La ricerca della felicità e del successo nella vita è un obiettivo comune a tutti noi. Tuttavia, spesso ci sono abitudini o comportamenti che ci impediscono di raggiungere i nostri obiettivi. Hai mai sentito dire che la mente influenza la nostra vita e le cose che ci capitano? Ecco, in questa semplice frase vi è racchiusa l’essenza del principio alla base della legge dell’attrazione. Secondo questa teoria infatti, i nostri pensieri avrebbero il potere di influenzare ciò che ci succede, attirando ciò che desideriamo e aiutandoci a vivere la vita che vogliamo.
Il mantra del sono infelice può essere una scelta
Partiamo da un concetto chiave più volte ripetuto in questo blog: essere tristi o frustrati per un particolare evento è umano, ma diventare infelici e vivere tutti i giorni con questo sentimento sulle spalle è tutta un’altra storia. In altre parole, sono infelice può facilmente, e involontariamente, trasformarsi in una scelta. Sì, hai capito bene, perché c’è differenza tra il sentirsi abbattuti per un accadimento e vivere di infelicità. Possiamo rispondere con ottimismo o essere pessimisti cronici. Tutto sta negli occhi con cui decidiamo di osservare il mondo.
Le trappole che ci condannano all’infelicità
Non esiste una formula magica o un elenco definitivo di cose da smettere di fare che garantisca il successo o la felicità nella vita, poiché ognuno ha una situazione unica e le proprie sfide. Tuttavia, ci sono alcune abitudini comuni che molte persone trovano utili per migliorare la loro qualità di vita.
Le trappole in cui possiamo sentirci ingabbiati durante la nostra vita sono tecnicamente definite “schemi disadattivi precoci” cioè pattern comportamentali, cognitivi e affettivi che riguardano il nostro personale modo di stare in relazione con gli altri e con noi stessi. Sono modalità che abbiamo sviluppato fin da piccoli, e anche in età adulta continuano a condizionare il nostro modo di pensare, di fare e di provare emozioni. Le trappole lottano per sopravvivere e lo fanno ai nostri danni. Sebbene ci facciano male vogliamo confermarle per avere ragione e credere in un certo senso di coerenza: si sono sviluppate come strategie di adattamento fin da piccoli, e nel tempo continuiamo a usarle e ritenerle utili. Possiamo individuare 6 trappole:
1. Avere troppe aspettative
Ognuno di noi si aspetta che la sua vita segua un certo percorso e che le sperate aspettative si vadano a realizzare proprio come tessere di un puzzle che compone un disegno. Ma la vita non è un puzzle. O, per meglio dire, lo è ma non siamo noi a decidere l’esatta collocazione delle tessere in quanto esiste una fondamentale variabile rappresentata dall’incertezza. E il disegno della nostra vita può cambiare da un momento all’altro, senza la nostra approvazione. Cosa succede quando le aspettative non vengono rispettate? Eccoci pronti a pensare che la vita sia fondamentalmente ingiusta e poco equa con noi.
2. Lamentarsi sempre
Se tendi a lamentarti in ogni occasione, ovviamente, vedrai tutto nero. Avrai forse una rabbia latente che ti accompagna, facendoti risultare una persona burbera, poco affabile o persino ostile. Ai tuoi occhi la tua negatività sarà anche giustificata, ma la gente non ha sempre la pazienza o capacità di essere comprensiva. Potrà dunque capitare che più ti lamenti e più le persone si allontaneranno da te, dandoti ulteriori motivi per alimentare la tua infelicità.
3. Rimandare sempre le cose
Lo stile di vita di un procrastinatore incallito è avvilente e demotivante. Io sono spesso infelice se non ho obiettivi a cui ambire, che siano piccoli o grandi, o se non sono capace di programmare i miei progetti e lavorare oggi per migliorare la mia situazione. La procrastinazione dunque, se diventa un modo di vivere, può farci arrivare sul baratro della depressione. Cominci a capire cosa intendevo che essere infelici è una scelta?
4. Rifiutarsi di accettare ciò che accade
Per quanto speriamo e desideriamo, semplicemente non abbiamo la risposta alla più grande domanda della vita: perché certe cose accadono?
Ricordiamoci che, per quanto credi che una cosa debba o non debba verificarsi, non tutto ciò che ottieni, per buono o cattivo che sia, ci viene assegnato in modo equo. Le cose accadano, giuste o ingiuste che ci possano sembrare. Assimilare questo concetto ci renderà più facile accettare quello che giusto non è. Solo uscendo dalla logica che la vita debba essere giusta a ogni costo potrai imparare ad accettare le cose e a superarle.
Non importa, quindi, quanto possiamo sentirci delusi, tristi, addolorati, arrabbiati di fronte a certi fatti della vita, tutto questo non cambierà il risultato. Solo quando riusciremo a capire che non abbiamo letteralmente altra scelta che accettare le situazioni, potremo intraprendere un percorso più grande per superare l’angoscia, tenendo ben presente che “Ogni giorno può non essere buono, ma c’è qualcosa di buono ogni giorno”.
