Come smettere di pensare a un amore perduto

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Le separazioni non sono mai facili da digerire. Non riusciamo a mandarle giù come faremmo con un boccone amaro. Si fermano alla gola e ti tolgono il fiato, ti deprivano di tutto. Ti svuotano completamente perché prima, in qualche modo, quella persona era riuscita a riempirti. Ecco perché è difficile lasciare andare un amore perduto. In una cosa, però, le separazioni sono magistrali: possono mostrarti chi sei veramente, possono svelarti le tue ferite del passato e ancora di più, possono insegnarti a fare affidamento alle tue risorse emotive.

Riflettere su come la perdita di un amore ti ha colpito e imparare a dare priorità ai tuoi bisogni, può aiutarti a superare la separazione e finalmente restituirti a te stesso. Già, perché a volte vivi come se tu non ti appartenessi, come se fossi già destinato a qualcuno di diverso, che non sei tu. Questo concetto è molto complesso e ci torneremo più avanti, proseguiamo per gradi e ripercorriamo le fasi della tua rottura, dalla notizia a oggi.

Trova una risposta quando puoi, lascia andare quando non puoi

Quando una relazione finisce, molte persone si perdono dietro i perché. È naturale interrogarsi sulle dinamiche che hanno condotto al capolinea, è meno naturale, però, rimanere intrappolati in quei dolorosi perché. Prova un po’ a scavare nei tuoi ricordi, ritorna a quelle prime settimane dopo la separazione; queste domande ti suonano familiari?

  • Perché proprio a me?
  • Come ha potuto farmi questo?
  • Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo dolore?
  • Perché non mi ama?

Queste domande sono destinate a rimanere senza risposta. Il motivo? non puoi controllare ciò che gli altri provano per te, non puoi controllare ciò che gli altri fanno. Puoi solo reagire di conseguenza, puoi solo lasciare andare quando ti ferisco. Le domande che ho elencato risuonano potenti e dolorose quando alle spalle abbiamo già vissuto una delusione d’amore. Non parlo di un amore passionale ma della forma d’amore incondizionata che tutti noi avremmo dovuto conoscere da bambini ma che spesso ci è stata negata. Quando siamo piccoli, siamo vulnerabili, completamente in balia delle cure genitoriali e così, viviamo in modo assolutistico, l’amore che i nostri genitori dovrebbero garantirci. Il problema insorge quando cresciamo con un genitore incapace di amare, che non è in grado di offrirci l’accettazione, la stabilità e la stima di cui abbiamo bisogno per crescere sicuri. È infatti durante l’infanzia che iniziamo a porci queste domande, anche se all’epoca avevano sfumature diverse, facevano comunque riferimento a un amore non corrisposto.

Quelle domande, infatti, sono un modo che abbiamo appreso per coccolarci ma, purtroppo, celano una trappola: sottendono uno status di impotenza e nessun adulto è davvero inerme. Quando siamo bambini, è vero, siamo letteralmente in balia degli eventi e dei nostri genitori. Per un bambino che sente di aver subito un’ingiustizia, è del tutto naturale chiedersi «cosa ho fatto di male per meritarmi questo?». Il bambino dà per scontato che se gli succede qualcosa di brutto è perché lo merita. Se la mamma non lo ama, crede che è colpa sua, che non è abbastanza. Se il papà non sta mai a casa e non gioca con lui, crede che non merita la sua presenza. Da adulti, se ci succede qualcosa di brutto, dovremmo capire che ciò non avviene affatto perché l’abbiamo meritato, purtroppo la vita è molto più complessa di così. Ecco perché ancora una volta voglio ricordarti che non puoi controllare i sentimenti degli altri.

Se qualcuno è incapace di amarti, dipende da lui/lei, non certo da te!

Se qualcuno non sa amarti, questa mancanza d’amore non ti rende non amabile, non ti rende una persona rifiutata… semplicemente, le vostre strade devono dividersi perché tu meriti di stare con qualcuno che sappia amarti. Affinché questo accada, però, hai bisogno anzitutto di imparare ad amarti. E qui torniamo al concetto di appartenere a se stessi. 

