Il cervello è l’organo più complesso dell’organismo; al suo interno sono difatti presenti numerose strutture e miliardi di nervi che comunicano tramite innumerevoli connessioni – le sinapsi – che permettono il passaggio dell’impulso nervoso. Le sue funzioni sono altrettanto numerose e variano a partire dal controllo del respiro e di altre attività involontarie a quello dei movimenti volontari, passando per la generazione di emozioni e pensieri. Il cervello ci consente di prendere decisioni, comprendere il linguaggio, imparare, camminare, respirare, ecc. Per la sua complessità, nonostante i tanti studi, rimane un organo ancora molto sconosciuto. Quello che sappiamo è che il cervello ha bisogno di una grande quantità di energia per svolgere la sua funzione.
Lo zucchero è il principale carburante per il cervello insieme all’ossigeno, (nella sua forma naturale, non è del tutto cattivo quando consumato in quantità che ti consentono di bruciare il grasso come fonte di energia primaria) Ma quanto zucchero può consumare il nostro cervello? È salutare lo zucchero o può avere effetti dannosi sul cervello?
Come funziona lo zucchero nel cervello
Il primo elemento essenziale per il nostro cervello è l’acqua. Oltre l’80% del contenuto del nostro cervello è composto di acqua. Ogni reazione chimica che ha luogo nel cervello ne ha bisogno, compresa la produzione di energia nel cervello. Niente acqua, niente energia. E anche una minima perdita di acqua, come una diminuzione del 3-4%, può causare sintomi neurologici come mente annebbiata, affaticamento, vertigini e confusione. Non solo: gli studi di imaging cerebrale hanno dimostrato che la disidratazione lieve (subclinica) fa restringere il cervello e perdere volume. Ecco perché abbiamo bisogno di bere molto per il nostro cervello». I tipici 8 bicchieri (1,5 litri) al giorno sono un buon inizio.
Ma l’acqua da sola non basta. Anche lo zucchero serve: quando il cervello ha bisogno di energia, si basa esclusivamente sul tipo di energia rapida dei carboidrati (gli zuccheri semplici) e in particolare uno zucchero specifico chiamato glucosio. Il 99% dell’energia cerebrale deriva dal glucosio in condizioni fisiologiche normali. Inoltre, il glucosio è il substrato di molti neurotrasmettitori (i messaggeri chimici del nostro cervello), come il glutammato e il GABA, che sono l’interruttore unico di tutte le nostre cellule cerebrali. Quindi sì, il glucosio è necessario per il cervello
Infatti, lo zucchero nel sangue o glucosio è la principale fonte di energia per il cervello. Sia il glucosio che l’ossigeno sono i due componenti principali nella produzione di adenosina trifosfato (ATP), utilizzato per ottenere energia cellulare.
Il glucosio arriva al cervello attraverso il flusso sanguigno e viene distribuito in tutto l’organo attraverso le arterie e le vene. Vale la pena notare la facilità con cui il glucosio può raggiungere il cervello, poiché la barriera emato-encefalica, sistema di sicurezza del cervello, è perfettamente permeabile al glucosio. Se è vero che il glucosio alimenta i neuroni , che sono le cellule più numerose del nostro cervello, esistono anche altri tipi di cellule che supportano i neuroni, come gli astrociti. Per quanto riguarda l’assunzione di glucosio gli astrociti funzionano come riserva di glucosio che viene utilizzata nei momenti di elevato fabbisogno metabolico.
Quindi, in che modo lo zucchero influisce sul cervello? Il metabolismo del glucosio fornisce l’energia affinché si possano svolgere processi di comunicazione neuronale, sia nella biosintesi dei neurotrasmettitori che per la generazione di potenziali d’azione e potenziali post-sinaptici. Se il glucosio è la principale fonte di energia cerebrale, allora comprendiamo che è importante che tutte le funzioni cerebrali siano svolte e, più specificamente, che i processi cognitivi, come l’ attenzione o la memoria, funzionino correttamente.