5. Fare il meno possibile
Qui ci cadiamo in molti, anche io ovviamente. Quando sono infelice tutto mi sembra più complicato e macchinoso. Anche il più piccolo degli sforzi è un ostacolo insormontabile. E qual è la reazione più naturale che purtroppo abbiamo? Fare ancora meno. Non vediamo una soluzione, siamo troppo impegnati a piangerci addosso piuttosto che muoverci per essere felici.
6. Sono felice solo quando va tutto bene
Possiamo chiederci a questo punto se sia davvero utile vivere senza alcun dolore, sempre e solo felici. Probabilmente no. Ad esempio mettiamo il caso che per te sia molto importante essere apprezzato socialmente e ciò che più vuoi evitare è fare una figuraccia in pubblico. In questo caso se fossi convinto che sia importante per stare bene non fare mai figuracce sposteresti la tua attenzione da ciò che vuoi (essere apprezzato) a ciò che non vuoi (essere deriso). Potresti quindi essere portato a compiacere gli altri, ad avere dubbi sui tuoi vestiti e temere di dire qualcosa di sbagliato.
Inizieresti a comportarti in modo da evitare qualsiasi brutta figura, saresti così concentrato sull’evitare ciò che non ti piace da impiegare in questa impresa tutte le tue energie anziché impegnarti a fare in modo che gli altri ti apprezzino per quello che realmente sei e che puoi dare. Quindi, i tentativi di controllare il mondo interno ed esterno ed evitare ciò che ti spaventa non fanno altro che peggiorare la situazione. Inoltre ciò che è doloroso, come ciò che è piacevole, ha grande importanza e uno specifico valore nell’arco della nostra crescita personale.
Ecco, sono infelice. E adesso?
Vogliamo essere felici ma non sappiamo cosa sia la felicità, come riconoscerla e come arrivarci. La felicità è semplice ed è quella che più ci gratifica e si trova ovunque volgiamo lo sguardo, ma a volte ce ne dimentichiamo presi dagli impegni quotidiani, dall’apparenza e dai prototipi della società, si ricerca nella continua corsa alle cose materiali, cose effimere che non ci soddisfano a livello profondo. Invece è proprio lì, dove non ce lo aspettiamo!
La felicità non riguarda solo grandi ambizioni e grandi successi. Felicità è anche riuscire a vedere ogni giorno la magia delle piccole cose.
Io per esempio per un certo periodo miravo ad obiettivi molto grandi peccando molte volte anche di presunzione. Tutto questo mi procurava insoddisfazione e delusione. Ora invece guardo le cose che faccio come un’opportunità per cercare di migliorare di giorno in giorno.
Trovo più soddisfacente impostare un obiettivo raggiungibile, mi focalizzo sul raggiungimento di piccoli traguardi, come fare una piccola passeggiata anziché scrivermi in palestra. Mi sono iscritta tante volte in palestra perché mi piace fare attività fisica ma non ci andavo mai! E questa cosa mi creava frustrazione! Ho sempre fallito nelle diete perché pretendevo di perdere subito qualche chilo. Ora mi limito a mangiare meno dolci e a cenare entro le 18. Da quando ho perso l’ossessione di perdere peso ho iniziato a dimagrire. Ora cerco di non strafare, ho capito che Il vero segreto è vivere tranquillamente con ciò che si ha, star bene con sé stessi apprezzando le piccole cose di tutti i giorni.
Diventa ciò che desideri: l’affermazione personale
Durante la nostra crescita ci adattiamo ai legami assumendo il punto di vista altrui. I nostri genitori, involontariamente, non ci insegnano ad auto-affermarci, a soddisfare i nostri bisogni e metterci al centro delle nostre vite. Se non siamo soddisfatti di noi, semplicemente, ci sono mancati gli apprendimenti giusti. Nel legame genitore-figlio impariamo piuttosto come appagare gli altri, come far sentire gli altri compresi e accettati e -ahimé- a volte anche come mettere gli altri al centro della nostra vita.
Sii consapevole di CHI SEI
Sicuramente conosci il tuo colore preferito del momento (è normalissimo se cambia!), quando sei nato e le scarpe che preferisci indossare. Ci sono, però, tantissime cose di te che ignori completamente e per questo a volte ti senti confuso, disorientato sulle scelte da prendere o addirittura incoerente (stare con chi ti fa soffrire, procrastinare cose che a lungo termine ti fanno bene, ignorare i tuoi bisogni autentici…). In realtà, non c’è niente di incoerente nel provare desideri ed emozioni contrastanti. Anche queste sono il frutto di un “giudice severo”, perché se da un lato inneggi la forza, il controllo e la determinazione, dall’altro ci sarà sicuramente una parte di te che desidera la fuga e la perdita di controllo e che quindi spingerà verso delle condotte che sembrano remarti contro.
Tutto questo è “razionale” nella logica delle emozioni… solo che non conoscendoti profondamente, non sapendo come funziona la tua psiche, tu non puoi saperlo! Se ti va di iniziare a conoscerti davvero, sappi che ho scritto un nuovo manuale di psicologia (già bestseller), s’intitola «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», lo puoi trovare a questa pagina Amazon e in tutte le librerie d’Italia.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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