Non è facile mantenere la calma, soprattutto in situazioni dove si vorrebbe scappare o urlare o dove tutto sembra fuori controllo. I disaccordi e le incomprensioni possono farci sentire arrabbiati, sopraffatti e impotenti a tal punto che può capitarci di perdere totalmente il controllo in una discussione. Quando usciamo pienamente distrutti da una brutta discussione viene spontaneo chiedersi: come posso mantenere la calma in una discussione? Ci sono diverse cose che possiamo fare per sentirci più pronti ad affrontare le discussioni con gli altri. Infatti l’unico aspetto di un conflitto che possiamo controllare è come reagiamo. Questo non vuol dire che possiamo inibire il processo “automatico” dei tuoi pensieri negativi che comunque sopraggiungeranno in te durante una discussione. Nè che possiamo decidere “a comando” di annientare l’emozione della rabbia che comunque sperimenteremo con diverse intensità nel conflitto con l’altro. La vera sfida con se stessi tuttavia starà nel modo in cui sceglieremo di gestire i nostri pensieri e le nostre emozioni. Tutti possiamo imparare a riconoscere e gestire le nostre emozioni spiacevoli.
La calma è questione di esperienza nel controllo delle proprie emozioni e dei pensieri sottostanti
Esistono diverse discipline che favoriscono il raggiungimento della calma, come per esempio la filosofia Zen. L’intera filosofia zen verte le sue basi sull’Equilibrio inteso come pace interiore e armonia tra interiorità e mondo esterno. Non c’è equilibrio senza calma.. uno dei capisaldi fondamentali della filosofia zen è la capacità di mantenere la calma anche nelle situazioni più difficili, anche quando siamo portati a fronteggiare le persone dal carattere più spinoso e intollerante. Sfruttando la filosofia buddista possiamo imparare a mantenere il nostro equilibrio interiore nonostante le tante provocazioni che quotidianamente siamo costretti a “subire”. Grazie ai concetti zen, non dovremmo più “subire” perché le provocazioni potranno scivolarci addosso proprio come un’insignificante brezza estiva.
La leggenda del vecchio Samurai
Una delle tante frasi che si attribuiscono a Buddha recita: “Siamo al mondo per convivere in armonia; coloro che ne sono consapevoli non lottano tra di loro”. Una perla di saggezza che potrebbe risultare utile per capire come rispondere in maniera adeguata a una provocazione. Ma adesso scopriamo insieme la storia del vecchio samurai, il cui significato è molto simile a quanto affermato da Buddha.
“Vicino a Tokyo viveva un grande samurai, ormai anziano, che si dedicava a insegnare il buddismo zen ai più giovani. Nonostante la sua età, correva la leggenda che fosse ancora capace di sconfiggere qualunque avversario. Un pomeriggio, si presentò un guerriero, conosciuto per la sua totale mancanza di scrupoli. Era famoso perché usava la tecnica della provocazione: aspettava che l’avversario facesse la prima mossa e, dotato com’era di una eccezionale intelligenza che gli permetteva di prevedere gli errori che avrebbe commesso l’avversario, contrattaccava con velocità fulminante. Il giovane e impaziente guerriero non aveva mai perduto uno scontro. Conoscendo la reputazione del samurai, egli era lì per sconfiggerlo e accrescere in questo modo la propria fama.
Tutti gli allievi si dichiararono contrari all’idea, ma il vecchio accettò la sfida. Si recarono tutti nella piazza della città e il giovane cominciò a insultare il vecchio maestro. Lanciò alcuni sassi nella sua direzione, gli sputò in faccia, gli urlò tutti gli insulti che conosceva, offendendo addirittura i suoi antenati. Per ore fece di tutto per provocarlo, ma il vecchio si mantenne impassibile. Sul finire del pomeriggio, quando ormai si sentiva esausto e umiliato, l’impetuoso guerriero si ritirò. Delusi dal fatto che il maestro avesse accettato tanti insulti e tante provocazioni, gli allievi gli domandarono: “Come avete potuto sopportare tante indegnità? Perché non avete usato la vostra spada, pur sapendo che avreste potuto perdere la lotta, invece di mostrarvi codardo di fronte a tutti noi?” “Se qualcuno vi si avvicina con un dono e voi non lo accettate, a chi appartiene il dono?” domandò il samurai. “A chi ha tentato di regalarlo,” rispose uno dei discepoli. “Lo stesso vale per l’invidia, la rabbia e gli insulti,” disse il maestro. “Quando non sono accettati, continuano ad appartenere a chi li porta con sé.”
