Come riconoscere i segnali biochimici del malessere: il burnout emotivo che nessuno vede

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Ci sono giorni in cui ci svegliamo con il cuore appesantito, senza una causa apparente. Nessun evento negativo, nessun problema concreto, eppure qualcosa dentro di noi sembra spegnersi. Ci manca la spinta, la voglia di sorridere, l’energia per affrontare anche le cose più semplici.

In questi momenti è facile pensare: “Sono io il problema”, “Sono debole”, “Dovrei reagire”. E spesso ci si sforza di farlo, aggrappandosi a pensieri positivi, frasi motivazionali, consigli benintenzionati. Ma quando il disagio è profondo e persistente, tutto questo suona vuoto. Non è che non vogliamo stare meglio… è che qualcosa, nel profondo, ci impedisce di riuscirci.

Quel qualcosa non è sempre visibile, ma è reale

E vive nella trama invisibile del nostro cervello: un mondo fatto di connessioni, segnali, sostanze chimiche che regolano tutto ciò che proviamo. In questo articolo parleremo proprio di questo: di neurotrasmettitori, del loro legame profondo con la nostra vita emotiva e di come la psicologia e la biologia siano, oggi più che mai, due facce inscindibili dello stesso processo umano.

La mente come sistema integrato

Per molto tempo abbiamo separato ciò che sentiamo da ciò che accade nel corpo. Le emozioni sono state viste come “cose della mente”, mentre il corpo era semplicemente il contenitore, lo strumento. Ma oggi sappiamo che questa visione è parziale. Emozioni e corpo sono intrecciati in modo profondo e costante.

Le emozioni non sono solo “sentimenti”, ma risposte neurobiologiche complesse, mediate da strutture cerebrali, ormoni, segnali elettrochimici e – soprattutto – da messaggeri chimici chiamati neurotrasmettitori. Questi piccoli grandi protagonisti sono le “parole” con cui i neuroni comunicano tra loro. Regolano l’umore, la motivazione, la capacità di concentrarci, di amarci, di sentire piacere o dolore.

Non si tratta, quindi, solo di “volontà” o “atteggiamento mentale”: ogni volta che ci sentiamo giù, apatici, ansiosi o sopraffatti, il nostro cervello sta inviando segnali ben precisi. E spesso lo fa sulla base di ciò che abbiamo vissuto, sperimentato e appreso — fin da piccoli.

Neurotrasmettitori: i 4 protagonisti del benessere

Quando parliamo di salute mentale, tendiamo a pensare che tutto dipenda da ciò che ci raccontiamo nella mente. Ma in realtà, prima ancora delle parole, esiste un linguaggio più profondo, invisibile, che regola ogni emozione, pensiero e scelta quotidiana: quello dei neurotrasmettitori.

Sono loro i veri protagonisti del nostro equilibrio emotivo. Piccole sostanze chimiche che agiscono come messaggeri tra i neuroni, capaci di accendere o spegnere la nostra energia, la nostra voglia di vivere, la capacità di amarci e di sentirci al sicuro. Ecco i quattro principali neurotrasmettitori che influenzano (molto più di quanto immaginiamo) il nostro benessere psicofisico.

1. Dopamina – Il motore della motivazione

È il neurotrasmettitore della gratificazione e della spinta ad agire. Viene rilasciato in risposta a stimoli piacevoli e alla percezione di una ricompensa. È centrale nel regolare il desiderio, l’iniziativa e la progettualità.

  • Quando i livelli di dopamina sono bassi, possiamo sperimentare apatia, procrastinazione, senso di vuoto e difficoltà a provare piacere anche nelle attività che prima ci entusiasmavano.
  • Spesso una dopamina cronicamente bassa è il risultato di uno stato prolungato di frustrazione emotiva, mancanza di riconoscimento o sovraccarico psichico.

2. Serotonina – La stabilità emotiva

Conosciuta anche come “ormone del buon umore”, la serotonina è in realtà un regolatore dell’equilibrio emotivo. È implicata nel sonno, nella digestione, nella percezione della sicurezza e nella capacità di autoregolarsi.

  • Livelli carenti di serotonina sono associati a ansia, irritabilità, insonnia, pensieri negativi ricorrenti.
  • La serotonina è fortemente influenzata dallo stile di vita, ma anche dal nostro microbiota intestinale. Il legame intestino-cervello, infatti, è oggi uno degli ambiti più interessanti della neuropsicologia.

