Ti è mai capitato di sentire quel vuoto insopportabile? Ad ognuno di noi è capitato o capiterà di venire a contatto in alcuni momenti della nostra vita con una sensazione di vuoto, un sentimento di desolazione interiore. I sentimenti legati al sentirsi vuoti spesso includono disperazione, frustrazione, depressione e solitudine. Quel sentirsi così profondamente soli può significare il non sentirsi parte del mondo, sentirsi di non appartenere a nulla, nonostante si possa avere una gran quantità di contatti sociali o essere in una relazione
Quando arriva questa emozione facciamo davvero fatica a conviverci, cerchiamo una via di fuga prima possibile, cerchiamo all’esterno qualcosa che ai nostri occhi possa riempirci di qualche cosa e colmare così questa mancanza. Con cosa lo si fa generalmente? Persone, amici, divertimento, impegni e cose da fare, passatempi e addirittura dipendenze.
Una completa assenza di gioia, speranza o soddisfazione
Molte persone per stemperare il senso di vuoto spiluccano continuamente del cibo, altre in modo più eclatante, ingurgitano grandi quantità di alimenti. Altre ancora divengono logorroiche, altre si danno all’alcol, al gioco compulsivo, allo shopping compulsivo. Insomma, sono molte le strategie che mettiamo in atto “fuori” per stemperare le emozioni quando non riusciamo a regolarle “dentro”.
Ma nulla funziona perché il vuoto interiore è un vuoto che non ha nulla a che vedere con qualunque cosa con cui potremmo cercare di riempirci. Il punto però è che tutte queste cose ci distraggono dal vuoto interiore che sentiamo, ma non lo riempiono mai!
Perché questa desolazione interiore ci perseguita?
Il vuoto interiore riguarda noi e il nostro senso di solitudine che viene vissuto con tristezza e malessere. In un certo senso chi sente questo vuoto dentro, percepisce di non essere abbastanza e di non poter contare sulle proprie forze e questo a sua volta può dipendere da ciò che è stato vissuto nella propria infanzia con le proprie figura di accadimento.
E’ legittimo chiedersi come mai alcune persone arrivino a sentirsi così. Quando si tratta di esplorare ciò che sta realmente causando il proprio vuoto, facciamo attenzione! Alcuni di noi pensano che questo vuoto sia da associare al proprio compagno che non dà abbastanza amore o all’assenza di un partner. Alla frustrazione del proprio lavoro che non soddisfa o alla mancanza di soldi o di veri amici. Eppure il vuoto interiore non ha nulla a che vedere con queste cose. Noi siamo molto abili a trovare giustificazioni che sembrano vere, in realtà sono solo tentativi di “insabbiare” problemi molto più profondi. Ecco alcune di quelle false ragioni di cui sto parlando:
- Non ho un partner
- Non mi sento amato come dovrei
- Non ho abbastanza soldi
- Gli altri sono più fortunati di me
- Non ho abbastanza successo
- Ho pochi amici intimi
- Mi annoio subito
- La vita è sempre ingiusta con me
Cosa si cela dietro al sentirsi vuoti
Quando però scaviamo abbastanza in profondità, andando al fulcro di ciascuno di questi “problemi di facciata”, troveremo alcune dinamiche comuni. Ecco quello che il più delle volte sta alla radice del sentirsi vuoti:
1. Mancanza di connessione con se stessi
Tutti noi probabilmente abbiamo vissuto esperienze di depersonalizzazione e derealizzazione, sia pure in forme meno estreme. Mi riferisco a quegli stati di apatia, di monotonia, di aridità e di stanca rassegnazione, a quel senso di non credere nel proprio valore e di non curarsene, il senso che niente conta o che tutto, fuori e dentro, è come svuotato… come se qualcosa mancasse nelle nostre vite.
2. Mancanza di significato e scopo
Quando perdiamo il contatto con noi stessi ci sentiamo vuoti, e questo ci porta a perdere l’entusiasmo in ciò che facciamo. E anche se in apparenza sembra non mancarci nulla, ci sentiamo insoddisfatti. Abbiamo un lavoro che tutto sommato ci piace, un partner che ci ama, uno stipendio decoroso … eppure niente sembra gratificarci!
E questo avviene perché dentro di noi ci sono blocchi interiori profondi e irrisolti che ci rifiutiamo di sciogliere. Alcuni problemi non risolti nel passato, si trascinano e divengono pensieri costanti delle proprie giornate. Ci ricordano continuamente che sono ancora presenti, che non se ne sono andati.
In questo modo però diviene difficile vivere il presente.. ed ecco che diventa più facile anestetizzare le proprie emozioni. In questo stato si finisce per perdere completamente entusiasmo per la vita perché si smette di emozionarsi. Non si riesce più a vedere la bellezza di tutto ciò che è nel momento presente…tutto ad un tratto è grigio, niente ha più senso.
3. Emozioni soppresse e represse
Quando parliamo di vuoto parliamo, insomma, di uno stato cognitivo ed emotivo che sembra quasi annullare l’esistenza di chi ne soffre che è priva di materia, ovvero di emozioni. Se ci riflettiamo su, la parola emozione deriva dal latino “emovere” e significa proprio tirar fuori.
