Alcune relazioni raggiungono il capolinea molto tempo prima che uno dei partner decida di scrivere la parola «fine» alla storia. Nessuno può biasimare queste coppie: per scrivere la parola fine, ci vuole molto coraggio. Per fortuna, il coraggio non è una dote innata ma è qualcosa che si acquisisce con la fiducia. Anche se notiamo che un legame non ci trasmette più quell’appagamento che ogni relazione d’amore dovrebbe trasmettere, non riusciamo a porre fine alla storia perché rimaniamo bloccati nella paura dell’incertezza. Finiamo così per restare intrappolati a lungo in quel contesto, perché anche se non stiamo bene, temiamo il cambiamento più che al nostro benessere! Ecco che una storia d’amore che era nata con l’ambizione del «e vissero felici e contenti» finisce per essere la causa dell’infelicità di uno o di entrambi i partner.
Talvolta, pur di non guardare in faccia la realtà, ci auto-convinciamo che le cose potranno cambiare, che poi, in fondo, non si sta così male in quel legame o peggio, che nessuna relazione è realmente felice. Alcune persone, pur di non ammettere con se stesse che la propria relazione è inadeguata, preferiscono smettere di credere nell’amore. Preferiscono generalizzare la loro situazione pensando che tanto, tutte le storie sono così! Beh, chi lo pensa non ha provato “tutte” le storie ma si basa solo sulle esperienze personali che ha avuto. È brutto ammettere di aver avuto esperienze personali tristi ma è certamente il primo passo per venirne fuori e iniziare a riservarsi il meglio!
Insomma, la fine di una storia d’amore spaventa così tanto che molte persone rinunciano alla possibilità di essere felici! Già, perché se non si mette fine alla situazione precedente, qualcosa di diverso, di nuovo, di migliore, non potrà mai entrare nella nostra vita. Solo una volta terminato un capitolo si può scrivere qualcosa di nuovo, appagante e che, questa volta, rispecchi pienamente se stessi, le proprie ambizioni e i propri bisogni.
Come dire al tuo partner che la relazione è finita
Non bisogna essere brutali o freddi. Ci sono molti modi per dire al tuo partner che è finita e puoi tentare di gestire la cosa nel modo meno traumatico possibile. Ricorda, come il tuo partner reagirà alla tua decisione, non è una tua responsabilità. È tua responsabilità, però, tentare di usare tatto e gentilezza.
Sparire dalla sua vita con un messaggio, non ti fa onore e sarebbe un insulto per la tua relazione. In più, sarete entrambi in grado di andare avanti più velocemente se riuscirete a congedarvi di persona. È saggio anche evitare ogni sorta di colpevolizzazione: ormai non ha più senso! Ognuno andrà per la sua strada, a che servirebbe scaricare la colpa di…? Accusare per…? Ormai la storia è finita e additarsi non servirebbe a nulla se non a rendere tutto più difficile e doloroso. Al massimo, lascia che sia il tuo partner a farlo e, sappi che lo farà se cova tanta rabbia, ricorda che quello che pensa di te non ti definisce. Le parole che pronuncerà racconteranno la sua storia e non la tua!
Nel comunicare al partner perché è finita, sii onesto sui motivi senza inventare scuse. È molto più efficace – e più ragionevole – dire a qualcuno che i sentimenti non ci sono più, senza raccontare storie su ipotetiche crisi personale o pause di riflessione. Evita di dare false speranze, parlare di una pausa e non di una rottura, ti potrebbe far sentire più forte nel distacco ma è profondamente ingiusto tenere qualcuno in sospeso. Sappi che se non sei netto nella chiusura, l’altro ci metterà più tempo per andare avanti.
Non esistono discorsi preconfezionati, un semplice «abbiamo condiviso molto in questi anni e io sono grata per i momenti trascorsi insieme, oggi però non ti amo più. Ciò che sto facendo è molto difficile ma entrambi meritiamo una relazione felice, tu meriti un partner che possa amarti, mentre i miei sentimenti sono esauriti». Se proprio ci tieni a far capire al tuo partner che se la relazione è finita è anche sua responsabilità, puoi dirgli «un po’ i nostri problemi di comunicazione, un po’ le tue disattenzioni e mancanze, l’amore che nutrivo per te è finito». Se proprio non riesci a dirglielo a voce, puoi scriverglielo ma non negare un confronto faccia a faccia per accomiatarvi.
Il coraggio di lasciare è una questione di fiducia
Come ho scritto all’inizio del testo, per lasciare il partner ci vuole coraggio e il coraggio nasce dalla fiducia. Fiducia in se stesso e fiducia nel partner. Le relazioni che vivono di macerie, infatti, vanno avanti per due timori che emergono per mancanza di fiducia.
