Come la postura influenza la personalità e viceversa

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che l’umore può influenzare la postura. In particolare, i pensieri felici e propositivi portano a posizioni più aperte e rette, al contrario, pensieri tristi e ruminazione mentale portano a posizioni incurvate e raccolte  (McCaulley, 2003).

A sua volta, l’assunzione di una postura eretta e aperta può alleviare i sintomi dell’ansia e della depressione migliorando la percezione corporea e la respirazione. Questo porta a un aumento dei livelli di ossigeno nel sangue e allevia le tensioni muscolari. Come è chiaro si tratta di reazioni a catena e vi è una costante interazione tra stati corporei e stati psichici. La postura influenza gli stati psichici così come gli stati mentali influenzano il nostro atteggiamento posturale (interazione bidirezionale).

Analogamente, una posizione chiusa con il collo schiacciato tra le spalle, mento spinto in avanti e schiena curva può essere indice di un malessere emotivo e può avere ulteriori ricadute sul piano fisico: le tensioni muscolari aumentano mentre diminuisce l’efficienza respiratoria. Mal di schiena e mal di testa rappresentano la sintomatologia somatica più frequente. Il mal di schiena è correlato alla postura curva e il mal di testa alle continue contratture dei muscoli cervicali. Altre evidenze dimostrano che la postura può inoltre influenzare l’efficienza digestiva.

Un importante squilibrio corporeo si verifica soprattutto di fronte a una modifica della posizione del capo e del primo tratto cervicale. Una posizione anomala del capo è in grado di modificare l’equilibrio delle articolazioni temporo-mandibolari causano problemi alla masticazione e al sistema vestibolare: in determinati casi può insorgere emicrania cervicale, emicrania vestibolare con forti attacchi di mal di testa e vertigini.

La postura si lascia guidare dai vissuti emotivi persistenti

Una delle più importanti definizioni di postura è quella di  Kendall: «La postura è rappresentata dall’insieme delle posizioni di tutte le articolazioni». Può essere descritta come la posizione che ciascun individuo assume nello spazio rispetto all’ambiente circostante e al vissuto emozionale, l’atteggiamento che i vari segmenti corporei assumono attraverso la contrazione dei muscoli. La contrazione muscolare che determina la posizione dei nostri segmenti corporei è guidata da stimoli di varia natura. Per esempio, stimoli interni come le emozioni e stimoli esterni come il freddo.

Stimoli interni persistenti come l’insicurezza portano all’assunzione di posizioni chiuse, difensive. Ancora, stimoli interni come l’inadeguatezza, analogamente condizionano l’individuo affinché possa occupare il minor volume possibile (anche in questo caso l’individuo tenderà ad accasciarsi su se stesso).

A lungo andare, la contrazione muscolare può incidere sulla struttura scheletrica fino a determinarne alterazioni coma l’accentuazione delle curvature naturali della colonna vertebrale (ipercifosi, iperlordosi…).

Correlazione tra postura e personalità

Probabilmente quando andavi a scuola e sedevi ricurvo al tuo banco, piuttosto che dirti «stai dritto con la schiena» avrebbero dovuto dirti «stai su col morale!» e magari invogliarti all’auto-consapevolezza. La postura, insieme al contenuto emotivo, influenza il modo in cui percepisci l’ambiente e prendi le tue decisioni. Come premesso esiste una relazioni tra personalità e postura. Vediamo cosa dicono le pubblicazioni scientifiche.

Presentazione dello studio. Usando la «teoria dei tipi di personalità» di Carl Gustav Jung, un gruppo di ricercatori (Guimond et al., 2012) è riuscito a evidenziare una relazione tra stile di personalità e postura. Ogni partecipante allo studio era tenuto a compilare un questionario di 93 domande atto a indagare la personalità. L’atteggiamento posturale, invece, era osservato in base alla classificazione del modello di Kendall & Kendall. I partecipanti allo studio erano soggetti sani, adolescenti e adulti. Analizziamo i risultati della ricerca.

Postura ideale: estroversione

La postura ideale è quella in cui i segmenti corporei sono allineati verticalmente, le forze di compressione sono distribuite in modo ottimale sulle articolazione e non si esercita tensione eccessiva sui legamenti o sui muscoli. La posizione ideale si può descrivere con queste caratteristiche: posizione eretta, spalle larghe, bacino ben allineato e peso sugli arti inferiori ben bilanciato.

Lo studio ha evidenziato che chi assumeva una postura ideale era più estroverso, curioso, focalizzava l’attenzione sul mondo esterno e, in generale, era molto aperto.

Secondo il modello psicoanalitico di C. G. Jung, una persona estroversa si alimenta dell’energia del mondo esterno, è attiva, espressiva, propensa al cambiamento e proietta la sua energia sul mondo e sulle persone circostanti. E’ altresì socievole e talvolta può essere chiacchierona. Soprattutto, una persona estroversa non tende a rimuginare o tenersi dentro tutto, la sua espressività gli consente di manifestare le emozioni.

Del campione esaminato, solo il 4% di chi assumeva una postura ideale era introverso. Gli estroversi rappresentavano il 96% del campione del gruppo classificato come «postura ideale».

