Come accettare e superare ciò che ci fa star male

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Il dolore psicologico è una condizione che, prima o poi, investe chiunque. E’ un’esperienza totalizzante, si impossessa dei nostri limiti, dei confini ai quali sappiamo arrivare con le nostre capacità e speranze. Nel dolore il tempo si svuota del passato e del futuro, per essere tutto nel presente di ciò che il dolore ci fa provare. Istintivamente potremmo iniziare a ricercare ossessivamente pensieri che possano lenire questo dolore, ritrovandoci però spesso a girare su noi stessi, senza riuscire a elaborare una vera soluzione.

Fuggire dal dolore

Inizialmente, il desiderio di fuggire dal dolore e fare finta di niente è inevitabile, per cui si attiva un meccanismo di difesa che ci porta a negare ciò che sta accadendo, come se fosse impossibile da accettare. Questo perché ci sentiamo impreparati ad accettare il dolore e a darci il tempo di viverlo.

Sono ormai chiare le infinite strategie disfunzionali adottate dalle persone per anestetizzare o evitare queste emozioni. Pensiamo ad esempio a chi beve alcool per anestetizzare il dolore, o a chi fa uso di droghe per proiettarsi in dimensioni parallele di invincibilità. A chi gioca o fa shopping in maniera compulsiva, per non pensare, per non sentire i propri dolori.

Pensiamo a chi si tuffa nel lavoro e “Per carità! Se mi fermo impazzisco!”, e mille altre esempi potremmo fare di persone che hanno trovato strategie rocambolesche e a tratti addirittura pericolosissime per fuggire al dolore, fuggire al “sentire”. Praticamente ci si rivolge a tutto ciò che possa aiutare a liberarsi delle emozioni e dei sentimenti spiacevoli con lo scopo, comprensibile ma illusorio, di allontanare la sofferenza emotiva ed il disagio fisico.

Nella peggiore delle ipotesi poi, queste emozioni negative vengono soppresse e interiorizzate (o meglio, somatizzate), provocando una serie di gravi disturbi per il sistema immunitario, che molti di noi per la maggior parte già conoscono: mal di testa, febbre, mal di schiena, disturbi intestinali, nausea, vomito e via dicendo.

Ciò che ci rende differenti è cosa ne facciamo del dolore che viviamo

Ora vi devo dire la cruda verità! Purtroppo in quella sofferenza dobbiamo starci. Ebbene sì… per affrontare un cambiamento, per poter evolvere, occorre davvero accettare la nostra sofferenza, non soltanto far finta. Perché ci crogioliamo nella illusione di aver accettato il nostro dolore, e di aver trovato la spinta per andare avanti.

Ma la chiacchierata con l’amico o il collega, in realtà, non significa aver accettato la sofferenza. Aver corso per 10 kilometri allo scopo di scaricare lo stress, non significa aver conosciuto il nostro dolore. Arrancare alla ricerca di una cura che, per magia, ci faccia stare meglio in poco tempo, altro non è che una fuga estrema al nostro star male. Per accettare davvero il dolore, purtroppo, dobbiamo viverlo.

Il dolore ci consegna alla nostra fragilità

Frequentemente di fronte alla sofferenza fuggiamo, tendiamo ad evitarla o a controllarla, cerchiamo di allontanare i ricordi o di colmare la mancanza distraendoci, ci sforziamo di dimenticare. Così facendo ostacoliamo l’elaborazione del dolore e della perdita, impediamo l’emancipazione dalla sofferenza che entra nel nostro presente con un’ondata di ricordi o di stimoli dolorosi che grattano la ferita come una lama appuntita, impedendone la cicatrizzazione. Il dolore evitato si mantiene e si incrementa nel tempo, accompagnandosi spesso ad apatia, rabbia, indifferenza, insensibilità agli stimoli, depressione.

Come posso accettare e superare ciò che mi fa star male?

Spesso ci aggrappiamo alla causa del nostro malessere e non riusciamo a lasciarla andare, che sia un evento del passato, una convinzione o una persona. In questo caso, la prima cosa che dobbiamo fare è accettare che ciò che ci fa soffrire deve essere rilasciato. Accettare che alcune cose hanno una fine e non possono essere trattenute all’infinito ci aiuterà ad andare avanti per la nostra strada e permetterà finalmente alle nostre ferite di cicatrizzarsi, rendendoci più forti e consapevoli dei nostri limiti.

Staccarsi da ciò che ci fa male ha anche un grande vantaggio: ci riporta a ciò che conta davvero nella nostra vita, all’essenziale. Possiamo approfittare dei momenti bui e difficili per tagliare i legami tossici, abbandonare una strada che non sentivamo nostra, lasciar andare alcune convinzioni limitanti, in poche parole, per ritrovare quel nocciolo interiore dove siamo nudi di fronte al mondo, spogli da fronzoli ma meravigliosamente autentici. 100% noi stessi.

