Comportamenti funzionali per far innamorare chi ci piace

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Qual è il miglior modo per avere successo nelle relazioni? E per “far innamorare” una persona che ci piace? È meglio essere compiacenti, magari manipolarli… oppure è meglio essere sinceri, mostrarsi per come si è? Insomma, seguire una strategia oppure essere autentici? L’approccio migliore, direi, dipende da quello a cui puntiamo. Se si ambisce a qualcosa a breve termine, potrebbe far comodo adottare qualche strategia. Ma se quel che ci interessa è la qualità e la profondità della relazione, allora essere autentici appare la soluzione più efficace… e vi spiego perché!

Con mio grosso rammarico noto che tante persone (mi riferisco alle relazioni profonde), fanno fatica ad essere autentiche o peggio preferiscono mostrare aspetti di se che non le appartengono. Anche con partner e amici, quante volte ci nascondiamo? Quante volte recitiamo una parte, o tratteniamo quello che ci “pesa” dentro?

Quante volte ci nascondiamo o recitiamo una parte?

Quando parlo di autenticità, intendo dire “Mostrare quello che siamo e sentiamo, la propria verità, essere trasparenti e senza maschere”. Non per uno scopo, ma solo perché è quello che siamo (possiamo avere uno scopo, ma questo non influenza il nostro comportamento). In parole povere, “Essere se stessi”. Con strategia intendo, invece, qualsiasi atteggiamento che sia mirato ad ottenere un certo scopo. Non implica necessariamente falsità, ma non è nemmeno autentico, perché non spontaneo: se sorrido per rendermi simpatico, ma non corrisponde a ciò che sento in quel momento, è una strategia. Può accadere intenzionalmente, o involontariamente. Ecco alcuni esempi di strategie:

  • Diciamo quel che non sentiamo davvero, o evitiamo di dire quel che sentiamo
  • Nascondiamo un’emozione  o mostriamo una che non proviamo
  • Facciamo cose di cui non abbiamo alcuna voglia, fingendo di farle volentieri
  • Non facciamo le cose che corrispondono ai nostri gusti, per assecondare quelli altrui
  • Teniamo dentro pensieri, desideri, fantasie, sofferenze, che vorremmo invece condividere

Non necessariamente usare qualche strategia è sbagliato o immorale. Anzi, spesse volte è necessario o richiesto. Tutti tendiamo ad usare delle strategie nelle relazioni:

  • Perché temiamo il giudizio altrui
  • Perché abbiamo bisogno di approvazione
  • Perché temiamo di non piacere per come siamo
  • Perché vogliamo ottenere qualcosa
  • Per evitare di ferire le persone

Magari non vogliamo ammetterlo, ma anche quando fingiamo di essere chi non siamo allo tempo stesso, sentiamo  l’esigenza di essere noi stessi; vorremmo poterci lasciar andare, ed essere accettati e amati per quello che siamo.

I vantaggi di essere se stessi

Un’intera pedagogia, quella che porta la firma di Rudolf Steiner, è stata costruita sul perno della spontaneità, la virtù che aiuta a crescere, a essere autonomi nel pensiero e creativi nell’azione. Eppure non ci piace esserlo. Nella vita sociale è abbastanza scontato usare strategie, non solo per ottenere qualcosa, quanto per regole sociali e buona convivenza.

Veniamo educati fin da piccoli a compiacere gli altri in questo modo. Le piccole bugie vengono definite un “lubrificante sociale”, proprio perché senza di esse si creerebbero continui attriti. Tutti abbiamo insicurezze, fragilità e punti deboli che non vogliamo vengano urtati. Nelle relazioni profonde, invece (siano esse sentimentali o di amicizia), l’autenticità è sia una possibilità che un’esigenza perchè ci consente di:

1.  Poterci fidare e sentire che l’altro è onesto. Non ci sta ingannando, non mira a usarci

2. “lasciarci andare”, calare le maschere e smettere le recite. Possiamo sentirci liberi di esprimerci

Perché non riusciamo a essere noi stessi?

Il motivo fondamentale per cui fingiamo di essere diversi da quel che siamo, è la paura di essere giudicati negativamente e respinti. Se desideriamo entrare in relazione con qualcuno, temiamo di essere rifiutati; se siamo in una relazione, temiamo di essere puniti o abbandonati. (Possiamo anche farlo per evitare di ferire qualcuno, ma è una motivazione minore).

E’ quella paura, insieme al desiderio di ottenere quel che vogliamo (e la paura di non riuscirci), che ci induce ad usare strategie: tendiamo a credere che più compiaceremo l’altro, più facilmente otterremo quel che desideriamo da lui o lei (e per molti versi funziona). Se, invece, ci comportiamo semplicemente per come siamo, c’è sempre la possibilità di non piacere o – addirittura – di allontanare l’altro. Adottare strategie sembra quindi l’atteggiamento più efficace: l’altro è contento, e noi con lui/lei! Ci sono però diversi rischi o effetti collaterali dell’usare strategie:

  • E’ moralmente discutibile, perché stiamo “ingannando” qualcuno: nella misura in cui il nostro comportamento non corrisponde a quello che siamo e sentiamo realmente, siamo artificiosi. Anche se magari con le migliori intenzioni (p.es. vogliamo farlo felice).
  • C’è sempre il rischio di manipolare l’altro (fargli fare quel che altrimenti non farebbe) o di usarlo. A livello pratico, non si può fingere all’infinito. Per errori involontari o per stanchezza, prima o poi l’artificio salterà fuori, e l’incoerenza con quel che siamo si manifesterà. Quando accadrà, la relazione ne soffrirà; l’altro potrà sentirsi ingannato, deluso, tradito.
  • Inoltre può rivelarsi controproducente (specialmente alla lunga), perché le persone – in genere – percepiscono l’artificiosità, e diffidano delle persone innaturali o poco spontanee.

