Come usare il tuo passato per migliorare il tuo presente

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

I ricordi servono a tracciare la storia della nostra vita, a trasmetterci insegnamenti importanti, a definire ciò che siamo o ciò che vogliamo essere oggi. Eppure, con immensa ingenuità, usiamo la nostra memoria in modo marginale, magari per far emergere un senso di nostalgia nel ricordare i bei tempi andati, per memorizzare numeri, liste della spesa, pin del bancomat e altre nozioni utili… ma la nostra memoria è molto più di questo! È la nostra memoria a definire chi siamo e a tracciare, in modo silente, il nostro cammino.

Quello che spesse volte noi chiamiamo destino, in realtà, altro non è che una mappa pre-costruita nella nostra «memoria implicita», è uno schema che abbiamo appreso inconsapevolmente, da qualche parte nel nostro passato e che, nel presente, riproponiamo trasformandolo in realtà, forgiando il nostro percorso e, chiamandolo, “destino“. Ma facciamo un passo indietro. Prima di parlare di schemi e di memoria implicita, torniamo ai ricordi consapevoli.

Rifletti sui tuoi ricordi

Ricordare è un termine molto suggestivo, deriva dal latino «recordari» e significa «riportare al cuore». Quando ricordi, riporti al tuo cuore qualcosa di te. Nella tua vita quotidiana, cosa richiami al tuo cuore? Ecco, prova a riflettere sui contenuti passati che riproponi alla tua mente. Quando ricordi il tuo passato, lo fai per soffermarti su ricordi piacevoli o spiacevoli? Il contenuto di ciò che riporti al cuore, parla dei tuoi successi o dei tuoi fallimenti? Parla di abbandoni o conquiste? Senso di uguaglianza e stima o inadeguatezza e inferiorità?

La tua tendenza a ricordare il passato potrà svelarci il modo in cui tu ti approcci al presente e al futuro, potrà raccontarci molto su chi sei e… di cosa hai paura! Per esempio, se la tua mente tende a richiamare spesso figuracce, soffermarsi sui fallimenti e sulle ingiustizie subite, probabilmente anche quanto ti proietti al futuro non lo fai con serenità. La tua mente, nel presente, può rimuginare sugli imprevisti del futuro, sulle preoccupazioni, su cosa andrà storto, sulle ingiustizie che potrai subire (…). Già, perché il modo in cui tu ricordi il tuo passato si riflette sul modo in cui tu pensi e ti proietti al futuro. Ecco come si scandisce il tuo destino: lo costruisci tu pensiero dopo pensiero, o peggio, timore dopo timore.

Non faccio riferimento a teorie campate in aria o stregoneria, parlo piuttosto di un fenomeno ben documentato in ambito scientifico. Tale fenomeno è stato definito in tanti modi: teorema di Thomas, effetto Rosenthal, effetto Pigmalione e… indubbiamente, il nome più suggestivo, la profezia che si autoavvera.

I tuoi pensieri sono come profezie

Si tratta di un fenomeno documentato con più e più esperimenti, che riguarda l’insieme dei meccanismi mentali che fanno sì che determinate nostre aspettative si avverino. Come premesso, anche in ambito sperimentale, è stato dimostrato che una modalità mentale che mettiamo in atto, tenderà poi a confermare le nostre credenze consce o inconsce e pregiudizi. Il concetto di profezia che si autoavvera può essere riassunto con un’unica frase: «se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze» – William Thomas e Dorothy Swaine.

Facciamo un esempio pratico e ri-agganciamolo ai nostri ricordi. «Io mi sento inadeguata e così ho un’idea di me come non all’altezza della situazione, anzi, nelle conversazioni con determinate persone, sperimento spesso un senso di disagio. Alla base di tutto questo sentirmi inadeguata, vi è un uso ricorsivo dei miei ricordi: rimugino spesso sulle brutte figure fatte, sulle parole dette e talvolta mi sorprendo a pensare ai fallimenti di 2 o 3 anni fa! Nella mia vita quotidiana cerco di tenere tutto sotto controllo e, in vista di un evento importante, la tensione sale.

