Comportamenti tipici delle persone ambigue

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Prima o poi nella vita tutti abbiamo avuto a che fare con una persona ambigua, qualcuno o qualcuna i cui pensieri e sentimenti non sono mai stati davvero chiari o, peggio, alla fine si rivelavano l’esatto opposto di ciò che traspariva in superficie. Quando cade la maschera e scopriamo il vero volto di chi ha tradito la nostra fiducia, la delusione e il senso di tradimento possono essere grandi, soprattutto se avevamo investito molto in quel rapporto e credevamo nella relazione che ci legava a quella certa persona.

Pensando al concetto di falsità mi viene in mente una bellissima citazione di Luigi Pirandello: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti“. Alla domanda: qual è la caratteristica che apprezzi maggiormente in una persona, la risposta che ho sempre sentito dire è: “la sincerità”. A quanto pare, è la qualità che più ricerchiamo nelle persone che vogliamo al nostro fianco. Ma la realtà è che siamo circondati da troppa ipocrisia: le persone false e ipocrite esistono, inutile negarlo!

Caratteristiche delle persone false

Definiamo una persona “falsa” quando ha la tendenza a presentare agli altri una costruzione di se stessa, una maschera che nasconde la vera personalità. Nel mettersi in rapporto con gli altri, una persona falsa non lascia spazio all’autenticità e alla spontaneità, e cerca invece di regolare i propri comportamenti in modo da ottenere un effetto specifico sugli altri. Può ad esempio mostrarsi estremamente gentile e affabile con persone che odia o riempire qualcuno di complimenti solo per ottenere un favore o mettersi in buona luce. Sul posto di lavoro può sfruttare questo atteggiamento in modo manipolatorio per ricavare qualche vantaggio.

La persona falsa, nelle relazioni, può essere estremamente bugiarda. Tende a presentare agli altri una realtà distorta e approfitta della fiducia che gli/le viene concessa. D’altra parte, riesce a instaurare relazioni autentiche solo raramente e con grosse difficoltà:

  1. in primo luogo non è davvero interessato ai legami affettivi (se non c’è un beneficio reputa inutile l’amicizia);
  2. in secondo luogo, riconoscere negli altri aspetti positivi significa per una persona falsa essere rosa dall’invidia e dal senso di inferiorità. Chi è falso infatti non è capace di essere sinceramente felice per gli altri.

L’egocentrismo delle persone false è spesso legato a tratti narcisistici: i narcisisti fanno di tutto per ottenere ammirazione a causa di una scarsa autostima di base. Nei casi più gravi, la tendenza a manipolare può essere così radicata da indicare un quadro di “narcisismo maligno” (versione più grave) o addirittura di psicopatia o sadismo.

Perché si diventa falsi?

Nessuno nasce cattivo, manipolatore o invidioso. Anche se la genetica dà un contributo significativo allo sviluppo della personalità, il ruolo dell’ambiente ha quasi sempre un impatto maggiore. Alcune idee sviluppate in ambito psicoanalitico possono aiutare a capire perché alcune persone costruiscono una finta personalità. Lo psicoanalista Donald Winnicott, per esempio, ha coniato il termine “Falso Sé”. Si tratta di una struttura di personalità alternativa a quella reale, che alcune persone svilupperebbero per adattarsi a un ambiente familiare che non le accetta per quello che sono.

Il bambino, pur di mantenere il legame con i genitori, cerca di adeguarsi alle loro esigenze e a ciò che pensa si aspettino da lui. A volte questi genitori sono troppo distratti, depressi o ansiosi per accogliere la vera personalità del bambino, che sente di poter essere abbandonato se esprime veramente se stesso. La necessità di dover monitorare il proprio ambiente porta la persona a sviluppare ansia, tensione e bisogno di controllo interpersonale.

7 comportamenti che tradiscono le persone false

In mezzo agli amici, in famiglia o nell’ambiente di lavoro purtroppo a volte si nascondono anche i falsi amici, quindi dovremmo fare molta attenzione. Sono sempre persone carine e gentili e poi ogni tanto hanno uno scatto di aggressività che ci lascia basiti. Questo succede perché mantenere un comportamento non spontaneo, fingere sempre, equivale a vivere su un palcoscenico. Questo comporta una gran tensione che, come un elastico, ogni tanto si spezza. Ma come riconoscerli? È molto difficile riconoscerli SUBITO, anche perché chi è falso riesce a mascherarsi davvero molto bene, tanto bene che a volte potremmo dubitare del nostro giudizio.

