Tutti commettiamo errori ma ognuno reagisce in modo diverso. C’è chi si giustifica, chi non li accetta e quindi non ammette di aver sbagliato e chi, invece, è un autocritico DOC e sta a sottolineare ogni piccolo sgarro, anche quello meno influente.
A mettere in evidenza gli errori che commettiamo è il nostro giudice interiore. Anche se, in realtà, il giudice interiore non si occupa solo dei nostri sbagli ma è un occhio vigile a 360° sulla nostra esistenza.
Per molti di noi, il giudice interiore è un’enorme figura ingombrante che ci vorrebbe perfetti, o meglio, che ci vorrebbe secondo la sua idea di perfezione.
Ognuno di noi ha il suo giudice interiore: c’è chi lo ascolta, chi lo alimenta e chi si lascia condizionare l’intera esistenza; è il nostro giudice interiore a dettare le reazioni che abbiamo quando sbagliamo o semplicemente quando potevamo fare di meglio, praticamente ogni giorno della vita!
Quando commettiamo un errore, piccolo o grande che sia, la nostra prima reazione consiste nel darci la colpa. Si tratta di un meccanismo normalissimo che quando svolto nel modo sano ci consente di imparare dai nostri errori.
Purtroppo tale meccanismo non si svolge sempre nel modo sano, al contrario, talvolta innesca un desiderio più o meno consapevole di autopunirsi.
Quando proviamo vergogna o ci sentiamo in colpa, è perché il giudice interiore sta puntando il dito contro di noi.
Il Giudice interiore, amico o nemico?
Il giudice interiore non è necessariamente una figura malvagia. Per semplificare il tutto possiamo parlare di “giudice interiore amico” e “giudice interiore nemico“.
Il giudice interiore amico elabora e dà un feedback coerente e incoraggiante. Cerca di innescare miglioramenti allineati con le nostre reali esigenze e affini alle nostre capacità.
In base al rapporto che abbiamo con il nostro giudice interiore possiamo avere le più disparate reazioni nei riguardi della vita. Un giudice interiore amico ci renderebbe propositivi, forti, pronti a migliorare e autoconsapevoli delle nostre capacità autentiche.
Il giudice interiore nemico ci dà standard improponibili e difficili (se non impossibili) da rispettare. Nei casi più estremi è pronto a puntare il dito sul nostro operato senza badare ne’ a circostanze ne’ alla fattibilità dei suoi standard. Così ci ritroviamo a pensare a un miliardo di “avrei dovuto“: avrei dovuto fare più attività fisica, avrei dovuto studiare di più, dovevo essere più preparata, potevo fare di meglio e invece…
Un giudice interiore nemico ci fa sentire vittime delle vita e delle circostanze, può renderci aggressivi, ricchi di pregiudizi, prevaricatori, colpevolizzanti ma anche auto-punitivi e costantemente insoddisfatti di sé.
Come trasformare il giudice interiore nel nostro più prezioso alleato
Una volta chiarito il ruolo e la posizione del giudice interiore, passiamo alla pratica. Cosa possiamo fare per rendere cooperativa la convivenza con il nostro giudice interiore? Ecco degli atteggiamenti costruttivi molto facili da dire ma difficili da attuare, voi però…. PROVATECI!
Auto-condanna: è dannosa e non serve
La prima cosa da fare è capire e accettare che l’auto-recriminazione non è utile e non vi condurrà da nessuna parte. Perché investire energie in una cosa inutile e dannosa? L’auto-condanna non vi consente neanche di imparare dall’errore, quindi probabilmente se non elaborate in modo corretto potrete ricadere nel medesimo errore.
Auto-stima: miglioratela!
L’autostima è inversamente proporzionale alla severità del nostro giudice interiore. Più alta sarà l’autostima e più complice e amico sarà il nostro giudice interiore. Curate l’autostima! Per saperne di più: Indicazioni psicologiche per migliorare l’autostima.
Auto-analisi: assumente un diverso punto di vista
Il punto di vista che avete su voi stessi corrisponde a ciò che pensa il vostro giudice interiore ma… il vostro giudice interiore non è il depositario della verità. Provate ad assumere un punto di vista differente, una persona esterna, cosa penserebbe di voi e del vostro operato? Se proprio non riuscite ad assumere autonomamente un differente punto di vista, parlatene con un amico.
Auto-compassione: siate gentili con voi stessi
Non ci mettete molto a essere gentili e accondiscendenti con un estraneo ma con voi stessi la musica cambia. Una buona strategia consiste nell’immaginare che dentro di voi alberga un bambino molto piccolo; curate il vostro dialogo interiore evitando di dire qualcosa che potrebbe ferire quel bambino, esercitate la vostra auto-compassione.
Auto-consapevolezza o mindfullness
A volte i sensi di colpa potrebbero indurre a pensare che se potessimo tornare indietro nel tempo agiremmo diversamente. L’autoconsapevolezza ci aiuta a capire che in quel momento, quando abbiamo commesso quel terribile errore si avevano determinate conoscenze e le circostanze ci hanno indotto a una scelta che poi si è rivelata sbagliata.
Il termine mindfullness in psicologia significa essenzialmente “consapevolezza” dei propri pensieri, azioni e motivazioni. Imparate a familiarizzare con sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni. L’autoconsapevolezza è difficile da raggiungere, qualcuno presume di averla ma bisogna lavorarci molto. E’ grazie autoconsapevolezza che possiamo capire realmente il nostro valore e il valore reale dei nostri errori.
Auto-critica costruttiva
L’autocritica è essenziale per poter migliorare ma fate in modo che sia sempre costruttiva e non auto-colpevolizzante. L’autocritica distruttiva non fa altro che abbassare ulteriormente la vostra autostima e irrigidire il vostro giudice interiore.
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirmi sulla mia pagina di facebook “Psicoadvisor“, aggiungermi su Facebook o tra le cerchie di Google+