Come vive l’amore chi ha sofferto troppo

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Sai che la comunicazione verbale rappresenta solo il 7% degli scambi che medi con gli altri? Ciò significa che il 93% degli scambi si verificano al di sotto della soglia di consapevolezza. Nella vita siamo consapevoli di ben poche cose. Sai perfettamente come ti chiami, quando sei nato, dove hai studiato e persino qual è il tuo cibo preferito, tuttavia, difficilmente sei consapevole del perché sei attratto da un certo tipo di persona. Difficilmente sai perché ti metti in determinate situazioni, oppure perché hai voglia di cambiare la tua vita ma finisci per fare sempre le stesse scelte.

Le ferite affettive dell’infanzia rappresentano una condizione che accomuna tutti noi

Da bambini siamo vulnerabili e soggetti a subire dei traumi o delle ferite che si depositano nella parte più profonda dell’essere. Ogni ferita genera uno stato di sofferenza cui bisogna provvedere con dei sistemi di difesa. Tutto ciò fa parte del processo della crescita umana. Diventiamo persone mature quando siamo capaci di elaborare i vissuti dolorosi in una crescita umana verso l’autenticità dell’essere. Ciò significa essere in grado di abbandonare le vesti del passato per indossare quelle del presente. Quando il nostro bambino interiore rimane in attesa di ricevere ciò che i genitori (per una loro immaturità psicoaffettiva) non hanno saputo trasmetterci, corriamo il rischio di spostare questa attesa nei confronti di un partner o, ancora peggio, nei figli.

In teoria, quando si ama una persona “sofferente” questa dovrebbe essere ben contenta e disponibile (se corrispondiamo ai suoi gusti, ovviamente!). Poiché in genere si è sentita amata poco e/o male, viene da pensare che reagirà positivamente all’essere amata. In realtà spesso non funziona così. Ripensando a questo tipo di situazioni, ho identificato due dinamiche fondamentali che possono accadere, due tipi di reazione a cui la persona “ferita” tende: risentimento oppure gratitudine.

L’atteggiamento di risentimento nelle persone ferite

Questa reazione è la più frequente nelle persone ferite. E non a caso: il dolore, le delusioni, le frustrazioni generano ovviamente una reazione emozionale negativa. E’ normale che una persona “ferita” provi rabbia e risentimento. Il problema è quando la persona, invece di reagire creativamente e superare quello stato, rimane abitualmente nel risentimento, che diventa l’attitudine con cui si approccia al mondo (e specialmente alle relazioni).

In questi casi, spesso è come se le nuove persone che incontra (e specialmente i nuovi partner) debbano “risarcirla” per i guai passati, o “pagare” per le sofferenze da lei subite in precedenza (come per vendicarsi). A volte la persona ferita si aspetta che gli altri, il partner in primis, adottino un ruolo “genitoriale” nei suoi confronti: cose come prendersi cura di lei, essere sempre disponibili, amarla in modo incondizionato. Quando questo non accade, può avere reazioni rabbiose o persino violente.

Il peso del passato

In pratica, sui nuovi partner (o aspiranti tali) viene scaricato il peso del passato; una sorta di “vendetta tardiva” su chi arriva dopo. E molto spesso senza alcuna spiegazione, perché la persona “ferita” è in preda a una reazione istintiva, di cui solitamente non ha consapevolezza.

A volte queste persone scaricano persino la colpa degli avvenimenti passati, anche se il nuovo partner non c’entra nulla! Atteggiamenti rabbiosi del tipo “Voi uomini siete tutti…!”, sono un tipico riversare ferite del passato su situazioni nuove (anche se, magari, il partner nuovo non è assolutamente quel tipo di uomo).
(N.B.: sto usando un esempio al femminile, perché a me più noto, ma queste dinamiche accadono in entrambi i sessi)

Accade così che, spesso, il nuovo partner (anche se animato dalle migliori intenzioni) si scoraggi, o rimanga confuso, o giustamente reagisca negativamente perché sa di non aver fatto nulla per meritare quel trattamento. La conclusione abituale è che la relazione si fa amara e conflittuale, e facilmente termina.
A volte la persona “ferita” vive il suo risentimento come una sorta di “prova d’amore”: se l’altro non si scoraggerà, nonostante tutto, allora dimostrerà di amarla veramente. Purtroppo la mancanza di una comunicazione chiara impedisce che l’altro comprenda le vere ragioni dei conflitti, ed è difficile accettare di essere maltrattato senza saperne il motivo.

Un pozzo senza fondo

Inoltre, chi coltiva il risentimento vive ancorato al passato e alle proprie emozioni negative. Per questo motivo
l’amore nel presente difficilmente risulta sufficiente e sembra non bastare mai (il passato non si cambia, e il dolore del passato rimane inalterato): spesso il bisogno d’amore della persona ferita è come un “pozzo senza fondo” impossibile da colmare. In genere la persona ferita cerca nel partner il sostituto dell’amore genitoriale che le è mancato, ma quell’amore incondizionato è proprio di un genitore, non di un rapporto fra adulti; quindi l’amore del partner non sarà mai abbastanza.