1. Osserva le tue emozioni

Focalizzati sulle emozioni brutte che stai vivendo senza giudicarle e senza giudicare te stesso mentre le sperimenti. Ecco per esempio come puoi gestire un’emozione che non ti da tregua: “sto male per il fatto che sia stato lasciato dalla mia ragazza. Sto iniziando a preoccuparmi che forse che rimarrò solo ed infelice”

A questo punto dovrai fare un maggiore sforzo per elaborare in modo razionale ciò che stai provando” Sto male è vero, sono stato lasciato ma posso tollerarlo perché ciò che mi è successo appartiene al passato…e il mio passato non deve interferire con il mio presente. Io merito di stare bene, devo solo essere più benevolo con me stesso”

2. Valida le tue emozioni

Validare un’emozione significa riconoscere un’esperienza emotiva e darle la legittimazione a esistere, sospendendo il giudizio su di essa e non valutarla come esagerata, sbagliata, terribile o insopportabile.

Un simile etichettamento, infatti, accresce la sofferenza emotiva. Continuando l’esempio, validare le emozioni potrebbe significare dirsi: “mi rendo conto di essere triste, ma è normale perché io amavo la mia ex e adesso è andata via. Non c’è nulla di sbagliato in me e in quello che sto provando. E non può precludermi la possibilità di incontrare un amore meritevole delle mie attenzioni”

Questo passaggio, che può sembrar banale, è in realtà molto importante per permettere di far entrare l’emozione, consentirle di esprimersi e di normalizzarla. E’ un atteggiamento in netto contrasto con i tentativi, spesso poco consapevoli, di fuggire alle esperienze dolorose. Si tratta di una fase essenziale nel processo di accettazione. Non si può, infatti, accettare la sofferenza se prima essa non è stata riconosciuta e legittimata.

3. Focalizzati sul momento presente

Quando viviamo un’esperienza emotiva spiacevole, essa può intrappolarci e condizionare il nostro umore e comportamento. In questi casi, si può dire che siamo completamente fusi con l’esperienza, vissuta come una verità obiettiva, assoluta e permanente, da non riuscire a pensare ad altro e fare altro. Quando siamo fusi con l’esperienza ci focalizziamo sui dettagli, ruminiamo incessantemente su quello che è accaduto e ci distacchiamo dal presente, non vivendolo ed allontanandoci da tutte le altre esperienze arricchenti.

Sempre riagganciandoci all’esempio, la fusione può essere così rappresentata: “non ci credo che sia finita! E’ terribile! Adesso mi ritrovo solo; non potrò rivivere quei bei momenti passati insieme, come farò adesso? Odio questa persona, mi ha rovinato l’esistenza. Non ho voglia di fare più niente! Non sarò mai felice per colpa sua!”

Focalizzarsi sul presente, invece, comporta il riuscire a spostare l’attenzione in modo flessibile ed intenzionale su un’azione del qui ed ora, lasciando scorrere i pensieri negativi e le emozioni spiacevoli quando si presentano.

Ad esempio, se mentre stiamo fuori con gli amici riaffiorano i vissuti negativi connessi alla fine della storia, invece che fondersi e farsi dominare da essi (che porterebbe con molta probabilità a non godersi l’uscita), si potrebbe reagire in questo modo: “ecco che si riaffacciano i brutti pensieri su quello che è accaduto. Ed ecco che torna anche la tristezza e questo senso di costrizione allo stomaco. Ok, ben tornati! Per quanto sgraditi, non cercherò di mandarvi via; quello che è successo non posso cambiarlo ma adesso sto con i miei amici, per cui fatemi anche compagnia ogni tanto, ma mi concentrerò su questo momento presente, che potrebbe regalarmi spensieratezza e momenti felici.”

E’ chiaro il messaggio?

Solamente accettando le nostre debolezze possiamo realmente cambiare. Solamente ascoltando il dolore possiamo capire cosa davvero ci rende così vulnerabili e perché. Questo è il vero coraggio, il coraggio di mostrarsi pienamente imperfetti, unici, autentici, di mostrare ed esprimere pienamente se stessi, anche il proprio dolore.

Impara dunque le sue lezioni

Il dolore è utile quando è di passaggio, altrimenti rischia di farci impazzire; ecco perché bisogna fare in modo che rimanga un maestro a tempo determinato e riuscire a superarlo. Per farlo ed evitare che lo stesso tipo di sofferenza si ripresenti, bisogna imparare bene le sue lezioni. I suoi insegnamenti si focalizzano sul farci scoprire chi siamo dentro di noi. Portandoci nelle nostre profondità, ci mette in contatto con i nostri lati d’ombra, con il nostro buio interiore, per riemergere poi più consapevoli e maturi. Ascoltiamo quello che le nostre emozioni ci vogliono dire, non temiamole.
Accettiamo la tristezza.
Accettiamo la sconfitta.
Accettiamo il fallimento.
Accettiamo la perdita.
Accettiamo l’ansia.
Accettiamo la paura.
Accettiamo tutto ciò che ci fa stare male.
Scottiamoci, soffriamo, preoccupiamoci. Facciamo tesoro di questi insegnamenti.
E poi rialziamoci.

Una lettura preziosa

Siamo tutti il frutto del nostro passato, siamo diventati quello che siamo a causa, (o grazie) alle esperienze che abbiamo avuto in famiglia, con gli amici, a scuola, al lavoro, nelle relazioni. Possiamo però non limitarci a “essere la conseguenza di quello che è stato”, ma regalarci la possibilità di essere semplicemente come meritiamo di essere.

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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