Quanto zucchero consuma il cervello
I neuroni sono le principali e più numerose cellule che compongono il cervello. Sono proprio queste cellule che necessitano di più energia, il che richiede che vengano continuamente rifornite di glucosio attraverso il flusso sanguigno. Anche se è vero che il cervello rappresenta solo il 2% del peso corporeo, il cervello è l’organo umano che consuma più glucosio . Consuma circa 5,6 mg di glucosio per 100 grammi di tessuto cerebrale umano al minuto. In totale, il cervello consuma circa il 20% dell’energia derivata dal glucosio. Il fabbisogno medio energetico del nostro cervello è di circa 120 grammi di glucosio al giorno e non riscontra picchi particolari durante la giornata anche se alcuni studi hanno riscontrato un consumo leggermente maggiore nelle zone attive della corteccia cerebrale rispetto a quelle inattive.
Attenzione però ai lunghi digiuni, in questo caso viene attivata una fonte energetica alternativa che possa rimpiazzare il glucosio assente. Si tratta dei cosiddetti corpi chetonici, molecole idrosolubili che vengono sintetizzate dal fegato su richiesta. Se però il digiuno si prolungasse eccessivamente potremmo incorrere nell’ipoglicemia (l’assenza di glucosio) con conseguenze anche molto spiacevoli.
Effetti dannosi dello zucchero sul cervello
In che modo lo zucchero influisce sul cervello? Come abbiamo detto, lo zucchero fornisce una grande quantità di energia al cervello che può tradursi in prestazioni migliori. Tuttavia, i livelli di glucosio nel sangue devono essere mantenuti in un certo intervallo per non essere dannosi. Quando si registra una super produzione di questo zucchero il pancreas produce subito insulina, che incoraggia tutte le cellule del corpo a immagazzinare glucosio per future necessità. Tutte fuorché i neuroni che, uniche cellule non dotate di un magazzino, si trovano a fare i conti con un eccesso di fornitura. Successivamente, esamineremo gli effetti dannosi dello zucchero sul cervello.
Ipoglicemia
L’ ipoglicemia è una carenza di glucosio nel sangue. In che modo i bassi livelli di zucchero influenzano il cervello? In situazioni di persistente ipoglicemia la maggior produzione di cortisolo da parte dei surreni e di GH a livello ipofisario innesca la risposta lenta. Se le risposte fisiologiche dell’organismo non risultano sufficienti a contrastare la ipoglicemia si ha la comparsa della sintomatologia, dapprima con segni neurologici autonomici ed in seguito con la presenza di un quadro clinico caratterizzato dalla neuroglicopenia. Nelle prime fasi osserveremo dunque ansia, tremori, irritabilità, tachicardia, diaforesi, pallore cutaneo, astenia, senso di fame; progressivamente compariranno cefalea, atassia, progressivo deterioramento del livello di coscienza fino al coma, convulsioni.
Iperglicemia e assunzione eccessiva di zucchero
Se l’assunzione di zuccheri è eccessiva e costante nel tempo si può instaurare un’iperglicemia, ossia un aumento del glucosio nel sangue, con le conseguenze ad essa legate. In particolare l’iperglicemia porta con se un aumento del rischio di insulino-resistenza, pre-diabete o diabete.
Disturbi metabolici
Che male fa lo zucchero? Le alterazioni del metabolismo del glucosio possono causare malattie in generale e malattie legate al cervello in particolare. Un esempio di questo è il diabete. In che modo il diabete influisce sul cervello? Produce menomazioni nella funzione cognitiva e una menomazione globale del cervello rispetto ad altri disturbi neurologici come il morbo di Alzheimer (Muñoz, A., Degen, C., Schröder, J. e Toro E., P., 2016) [5] .
Lo zucchero come dipendenza
In quale altro modo lo zucchero influisce sul cervello? La sua assunzione ha effetti sul sistema di ricompensa del cervello , un sistema responsabile della ripetizione del comportamento e persino della dipendenza. Questo sistema di ricompensa è lo stesso che appare coinvolto in comportamenti di dipendenza come quelli legati alle droghe d’abuso . È noto che l’assunzione di zucchero determina il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che ci tiene di buon umore e ci da una sensazione piacevole. Questa sensazione spinge il nostro cervello a richiedere di nuovo l’assunzione di zucchero.