3. Ossitocina – Il collante relazionale

È l’ormone del legame e della fiducia. Si attiva nei momenti di contatto umano profondo, nella maternità, nel tocco affettivo e nelle relazioni significative.

  • Una carenza di ossitocina può indurre isolamento emotivo, chiusura relazionale, diffidenza, e la sensazione di non appartenere a nessun luogo sicuro.
  • I traumi relazionali precoci, come un attaccamento insicuro o disorganizzato, possono compromettere per anni la nostra capacità di produrre e rispondere all’ossitocina.

4. Endorfine – Il sollievo e la gioia naturale

Sono oppioidi naturali prodotti dal cervello in risposta al piacere e al dolore. Agiscono come analgesici, ma sono anche responsabili del senso di euforia e di benessere dopo l’attività fisica o una risata.

  • La loro carenza può accentuare la percezione del dolore, aumentare la sensibilità allo stress e ridurre la tolleranza alla frustrazione.
  • Alcune persone diventano “dipendenti” da comportamenti estremi (come sport adrenalinici, fame eccessiva o autolesionismo) proprio per stimolare artificialmente la produzione di endorfine.

Psicologia e neurobiologia: due strade che portano alla stessa verità

Non basta dire “sei depresso” o “sei ansioso”. La domanda più importante è: perché il tuo sistema neurochimico si è sbilanciato? E qui entra in gioco la psicologia.

Chi ha vissuto in contesti disfunzionali, dove non c’era spazio per esprimere bisogni, dove si doveva sempre “meritare” l’amore o essere all’altezza delle aspettative, ha insegnato al proprio cervello un certo modo di funzionare. Un modo spesso orientato alla sopravvivenza, più che al benessere.

In questi casi, la disregolazione dei neurotrasmettitori non è il problema originario, ma l’effetto di un sistema di adattamento. Un bambino che non può sentirsi al sicuro attiva circuiti cerebrali orientati all’allerta; un adulto che ha imparato a non fidarsi, avrà un sistema ossitocinico meno responsivo.

Cosa possiamo fare per ristabilire l’equilibrio?

Ritrovare il benessere non significa solo “curare i sintomi”, ma rigenerare il sistema che ci sostiene.
Ecco alcune leve fondamentali:

  • Psicoterapia: Rielaborare la storia, costruire nuove narrazioni interne, rinegoziare le emozioni bloccate.
  • Alimentazione e sonno: Curare intestino e riposo è essenziale per la serotonina.
  • ‍♀️ Movimento consapevole: L’attività fisica moderata stimola dopamina ed endorfine.
  • Relazioni nutrienti: Costruire legami sicuri è il modo più naturale per attivare ossitocina.
  • Disintossicazione da stress: Abbandonare contesti tossici è spesso l’intervento più potente che possiamo fare.

Un nuovo linguaggio per curarsi davvero

Molte persone si sentono sbagliate perché non riescono a “funzionare” come gli altri. Si sentono fuori posto, poco motivate, stanche anche dopo aver dormito. Ma dietro questa stanchezza spesso c’è un sistema neurochimico esausto, segnato da anni di adattamenti, traumi silenziosi, battaglie interiori.

La psicologia non può più ignorare la biologia. Ma neppure la biologia può spiegare l’essere umano senza tenere conto della sua storia emotiva. È solo dall’unione di questi due sguardi che può nascere una nuova cura: più completa, più gentile, più umana. Nel mio libro “Il mondo con i tuoi occhi”, ti accompagno proprio in questo viaggio: dalla sofferenza che non sai nominare, verso un linguaggio che ti restituisce voce, identità e libertà interiore.

Non è un manuale da “seguire”. È uno spazio per guardare la tua vita con occhi nuovi, liberi dai modelli imposti e dai costrutti sociali di felicità. Perché non siamo nati per conformarci. Siamo nati per riconoscerci. E la guarigione comincia quando smettiamo di chiederci “come dovremmo essere” e iniziamo ad ascoltare, profondamente, chi siamo davvero. Per immergerti nella lettura e farne tesoro, puoi ordinarlo qui su Amazon oppure in qualsiasi libreria

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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