Chi non ha vissuto la fine di un amore? Chi non ha pensato almeno una volta “non troverò più un amore così grande”? Chi non si è sentito profondamente smarrito per aver concluso malamente una vita a due? Chiunque, almeno una volta nella vita, ha sperimentato questo dolore.
Quando un evento arriva all’improvviso e ci coglie impreparati potremmo sentirci disorientati. Ad esempio un licenziamento, l’abbandono del partner, il tradimento di un amico oppure un dissesto finanziario possono avere un forte impatto emotivo. All’inizio potremmo sperimentare sorpresa o shock.
Non capiamo perché sta succedendo proprio a noi. Potremmo sperimentare una forte rabbia se pensiamo che non è giusto e pensiamo di non meritarcelo. A volte si può provare un vero e proprio senso di angoscia o di ansia perché ci si chiede come sarà il futuro e se riusciremo a farcela.
Il segreto per rialzarsi più forti di prima
Spesso non siamo in grado di prevenirle, ma possiamo imparare ad avere un approccio di apertura ed ottimismo davanti alle sfide della vita e apprendere a RIALZARCI sempre più velocemente quando veniamo buttati a terra. Come dice Confucio: “La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta.”
Il segreto per vivere al meglio le cadute, le fatiche della vita, i momenti difficili sta nella capacità di non arrendersi di fronte al problema, bensì lottare, guardare avanti, trovare una via nuova che conduca a un cambiamento significativo. Tutto nella vita si trasforma, tutto può trovare una declinazione positiva, l’importante è ritrovarsi, cercare un punto nuovo per valutare e comprendere ciò che accade.
Tutte le cose se guardate da un’angolazione diversa acquistano un significato, un valore, un aspetto nuovo, spesso accade che spostando il punto di osservazione o semplicemente cambiando piccoli aspetti delle nostre credenze la vita si trasforma diventando nutritiva, soddisfacente e vincente. È tutta una questione di equilibri, di scelte, di percorsi, una sorta di destino attivo che permette di inoltrarsi in nuovi sentieri per poter sperimentare nuovi percorsi.
Quindi, non bisogna mai dimenticarsi che ogni cosa rovesciata su sé stessa acquista un valore completamente opposto a quello precedente. Il consiglio è per affrontare i momenti più intensi della vita: guardare sempre cosa può portare di positivo l’esperienza che si vive.
Quando sei a un bivio…
Quando la vita sta andando in pezzi, possiamo rimanere lì dove siamo e sentirci malissimo, oppure possiamo rimetterci in sesto e trovare un senso, uno scopo o una nuova passione per la vita. Stiamo parlando di Resilienza.
Che cos’è la resilienza
Per rendere bene il concetto prendiamo in prestito la definizione di resilienza che proviene dalla Tecnologia dei materiali, ambito in cui viene definita come la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Se sostituiamo il termine materiale con la parola individuo e urto con il vocabolo difficoltà ci avviciniamo molto al significato di resilienza usato in ambito psicologico.
La resilienza indica la capacità di fare fronte in maniera positiva a traumi e difficoltà, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi ai problemi, recuperando l’equilibrio psicologico, di “ricostruirsi” in chiave positiva restando sensibili alle opportunità che la vita offre.
Storicamente si deve a Boris Cyrulnik, neuropsichiatra francese del secolo scorso, l’ampliamento al campo psicologico dell’accezione tecnica della parola resilienza definendola come la capacità di reagire a traumi e avversità, recuperando l’equilibrio psicologico attraverso la mobilitazione di risorse interiori quali la sicurezza e la fiducia in sé stessi. La sua teoria della plasticità psichica, a cui il termine resilienza fa riferimento, è descritta nel saggio Un merveilleux malheur (1999).
Essere resilienti: una competenza da allenare
In questo contesto utilizziamo il termine resilienza come la capacità di adattarsi in modo efficace e con atteggiamento positivo alle difficoltà, siano esse di natura professionale, personale o molto ampie e pervasive come la pandemia che ci ha colpito tutti quanti. Per essere precisi sarebbe meglio definirla come una competenza più che come sola capacità, perché le competenze sono il risultato delle capacità che abbiamo appreso e del bagaglio delle nostre conoscenze.
Perché essere resilienti conviene
Ognuno di noi ha vissuto esperienze intense o dolorose in grado di far traballare qualsiasi nostra sicurezza e stabilità. Da queste situazioni altamente stressanti, alcune persone riescono ad uscire senza riportare danni, riescono a rialzarsi dopo la crisi più forti e ingegnosi di prima, addirittura sanno trarre il meglio dall’evento; altre “crollano”, portando con loro effetti talmente invasivi da arrivare a sviluppare vere e proprie patologie.
Gli ingredienti della resilienza
Esistono alcuni fattori individuali (caratteristiche personali) e sociali (la famiglia di appartenenza e i sistemi di supporto comunitario) che possono rendere più probabile una risposta resiliente. Ecco cinque ingredienti che favoriscono la resilienza
1. Ottimismo. Bisognerebbe cercare di pensare ai problemi come a una componente inevitabile della vita, ricordando sempre che le avversità sono transitorie, superabili e derivanti da un intreccio di variabili, alcune delle quali indipendenti dal nostro controllo.
2. Autostima e autoefficacia. È importante avere una base personale sicura, stima per sé stessi, e possedere la consapevolezza non solo delle proprie risorse, ma anche dei propri limiti.
3. Resistenza psicologica (hardiness). È un tratto di personalità associato alla capacità di gestire e rispondere agli eventi stressanti con nuove strategie di coping che trasformano le situazioni difficili in opportunità di apprendimento.
4. Emozioni positive. È fondamentale concentrarsi su ciò che si possiede invece che focalizzarsi su ciò che manca.
5. Sostegno sociale. Non bisognerebbe mai dimenticare di trovare e coltivare uno spazio sicuro in cui poter essere accolti e ascoltati.
Tutto nella vita ha un inizio e una fine
Sembra scontato, ma spesso ce ne dimentichiamo. Magari la conclusione di un’esperienza può non essere all’altezza delle proprie aspettative, ma magari può arrecare un po’ di sollievo in una situazione di fatica o sofferenza.
Coltivare dentro di sé la fiducia e la speranza che tutto cambia, che tutto inizia e finisce, essere realisti sapendo che in ogni cosa c’è il bello e il brutto, il buono e il cattivo, consente di diventare liberi interiormente decidendo con consapevolezza e responsabilità dove posare lo sguardo e cosa alimentare nella propria vita, dentro se stessi e di riflesso anche fuori.
In sintesi
Tutti abbiamo le risorse, da qualche parte dentro di noi, di reagire costruttivamente agli eventi che si verificano. Spesso, però, non ne siamo consapevoli. Quando le evenienze richiamano la nostra attenzione tali risorse si affacciano.
Se, però, abbiamo lavorato su noi stessi in anticipo, in condizioni di maggiore serenità, se abbiamo cercato di individuare e coltivare attivamente i nostri punti di forza alimentando la nostra resilienza, quando ci troveremo in difficoltà sarà molto più semplice reagire, essere lucidi, sereni, superare al meglio la situazione, rafforzarci ulteriormente e apprendere la lezione profonda che tale esperienza ha comportato per noi.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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