Cosa abbiamo imparato dal racconto del vecchio Samurai
Spesso ci capita di dover sperimentare un’esperienza di vera e propria tossicità, di profondo inquinamento mentale, psichico e fisico. Inevitabilmente incontreremo persone rabbiose, maligne, insoddisfatte, cattive, invidiose.. magari non sono neppure consapevoli di esserlo, ma possono sempre agire da camion dell’immondizia, tentando di scaricare un po’ del loro peso sugli altri.
Come le persone tossiche ci riescono?
Ognuno di noi ha una “discarica emotiva” in cui deposita e spesso lascia marcire scarti psicologici di ogni tipo: convinzioni, aspettative, dolori, dubbi, paure, ripensamenti, tensioni. Soffriamo di compattazione dei sentimenti: li imballiamo e pressiamo nel tentativo inutile di scaricarli sulla vittima di turno.
- Con la critica distruttiva: criticando per il solo scopo di farci stare male
- Con i sensi di colpa: facendoci sentire in colpa per cose che sono fuori dal nostro controllo
- Con la svalutazione: minimizzando i nostri sforzi e successi, con lo scopo di intaccare la nostra autostima
- Con la paura: instillandoci paure e insicurezze anche infondate per impedirci di andare avanti con i nostri sogni
- Con la lamentela: mostrando un atteggiamento di vittimismo cronico per tentare di contagiarci con la loro visione pessimistica della vita
- Con l’aggressività: cercando motivi di discussione e scontro senza nessun motivo
- Con il vittimismo: considerandoci responsabili dei loro errori e scaricando su di noi le loro insoddisfazioni
Queste persone sono spesso virtualmente immuni da intuizioni, rimorsi o cambiamenti positivi duraturi. Non sto parlando di persone con personalità criminali, ma piuttosto di persone che vivono e lavorano con noi ogni giorno. I comportamenti dannosi sono spesso sottili e difficili da individuare. Possono essere dei consigli apparentemente utili, ma che in realtà buttano giù, oppure un incoraggiamento che in realtà mette in luce le nostre imperfezioni.
Impara a rispondere, non a reagire
Tutti questi comportamenti non sono altro che provocazioni. Capisco che non è sempre facile mantenere la calma o la lucidità di fronte tanta tossicità. Non è facile essere impassibili di fronte a un genitore che fa la vittima. Non è facile non reagire a una persona che ti offende.. ma se impari a vedere tutto ciò che intralcia la tua serenità come il “dono” a cui faceva riferimento il vecchio samurai, potrai acquisire la capacità di distaccarti dalle provocazioni.
Il primo passo è capire la sottile differenza tra “reagire” e “rispondere”. In genere siamo portati a reagire alle circostanze, il che significa che siamo facile preda delle provocazioni. Per esempio, se qualcuno urla contro di noi, siamo portati a reagire allo stesso modo.. cioè urlando. Ad ogni stimolo segue una reazione immediata. Ma si può imparare a rispondere. Rispondere è un atto cosciente, implica una decisione e, di conseguenza, significa anche che siamo noi ad avere il controllo. Siamo in grado di decidere come rispondere alle circostanze, senza perdere il nostro equilibrio emotivo.
Disattiva i tuoi pulsanti interni
C’è la soluzione per smettere di reagire alle provocazioni ed è abbastanza semplice.. basta disattivare i pulsanti che ci fanno reagire automaticamente quando gli altri li premono. Quindi, cosa puoi fare? Ognuno ha una configurazione personalizzata di pulsanti sensibili. Generalmente questi pulsanti vengono configurati durante i nostri primi anni di vita. Chi ha avuto un’infanzia difficile è maggiormente proiettato ad attivare certi pulsanti che lo portano ad attaccare o fuggire dalla situazione per ripristinare la sicurezza.