Quando esco con una nuova comitiva penso sempre che gli altri mi giudicheranno e, con questa premessa, sarò indotta ad assumere un atteggiamento difensivo. Le mie sensazioni e pensieri avranno un effetto sul prossimo: i miei potenziali nuovi amici saranno indotti dal mio atteggiamento a reagire con freddezza o antipatia, così, la mia premessa iniziale (mi giudicheranno male!) sarà poi confermata. Una profezia che si autoavvera.»

Naturalmente, nel portare avanti i nostri schemi mentali non ci rendiamo conto di ciò che stiamo facendo e di come questi possono condizionare le reazioni altrui e gli eventi che ci interessano. Non abbiamo la minima cognizione che siamo noi a provocare quelle reazioni! Un po’ come un genitore che ritiene e tratta il figlio come un pelandrone debosciato, pensiamoci su, un figlio che riceve quel trattamento, non sarà di certo invogliato alla produttività e alla vita intellettuale! Diventerà ciò che il genitore vede in lui. Anche tu, per certi aspetti, sei diventato ciò che i tuoi genitori vedevano in te. Si è trattato di un apprendimento implicito che risiede lì, nella tua memoria inconsapevole.

La memoria implicita definisce chi sei

C’è chi, nel suo percorso di vita, ha imparato a nutrire fiducia in sé e nell’altro, a essere assertivo, a comunicare con calma e aspettarsi rispetto. I suoi ricordi e i suoi atteggiamenti, innescheranno una serie di profezie favorevoli per il percorso di crescita personale. Poi, c’è chi, nel suo percorso di vita, ha imparato a nutrire sfiducia in sé e nel prossimo, ha appreso che, per quanti sforzi potesse fare, la realtà è dura e immodificabile. Ecco che con il suo atteggiamento, innescherà una serie di eventi sfavorevoli per il suo benessere. Tutto parte da un apprendimento che risiede lì, nella nostra memoria.

La memoria implicita è alla base di tutto ciò che sei e che pensi, di ciò che scegli di ricordare consapevolmente, di ciò che senti e percepisci, che dici e che fai. È anche alla base del tuo stile comunicativo. Non credi a ciò che sto scrivendo? Bene. Allora soffermati a pensare alle frasi che pronunci. Anche le parole che scegli sono il frutto di un apprendimento implicito. Facciamo qualche esempio.

  • «Devi, che ti piaccia o no…!»
  • «Ciò che si deve fare è…»
  • «È così e basta!»
  • «Non pensare questo»

Se ci fai caso, queste frasi hanno una cosa in comune, non permettono alcuna scelta all’interlocutore. Sono imposizioni, sottendono un pizzico di prepotenza, tipico di chi ha implicitamente appreso che se non s’impone sull’altro, l’altro prenderà il sopravvento. Questo apprendimento è stato mediato nella propria famiglia di origine, dove probabilmente vigeva un’educazione gerarchica che vedeva i figli subordinati ai genitori.

  • «Non importa»
  • «Va bene così»
  • «Fai tu»
  • «Per me va bene tutto»

Anche frasi come queste riflettono un apprendimento che risiede nella tua memoria implicita. Il tema portante è quello della persona che si fa piccola piccola per non dar fastidio. Nella sua famiglia d’origine, l’unica strategia che le ha consentito di «adattarsi», consisteva nell’essere invisibile, dare meno fastidio possibile. Così ha appreso che «va bene così, non importa quanto io stia male… va bene». Un apprendimento che autolimitante, che sicuramente nel passato serviva a mantenere la pace in famiglia, ma che oggi non ha più motivo di esistere, perché tutti hanno diritto a stare davvero bene!

«Incontro sempre la persona sbagliata»

Questi riportati sono solo alcuni esempi di come gli apprendimenti che risiedono nelle nostre memorie condizionano la nostra vita. Molte persone sono arrabbiate con il destino perché «incontrano solo persone sbagliate». Spesso è la nostra memoria implicita a proiettarci verso un “partner prototipico” che, a livello consapevole, non ha le caratteristiche che vorremmo. Per esempio, desideriamo un partner premuroso, sicuro, ironico, che possa garantire intimità e complicità… tuttavia, orientiamo poi la nostra scelta verso un partner emotivamente poco disponibile. Ci innamoriamo addirittura di una persona che non rispecchia il nostro ideale. Questo succede quando in noi ci sono vissuti irrisolti e questi, avrai ormai capito dove risuonano… nella nostra memoria implicita!

