Come la depressione ci costringe a mentire a noi stessi e agli altri

| |

Author Details
Psicoadvisor è la «rivista di Scienze e Tecniche Psicologiche e Neurobiologia» che propone esclusivamente contenuti redatti da Autori specializzati, psicologi e psicoterapeuti, altamente competenti sulle tematiche proposte.

A differenza del dolore che a ognuno può capitare di sperimentare nella vita, che è temporaneo e ha un motivo ben preciso da noi conosciuto (per esempio un insuccesso, una umiliazione, la perdita di un amore, un lutto, ecc.), la depressione oltre a essere costante, oppressiva e durevole, produce uno stato d’animo negativo, senza che per noi siano molto chiari i motivi. Inoltre, a differenza di quanto capita nel lutto, ove si sente il mondo come vuoto o cattivo, i depressi sentono invece il vuoto, la cattiveria e la colpa in se stessi.

Come si sviluppa una depressione?

Le ricerche ci aiutano a conoscere sempre meglio le condizioni di sviluppo della depressione. Si è chiarito per esempio che nei soggetti depressi è più attiva la concatenazione di eventi neurofisiologici che osserviamo normalmente come reazione allo stress.

Si tratta di processi che coinvolgono il sistema endocrino, immunitario e il sistema nervoso, e che generano una reazione a catena: un aumento del fattore di rilascio della corticotropina (CRF), in una piccola area che si trova nel cervello chiamata ipotalamo, produce un aumento dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH), responsabile dell’aumento del tasso di cortisolo, il quale causa un’alterazione del sistema serotoninergico, fattore importante nella depressione.

Questa catena biochimica può essere “accesa” come un interruttore in due modi: da eventi stressanti importanti e imponenti, che si abbattono come una tempesta sul nostro equilibrio emotivo (la morte di una persona cara, violenze, gravi problemi coniugali, separazioni o divorzi, ecc.).

Oppure da esperienze precoci di trascuratezza, abuso, abbandono, o separazione. Alcuni pazienti, per esempio, possono denunciare un disturbo depressivo nei mesi successivi a un trasloco. In questi casi si potrà constatare che nell’universo simbolico e affettivo di quel soggetto, il fatto di cambiare casa si lega in qualche modo ai temi della separazione e dell’abbandono, e che quei temi hanno avuto a loro volta un ruolo importante nella sua esperienza pregressa.

La depressione è bugiarda!

Ci dice che siamo inutili, che a nessuno importa di noi e che siamo soli. Anche se sappiamo che, in fondo, queste cose non sono vere, può essere convincente e può essere difficile sfuggire alle sue bugie.

Ma la depressione bugiarda, ci fa diventare bugiardi a nostra volta. Quando si è depressi si mente, per esempio, perché si ha paura che la famiglia non capisca. O per non sentirsi dire: “ Cosa c’è che non va?” oppure: “Non hai motivo di stare così!”. Si mente per il timore di gravare sulle persone amate.

Qualunque sia la ragione per cui si mente, è importante sapere che la depressione è un disturbo, e che la tendenza a nascondere l’umore depresso è parte dello schema depressivo stesso, e non fa che peggiorare le cose. Per questo è importante trovare il modo di essere più sinceri. Questo può avere un importante impatto nell’affrontare la depressione nel suo complesso.

Per capire meglio perché le persone mentono quando sono depresse, proviamo a fare una lista di “bugie” che i pazienti raccontano e del perché le raccontano. Lo facciamo registrando le loro parole. Ecco cosa le persone depresse dicono riguardo alle loro comunicazioni agli altri in merito al loro stato emotivo:

“Sto bene.”

