Come mantenere la calma con i bambini

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Tra i mestieri più difficili e impegnativi, quello di genitori è sicuramente al primo posto. Essere presenti ma non pressanti, autorevoli e non autoritari, saper giocare ma anche farsi rispettare. Mantenere questo equilibrio ogni giorno per tutto il giorno è difficile, anche perché, oltre a dover seguire i propri bambini, ci sono gli impegni quotidiani, che saturano la mente ed estinguono le energie. Per questo possono capitare dei momenti di stress e di stanchezza in cui gestire la normale vita familiare e routine domestica, come un bisticcio tra fratelli o il capriccio per non mangiare le verdure, causa delle emozioni incontrollabili che fanno perdere le staffe anche al genitore più calmo e paziente.

Ovviamente non si può condannare questo atteggiamento, perché un genitore è innanzitutto un essere umano con le sue emozioni, sensazioni e talvolta frustrazioni da esternare, ma sarebbe meglio imparare a mantenere la calma con i bambini, gestendo questi momenti con calma ed empatia.

Affinché il vostro atteggiamento non risulti aggressivo e prevaricatorio nei confronti del bambino, sortendo l’effetto contrario di farlo agitare ancora di più e, alla lunga, facendolo sentire insicuro, mettendo in crisi la sua autostima e fiducia dei vostri sentimenti nei suoi confronti, dovete sempre cercare di capire il suo punto di vista, interrogarvi su cosa ha bisogno e perché si sta comportando in quel modo e mantenere un dialogo aperto con lui.

Se vi mostrerete calmi e risoluti, parlerete con lui per spiegargli il vostro punto di vista e che piangere e urlare non sono i mezzi per ottenere quello che vuole, sarà più facile gestire la situazione e anche i momenti di tensione emotiva che capiteranno in futuro. Nei casi in cui i vostri figli dovessero continuare con atteggiamenti ribelli, mostrandosi aggressivi e prevaricatori, non cedete alla rabbia e alle loro provocazioni, ma fate appello a tutto il vostro autocontrollo per agire con fermezza e coerenza e punire in modo giusto e misurato, senza perdervi in false minacce ma facendo loro capire quali sono i limiti e le regole da rispettare.

Se vi doveste accorgere che state per perdere il controllo e che l’ira e la collera stanno per prendere il sopravvento, fate una pausa e distaccatevi un attimo dal diverbio: questo vi aiuterà a riallacciare una comunicazione positiva con il vostro piccolo e vi darà modo di cambiare i toni della discussione e di non lasciarvi andare ad un linguaggio inappropriato.

Questo articolo potrà esservi d’aiuto per capire le complesse emozioni che stanno alla base dei capricci dei vostri bambini e a trovare una soluzione efficace per gestirli, senza urlare e perdere la pazienza ma mantenendo la calma, per rassicurare i vostri bimbi del vostro affetto incondizionato e riportare immediatamente la serenità che deve esserci in famiglia.

Genitore/figli. Un percorso di crescita

Il ruolo di genitori implica anche quello di educatori, per cui tra i vostri molteplici compiti ci sarà anche quello di aiutare i vostri figli a sviluppare le loro capacità e stimolare le loro potenzialità, affrontando i momenti di sconforto e di ansia con un sorriso, imparando a gestire le proprie emozioni e ad accettare le diversità degli altri, per diventare degli adulti sicuri di sé ma sensibili e aperti verso il prossimo.

Un volta intrapreso, non si abbandona mai il ruolo di genitori,si viene investiti della responsabilità di un altro essere vivente e, indirettamente, di quelli a lui collegati: in quanto figure di riferimento principali per i vostri figli, il vostro stile genitoriale e i vostri metodi educativi verranno presi a modello da loro anche nell’educazione dei propri figli. Per questo dovete affrontare l’esperienza di essere genitori con impegno e convinzione e coltivare ogni giorno la relazione con i vostri bambini con amore e comprensione, soprattutto nell’affrontare i pianti ininterrotti dei primi mesi di vita, i capricci ricattatori dell’età infantile e le provocazioni ribelli dell’adolescenza.

E una volta che avranno definito tutte le sfumature del loro carattere e saranno cresciuti, dovrete affrontare l’ultimo e difficile compito di lasciarli andare per la loro strada, garantendogli la vostra presenza come pilastri essenziali della loro vita e diventando il porto sicuro a cui tornare nel momento del bisogno.

Nuova vita, nuove responsabilità

Una volta messa al mondo una nuova vita, vengono messe in discussione tutte le necessità e priorità dell’adulto e cambiano le sue prospettive e possibilità: soprattutto nel caso delle mamme, nei primi mesi di vita si vive in simbiosi con i piccoli, in quanto responsabili della loro salute e serenità. Anche i papà sentono una forte pressione, incaricati di provvedere al benessere generale della famiglia e al normale andamento della casa.

