Come il cervello mappa le nostre emozioni. In tre centimetri si raccoglie l’intera esistenza emotiva di un uomo

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Grazie al turbinio di emozioni che scaturisce dalla visione di Forrest Gump, film cult del 1994 con uno straordinario Tom Hanks, gli scienziati sono riusciti a individuare nel cervello una sorta di “mappa” nella quale le esperienze emotive si concentrano in senso topografico. In parole semplici, hanno individuato una ristretta area del cervello – di soli 3 centimetri – nella quale si manifesta l’attività cerebrale legata a tutte le emozioni, dalla gioia al dolore, passando per la tristezza, la rabbia, la delusione, la sorpresa e il disgusto. Essa si trova confinata nella giunzione temporo-parietale destra, una regione del cervello nella quale si congiungono i lobi temporale e parietale, nella porzione posteriore del solco laterale.

C’è un’area del nostro cervello che raccoglie la mappatura delle nostre emozioni. Di tutte le nostre emozioni

Come scritto nella premessa, tre centimetri di diametro per l’esperienza emotiva di un’intera vita: dalla gioia alla rabbia, dalla tristezza all’euforia, passando per la malinconia. Ce lo spiega un recente lavoro del gruppo di ricerca del Molecular Mind Laboratory (MoMi Lab) della Scuola IMT Alti Studi Lucca, guidato dal Professor Pietro Pietrini. Lo studio è stato pubblicato questa mattina sulla prestigiosa rivista internazionale Nature Communications, tra le prime riviste scientifiche al mondo.

Giada Lettieri, giovane dottoranda della Scuola IMT, insieme ai suoi collaboratori, ha scoperto come il nostro cervello – in particolare una sua regione chiamata giunzione temporo-parietale destra – sia in grado di rappresentare topograficamente la complessità di quanto proviamo: quali sentiamo in un preciso momento e quanto intensamente le percepiamo. Il meccanismo sarebbe più o meno lo stesso di funzioni base come vista, udito, olfatto, gusto, tatto.

Le emozioni come i sensi?

Storicamente, filosoficamente anche, le emozioni sono sempre state considerate come una facoltà umana altra e “alta”. L’aspetto emotivo è sempre stato visto come qualcosa di diverso dall’aspetto cognitivo. L’assunto di partenza della ricerca è stato esattamente il contrario: e se invece i principi che governano la percezione delle emozioni fossero uguali o molto simili ad altri, a quelli della percezione attraverso i sensi, ad esempio?
La squadra di ricerca aveva ragione.

E un film iconico come Forrest Gump è venuto loro in aiuto. Immaginate 15 persone davanti al film: durante la visione, questi 15 soggetti dovevano riportare minuziosamente, scena per scena – attraverso l’utilizzo di un software studiato ad hoc – le emozioni corrispondenti e quanto fossero più o meno forti, in una scala da 1 a 100.

Nel frattempo, una quindicina di persone in Germania, erano già state coinvolte nella visione dello stesso film, ma durante risonanza magnetica funzionale, che permette di monitorare l’attivazione cerebrale. Grazie all’open science, che favorisce la condivisione dei risultati tra gruppi di scienziati in tutto il mondo, i ricercatori hanno confrontato i dati comportamentali di un gruppo con quelli cerebrali dell’altro gruppo, potendo così dimostrare che ci sono regioni cerebrali in grado di predire gli stati d’animo che ci coinvolgono in un esatto momento, restituendoci la mappa della nostra esperienza emotiva. Uno sviluppo fondamentale per la comprensione delle abilità sociali dell’essere umano.

“Lo studio dei correlati cerebrali dei fattori elementari che modulano intensità e qualità delle emozioni ha importanti implicazioni per la comprensione di quello che accade quando le emozioni si ammalano, come nella depressione e nelle fobie. Questi studi stanno avvicinando la psichiatria alle altre branche della medicina”, ha commentato il Prof. Pietrini, psichiatra e coautore della ricerca.

Sullo stesso argomento, ma con obiettivi diversi, è la ricerca di un team dell’Università di Aalto, in Finlandia, che ha provato a mettere a punto una vera e propria mappa con la quale rintracciare le diverse emozioni che sperimentiamo nel corso della vita.

In effetti, ogni emozione risponde a un’esigenza fisiologica, quella di adattare la nostra condizione mentale e fisica agli avvenimenti e ai cambiamenti che si verificano nell’ambiente che ci circonda. Così, ad esempio, se avvertiamo la presenza di un pericolo, il nostro cervello reagirà producendo ansia che somatizzeremo attraverso un senso di oppressione al petto. Una sensazione sgradevole ma utile a farci capire l’esistenza del rischio.

Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences e ha riguardato 700 individui fra Svezia, Finlandia e Taiwan. La sperimentazione si è basata sull’induzione di particolari stati emotivi nei volontari, ai quali è stato chiesto quale parte del corpo sentivano di volta in volta maggiormente interessata dalla reazione. Per fare qualche esempio, l’invidia è risultata associata all’arrossamento del volto, la rabbia si manifesta su torace, pugni e viso, mentre l’amore si traduce in una sensazione di calore diffuso per tutto il corpo.

Lauri Nummenmaa, coordinatore della ricerca, spiega: “non abbiamo fatto riferimento a una sensazione specifica, come la sudorazione, ma abbiamo incoraggiato i partecipanti a riportare sensazioni nette. Questo è il primo studio del genere: abbiamo deciso per brevità e accuratezza nella localizzazione delle emozioni e ci siamo concentrati sulla forza statistica dei risultati. L’aspetto più affascinante dei nostri risultati è lo strettissimo legame tra corpo e mente; le emozioni non sono solo rappresentate nella mente ma anche direttamente nel corpo. Inoltre è interessante che stati emotivi come la rabbia e la paura siano associati schemi corporei culturalmente universali”.

Uno degli aspetti interessanti della ricerca risiede nel fatto che i meccanismi alla base di questa “mappa delle emozioni” sono simili a quelli associati ai sensi come olfatto, vista, udito e così via. Conoscere questa funzione della corteccia temporo-parietale aiuterà gli scienziati a studiare patologie come la depressione, oltre che le fobie. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Nature Communications.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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