Come superare un lutto, i consigli dell’esperto

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

come superare un lutto
Circa 34.000 i decessi per coronavirus in Italia e, anche a prescindere dalla pandemia, ogni giorno qualcuno di noi perde una persona cara. Una domanda lecita in questi casi è: come superare un lutto? Parliamo di elaborazione del lutto con declinazioni sane o patologiche.

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Il lutto come scompenso psicologico

L’elaborazione del lutto è un processo molto complesso che richiede il suo tempo. Lo stesso Freud, consultato da una signora che lamentava umore depresso a seguito della morte del marito, affermò: “Signora, lei non ha una nevrosi, ha solo subito una disgrazia”.

Nel parlare di depressione, lo stesso Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM V) prende in considerazione l’esistenza di una “depressione” non patologica, legata a perdite e fallimenti. In altre parole, soffrire per la perdita di un proprio caro è del tutto naturale. Quando la sofferenza diventa patologica?

Quando la reazione depressiva supera certi limiti in termini di intensità e durata si parla di lutto patologico. In caso di lutto patologico, oltre che interrogarsi su come superare un lutto, sarebbe opportuno ricorrere all’aiuto di uno psicoterapeuta.

Un lutto può rappresentare uno scompenso che può mettere in crisi il normale “funzionamento psicologico” inducendo la comparsa di disturbi mentali come:

Elaborazione del lutto

Molti autori suddividono l’elaborazione del lutto in diverse fasi. A prescindere dall’approccio teorico, lo scopo dell’elaborazione del lutto consiste in una riorganizzazione del sé, dei propri valori, degli affetti e dell’intera esistenza.

Una “mente sana”, con ottime risorse emotive, ben inserita nel suo ambiente sociale e circondata di affetti, a seguito di una perdita riesce a elaborarla attraverso un doloroso processo che arriva all’accettazione degli scopi compromessi (della persona perduta) e al reinvestimento in altri scopi (o affetti). Il lutto è un processo doloroso perché la persona persa è spesso percepita come “insostituibile” e il danno subito “irreparabile“. E’ naturale attraversare una fase depressiva.

Quanto più il bene perduto ha valore per la persona, tanto più il processo di elaborazione diviene intenso e doloroso. 

La depressione è legata alla consapevolezza che qualsiasi sforzo non servirà a riavere la persona perduta. Dalla disperazione si può passare a una nuova riorganizzazione: per superare il lutto si rileva necessaria l’accettazione della definitiva perdita. E’ a partire dall’accettazione che la persona può reinvestire in altri scopi/affetti.

Nel DSM V si parla di disturbo da lutto complicato. I sintomi normali riscontrati in ogni lutto sono: rabbia, agitazione, confusione, disorientamento, momenti di colpa, disinteresse per le attività piacevoli e per il futuro. Quando si parla di “lutto complicato”, l’aspetto centrale per la diagnosi è la durata dei sintomi.

Il lutto complicato

La mancata elaborazione del lutto può essere molto pericolosa: in primis può restituire una risposta depressiva che potrebbe cronicizzarsi.

Quando si passa dal lutto alla depressione conclamata, probabilmente chi sta vivendo un lutto aveva già fragilità di fondo o una storia depressiva pregressa. Le persone più fragili hanno maggiori difficoltà ad elaborare un lutto.

Nella mancata elaborazione del lutto si verifica un arresto nella fase depressiva a causa del quale la persona non è in grado di accettare la perdita e gli scopi compromessi. La ragione della mancata elaborazione del lutto andrebbe ricercata nella propria storia personale e in caratteristiche come:

  • tendenza a rimuginare,
  • spiccato senso critico (auto-critico),
  • tendenza a confondere gli stati interni con quelli esterni,
  • scarse risorse emotive,
  • bassa resilienza,
  • immagine di sé compromessa dalla perdita,
  • scarso valore di sé,
  • difficoltà nell’investire in altri scopi,
  • a seguito del lutto, la persona non riprende le attività che svolgeva prima della perdita.

Il fattore “tempo” gioca un ruolo cruciale nell’elaborazione del lutto. La grande maggioranza delle persone che si confronta con la perdita di un caro, entro circa 12 mesi, presenta un ritorno a livelli di funzionamento psicologico confrontabili a quelli pre-lutto. In questo arco temporale si parla di “lutto normale“: nel tempo si notano diversi stati mentali (rabbia, rassegnazione, disperazione, umore sotto-tono) che si susseguono e una progressiva diminuzione nell’intensità della reazione depressiva che tende a risolversi.

Nel lutto patologico si ha la cristallizzazione della reazione acuta al lutto che può perdurare per anni e invalidare la vita di chi ne soffre.  Una metanalisi del 2017 (Lundorff e collaboratori) stima una prevalenza del 9,8% del lutto complicato tra gli adulti che perdono un caro.