1. Scopri quali sono questi pulsanti
Cerca di capire come reagisci quando qualcuno o qualcuna ti ignora, disprezza, rifiuta, o magari ti fa sentire inadeguato, stupido, imbarazzato, impotente. Se le tue reazioni sono piuttosto inadeguate e disfunzionali dovrai scoprire le dinamiche che stanno dietro a questo tuo atteggiamento.
2. Desensibilizzati dalle esperienze passate
Preso consapevolezza che reagisci in modo ingiustificato in certi contesti, dovrai capire quali sono state le esperienze negative, gli eventi inquietanti che in un modo o nell’altro, hanno creato questi pulsanti sensibili. Per esempio: come hai reagito quando il tuo ex ti ha lasciato? Come hai reagito quando hai subito un’ingiustizia dai tuoi genitori? Puoi rivivere quelle situazioni e chiederti come reagiresti ora. Sappi che il tuo passato non ti definisce, ora sei maturo e in grado di gestire e pensare al tuo vissuto in modo diverso e con maggiore consapevolezza. Solo così potrai liberarti di quei pesi che ti sei dovuto trascinare lungo il tuo percorso di crescita; ti sentirai più leggero emotivamente.. più sereno. Sentirsi alleggeriti del passato indica che la ferita è guarita.
A questo punto, il comportamento degli altri ti sembrerà sempre meno provocante perché gli darai meno importanza. Così, i loro “doni” indesiderati non scateneranno una reazione immediata che ti faccia perdere la serenità. Ma manca ancora un passaggio.
3. Separati dalle tue emozioni
Ci sono casi in cui, a prescindere dai nostri pulsanti emotivi, i comportamenti, le parole e gli atteggiamenti degli altri ci possono disturbare. È praticamente impossibile controllare tutte le nostre reazioni emotive, ma possiamo imparare a gestire i nostri atteggiamenti e comportamenti. Possiamo scegliere di rispondere piuttosto che reagire. È quindi essenziale che non ti identifichi con i tuoi sentimenti. Pensa ai tuoi stati emotivi come a delle nuvole che ora coprono il cielo, ma presto non ci saranno più, a meno che non ti afferri a loro. Pertanto, fai un passo indietro, fai un respiro profondo e ritrova l’equilibrio per rispondere in modo assertivo. La tua salute emotiva ti ringrazierà.
Ricorda sempre…nessuno può farti del male senza il tuo consenso!
Mettere in pratica questi principi non è facile né immediato. Inizia da ora a costruire la tua “palestra mentale”, allenati ad alleggerire quei carichi emotivi che gravano sulla tua serenità. Impara ad apprezzare ciò che veramente conta nella tua vita e a distinguere ciò che dà senso alla tua vita e cosa la offende. Preso coscienza che la vita è un bene prezioso che non va sciupato a dispetto di tutto e di tutti, sta a te, come ha fatto il vecchio samurai, accettare o rifiutare quello che gli altri ti offrono. Conosci il tuo valore e difendilo.
Una lettura preziosa
Siamo tutti il frutto del nostro passato, siamo diventati quello che siamo a causa, (o grazie) alle esperienze che abbiamo avuto in famiglia, con gli amici, a scuola, al lavoro, nelle relazioni. Possiamo però non limitarci a “essere la conseguenza di quello che è stato”, ma regalarci la possibilità di essere semplicemente come meritiamo di essere.
Se vuoi migliorare la tua presenza e diventare più consapevole di cosa avviene dentro di te, ti consiglio la lettura del mio manuale di psicologia. S’intitola «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» In ogni pagina ti spiego come acquisire maggiore libertà di scelta, svincolandoti dai bisogni insoddisfatti e costruendo la tua piena autonomia. Perché come scrivo nell’introduzione sì, si nasce due volte: la prima è lasciata al caso ed è quando vieni al mondo, la seconda si sceglie, ed è quando impari a volerti bene. Se hai voglia di scoprire le immensità che ti porti dentro e imparare a esprimere pienamente chi sei, senza timori e insicurezze, è il libro giusto per te. Lo trovi nella tua libreria di fiducia o su Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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