Molti di noi vivono la propria vita subordinati a… a un amore, a un riscatto, a una meta, al raggiungimento di uno standard idealizzato… Questo significa vivere la vita in funzione di una ferita. Il problema è che tutto ciò che ha inizio per colmare una mancanza, causerà ulteriore perdita, causerà ulteriore dolore. Prima di iniziare qualsiasi cammino, dovremmo imparare a colmare da sé le nostre mancanze. Non è affatto impresa facile ma è l’unica via che può portarci al vero appagamento. Puoi cominciare proprio dalla tua sofferenza.

Esplora il tuo dolore

Come premesso, le separazioni possono logorarci. Anche dopo anni dalla chiusura di una relazione, potrebbe permanere un forte, fortissimo senso di solitudine che non accenna a staccarsi dalla nostra pelle. Allora inizia da lì. Cosa ti racconta quel senso di solitudine? Sai, la solitudine racconta spesso di un passato in cui ci siamo sentiti incompresi, in cui nessuno ha mai davvero ascoltato i nostri bisogni. Allora adesso ripensa alla storia che avevi con chi non riesci a lasciare andare. Quella persona ti ascoltava davvero? Comprendeva i tuoi bisogni? Li rispettava? L’idea che avevi di lui/lei, coincideva con ciò che lui/lei era realmente? A volte, sentiamo la mancanza di qualcosa che esisteva solo nella nostra mente. Ci aggrappiamo a quell’idea più che a una persona, ecco perché non riusciamo a dimenticare un ex.

Non dimenticandolo, vivendo nel senso di solitudine o nella rabbia, rimaniamo bloccati al capolinea. Non riusciamo ad andare avanti perché non vogliamo accettare la perdita. Perché accettare la perdita ci fa così paura? Perché da soli crediamo di non farcela, perché non abbiamo mai imparato ad appartenere prima di tutto a noi stessi.

Cosa puoi fare per te

Come scrivo spesso, impariamo ad amarci nella misura in cui siamo stati amati. Impariamo ad ascoltarci nella misura in cui siamo stati ascoltarti e a dedicarci cure, proprio come i nostri genitori ci hanno mostrato quando eravamo piccini. Capirai subito che se siamo cresciuti nella piena trascuratezza emotiva, è chiaro che non riusciamo ad ascoltarci, a comprenderci e ancora di più, autoaccudirci. Eppure, possiamo fare tantissimo per noi stessi.

Tu puoi fare, per te, molto di più di ciò che già fai. Puoi dedicarti quelle attenzioni, quelle cure e quell’ascolto che ti sono sempre stati negati. Puoi iniziare ad autoaccudirti come nessuno ha fatto mai. Solo così riuscirai a lasciare andare quell’amore non corrisposto e inizierai finalmente ad appartenere a te stesso. Siamo bravissimi a prenderci cura degli altri, siamo molto meno bravi quando quelli da accudire siamo noi. Nel mio nuovo libro «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», parlo molto di relazioni disfunzionali ma, ancora di più, ti spiego cosa puoi fare per te stesso per guarire da qualsiasi ferita, imparare ad ascoltarti e porti al centro della tua vita.

Iniziando a investire su di te, sulle tue risorse psicoaffettive e soprattutto, iniziando a conoscerti per ciò che sei realmente, smetterai di sentire che la tua vita scorre in direzioni indesiderate perché sarai tu a condurla dove vorrai. Non si tratta di una mera utopia, ma come premesso e non smetterò mai di ricordarti: sono molte le cose che puoi fare per te stesso che nessuno ti ha mai insegnato! Anzi, che nessuno ti ha mai insegnato fino al 4 luglio. Ancora per pochissimi giorni. È, infatti, a partire dal 4 luglio che il nostro manuale di psicologia «d’Amore ci si Ammala, d’AMORE si Guarisce» sarà disponibile in tutte le librerie d’Italia. Intanto puoi partecipare al pre-ordine su Amazon, da questo indirizzo.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli e dell’attesissimo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
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