto mettiamo in conto che avremo giornate migliori e celebriamole adeguatamente (senza darle per scontate!) e giornate “medie” in cui costruiremo il nostro equilibrio;

Perché tutto ciò sia possibile è necessario prendere consapevolezza che:

  • Restarci male di continuo e sentirsi feriti con frequenza rivela un’insicurezza marcata. E’ fondamentale ritrovare una percezione più stabile di sé e sentire di avere a disposizione più forze e più strumenti per affrontare la realtà;
  • le persone, anche quelle che ci amano e tengono a noi, ci possono ferire o possono agire con leggerezza. Non possiamo leggere ogni singolo gesto come una “prova d’amore” che, se disattende le nostre aspettative, implica tradimento e mancanza di amore;
  • la vita non può essere idealizzata come una “fiaba”, ma va vissuta nella sua completezza. E molto meno rassicurante della trama di una fiaba, ma non per questo meno bella.

Con il tempo (…) uno comincia ad accettare le sue sconfitte
a testa alta e con gli occhi aperti e uno impara
a costruire tutti i suoi cammini nell’oggi,
perché il terreno di domani è troppo insicuro per far piani..
e i futuri hanno la forma di cadere a metà.
E dopo col tempo, uno impara
che se è troppo anche il calore del sole brucia.
Così uno pianta il suo giardino e decora la sua anima,
al posto di aspettarsi che qualcuno porti fiori.
E uno impara che realmente può reggere che uno
è veramente forte, che uno realmente vale
uno può imparare. E impara… e ogni giorno impara.
“Con il tempo” V. Shoffstall

Autore: Stefania Canil, psicologa (psicoterapia e nutrizione)
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirci su Facebook:
sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor o nel nostro gruppo Dentro la PsichePuoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*.