Chi prova questo senso di vuoto non riesce a tirar fuori le proprie emozioni, per questo sente di esserne privo: in realtà il problema sta nel “ riuscire ad esprimerle”. Se il vuoto è un compagno costante per te potrebbe essere perché stai sopprimendo e reprimendo delle emozioni. Soppressione e repressione (qual è la differenza)? La soppressione sta coscientemente chiudendo le tue emozioni. La repressione sta inconsciamente chiudendo le tue emozioni (cioè non hai consapevolezza cosciente che lo stai facendo). Se sei cresciuto in un ambiente che ti chiedeva di essere stoico e venivi punito per qualsiasi forma di forte espressione emotiva, probabilmente stai lottando con questo problema.
Il problema di sopprimere e reprimere le emozioni è che nel tempo iniziano a sedimentare e ristagnare dentro di te. Più le tue emozioni sono ammassate dentro, più sei disconnesso da te stesso. Più ti disconnetti, più ti senti vuoto.
In altre parole smetti di provare le tue emozioni. La vita diventa noiosa e insipida. Dove in condizioni normali proveresti gioia, provi solo un lieve godimento, dove proveresti rabbia, provi solo un lieve fastidio, dove proveresti tristezza, senti lieve apatia. Chiudere le tue emozioni “negative” non solo le tiene a bada ma, nel tempo, tiene a bada tutte le tue emozioni, comprese quelle positive.
Come combattere il senso di vuoto
Fuggire il proprio vuoto, fuggire la propria solitudine significa fuggire se stessi. L’accettazione compie un ruolo essenziale nel metterci in contatto con l’esperienza di vuoto perché ci consente di avvicinarci in un contesto di apertura e di disponibilità psicologica verso fonti di stimolazione avversiva che fino a quel momento provocavano in noi solamente comportamenti di fuga, rifiuto, rimuginio o evitamento.
Bene, è il momento perfetto per iniziare a farti domande importanti!
La prima cosa che dovremmo fare? Guardarci dentro. Possiamo infatti riempire questo vuoto, partendo da noi e dall’amore che proviamo per noi stessi. Ti ami poco? Perché non coltivare allora quest’amore? Chiediti innanzitutto cosa esattamente non ami del tuo essere e ciò che invece ami. E parti proprio da qui: da ciò che ami.
Coltiva i tuoi interessi, prenditi del tempo per te e per quello che davvero ti fa stare bene. Trascorri più tempo in compagnia di te stesso: evita di guardarti sempre intorno e poni la tua attenzione al tuo mondo interno, a quello che ti dice. Forse all’inizio non sarà facile riuscire a fare questo, ma nel tempo potrà darti grandi soddisfazioni.
Esplorati davvero: cosa voglio? Cosa desidero? Quanto mi giudico? Mi dico delle cose positive o tendo a mettere in rilievo solo le cose negative? Sono attento alle mie esigenze o minimizzo quello che provo? Sto rispettando le mie opinioni o sto solo “comodo”? Provare a farsi queste domande può essere un esercizio utile per coltivare la propria auto-consapevolezza e soprattutto la propria autostima. So bene quanto sia difficile rispondere a queste domande. Sappi però che le risposte arriveranno (perché arrivano sempre) e in ogni momento in cui ti accorgerai di una risposta, sentirai un guizzo di gioia nel tuo cuore, un bagliore di felicità.
Soprattutto nel percorso di crescita personale quando iniziamo a porci interrogativi profondi, la nostra vera essenza pian piano affiora. E’ sempre lì, ha l’illusione di averla persa ma sta sempre li. Devi solo ri-sintonizzarti con te stesso cercando di calmare il “rumore” della mente, affinché da dentro possa affiorare la tua vera natura.
Per imparare a conoscerti e scoprire davvero chi sei e cosa ti porti dentro…
Ti consiglio la lettura dei miei libri, “Riscrivi le Pagine della Tua Vita» e «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce”, entrambi già bestseller su Amazon. Intendiamoci, un libro non ti cambierà la vita ma potrà fornirti gli strumenti utili per riconoscere, ai primissimi segnali, se la tua relazione si sta dirigendo nella direzione giusta. Non solo, avrai modo di capire se TU, riesci davvero a esprimerti per ciò che sei. Ognuno presume di conoscersi ma, in realtà, sono tantissime le cose che ignora e questo ignorare può far deragliare. Così finiamo per definirci come amanti della natura o dello sport ma non fare nulla per perseguire quelle “passioni”, finiamo in uno stato di passività e, tutto questo, si ripercuote sul proprio benessere e quello della coppia. Continuando a cercare fuori ciò che in realtà ci portiamo già dentro. Se vuoi iniziare a essere davvero il protagonista indiscusso della tua vita, è il libro giusto per te.
Come avrai capito, quando riuscirai a far entrare le scienze psicologiche nella tua vita, tutto assumerà un significato diverso, riuscirai a sperimentare modalità di esistere del tutto inedite e ti sorprenderà scoprire quanti meravigliosi doni può tenderti il tuo “groviglio”. Mi sono presa due anni per scrivere i due manuali di psicologia che io stessa avrei voluto leggere prima ancora di iscrivermi alla facoltà di Psicologia! Adesso sta a te. Se ti senti solo, ti consiglio di iniziare da questo: d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce, mentre se sei molto sensibile e le emozioni sono troppo intense, inizia dal primo. Li trovi in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo:
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Ps: 21 settembre sarò a Milano alla galleria Rizzoli, 22 settembre sarò a Bologna alla Mondadori Centro Commerciale Vialarga per la presentazione del nostro libro. Vi aspetto
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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