Come rispondere a chi vuole offenderti

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Insulti e offese sono ormai all’ordine del giorno, nella vita ci ritroviamo spesso a interagire con persone che, incapaci di gestire i propri carichi emotivi, tendono a scaricarli sul prossimo.

Che si tratti di un familiare, di un collega di lavoro, di un amico o di un perfetto estraneo, è probabile che anche tu sia stato insultato e offeso. Incassare un’offesa non è cosa semplice, molti di noi sono portati a reagire con rabbia, tuttavia dobbiamo ricordare che un insulto non ci dice nulla sul nostro modo di essere, ma ci racconta molto sulla vita interiore del mittente.

Gli effetti delle offese

Uno studio condotto dall’American Psychological Association (Foulk et al., 2016) ha dimostrato che i comportamenti negativi sono estremamente contagiosi. Chi subisce un’offesa, infatti, sarà poi portato a sua volta a insultare e reagire con rabbia, non solo nell’interazione presente ma anche in situazioni future, con ripercussioni soprattutto nella vita affettiva.

Gli effetti delle offese non si limitano a minare la relazione con il partner, stando a una precedente pubblicazione (Porath et al., 2009), le offese riducono le prestazioni di chi le subisce fino a compromettere le attività quotidiane. E’ chiaro che imparare a difendersi dalle offese e dalla maleducazione altrui è fattore essenziale per salvaguardare la propria salute.

Differenza tra conflitti e insulti

E’ naturale non piacere a tutti, è naturale avere idee che non sono in linea con quelle di altri individui, ciò che non è naturale è il bisogno di sopraffare l’altro per sentirsi migliore. Ciò che non è normale è la volontà di imporre la propria opinione per convalidare se stesso.

I conflitti interpersonali si generano a causa di obiettivi, bisogni o punti di vista differenti tra due o più individui. Un conflitto genera tensione tra due forze contrapposte che non riescono a entrare in risonanza l’una con l’altra. Se qualcuno non riesce a comprendere il tuo punto di vista, puoi provare a spiegarti meglio, ma se alla mancanza di comprensione si aggiungono insulti e offese, bada bene a come investi le tue risorse emotive!

L’insulto, infatti è l’esito di un conflitto distruttivo in cui la persona è incapace di adottare una comunicazione emotivamente matura. Chi innesca conflitti distruttivi è una persona competitiva e il suo obiettivo primario è convalidare se stesso a discapito dell’altro.

Nei conflitti costruttivi, le posizioni di dissenso sono chiare, tuttavia l’individuo per avvalorare la sua tesi non sente il bisogno di screditare l’altro: dispone di una buona base emotiva, non sente la necessità di competere, sopraffare e sottomettendo l’altro.

L’offesa nasce da un bisogno di consenso

Non tutti ci riflettono ma l’offesa nasce da un bisogno di consenso negato. L’opinione altrui viene percepita come una minaccia alla propria identità solo perché difforme dalla propria, solo perché quell’opinione non rappresenta un consenso. In genere queste persone passano all’insulto perché ciò che vogliono è solo ferire l’interlocutore, sminuirlo e screditarlo per far valere se stesso.

Le persone che offendono sono dei pessimi ascoltatori. L’ascolto è dato dalla capacità di comprendere una prospettiva diversa dalla propria, di considerare le caratteristiche dell’altro e i suoi attributi di ruolo, implica la capacità di tenere presente la prospettiva dell’altro durante l’interazione. Il vero significato in una comunicazione è dato da chi ascolta.

La conversazione con chi offende, dunque, non ha alcun significato perché manca il requisito fondamentale: l’ascolto. E’ saggio investire energie emotive in uno scambio di questo tipo?

Prenditi un momento prima di reagire

E’ nella natura dell’offesa turbare chi la riceve, quindi prenditi un momento prima di reagire. Prova a considerare il quadro più ampio e il rapporto che hai con la persona che ti ha insultato.

Se si tratta di un estraneo, la non reazione potrebbe essere la scelta più saggia: scrollati le sue parole di dosso come faresti con della fastidiosa polvere, e continua per la sua strada. Non è altrettanto semplice quando le offese arrivano da una persona affettivamente vicina.

In questo caso caso, prova a comprendere la sua prospettiva senza interiorizzare l’offesa che ti ha mosso. Comprendere la prospettiva altrui non è un modo per giustificare o attenuare un comportamento maleducato, ma è un’arma per te per comprendere come disinnescare offese future.

L’offesa innesca rabbia e senso di ingiustizia, ecco perché quando arriva da una persona cara non andrebbe interiorizzata ma andrebbe contestualizzata. Ripeto: questa contestualizzazione non serve per giustificare il mittente, ma solo per disinnescare un eventuale reazione a catena che avvelenerebbe la relazione interpersonale.

Nota bene. Se ritieni che la relazione interpersonale in questione sia già stata avvelenata da tempo, interrogati sul perché la porti avanti. Anche quando ci sono vincoli familiari importanti, è possibile cercare e creare un sano distacco (se non fisico, almeno emotivo). Se la persona lesiva e costantemente offensiva è un genitore, può essere utile l’articolo: il no contact con il genitore disfunzionale.

Contestualizzare significa entrare in risonanza con l’altro

Se sei in strada e un automobilista ti sorpassa in modo rischioso, puoi essere portato ad attribuire questa sua condotta a un modo di essere dell’automobilista. Potresti imprecare pensando che sicuramente si tratta di una poco di buono. Mettiamo il caso che la condotta rischio alla guida non sia legata al modo di essere dell’automobilista ma a fattori esterni: la sua compagna è in ospedale, deve essere operata d’urgenza e vuole correre da lei per salutarla prima che entri in sala operatoria.

