Come riconoscere un adulto che ha avuto un’infanzia difficile

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Il mondo è pieno di persone meravigliose che non sanno nemmeno di aver avuto un’infanzia difficile. Sono i nostri vicini, i nostri amici o addirittura nostro marito o nostra moglie. Già, la trascuratezza emotiva non è qualcosa di tangibile come una violenza fisica, tuttavia regala un’infanzia difficile che può lasciare segni e avere ripercussioni sulla vita da adulto. La mancanza di adeguate cure durante l’infanzia, in un adulto, si trasforma in un fantasma invisibile che chi lo conosce può descriverlo come: “un fantasma che dal passato mi tormenta senza neanche farmi capire perché”.

Un fantasma che non ha neanche un nome ma che mi fa sentire solo o addirittura abbandonato, per ripicca poi a volte decido che non ho bisogno di nessuno… ma questo non è vero e soffro. Riconoscere una persona che ha avuto un’infanzia difficile ci può dare qualche strumento in più per entrare in empatia con queste persone. Se riconosci questi tratti nei tuoi cari, cerca di essere gentile e donagli senso di appartenenza. Chi ha avuto un’infanzia difficile è cresciuto senza un senso di appartenenza e questo fa sì che si senta spesso solo o inadeguato.

Se un tuo amico ha vissuto un’infanzia difficile, sappi che questo non significa necessariamente che ha subito violenze, piuttosto significa che durante l’infanzia gli è mancato qualcosa, qualcosa di molto importante. Quel mancato riconoscimento, quel calore, quell’abbraccio… l’assenza di qualcosa nell’infanzia può trasformarsi in un vuoto emotivo che da adulti sarà impossibile da colmare.

Se un tuo amico ha avuto un’infanzia difficile, sappi che ora è come se vivesse in una scatola, avvolto da una nube incombente che gli invalida le gioie della vita. Potrebbe essere triste senza neanche sapere il perché, potrebbe sentirsi spesso nostalgico o avvertire un peso eccessivo.

Validare è meglio di invalidare

Una mamma dovrebbe dare valore alle emozioni sperimentate dal proprio figlio. Così, da adulto, quello che una volta era bambino, avrà imparato ad ascoltarsi e comunicare ciò che riesce a leggere dentro di sé.

Un adulto che ha avuto un’infanzia difficile tende a invalidare ciò che prova o addirittura ciò che pensa. Chi ha avuto un’infanzia difficile è vissuto in un ambiente invalidante che, in qualche modo, ha punito la manifestazione e il riconoscimento emotivo contribuendo alla negazione e al quel processo che crea solo confusione nel bambino. Il bambino avrà imparato solo a auto invalidarsi e lo farà anche da adulto precludendosi le gioie della vita.

Esempio:

  • bambino: Mamma, ho paura!
  • genitore: Che scemo, non capisci che è solo un clown!?

Quando un genitore rifiuta in modo indiscriminato pensieri e sentimenti, senza dare opportune spiegazioni al bambino (anche se molto piccolo!), il bambino smetterà di credere a ciò che sente e inizierà ad auto invalidarsi. Crescerà con la convinzione che ciò che sente dentro è inappropriato. Il bambino capirà che ciò che prova è stupido, inadeguato. Da adulto avrà interiorizzato la voce del genitore diventando così il peggior nemico di se stesso.

Esempio:

  • genitore al telefono: “Maria, non posso venire a casa tua, mi dispiace tantissimo ma ho bucato la ruota dell’auto”.
  • il bambino entra dentro casa con la bici: “mamma, puoi usare la ruota della mia bicicletta”
  • genitore: “ma sei impazzito? Porta subito quella bici fuori di qui che hai sporcato tutto!”

Se una mamma sminuisce o addirittura denigra le soluzioni trovate dal proprio figlio, rischia di compromettere la sua autostima per sempre. Il bambino inizierà a sentirsi impotente di fronte ai problemi e quindi crescerà senza speranza.

I sentimenti di autosvalutazione e inadeguatezza aumentano con l’aumentare degli episodi di trascuratezza emotiva. Se calcoli che spesso un bambino vive questo tutto i giorni, capirai perché ha avuto un’infanzia difficile senza neanche esserne consapevole. Per lui è naturale sentirsi sminuito e non conosce la validazione delle emozioni. C’è anche un altro caso molto comune che genera invalidazione emotiva. Spesso, le mamme tendono a non dare credito ai figli fin quando questi non strillano, non piangono o non assumono comportamenti ad alta intensità.

Diventa degno d’attenzione solo un bambino che urla o si agita. Paradossalmente viene punita e invalidata la ragionevolezza e le emozioni equilibrate. Vengono invece valorizzate le esplosioni emotive. In questo contesto, il bambino apprenderà che occorre alzare la voce per farsi sentire.

Come riconoscere un adulto che ha avuto un’infanzia difficile

Il formarsi di sentimenti di autosvalutazione e inadeguatezza aumenta giorno dopo giorno per un bambino che vive un’infanzia difficile. Durante l’adolescenza o la vita da adulti, potrebbero non mancare fenomeni depressivi, condotte devianti, disturbi alimentari, appiattimento emotivo, disregolazione emotiva o addirittura tentativi di suicidio.

Se sei innamorata di una persona dal “carattere difficile” e senti che manca qualcosa nel vostro rapporto, probabilmente sei accanto a una persona che ha vissuto un’infanzia difficile e deve ancora imparare a riconoscere, accettare e gestire le sue emozioni. Se il tuo partner ha avuto un’infanzia difficile, a volte puoi sentirlo molto vicino, mentre alte volte potresti percepirlo molto distante. La verità è che neanche lui sa bene cosa prova e spesso non riesce a riconoscere ciò di cui ha bisogno.

Se, in un tuo amico (o amica) hai notato le caratteristiche descritte in questa pagina, molto probabilmente hai di fronte una persona che un tempo è stato un bambino trascurato. Ecco altri segnali che puoi cogliere nella pratica quotidiana:

  1. E’ spesso disponibile se hai bisogno di lei ma, al contrario, raramente ti chiede favori in cambio.
  2. Cerca di essere autonomo e di gestire tutto da sola. Preferisce avere il controllo sulla gestione delle attività che svolge anche se questo comporta più fatica.
  3. Le conversazioni sono spesso unidirezionali, si parla più di te che di lei/lui. Quando provi a fare una domanda, dà risposte evasive o sposta l’attenzione su qualcos’altro.
  4. Non ama parlare di sé.
  5. Esprime poche preferenze e quando gli chiedi qualcosa di specifico, sembra non sapere ciò che desidera o che comunque gli sta bene tutto (o niente!).
  6. Evita le conversazioni in cui dovrebbe mettere a nudo i suoi sentimenti e in queste circostanze tende a palesare imbarazzo o disagio. Anche le dimostrazioni d’affetto possono causare disagio, così come la manifestazione diretta di emozioni (lacrime, dolore, rabbia…).

Ho parlato spesso della trascuratezza emotiva ma purtroppo sono ancora poche le persone che la associano a un’infanzia difficile.

Qualcuno pensa che per cambiare la propria vita basti la forza di volontà

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Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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