Comportamenti tipici delle persone vittimiste e come gestirle

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Non tutto è sempre come sembra. Alcune persone nascondono profonde cicatrici dietro un sorriso mentre altre, talvolta, dietro alla falsa maschera della vittima celano ben altro. Scopriamo che cos’è il vittimismo cronico e cerchiamo di capire come affrontare ogni situazione. Ci sono persone che si trasformano in vittime permanenti arrivando a soffrire di ciò che si potrebbe definire vittimismo cronico. Queste persone si travestono da false vittime, consapevolmente o inconsapevolmente, per simulare un’aggressione inesistente e, allo stesso tempo, scaricare la colpa sugli altri, liberandosi così da ogni responsabilità.

Infatti, il vittimismo cronico non è una malattia, ma potrebbe portare con il tempo a sviluppare un disturbo paranoico quando la persona insiste continuamente a incolpare gli altri di tutti i mali di cui soffre. Inoltre, questo modo di affrontare il mondo genera una visione pessimistica della realtà, terminando per causare malessere tanto in chi si lamenta come in chi riceve la colpa.

Vittimismo cronico: come riconoscerlo

Tutti avrete avuto a che fare con persone che si lamentano di continuo, per qualsiasi cosa ed in qualunque momento.  Ma come riconoscere e gestire le persone che sanno solo lamentarsi? Scopriamolo in questo articolo! Come ho già accennato, le persone affette da forme di vittimismo cronico sono soggetti pessimisti, che non riescono a valutare se stessi né ad assumersi realmente alcuna responsabilità. Non sempre però le vittime agiscono in buona fede. A volte “ci si alloggia sugli allori”, si tende ad approfittare della situazione. Riconoscere le false vittime è importantissimo poiché queste potrebbero recarvi non pochi danni.

Vittimismo cronico: tipologie

I comportamenti tipici associati al vittimista possono sembrare innocui ma nascondono sempre un sottofondo negativo, ostile, punitivo e svilente. Il vittimista, infatti, si sente costantemente oppresso, ingiustamente trattato, così colpevolizza chiunque gli si trovi intorno, soprattutto amici e affetti più vicini. Vi sono vari fattori che possono spingere a sentirsi nel ruolo della vittima, ogni fattore è collegato ad un determinato tipo di vittimismo cronico. Vediamoli!

Vittimismo cronico: la vittima passiva

Generalmente le persone arrivano ad assumere un atteggiamento vittimistico nel momento in cui non riescono più a difendersi da soli. Non hanno più armi a propria disposizione. Sono sprovvisti di qualsiasi difesa. Sono soggetti che assumono un atteggiamento vittimistico mossi dalla paura. Sentendosi disarmati, l’unica cosa che sanno fare è lamentarsi. Questa categoria può ulteriormente dividersi in: passivi-aggressivi passivi pacifici.

I passivi-pacifici sono semplicemente persone vittime di se stesse, che non hanno ulteriori scopi nell’assumere questo comportamento. Il loro atteggiamento gli si ritorce contro di continuo eppure non  riescono ad uscire da questa “spirale delle lamentele”. Sono persone innocue che recano danni soprattutto alla propria persona.

I passivi-aggressivi sono quelli di cui bisogna temeredi più. Sono coloro che più di tutti “si travestono da agnello” per poter disarmare e aggredire alle spalle il proprio interlocutore. Questi soggetti pur essendo inizialmente motivati da un’esigenza (non sanno come reagire di fronte ad una determinata situazione) ad un certo punto approfittano del loro status per mettere gli altri in una posizione sgradita, in cattiva luce.

Vittimismo cronico: i manipolatori

A differenza delle vittime spinte dalla passività, i soggetti manipolatori che assumono atteggiamenti vittimistici non hanno proprio nulla di passivo. Le vittime manipolatrici croniche sono infatti spinte dall’egocentrismo, dalla voglia di emergere, dall’esigenza di essere vittoriosi in ogni situazione.

Queste persone infatti utilizzano il loro fittizio ruolo di vittima per trarne vantaggi personali. Sfruttando il loro “saper fare le vittime” mettono i proprio interlocutori in cattiva luce, li fanno apparire aggressivi e irrazionali (anche quando in realtà non lo sono).

Il ruolo di vittima infatti consente alle vittime manipolatrici di mettere in mostra una parte costruita della propria persona; infatti,  sembrano docili e sottomessi (anche se in realtà sono aggressivi e manipolatori). In questo modo riescono suscitare un sentimento di pietà nei propri interlocutori. Gli scopi delle vittime manipolatrici possono essere molteplici ma generalmente intendono raggiungere i propri obiettivi attraverso le seguenti modalità:

  • Sfruttando il proprio interlocutore per mostrare agli altri il proprio status di vittima indifesa (facendolo apparire aggressivo e irrazionale).
  • Sfruttando il proprio falso vittimismo per riuscire a farlo sottostare al proprio volere.