Come superare un lutto

I clinici, per indicare un lutto complicato usano termini come: lutto non risolto, lutto inibito, lutto non elaborato, lutto traumatico o non accettazione della perdita. Il termine “non accettazione della perdita” può essere molto emblematico. Per superare un lutto, infatti, è necessario lavorare su quelle che sono le credenze che inibiscono la capacità di accettare la perdita.

Per un genitore, accettare una realtà che dice “mio figlio è morto e non tornerà più” è un passo arduo. Analogamente, per un figlio, accettare l’idea “mia madre è morta e non la vedrò mai più” configura un quadro drammatico (appunto, inaccettabile). Elaborare un lutto, a prescindere dal grado di parentela della persona persa, significa accettare totalmente l’ineluttabilità della morte. Ci si allontana da questa accettazione paradossalmente per “non perdere ulteriormente la persona perduta“.

Ad aggravare l’elaborazione del lutto vi è il ruolo auto-critico di chi l’ha subito. Se la persona si critica per le sue reazioni al lutto, la prognosi peggiora. Durante il periodo di lutto è del tutto normale avere difficoltà lavorative e una bassa produttività, tuttavia, alcune persone tendono a condannarsi e a criticare la propria difficoltà emotiva.

Per consentire l’elaborazione del lutto è opportuno esaminare quali sintomi e “strategie” di coping rendono il soggetto più vulnerabile al lutto complicato.

Elaborare pienamente il concetto: “ho perduto per sempre una persona amata e questo genere di perdita è un fatto della vita normale” può attivare reazioni funzionali e, progressivamente, ridurre il contatto con la sofferenza.

Dare significato al dolore

Dare significato al dolore che si sta sperimentando e assegnare un senso alla perdita, può aiutare a superare un lutto. Il gap si genera quando viviamo la morte come un’idea intollerabile e non come una tappa naturale della vita.

“Non voglio neanche immaginarlo”, “Non voglio sentirne neanche parlare…” – Sono frasi tipiche che pronunciamo quando si parla di morte. Il problema è che per sfuggire all’idea della morte (ottenendo un momentaneo sollievo) investiamo molte energie e ce ne distacchiamo integralmente tanto che nel tempo assumiamo credenze che ci impediscono di arrivare all’accettazione di questa evenienza.

Facciamo di tutto per sfuggire alla piena rappresentazione dell’evento e quando questo ci colpisce da vicino, diventa tutto più difficile soprattutto perché la morte rappresenta l’arresto della propria esistenza oppure “un qualcosa” che ci sottrae una persona amata.

Il dolore legato a questa rappresentazione si cristallizza a causa della mancata accettazione della realtà. L’integrazione di una perdita nel proprio sistema di significati correla con una buona elaborazione del lutto.

Questo ci spiega perché diversi studi evidenziano una correlazione tra buon superamento di un lutto e capacità di dare un senso religioso (o spirituale) alla perdita. La spiritualità educa all’accettazione della morte come parte naturale della vita. La religiosità educa alla resilienza e alla fiducia nell’avvenire.

Preso atto che la morte è un qualcosa di doloroso ma naturale, si può comprendere che sorridere e cercare di distrarsi non è più o meno giusto che piangere o rimuginare sull’affetto perduto, tuttavia, sono azioni da promuovere per continuare a onorare la vita.

Ogni giorno della nostra esistenza dovremmo provare a vivere rispettando noi stessi, e questo significa tentare di andare avanti anche quando il dolore sembra insormontabile.

Ho perso una persona amata e questo è un fatto della vita normale, riesco ad accettarlo e conserverò per lei sempre un posto nel mio cuore”. 

Una sono confronto con la realtà, circondarsi di affetti, tentare di distrarsi, incoraggiare nuove esperienze positive… sono tutti atteggiamenti che aiutano a superare il lutto.

Come superare un lutto quando si evita il dolore (isolamento, rabbia e ingiustizia subita)

Nessuno può capirmi” oppure “La mia perdita è troppo ingiusta per accettarla“, sono frasi classiche che celano, ancora una volta, il rifiuto della perdita: torniamo al tema della mancata accettazione. In questo caso viene messo in atto un evitamento per allontanarsi dall’elaborazione del lutto. Focalizzandosi sull’ingiustizia subita, non ci si focalizza sul dolore emotivo intenso della perdita. Paradossalmente, si sta male per non correre il rischio di stare peggio.

Altre forme di “evitamento del lutto” consistono nel ritiro sociale o nell’evitare sistematicamente qualsiasi luogo o attività che possa essere ricollegata al defunto. Isolarsi per non affrontare la vita “senza la persona amata” ha l’effetto di di aumentare la gravità della perdita.

Anche in questo caso vale quanto detto in precedenze: ogni giorno abbiamo l’obbligo verso noi stessi di rispettarci. Questo comporta l’obbligo di prendersi cura di sé e auto-rassicurarsi. In presenza di fattori di vulnerabilità o se non riesci a comprendere come superare un lutto, rivolgiti al tuo psicoterapeuta di fiducia.

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