Passare quindi le notti insonni a sentire le urla del bambino senza riuscire a calmarlo, può quindi portare a momenti di tensione e frustrazione che mettono alla prova le doti di pazienza dei genitori più tranquilli e preparati. In queste situazioni bisogna cercare di controllare le proprie reazioni e risalire alla causa di questa tensione: i neonati infatti non piangono e strillano per prevaricare o fare arrabbiare i genitori, ma semplicemente perché è l’unico mezzo che hanno per comunicare i propri bisogni.

Mantenendo la calma e la razionalità, riuscirete a gestire la situazione e, la volta dopo, a risalire velocemente al problema che sta turbando il vostro piccolo, a riportare il sorriso sul suo faccino e il sonno nella vostra casa.

Se il piccolo ha già mangiato, non ha bisogno di essere cambiato ma continua a piangere disperato, non fatevi prendere dal panico: non è detto che abbia un problema fisico o che stia soffrendo perché è malato. Può anche essere che sia turbato dai troppi stimoli sconosciuti presenti nella stanza, luci, suoni, colori e che, non sapendoli comprendere, reagisca con il pianto, il suo unico mezzo per avere la vostra attenzione.

In caso vi rendiate conto che state superando i livelli di sopportazione e che l’insonnia sta avendo degli effetti negativi sul vostro fisico e sul vostro umore, non esitate a chiedere aiuto. Non è una vergogna per una mamma ammettere di essere stanca e di non farcela, ma è una reazione normale e comprensibile: non sentitevi quindi in colpa di affidare per una notte il piccolo alle cure del vostro partner, o di lasciarlo un pomeriggio dalla nonna o da vostra sorella, per farvi una doccia che duri più di un minuto o un bagno rilassante. Per loro sarà un vero piacere passare un po’ di tempo con il vostro piccino e voi avrete la possibilità di staccare un secondo e ricaricarvi, per tornare a dedicarvi a lui con maggiore entusiasmo e tranquillità.

Scontro di personalità

Ogni traguardo raggiunto dal bambino nel suo processo di sviluppo psico-fisico rende gratificante il lavoro di genitori, ma con la sua maturazione psicologica ed emotiva, cresce anche l’impegno di dover gestire una piccola personalità in formazione. Dal terzo anno di vita in poi, affiorano i tratti spigolosi del caratterino dei bambini, desiderosi di distaccarsi dal protettivo ambiente familiare in cui hanno vissuto finora per sperimentare, decidere e giocare da soli.

Infatti, appena i bambini iniziano a sviluppare un minimo senso di autonomia nel rapporto con i genitori, soprattutto con l’inizio dell’età scolare, comincia un confronto di personalità che in certi casi si risolve in momenti di vero e proprio scontro e in atteggiamenti di sfida, che è difficile non affrontare come una cosa personale.

Inizia per esempio la difficile fase del no, in cui i bambini, per affermare la propria personalità e indipendenza decisionale, rispondono di no a tutte le domande e le attività proposte dei genitori. Di fronte a questi capricci immotivati, fatti di urla, pianti e grida, molti genitori tendono a perdere la pazienza e ad adottare la tecnica dei castighi e delle punizioni, sentendo minacciata la loro autorevolezza e il loro ruolo educativo.

Anche se è normale arrabbiarsi, il genitore dovrebbe fare uno sforzo per controllarsi, non cedere alla provocazione e alla collera e cercare di gestire la situazione con calma e sangue freddo, anche nel caso che il bimbo decida di fare una scenata in pubblico, o che vi metta in imbarazzo ad una cena in presenza dei vostri amici.

Anche in questo caso, affidatevi all’empatia e al dialogo: il segreto è spiegare ai vostri figli che capite il loro disagio ma che hanno scelto il modo sbagliato per comunicarvelo e che quindi non avete intenzione di cedere alla loro richiesta. Vedere che il loro capriccio e la loro impertinenza non sta sortendo l’effetto desiderato, potrà spingerli a reagire in modo più aggressivo, per mettere alla prova la vostra pazienza e fermezza, oppure gli farà capire che urlare e strillare o fare gli offesi non è la strada per ottenere quello che si vuole e li porterà ad evitare questo atteggiamento in futuro.

Educare alle regole

Essere dei buoni genitori non significa dover sempre approvare i comportamenti dei vostri figli e accondiscendere a tutte le loro richieste: i bambini, per evitare che si facciano male o danneggiano le cose e gli altri, ma soprattutto per diventare degli adulti maturi e capaci di vivere in società, hanno bisogno di regole e divieti. Magari pochi, per evitare di ingabbiare la loro libertà e fantasia, ma che siano precisi e chiari e che li aiutino a capire perché un certo comportamento può andare bene o meno e siano da stimolo per migliorarsi continuamente. Questo li aiuterà in futuro a superare le difficoltà e gli ostacoli che la vita gli potrà mettere davanti, con un atteggiamento positivo e propositivo.

Le regole che gli vengono proposte a scuola non possono bastare da sole a far comprendere ai vostri piccoli qual è il modo migliore di comportarsi, perché la buona educazione deve essere insegnata prima a casa e in famiglia; siate quindi voi genitori i primi responsabili di questo processo di apprendimento e della loro educazione, fornite delle regole e delle limitazioni ai vostri bambini, affinché non diventino viziati, prepotenti e selvaggi.