Postura ingessata: rigidità emotiva

La postura rigida e ingessata è caratterizzata dalla cosiddetta «schiena piatta». La schiena piatta vede un’eccessiva contrazione muscolare che causa una parziale perdita della naturale curva lombare. Nell’immagine in alto, questa postura corrisponde alle figure E – F.

Questa postura è fortemente correlata all’introversione. La persona introversa, secondo il modello psicoanalitico di C. G. Jung, è fortemente concentrata sul proprio mondo interiore. Può tendere a rimuginare, è molto riflessiva e tende a essere ipervigile. Non ha una buona espressività, anche la manifestazione delle emozioni è limitata tanto che appare inibita e distante.

Postura «Sway-back»: giudizio e controllo

Il modello posturale sway-back vede il bacino posizionato più anteriormente rispetto al torace, costringendo le anche a un’estensione forzata. Questa posizione porta frequenti doloro lombari (la schiena brucia!). Le persone che assumono questa postura, quando camminano sembrano quasi ondeggiare all’indietro. Nell’immagine in alto, questa postura corrisponde alla figura A.

Come la postura ingessata, anche la postura sway-back è stata associata all’introversione. In aggiunta, tale atteggiamento posturale è stato correlato a ulteriori caratteristiche del modello psicoanalitico di C. G. Jung. Le persone che assumono questo modello posturale sembrerebbero apprezzare il dominio e il controllo. Sono persone che preferiscono posizioni di potere e cercano di instaurare relazioni in cui possono prendere tutte le decisioni, sono curiose e anticonformiste ma anche rigide e controllanti. Spesso possono essere descritte come arroganti o saccenti.

Postura ricurva: l’insostenibile peso dei carichi emotivi

La «postura cifosi-lordosi», si caratterizza per l’aumento delle curvature naturali della schiena e la testa e il collo protesi in avanti. Questa postura è spesso connessa con l’accentuazione della lordosi cervicale proprio per la particolare postura del collo che segue l’eccessiva curvatura della schiena. In questa configurazione, spesso le spalle sono chiuse e protese in avanti, le ricadute vertebrali si fanno sentire fino alle anche che risultano leggermente flesse e le ginocchia ipertese. Questa postura è stata associata a un gran numero di dolori del soma. Nell’immagini in alto, le figure B, C e D riportano esempi di alterazioni delle curvature naturali della schiena.

Nel campione di individui con postura ricurva, i ricercatori non hanno rilevato una predominanza di introversione. Simbolicamente, chi assume questa postura porta addosso il peso del mondo. Dato che il campione era rappresentativo di introversi ed estroversi, questa postura potrebbe essere associata all’eccessiva assunzione di responsabilità, all’esigenza di farsi carico di tutto e dovercela fare con le proprie forze.

Migliorare l’atteggiamento posturale

Conclusioni generali dello studio. Le prove raccolte sostengono l’ipotesi complessiva che le differenze posturali possano essere legate alla personalità. Migliorando la postura si avrebbero ricadute positive sugli stati mentali e viceversa, lavorando sugli stati mentali potrebbe migliorare anche la postura.

Se ti identifichi in uno dei modelli posturali visti, ti consiglio di leggere i miei approfondimenti sul muscolo ileo-psoas. Questo muscolo ha un forte impatto sulla flessibilità del tronco (colonna vertebrale) e condiziona i carichi sugli arti inferiori.

Migliorare la postura significa lavorare su se stesso e sulla propria crescita personale. Un interveniamo mirato, a fine giornata, con esercizi di stretching e allungamento, può aiutare a restituire mobilità e flessibilità ai muscoli eccessivamente contratti. Negli approfondimenti dedicati al muscolo psoas sono indicati degli esercizi illustrati per distendere la muscolatura della schiena.

Influenza tra stati corporei e stati mentali

Anche se le ricerche ci riferiscono correlazioni schiaccianti, l’esatto meccanismo con il quale gli stati emotivi riescano a influenzare la postura (e viceversa) non è ancora noto. Le teorie vedono diversi mediatori neurotrasmettitoriali, in primis dopamina e serotonina. Mediante l’influenza esercitata sui neurotrasmettitori, i nostri stati emotivi hanno un forte impatto sul sistema nervoso autonomo, cioè quello che regola le difese immunitarie, la frequenza cardiaca e l’apparato digerente.

E’ stato osservato che i movimenti corporei influenzano i sistemi di neurotrasmissione. Sappiamo tutti che fare attività fisica incrementa la produzione di endorfine e serotonina. Non dovrebbe meravigliarci apprendere che anche la posizione protratta delle nostre articolazioni (postura) potrebbe influenzare il sistema di neurotrasmissione. Se sei affascinato da queste tematiche, ti consiglio di leggere il mio articolo su come migliorare la produzione di serotonina.

Per riportare un esempio tangibile di quanto detto, è stato teorizzato che determinate andature deambulatorie (il modo di camminare) mediante il percorso cerebellotalamocorticale, possano agire sui recettori NMDA e con una cascata di reazioni fisiologiche, migliorare l’efficienza dei sistemi della dopamina.

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