Se, all’inizio, la sorpresa e la gioia del sentirsi amati rende la persona ferita felice e grata, col tempo la tendenza alla negatività ritorna, e questa persona torna ad essere infelice, insoddisfatta e lamentosa (com’era prima), e spesso trova da ridire su qualsiasi cosa. Il suo malessere profondo, solo temporaneamente placato dal nuovo amore, torna a dominarla e ad inquinare la relazione. In questi casi anche un amore sincero rischia di logorarsi, vedendo che il risentimento permane e il nostro amore pare non bastare mai a guarire le vecchie ferite.

L’atteggiamento di gratitudine nelle persone ferite

Quando, invece, la persona ferita ha la maturità emotiva per gestire la sua rabbia e superare il risentimento (col tempo necessario), comprende che il passato è ormai alle spalle, e non ha nessuna utilità trascinarselo dietro. Capisce anche che ogni persona è un caso a sé, ed è assurdo partire da preconcetti basati sulle esperienze precedenti. Il passato non è necessariamente destinato a ripetersi; anche se, ovviamente, è bene imparare dall’esperienza per non ripetere gli stessi errori. Ma occorre ricordare che ogni persona è un “mondo nuovo”, a cui avvicinarsi con spirito aperto.

Liberata dalla zavorra (dal “veleno”) del risentimento, questa persona tenderà a reagire con gratitudine a coloro che le dimostrano amore. Magari sarà necessario superare una certa diffidenza iniziale (le ferite inducono alla prudenza, comprensibilmente), farsi conoscere, dimostrare le proprie intenzioni positive.
Ma, una volta stabilito un clima di fiducia, questo tipo di persona si aprirà con gioia e riconoscenza; proprio perché è stata ferita e poco amata, tenderà ad apprezzare particolarmente quello che riceve.

Il potenziale dei partner “feriti”

Interessarsi a persone “ferite” non è, di per sé, negativo. Spesso sono persone profonde e con personalità complesse, sensibili e intense. Se anche tu lo sei, è più facile che tu riesca a condividere il tuo mondo interiore con una persona simile. Se la relazione funziona, è probabile che questa persona ti sappia ripagare ampiamente.

E’ bene, però, fare attenzione a chi ha fatto del risentimento uno “stile di vita”: spesso queste persone cadono in un atteggiamento da “vittima” (per cui non fanno nulla per guarire se stessi e scaricano sugli altri tutta la responsabilità del loro stare male). Questo vale specialmente per chi ha la tendenza a fare il “salvatore”, o la “crocerossina”; costoro sperano sempre, in cuor loro, di “guarire” qualcuno dal dolore, ma non è possibile guarire gli altri, solo se stessi. Specialmente con una persona risentita e rancorosa, gli sforzi di “salvarla” sono quasi sempre destinati a fallire.

Gli uomini feriti sono più attratti dalle donne con carenza affettiva

In generale, una donna “ferita” non ambisce ad un partner simile a lei, ma spera di incontrare un uomo che sia all’opposto di lei, privo delle sue difficoltà: forte, sicuro, deciso, positivo, realizzato, ecc. Gli uomini sono più disponibili verso una donna “al loro livello”, mentre le donne desiderano un uomo migliore di loro (ipergamia), e questo vale anche quando la donna sia tormentata o problematica.

Se siamo attratti sempre da quel tipo di partner chiediamoci perché succede

Infine, se sei particolarmente attratto da persone “ferite” o problematiche, o tendi a ripetere quel tipo di esperienza, sarebbe il caso di chiederti il motivo. Specialmente se costoro ti rifiutano  o cadi nelle solite relazioni che non portano nulla di buono. In questi casi, è probabile che tu abbia un bisogno profondo di occuparti delle tue ferite, che tendi a ignorare e proiettare all’esterno.

Purtroppo, le relazioni basate sulle proiezioni non funzionano mai, perché non vediamo la persona reale, ma il nostro “fantasma” che gli proiettiamo addosso. In casi come questi, la necessità fondamentale è iniziare a prendersi cura di se stessi. E’ solo quando abbiamo almeno un po’ di amore per noi stessi, che possiamo iniziare ad amare realmente gli altri.

«d’Amore si Guarisce»

Se in cuor tuo sai di essere un adulto cresciuto troppo in fretta, sappi che purtroppo quelle attenzioni mancate, quella considerazione mai avuta, nessuno potrà restituirtela… ma tu, puoi fare per te stesso molto più di quanto stai facendo: puoi rinascere! Siamo davvero bravi a metterci in gioco per gli altri, ad impegnarci… ma quando si tratta di noi stessi, cala il buio e la confusione. Se hai voglia di mettere fine a quella trascuratezza che ti accompagna ormai da troppo tempo, sappi che ho scritto un libro, ed è il libro che io stessa avrei voluto leggere tantissimi anni fa, prima ancora di diventare una psicologa. S’intitola «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce». Non farti ingannare dal titolo, non si tratta di un libro per cuori infranti ma di un prezioso manuale che raccoglie tecniche e strumenti per la propria emancipazione psicoaffettiva. Tutti possono ferirti ma c’è una persona che potrebbe essere SEMPRE lì a tenderti la mano, sempre lì a non farti mai sentire solo: quella persona sei tu! Ricorda: anche tu meriti la tua fetta di felicità in questa vita, abbi il coraggio di allungare la mano per prenderla! È tua, ti spetta di diritto. Il libro puoi trovarlo in tutte le librerie e a questa pagina Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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