Come usare i tuoi ricordi per diventare la migliore versione di te oggi

Se è vero che gli apprendimenti del passato possono remarci contro, è altrettanto vero che, nel presente, possiamo fare nuovi apprendimenti che possano orientarci al meglio nella vita. Da dove iniziare? Proprio dai nostri ricordi, ma questa volta usandoli in modo consapevole e mirato!

Ripensa all’ultima volta che ti sei sentito soddisfatto di te, che hai sorriso per un traguardo raggiunto o un obiettivo centrato. Non commettere l’errore di pensare a grandi imprese! Basta qualcosa di semplice: un disegno che hai finito, un pomeriggio in cui ti sei sentito in pace con te stesso, una sessione di esercizi in palestra… Qualsiasi cosa che, in qualche modo, ti ha fatto sentire soddisfatto di chi sei. Prendi questo episodio e riportalo al tuo cuore più e più volte. Proprio come faresti involontariamente con un pensiero ossessivo! Questa volta, però, usi la tua volontà.

Ripensa a quanto ti sei sentito gratificato di te in quel frangente. Fissa bene quella sensazione nella tua mente. Per farlo, poniti in un ambiente calmo, in una situazione di rilassatezza e chiudi gli occhi. Lascia che la tua mente vaghi fino a fermarsi su quella sensazione di soddisfazione personale. Questa rievocazione andrebbe fatta almeno una volta al giorno. Una volta fissato al meglio il senso di gratificazione personale, questo sarà pronto all’uso al momento del bisogno.

Come? Potrai rievocare quella sensazione ogni volta che, nella tua mente, emergeranno pensieri intrusivi che vogliono farti credere che non sei abbastanza, che sei sbagliato o che non puoi farcela. Quando stai per gettare la spugna o incontri qualcuno che vuole farti credere che non hai valore. Quella sensazione, ben fissata, sarà la tua scialuppa. Perché se ti sei sentito soddisfatto di te anche solo una volta nella vita, allora potrai esserlo ancora e ancora, potrai ripartire da lì, da quel ricordo e da quella sensazione, per coltivare nuovi modo di esser e sentire.

Esercizi psicologici per definire chi sei

Sono molti gli esercizi di crescita personale che puoi fare sfogliando un vecchio album di ricordi o, semplicemente, usando l’immaginazione! Quello che ti ho appena riportato è il più semplice ed è tratto dal mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» edito da Rizzoli. In questo libro approfondisco in dettaglio come il nostro passato sta condizionando il nostro presente, deprivandoci di tante preziose opportunità. Il problema è che quando veniamo al mondo siamo del tutto indifesi e apprendiamo chi siamo da come ci trattano gli altri. Un apprendimento che si fissa nella nostra memoria e che, come abbiamo visto, finisce per definire davvero chi siamo, anche se quelle modalità di “essere” in realtà non parlano affatto di noi, ma solo di come siamo stati trattati!

Pochi di noi hanno avuto la fortuna di essere costantemente valorizzati. Tutte le volte che gli altri non hanno creduto in noi, ci hanno insegnato a non farlo! Le volte che gli altri ci hanno umiliati e scherniti, ci hanno insegnato a essere timorosi e sfiduciati. Famiglia, amici di scuola, insegnanti… ci hanno implicitamente insegnato a metterci da parte, a svalutare il nostro valore intrinseco, a ignorare l’immenso potenziale che ci portiamo dentro.

Da adulti abbiamo la possibilità di riscattarci, di guardarci per ciò che siamo e che possiamo essere! Abbiamo la possibilità di liberarci da zavorre emotive e dai condizionamenti, ci mancano solo gli strumenti giusti per farlo. Nel mio libro «d’Amore ci si ammala, d’Amore si guarisce» ho provato a raccogliere e mettere a disposizione, tutti quegli strumenti psicologici indispensabili per garantirci la rinascita che meritiamo! Lo consiglio caldamente, da lettore a lettore. Lo trovi a questo indirizzo amazon o in qualsiasi libreria.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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