Un articolo pubblicato su CNN Health ci ricorda che la connessione tra il nucleus accumbens e la corteccia prefrontale gestisce le azioni intenzionali, quali decidere se mangiare un altro boccone di torta al cioccolato, per esempio. La corteccia prefrontale attiva anche gli ormoni come la dopamina, innescando pensieri simili a questo: “Ehi, questa torta è buonissima. Me lo ricorderò per il futuro“. Lusting spiega i processi biologici che si verificano quando consumi zucchero o altre sostanze che provocano dipendenza:
“Il centro del piacere del cervello, chiamato nucleus accumbens, è essenziale per la sopravvivenza della specie. … Elimina il piacere, ed eliminerai la voglia di vivere. Ma una stimolazione a lungo termine del centro del piacere porta alla dipendenza. Quando consumi dello zucchero, il nucleus accumbens riceve un segnale di dopamina, grazie al quale provi piacere. E quindi ne consumi ancora. Il problema si verifica con l’esposizione prolungata, il segnale diventa più debole. Quindi devi consumarne di più per ottenere lo stesso effetto… la tolleranza. E se diminuisci l’uso della sostanza, vai in astinenza. La tolleranza e l’astinenza costituiscono una dipendenza. E non cadere in errore, lo zucchero crea dipendenza”.
Stanchezza cronica
Se durante la giornata il consumo di zuccheri batte quello degli altri nutrienti, possiamo avere una sensazione di stanchezza e fame, soprattutto tra un pasto e l’altro. Questo perché lo zucchero provoca un picco di energie momentaneo che dopo poco si riduce drasticamente raggiungendo livelli inferiori a quelli normali (ipoglicemia). Per superare questa mancanza di energie si tende a consumare nuovamente zuccheri che non fanno altro che aumentare e alimentare questo circolo vizioso. Per mantenere equilibrati i livelli di energia bisogna evitare di mangiare dolci o snack industriali e zuccherini. Meglio optare per proteine magre, grassi sani e fibre per mantenere un livello di zucchero nel sangue più uniforme nel tempo, senza cali o picchi di energia.
Infiammazione cerebrali
Livelli cronici di zucchero troppo alti nel sangue sono stati anche collegati alle infiammazioni cerebrali. E come suggerito da diverse ricerche le neuroinfiammazioni potrebbero essere una delle cause della depressione.
Provoca sbalzi d’umore
Se avete mai sperimentato un crollo della glicemia, allora sapete che i picchi alti e bassi (dati ad esempio quando si mangiano cibi molto zuccherini) nel livello di zucchero presente nel sangue possono far provare sintomi come l’irritabilità, i repentini cambi d’umore, il cervello annebbiato e la spossatezza.
Può causare depressione o contribuirne al rafforzamento
Alimenti ricchi di zucchero e carboidrati possono anche interferire col funzionamento dei neurotrasmettitori che ci aiutano a stabilizzare il nostro umore. Gli zuccheri ingeriti stimolano il rilascio di un neurotrasmettitore i cui effetti migliorano l’umore, la serotonina. Il Dr. Datis Kharrazian, esperto di medicina funzionale, sostiene che: “Attivare costantemente la produzione di questa sostanza può esaurirne le limitate riserve di cui il nostro organismo dispone, provocando sintomi che possono contribuire alla depressione”.
Oltre allo zucchero poi, ci sono una serie di altre “varianti” e derivati, come il fruttosio o l’aspartame, presenti comunemente in tanti cibi, che non sono meno pericolosi del classico zucchero. Come confermando gli studiosi, “una crescente mole di prove scientifiche mostra che il fruttosio può innescare processi tossici per il fegato e favorire molte altre malattie croniche”.
E allora come prevenire le pericolose malattie derivanti da un consumo eccessivo di questo ingrediente?
Sicuramente limitandone il consumo – imparando a mangiare e bere cibi e bevande meno zuccherate e cercando di optare comunque per i dolcificanti naturali, come la stevia, finalmente legale anche in Europa, o il miele, che a parità di quantità hanno un potere dolcificante superiore a quello dello zucchero!
Vivere “senza” o “con meno” zucchero non è una cosa semplice. Se ci proviamo, il nostro corpo si ribellerà; ma se persistiamo, a lungo andare sperimenteremo tutti i benefici di condurre una vita con un minore consumo di zucchero.
A cura di Ana Maria Sepe, psicoanalista
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