“Racconto queste bugie perché nessuno vuole sapere davvero come sto realmente, in fondo non vogliono che io sia onesta perché hanno paura di essere trascinati nella mia tristezza o di sentirsi obbligati ad aiutarmi. Gli altri ti chiedono come stai solo perché li fa sentire bene… ”

“Dico che sto bene perché non voglio che le persone si preoccupino per me. Anche quando si vede chiaramente che qualcosa non va, continuo a dire che va tutto bene …”

“Non voglio disturbare le persone intorno a me ed essere un peso. Quindi ogni volta che qualcuno mi chiede come sto, nascondo la mia sofferenza.”

“Lo farò dopo.”

“Tendo a rinunciare alla cura di me e alle cose di tutti i giorni quando mi sento depressa. Farò il bucato più tardi. Mi laverò i capelli dopo. Mangerò qualcosa più tardi. Poi, più tardi diventa domani, e domani diventa il giorno dopo, e mi sento lentamente affondare sempre più giù, perché mi sento in colpa per non essere stata in grado di fare le cose che volevo.”

“Sono solo stanco.”

“Sono solo stanca! Dato che sono una mamma single quando dico ‘Sono solo stanca’ di solito le persone abbandonano la conversazione, e non devo spiegare ulteriormente come sto o quanto mi sto dibattendo. ”

“Dico alla gente che sono stanco. È socialmente accettabile e non induce gli altri a far finta che io non esista. Mento per non essere allontanato dagli altri. Sto male da tre mesi e se lo dico alle persone, si ammutoliscono. Sono arrivato al punto di non avere neppure l’energia per fingere di stare bene, quindi al momento non parlo con nessuno.”

“Mi sa che mi sono preso l’influenza.”

“È pazzesco sapere che questo è infinitamente più accettato che ammettere che sto soffrendo a livello emotivo.”

“Penso di avere un po’ di influenza! È più facile dire così e si evitano domande. Lo preferisco. Spesso mi sento come se nessuno volesse sapere come sto davvero. In questo modo non passo per quello noioso.”

“Dico alla gente che ho il raffreddore. Sembro sempre un cadavere quando sono depresso e avere un raffreddore spiega il mio aspetto, la mia casa disordinata, i miei vestiti trasandati, il fatto che dormo sempre, che mi isolo socialmente. Nessuno mi fa domande e tutti dicono che sperano che io stia meglio presto.”

“Mi dispiace, non posso uscire. Sono occupato.”

“Onestamente quando la mia depressione non mi lascia uscire di casa, ogni bugia è buona per evitarmi situazioni sociali : Ho un appuntamento con il medico. Ho un impegno di famiglia. Mi dispiace, ma devo portare il gatto dal veterinario. Qualsiasi cosa.”

“Oh, mi dispiace, possiamo fare un’altra volta? Sono molto impegnato con il lavoro adesso. Lo dico perché non voglio che la gente veda lo stato in cui mi trovo. È già abbastanza difficile quando sto male, e mi sento un peso se qualcun altro deve occuparsi di me.”

“Sono grandioso! Come te la passi?”

“Sto bene. Tu piuttosto, come va? Sento che non merito la loro cura o preoccupazione, quindi cambio discorso. È il mio modo di evitare che il riflettore si accenda su di me. Così controllo la situazione…”

“Sto bene, e tu? Perché dovrebbero interessarsi di me? Perché dovrei dargli informazioni su di me? Perché dovrei lasciarli entrare nella mia vita?” Sherry L.

“Io dico spesso: “Sto bene, come stai? Perché so che le persone non vogliono sentire i miei problemi.”

“Ho appena mangiato.”

“Anche quando non ho mangiato tutto il giorno, dico che ho mangiato solo per non farli preoccupare per me. La verità è che ho zero appetito quando mi sento male e non riesco a mangiare niente.”

A cura di Massimo Campisi, psicologo psicoterapeuta. Riceve su appuntamento on line e nel suo studio di Torino. Mail info@campisipsicologo.com

Se ti piacciono i nostri contenuti, puoi seguirci sulla pagina Ufficiale Facebook di Psicoadvisor e sul nostro account Instagram: @Psicoadvisor