In sostanza, la retorica di questa persona ha come obiettivo delegittimare gli argomenti del suo interlocutore. Ma non smentendo le sue affermazioni con argomenti più validi, piuttosto facendo in modo che l’altra persona assuma, inconsapevolmente, il ruolo di aggressore.

Come lo fanno? Semplicemente assumendo il ruolo di vittima nella discussione, in modo tale che l’altra persona sembri autoritaria, poco empatica o addirittura aggressiva. Questa strategia si conosce come “retorica centrista”, dato che la persona cerca di mostrare il suo avversario come un estremista, invece di preoccuparsi di confutarne le affermazioni. Pertanto, qualsiasi argomentazione che avanzi il suo avversario sarà solo una dimostrazione di malafede.

Ad esempio, se una persona osa contrastare una lamentela con prove indiscutibili o statistiche provenienti da fonti attendibili, la vittima non risponderà con dei fatti, ma dirà qualcosa del tipo: “Mi aggredisci continuamente, ora dici che sto mentendo” o “Stai cercando di imporre le tue opinioni, fammi il favore di chiedermi scusa”.

Come gestire le persone che sanno solo lamentarsi

Quando il vittimista è una persona cara, ci si sente disorientati, ingiustamente colpevolizzati, trascinati in un circolo vizioso pericoloso, fatto di affetti negativi travolgenti.

Apriamo gli occhi

Come per tutte le interazioni sociali l’atteggiamento da assumere con le persone affette da vittimismo cronico varia in base al rapporto tra le parti. In linea generale comunque è molto importante non cadere nella loro spirale di lamentele. Aprite gli occhi. La consapevolezza del tipo di persona che avete di fronte è fondamentale! (è una vittima sincera o manipolatrice?) E’ il primo passo per poterla affrontare nella maniera più opportuna!

Diciamo la verità

Dire la verità aiuta sempre ma anche in questo caso è bene essere consapevoli del tipo ti vittima che si ha di fronte. Dire a qualcuno “non lamentarti di continuo” può apparire offensivo e far male alle persone più fragili. Fategli capire che il semplice lamentarsi non porta a niente, stimolateli ad assumere un atteggiamento positivo: se si tratta di una vittima passiva probabilmente apprezzerà, se si tratta di un manipolatore probabilmente fingerà di non capire.

Facciamo le vittime!

Sembra un consiglio superficiale ma molto spesso le persone che si lamentano non riescono a vedere “al di la del proprio naso” e come dice il proverbio “a mali estremi estremi rimedi“. Mostrategli che anche voi se volete sapete lamentarvi e che fondamentalmente tutti hanno i loro problemi ma non per questo continuano a lamentarsi 24h su 24! In questo modo la persona comprenderà che forse i suoi problemi non sono così enormi e la smetterà di lamentarsi. Se riuscite a “vestirvi di vittimismo” riuscirete a tenere testa anche al manipolatore più astuto!

Allontaniamoci

Se proprio non riuscite a gestire in alcun modo queste persone, beh forse è giunta l’ora di allontanarvi, ma non per sempre. Prendetevi i vostri tempi e spazi. Quando avrete di nuovo a che fare con quella persona, se torna a lamentarsi, fategli notare che siete li per rilassarvi anche voi; se non dovesse capirvi allontanatevi nuovamente. Talvolta si scopre una natura incompatibile tra modi di fare che può portare anche a troncare definitivamente il rapporto.

Ricorda sempre…

Queste persone non ti rovinino la vita scaricandoti addosso la loro negatività e, soprattutto, che non ti facciano sentire in colpa. Non dimenticare che ti può fare del male emotivamente solo colui al quale tu dai il potere di farlo.

Chi rinuncia all’idea di essere responsabile di se stesso, rinuncia anche alla possibilità di una vita appagante. Ecco, allora ognuno di noi dovrebbe prendere in carico se stesso, prendersi in carico la responsabilità del proprio benessere! Questa assunzione di responsabilità finirà per fare una cernita nella propria vita, una selezione naturale dei legami, trattenendo solo persone genuine (non colpevolizzanti e che, come noi, hanno imparato a prendere in carico se stessi). Se vuoi finalmente occuparti di te e considerarti la priorità della tua vita, ti consiglio la lettura del libro bestseller «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce», lo trovi in tutte le librerie e su Amazon, a questo indirizzo.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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