1. E’ sempre pronto a scagliarsi contro

I suoi “alti” standard morali lo portano sempre a puntare il dito contro qualcuno, al punto di umiliare pubblicamente quella persona. Per esempio: “Maria è troppo opportunista. Andrea è un parassita. Giovanna va a letto con un uomo sposato solo per interesse

Se una persona che riteniamo nostra amica parla in questa maniera dei nostri altri amici o conoscenti, viene da chiedersi come parlerà di noi… non vi pare? Se la sua lingua può essere così spietata e tagliente,  prima o poi taglierà anche noi, basta che giriamo la schiena. La sua è semplicemente un’abile strategia per concentrare l’attenzione sull’altro per non mettere in evidenza le sue discrepanze o comportamenti.

2. Ha un alone di superiorità morale

Chi è falso/a tende a stare solitamente a metà strada tra il narcisismo e la superiorità intellettuale. Il suo livello di arroganza ci porta a sentirci inferiori, immaturi o non abbastanza buoni. E’ la classica persona che non esita a rimproverarci una qualsiasi delle nostre azioni, parole o atteggiamenti.

3. A lui o a lei tutto è concesso

Norme e regolamenti esistono, ma solo per gli altri. La persona falsa è convinta di essere al di sopra delle legge semplicemente  perché a suo avviso ha un senso innato del diritto e della morale.

4. Ha sempre una scusa a portata di mano

La persona falsa non riconosce quasi mai i suoi errori, anche di fronte all’evidenza. Non chiede scusa o ammette la sua responsabilità, anzi, ricorre continuamente a delle scuse per giustificarsi. Per lui/lei le circostanze sono sempre un fattore attenuante, e gli errori non dipendono mai da lui/lei.

5. Fai quello che dico ma non quello che faccio

Possiamo definirlo il classico motto che caratterizza le persone false. Le sue azioni non coincidono quasi mai con le sue parole. Questo perché il suo scopo principale è apparire bene e soddisfare le aspettative degli altri.

6. Fa dei complimenti a “doppio taglio”

Che bella la tua casa! Beh, anche se è così piccola!” “Quel vestito così attillato ti sta un amore.. quanto ti invidio che non te ne frega dei tuoi chili di troppo” Ecco una conversazione con un complimento abbastanza ambiguo. Così parla la persona falsa perché, che te lo dica o meno, non gli/le frega un bel nulla di quel che hai o fai. Anzi! La persona falsa è quella che ti ricorda qual è il tuo posto nel mondo. Hai un divorzio alle spalle? Stai certo che chi è falso/a non ti incoraggerà mai a voltare pagina perché sarà sempre pronto/a a mettere in evidenza i tuoi fallimenti.

7. Manca di consistenza

Uno dei segnali più evidenti che indicano che siamo in presenza di una persona falsa è la mancanza di consistenza. Queste persone non hanno valori definiti a cui attenersi. Passano da un contesto all’altro in modo molto liquido, cercando di essere ovunque e fare tutto, ma senza mai dedicarsi pienamente ad alcuna causa o progetto. Non sanno a cosa tengono veramente e possono arrecare scuse o incolpare gli altri quando superano le scadenze o non ottengono risultati.

Perché attiri persone false nella tua vita

Quando rimaniamo invischiati in una relazione (che sia di amicizia o d’amore) con una persona falsa, in fondo al nostro cuore, sappiamo a cosa andiamo incontro. Costruiamo un legame con queste persone perché siamo così abituati a dare senza ricevere nulla in cambio, che quando troviamo una persona falsa, diventa in un certo senso “quella che fa al caso nostro”. Quella che può continuare a prendere da noi senza ricambiare, quella che può continuarci a farci sentire come in fondo ci sentiamo: immeritevoli. Quando stringiamo legami con la credenza disfunzionale di non valere, siamo così abituati a essere deprivati che leghiamo più facilmente con persone che ci depriveranno ulteriormente.