- Timore di ferire l’altro
- Paura di perdere un senso di sicurezza o conforto nella tua vita (paura della solitudine, paura del cambiamento…)
La paura di ferire il tuo partner può essere superata facilmente se inizi a coltivare l’idea che il tuo ex-partner, dopo un periodo di perdita (che dovrai vivere anche tu), riuscirà a ricostruirsi il suo equilibrio. Per coltivare questa idea bisogna avere fiducia nelle risorse del compagno che stai lasciando. Se lo riteniamo una persona con delle vulnerabilità, possiamo spronarlo a fare un percorso di psicoterapia ma, come premesso, il modo in cui reagirà alla rottura non è una tua responsabilità. Tu puoi solo essere responsabile della parole che scegli per comunicargli il distacco. Trascinare una relazione per evitare di ferire l’altro può, al contario, causare più danni. Prima di tutto, se sei nella relazione senza la motivazione giusta, non sarai in grado di trasmettergli sicurezza e tantomeno amore! Lascialo e concedigli la possibilità di costruirsi una relazione in cui potrà essere amato come merita (e concedi a te stesso la stessa possibilità).
Il secondo punto è molto più complesso. La fiducia in se stessi è qualcosa che si costruisce con l’introspezione e la consapevolezza. Chi non ha molta fiducia nelle proprie risorse tanto da temere i cambiamenti, sicuramente non si conosce in profondità. Come ti spiegherò più avanti, la fine di una relazione può essere l’occasione perfetta per iniziare a conoscersi e a lavorare su di sé.
Come accettare la fine di una relazione
Elaborare la fine di una relazione e andare avanti è una faccenda complicata, costellata di partenze e battute d’arresto, inizi e passi indietro ma… è anche un’occasione d’oro per ridefinire se stessi, rimettersi in gioco come persona completa che sa ascoltare i suoi bisogni e perseguire le sue ambizioni! La fine di una relazione, infatti, non deve essere un evento puramente negativo. Perdere qualcuno può essere un modo piuttosto profondo per riconquistare ogni piccola parte di sé, anche quella più assopita e dimenticata.
Nelle relazioni, troppo spesso tendiamo a dare priorità a ciò che può definire la coppia, mettendo da parte quelli che sono i personali bisogni. A lungo andare, questa modalità di esistere, rischia di farci allontanare da noi stessi e trasformarci in un estraneo. Questo avviene quando ciò con cui ti identifichi, non fa poi parte della tua realtà. Per esempio, potresti identificarti come una persona amante degli animali e della natura, ma che però non riesce a investire il suo tempo in queste due passioni. Oppure, potresti identificarti come una persona che ama lo sport, ma senza avere l’organizzazione per una partita di tennis o calcetto. Questi scenari sono comuni quando ci si allontana da se stessi, quando si smette di alimentare la propria identità. Per accettare la fine di una relazione e prepararsi alla vita da single, hai bisogno di tre elementi.
1. Tempo
Concediti il tempo per ripartire, comprendere le emozioni che provi (che saranno sicuramente complesse e contrastanti!) e stempera le re-azioni. Quando emerge un’emozione molto forte, non agire sotto la sua influenza ma temporeggia, aspetta che il suo volume emotivo si attenui prima di prendere qualsiasi decisione come scrivere un messaggio al tuo ex! Puoi resistere se ti ripeti questo: «domani, a quest’ora, se sarò ancora della stessa opinione, lo contatterò. In un singolo giorno non cambierà nulla ma possono cambiare le emozioni passeggere».
Già, alcune emozioni sono solo passeggere e possono condurti a procrastinare ancora la fine della relazione. Impara a capire come cambiano le tue emozioni nel tempo e se concedi loro tempo. La nostalgia, nell’arco di una giornata, come cambia? Esiste un genere musicale che può farti sentire più coraggioso? Ricorda che le emozioni che vivi sono passeggere e puoi utilizzarle per conoscerti meglio.
2. Evita i cicli di negatività
È importante che tu sia onesto con te stesso sui modi in cui hai sofferto, ma concentrarsi incessantemente sugli attributi negativi del tuo partner e soffermarsi sulla rabbia non serve a nessuno. In effetti, quel tipo di rabbia è attivamente dannoso per la tua salute mentale. Spesso funge anche da camuffamento per i sentimenti d’amore residui, soprattutto se senti di essere stato ferito o tradito in qualche modo.
3. Interessi
Coltiva i tuoi interesse più intimi. Questo non solo ti farà avvicinare a te stesso, eviterà anche che la tua mente possa ristagnarsi nel rancore o nel rimorso, nella rabbia o nella nostalgia. Vivere nel «se…» non è vivere ma, ancora una volta, è ristagnare per evitare il vero cambiamento, quello che, però, potrà rendere la tua vita più ricca e appagante. Usa il tuo tempo libero per rispolverare vecchi interessi o iniziare nuove passioni. Non lanciarti a capofitto in un’altra storia, cioè, potresti anche farlo, ma ti perderesti la splendida opportunità di conoscere te stesso per ciò che sei davvero.
4. Introspezione
Ti sei mai chiesto se conosci davvero te stesso? Molti pensano di farlo solo perché sanno dove e quando sono nati, qual è il loro cibo preferito o cosa li fa ridere. Ma la verità è che conoscere se stessi va ben oltre queste semplici informazioni. Significa capire come funzioniamo dentro, cosa muove le nostre emozioni, e perché a volte ci sentiamo sopraffatti senza sapere davvero il motivo.
Spesso ci reputiamo “complicati” semplicemente perché non riusciamo a decifrarci. Ma la verità è che tutti siamo un po’ complicati. Ed è proprio questa la nostra ricchezza! La buona notizia? Ognuno di noi ha il potere di comprendersi e ritrovare un equilibrio interiore: basta imparare come farlo.
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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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