Anche se a volte può risultare difficile, un po’ perché vorremo sempre accontentare i nostri bambini e un po’ perché loro sono molto abili a intuire le nostre debolezze e sanno come fare leva sulle nostre emozioni, dobbiamo quindi imparare a dire “no” ai nostri figli, soprattutto quando stanno sbagliando.

Perché il vostro “no” sia efficace e capace di correggere un atteggiamento sbagliato e imprudente, prima che diventi un pericolo o un tratto caratteriale, dovete imparare a farlo nel modo giusto. Intanto non sottovalutate l’importanza del tono e dello sguardo: anche se a volte sembra che l’unica soluzione per farsi ascoltare e ubbidire dai propri figli sia alzare la voce, in verità un rifiuto e un divieto detto con un tono secco e freddo e uno sguardo fermo e deciso può avere molto più effetto.

Comunicherà infatti al vostro bambino che deve ascoltarvi perché ha fatto qualcosa che ha alterato il vostro naturale stato affabile e sereno, evitando di drammatizzare la situazione con urli incontrollati e facilitando il ritorno del buon umore, una volta che avrà compreso il suo errore e assecondato la vostra richiesta.

No vuol dire no

Un urlo ogni tanto può scappare, ma nella maggior parte dei casi sarà più facile farsi ubbidire mantenendo la calma: in questo modo sarete anche d’esempio, per far capire loro che i momenti di crisi possono essere risolti senza urli, ma solo richiamando il vostro bambino all’ordine e alla disciplina.

State attenti però a non sbagliare: quando dite no e quando decidete di dare una punizione perché il bimbo ha esagerato, non dovete tornare indietro sui vostri passi; capita spesso di convertire un divieto iniziale in un permesso, magari per esasperazione o per disattenzione o perché vi dispiace vedere il vostro bambino infelice. In questo modo farete perdere efficacia alle vostre regole, delegittimando la vostra autorevolezza, e la volta successiva farete molta più fatica a farvi rispettare.

Soprattutto con i bimbi che si avviano verso l’adolescenza, a volte un no non è una risposta sufficiente, perché vissuto come un’imposizione e un’ingiustizia: per essere sicuri che vi ascoltino e ubbidiscano, argomentate quindi le motivazioni del vostro no e vedete se i vostri figli sono in grado di controbattere alle vostre ragioni. Un no argomentato e motivato avrà un valore diverso da un’ingiusta imposizione e i vostri figli si mostreranno molto più disposti a accettarlo.

Se poi cercheranno di aggirarvi, facendo il giochino di andare a chiedere il permesso al babbo dopo aver ricevuto un no dalla mamma, siate pronti a provvedere, reagendo magari con una punizione, ma soprattutto siate preparati ad evitare questa evenienza. È importante collaborare ed essere d’accordo con il proprio partner sullo stile di educazione che intendete dare ai vostri figli, per evitare di passare messaggi contraddittori ed impedire loro di approfittarsi di eventuali dissonanze e distrazioni.

Il castigo educativo

Quando nonostante le vostre regole e indicazioni i vostri bambini decidono di disubbidirvi, spesso sarà inutile alterarsi e arrabbiarsi, ma sarà più efficace ricorrere a una punizione, che sia commisurata alla disobbedienza commessa e che non umili il bambino. Non è necessario minare la sua autostima e fargli vivere in maniera ancora più frustrante questa situazione, ma puntate a risolverla nel modo più rapido e sereno possibile e a fargli capire che ogni azione e comportamento ha delle conseguenze.

Se i vostri bimbi l’hanno fatta grossa e decidete di metterli in castigo, una buona soluzione può essere la punizione educativa, che non vieta di fare qualcosa, come ” a letto senza cena”, “allora niente cartoni animati”, ma piuttosto che aggiunge qualcosa da fare, tanto meglio se qualcosa di formativo ed educativo.

Una punizione può essere, piuttosto di uscire o di giocare ai videogame, di fargli ordinare la sua stanza e i suoi giochi o di pulire il giardino, per imparare il valore dell’ordine e della pulizia, oppure di aiutare la mamma a cucinare o il fratellino a studiare, per imparare l’importanza della solidarietà familiare.

Se le urla e la rabbia non sono gli strumenti ideali per educare il vostro bambino, lo sono ancora meno alzare le mani ed essere violenti: anche se una sculacciata data in un momento di particolare tensione e pericolo, come per esempio se vostro figlio attraversa una strada trafficata senza guardare da entrambe le parti, può fargli capire che ha fatto qualcosa di grave che non dovrà ripetersi più, alzare le mani sui bambini come metodo per farsi ubbidire, rischia di avere un effetto negativo e contrario sul loro sviluppo.

Far crescere i vostri figli in un clima di paura e soggezione, potrebbe limitare la loro volontà di comunicare e di esprimersi, per timore di essere giudicati e puniti, o portare alla manifestazione, da ragazzi o da adulti, di atteggiamenti aggressivi, prendendo ad esempio il clima teso e l’atteggiamento ostile respirato in famiglia.