E’ giunto il momento di circondarti di positività

Nessuno di noi ha bisogno di persone negative intorno. La nostra mente è un’arma potentissima. Abbiamo il potere di frequentare le persone che non ci giudicano o ingannano ma che ci accolgono, ci apprezzano e ci sostengono. Da dove iniziare? Inizia migliorando quei pensieri disfunzionali, figli di una forte invalidazione passata. Se, in preda all’angoscia dei fallimenti ti interroghi: «Cosa c’è che non va in me che incontro sempre persone false e opportuniste?» prova invece a chiederti «Cosa mi impedisce di volere il meglio per me…?». Beh, rifletti e sii benevolo. Risponditi come farebbe il tuo migliore avvocato difensore.

Impara a prendere senza paura, allunga le mani e afferra quello che la vita ha da offrirti perché tu meriti tanto, solo che a volte non lo vedi. Stringendo legami con queste persone, poi, finisci per diventare ancora più cieco/a, per inasprirti di più. Tali persone, infatti, non sono capaci di valorizzarti o tantomeno stimarti. Non riescono a offrirti quel legame profondo di cui avresti bisogno per guarire. Ma quel legame puoi iniziare a costruirlo con te stesso.

Sii consapevole di CHI SEI

Sicuramente conosci il tuo colore preferito del momento (è normalissimo se cambia!), quando sei nato e le scarpe che preferisci indossare. Ci sono, però, tantissime cose di te che ignori completamente e per questo a volte ti senti confuso, disorientato sulle scelte da prendere o addirittura incoerente (stare con chi ti fa soffrire, procrastinare cose che a lungo termine ti fanno bene, ignorare i tuoi bisogni autentici…). In realtà, non c’è niente di incoerente nel provare desideri ed emozioni contrastanti. Anche queste sono il frutto di un “giudice severo”, perché se da un lato inneggi la forza, il controllo e la determinazione, dall’altro ci sarà sicuramente una parte di te che desidera la fuga e la perdita di controllo e che quindi spingerà verso delle condotte che sembrano remarti contro.

Quando ci lasciamo guidare dalle emozioni dirompenti, quando ci blocchiamo a rincorrere gli stessi risultati e ripetiamo i medesimi comportamenti aspettandoci esiti diversi, ci perdiamo l’opportunità di viverci la nostra vita in modo più profondo, più autentico. In men che non si dica, ci ritroviamo persi in competizioni che non sappiamo neanche chi ha iniziato, ci ritroviamo a vivere una vita che non ci rappresenta! Sopraffatti dall’ansia, dalle comparazioni, dalle paure… E succede perché abbiamo smesso di ascoltarci e finanche abbiamo smesso di provare a farlo.

Se iniziamo a riflettere sul modo in cui “rispondiamo” agli eventi della nostra vita quotidiana, se iniziamo con l’auto-riflessività, con la consapevolezza di livello superiore, se iniziamo a sperimentarci in contesti in cui l’unicità è tutto, allora possiamo riprenderci in mano la nostra vita. Già, l’unicità! A causa degli smartphone ci siamo dimenticati che alcuni momenti sono tanto unici quanto irripetibili, perché una foto non basta per riviverli ma… quando riesci ad accedere a un certo tipo di sensazioni, quei vissuti te li porti addosso, divengono parte di te, ti definiscono nel bene.

Ti ricordano chi sei e cosa puoi essere, cancellando via l’assurdo peso dei condizionamenti genitoriali e sociali. Eh sì, perché se non impari a entrare in contatto con te stesso, saranno sempre le pressioni esterne a definirti. Allora è legittimo chiederti, quanto di te c’è nella tua vita e quanto di te vuoi cominciare a metterci? E soprattutto, vuoi iniziare ad ascoltarti davvero? Se vuoi entrare in contatto con ogni parte di te e hai voglia di sperimentare emozioni inedite, che possano accompagnarti nella gratificazione quotidiana, ti consiglio la lettura del mio nuovo libro «il Mondo con i Tuoi Occhi», disponibile a questa pagina Amazon e in tutte le librerie.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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