I motivi per essere se stessi

Quindi, nella misura in cui usiamo delle strategie, rischiamo che la relazione ne risulti – prima o poi – danneggiata. Questo è particolarmente pericoloso agli inizi: se fondiamo la relazione su delle falsità (dicendo o facendo cose che non ci appartengono), essa si baserà su fondamenta fragili. Ciò può aumentare l’insicurezza e l’ansia di essere “scoperti”, rendendo il relazionarsi un tormento (per lo sforzo di coprire le proprie finzioni), invece di un piacere.

D’altra parte, scegliere di essere autentici ci impone di confrontarci con le nostre insicurezze: la paura di non piacere, di non valere, di “non essere abbastanza”. Potremmo dire che la capacità di essere autentici è direttamente proporzionale alla propria autostima. Quando questa è abbastanza solida, accettiamo il rischio: se all’altro piaciamo per quel che siamo, bene… altrimenti, va bene lo stesso. Non cadrà il mondo; sopravviveremo; troveremo altre persone più in sintonia con noi.

Quando diventiamo abbastanza forti da trascurare le “vocine interiori” che ci ripetono “Non fare questo…! Devi fare quello…! Così non vai bene…”, e ci concediamo il “lusso” di essere semplicemente quello che siamo, scopriamo un modo di relazionarci diverso e molto più sereno:

  • Meno stancante: non ci sforziamo più di fare cose controvoglia.
  • Meno stressante: non dobbiamo più indossare “maschere”, né ricordarci di essere coerenti per evitare di scoprirci.
  • Ci sentiamo amati realmente: il sentimento dell’altro è rivolto a quello che noi siamo (e non alla “maschera”).
  • Scopriamo una nuova qualità di relazione, più piena e appagante (finché nascondiamo la nostra verità, il livello rende a rimanere superficiale).
  • Viviamo nell’accettazione, di noi stessi e dell’altro.

La capacità di essere autentici è proporzionale alla propria autostima

La scelta di essere autentici è particolarmente importante nelle relazioni a cui teniamo maggiormente. E’ infatti indispensabile per creare qualità e profondità. Se non sono autentico io, non potrà esserlo la relazione. Quando amiamo davvero qualcuno, il gesto più coraggioso che possiamo fare è proprio quello di lasciar cadere ogni maschera e mostrare il proprio volto. Per quanto la paura sia grande, senza quell’atto di onestà il nostro amore risulterebbe vuoto, privo di consistenza. Chi ami, se ami qualcuno che non sono davvero io? Come amo, se chi ti ama non è colui che tu credi?

Anche quando incontri qualcuno che ti piace molto, e farai di tutto per conquistarlo, e hai timore di fare la minima cosa che possa contrariarlo…Non farti dominare dalle paure: tieni presente che se il tuo obiettivo è l’amore, esso si costruisce sulla verità. Chiediti cosa vorresti dall’altro (sincerità o piacevoli bugie?), e comportati di conseguenza.

Se il tuo sentimento è sincero, esso verrà quasi sempre apprezzato, in qualche modo. Come ha scritto Dante, chi viene amato non rimane indifferente (“Amor, ch’a nullo amato amar perdona”). Certo è possibile che l’altra persona non ci ricambi allo stesso modo (ricordiamo che è impossibile piacere a tutti), se non corrispondiamo ai suoi gusti. Ma in questo caso non potrai comunque fare molto: anche fingendo di essere come l’altro vorrebbe, è una recita che non può durare all’infinito. Senza contare che, il più delle volte, è difficile sapere cosa vogliono gli altri; per cui si rischia di recitare un “ruolo” sbagliato e inefficace! Allora, tanto vale essere autentici e… se siamo ricambiati, saremo amati per quel che siamo. In caso contrario, troveremo altrove qualcun altro che ci apprezzerà.

Ricorda sempre la tua unicità…perché ognuno di noi lo è. Ciascuno è un essere speciale con una scintilla luminosa al proprio interno, come una perla, che aspetta solo di essere scoperta e di arricchire profondamente la tua vita. Ricorda sempre…Stare bene con se stessi è la prima cosa di cui bisogna occuparsi per migliorare la qualità della vita, per stare in mezzo agli altri e per portare all’interno della propria esistenza una ricchezza preziosa e costante.

Non c’è niente di sbagliato nel dare valore a se stessi e ai propri bisogni!

Dobbiamo solo imparare a farlo. Le consapevolezze sono le più belle conquiste che possiamo fare, talvolta arrivano spontaneamente con l’esperienza ma intanto gli anni passano e i rimpianti rischiano di accumularsi. Ecco perché la psicoterapia è così preziosa ed ecco perché il mio secondo libro è diventato non solo un bestseller ma anche il libro più consigliato dagli psicoterapeuti per le ricadute positive che ha sullo sviluppo psicoaffettivo. Si chiama: «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», non lasciarti ingannare dal titolo, è un vero e proprio manuale di psicologia che ti consentirà di conquistare quelle inedite consapevolezze che fanno la differenza tra affermazione di sé, evoluzione o sottomissione di sé e stagnazione. Puoi trovare il libro in qualsiasi libreria d’Italia o su Amazon, a questo indirizzo. È il libro che io stessa avrei voluto leggere prima ancora di studiare psicologia… Perché so una cosa: se c’ è una persona che non dovrebbe deluderti mai: quella persona sei tu! Ti prometto che, quando avrai letto l’ultima pagina, avrai la considerazione di cui hai bisogno. Mollerai la presa e smetterai di affannarti dietro a persone o cose che ti tormentano.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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