Nei conflitti di tutti i giorni, contestualizzare significa comprendere quali sono i fattori esterni che hanno portato quella persona a essere sgarbata, senza interiorizzare l’offesa, così da mantenere la lucidità di entrare in risonanza con chi abbiamo di fronte evitando l’escalation di emotività.

  1. Non interiorizzare l’offesa.
  2. Abbassare il volume emotivo.
  3. Prendersi un momento per riflettere.

Per comprendere meglio l’importanza della prospettiva, ripoterò l’esempio tipico: le offese nella coppia o in rapporti ad alto contenuto affettivo. Abbiamo una coppia composta da A e B.

Cosa si nasconde dietro quel litigio?

A e B litigano perché non sono d’accordo su una decisione da prendere. Se la coppia non è coesa e i partner non sentono di star vivendo un rapporto pienamente reciproco e paritetico, il focus del conflitto non sarà solo la decisione da prendere. In campo scendono dinamiche di potere, di mancate ammissioni, di vecchie incomprensioni… Il focus del conflitto è costituito dalle fragilità che si porta dietro la coppia. Lo scenario classico vede un partner focalizzato sul suo dolore: vediamo che il significato che A attribuisce a quel conflitto consiste nel riparare l’autostima ferita. Per B, invece, quel litigio rappresenta una minaccia alla relazione, la paura di dover sempre indietreggiare per evitare l’abbandono.

Il partner A vive il conflitto con rabbia. Il partner B vive il conflitto con ansia. Nelle relazioni affettive (che siano madre-figlio o tra partner), ogni conflitto coinvolge un diverso tema relazionale centrale. Il focus solo raramente è l’oggetto del conflitto. Ecco perché è necessario prendersi un momento per riflettere e contestualizzare. Quell’offesa che vuole dirci sulla nostra relazione?

Perché è saggio non rispondere alle offese

Nel caso di estranei o colleghi di lavoro, rispondere alle offese è spesso inutile: alcune persone non valgono lo sforzo emotivo necessario a incassare e formulare una risposta. La strategia migliore consiste nel non interiorizzare l’offesa ricevuta cosicché possa restare al mittente.

Anche nelle relazioni interpersonali più significative, è spesso più saggio lasciare cadere, questo a patto che le offese non facciano parte della routine del rapporto. Se le offese e i tentativi di screditarti sono all’ordine del giorno, allora sappi che non stai vivendo una relazione sana e mettere un po’ di distanza potrebbe essere un bene.

Prima che qualcuno possa dispensare opinioni sul tuo conto, dovrebbe aver instaurato una relazione profonda e vantare dei crediti. Le relazioni interpersonali sono caratterizzate da continui scambi, che conducono inevitabilmente a un bilancio. Valuta bene la relazione che hai.

Come rispondere a commenti maleducati

Se, al contrario, hai deciso di rispondere alle offese (per proteggerti e per rispettare te stesso in modo produttivo) cerca di non farlo d’impulso. L’impulsività è fortemente legata alla nostra reattività emotiva ma non ha niente a che vedere con il nostro aspetto più razionale. Ecco perché prima di rispondere dovresti aspettare che il volume emotivo cali e ascoltare i tuoi sentimenti.

Se le emozioni sono stati provvisori che possono essere caratterizzati da intensità dirompente, i sentimenti sono qualcosa di più stabile e duraturo. Invece di reagire, se ti fermi, dai l’opportunità a te stesso di vedere le cose per ciò che sono e non per come ti senti. Le emozioni viziano il modo in cui vedi l’altro e non ti consentono di contestualizzare. Una volta che il volume emotivo è rientrato, allora puoi comprendere davvero le tue intenzioni e scegliere le parole per dare vita a conversazioni costruttive.

Nella risposta, ci vuole più corteccia prefrontale e meno amigdala

Quando qualcuno che stimiamo ci offende, il nostro mondo interiore crolla. E’ naturale voler reagire: a livello neurale è l’amigdala che ti spinge verso l’azione (reattività agli stimoli emotigeni), ma siamo dotati di una struttura altrettanto potente, la corteccia prefrontale. Quando ti senti sopraffatto dall’offesa, rallenta, aspetta e confida nelle tue strutture corticali frontali, è qui che risiedono le capacità cognitive superiori: la riflessione, il controllo degli impulsi, il ragionamento, la progettualità, la memoria di lavoro…

La corteccia prefrontale è il tuo miglior alleato: un’attenta riflessione potrebbe evitare di trascinarti in una discussione ancora più dolorosa dell’offesa che hai subito. Se resisti a questo concedi a te stesso la possibilità di convalidare i tuoi bisogni in modo funzionale. In più, è da ogni scambio nella relazioni che capisci se vale la pena preservare quel rapporto.

Difendi te stesso e metti in discussione l’altro

Difendere te stesso è tuo dovere (oltre a essere un tuo diritto), ecco perché in ogni relazione diviene importante scandire dei confini in modo assertivo. Al momento dell’offesa, per concederti tempo e al contempo mettere in discussione l’altro, prova a chiedere spiegazioni. Dopo l’offesa, prova a porre una domanda, in modo calmo e chiaro: «cosa mi hai detto?» 

Rispondere con una domanda chiara e pacata, mette in evidenza l’assurdità delle parole altrui e la sua mancanza di tatto. In questo modo, anche l’altro avrà la possibilità di riconsiderare le sue intenzioni e valutare il danno che sta causando.

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