Legame materno e conseguenze sullo stile di attaccamento

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Parliamo del rapporto madre-bambino. Ormai tutti conosciamo gli stili di attaccamento, ma sappiamo quali sono i comportamenti materni che influiscono sullo sviluppo affettivo?

Quando si parla della teoria dell’attaccamento di Bowlby e degli stili evidenziati da Mary Salter, si trascura un particolare: il comportamento delle madri. Gli stessi studi, infatti, oltre a evidenziare le caratteristiche di diversi stili di attaccamento, si sono soffermati anche sull’osservazione diretta della diade madre-bambino in ambiente domestico.

Le ripetute osservazioni hanno permesso di evidenziare dei modelli di comportamento materno in interazione con il bambino. Gli stili di attaccamento del bambino riflettono i differenti approcci materni.

In altre parole: come si comporta la madre di un bambino con attaccamento ambivalente? E la madre di un bambino attaccamento sicuro… o evitante?

Il celebre studio longitudinale di Baltimora (oltre ad evidenziare gli stili di attaccamento validando la teoria di Bowlby) ha messo in evidenza delle scale di valutazione del comportamento materno. I profili materni evidenziati sono:

  • Madre sensibile vs madre insensibile
  • Madre accettante vs madre rifiutante
  • Madre cooperativa vs madre interferente
  • Madre disponibile vs Madre indifferente

Un primo fattore che ha permesso di distinguere le madri dei bambini con attaccamento sicuro, rispetto a quelle dei bambini evitanti o ambivalenti, è il grado di sensibilità materna. Vediamo in dettaglio le scale di valutazione del comportamento materno analizzate nello studio longitudinale di Baltimora.

Madre sensibile vs madre insensibile

La madre sensibile riesce a rispondere bene ai tentativi comunicativi del bambino. E’ capace di assumere la prospettiva del bambino, di sintonizzarsi sui suoi bisogni, coglie i segnali e risponde prontamente.

La madre insensibile modella i suoi interventi quasi esclusivamente in base al proprio volere. Non presta attenzione ai segnali di bisogno mandati dal figlio ma scandisce le cure in base alle sue priorità senza considerare che il bambino potrebbe avere bisogni in momenti differenti.

Madre accentante vs madre rifiutante

Quando arriva un bambino la donna si ritrova a vestire i panni di mamma e questi non sono affatto facili da indossare. Ogni mamma si ritrova a dover gestire una grande frustrazione: il bimbo non è sempre facile da consolare, non sempre è facile capire di cosa ha bisogno e questo potrebbe far insorgere sentimenti ambivalenti. Da un lato si ama il bambino ma dall’altro c’è l’intolleranza.

In più, la mamma si ritrova a fare un gran numero di sacrifici per il piccolo e non tutti vengono fatti “a cuor leggero”. Insomma, il bambino è fonte di gioia ma anche di frustrazione.

La scala “Accettazione – Rifiuto” si riferisce proprio all’equilibrio tra i sentimenti negativi e positivi che la madre nutre verso il bambino e come è capace di integrarli e risolvere.

La madre accettante tollera i comportamenti del bambino che altre madri troverebbero fastidiosi (pianto, difficoltà nell’imparare a usare il vasetto, bagnare il letto, momenti di completa inconsolabilità, attacchi di rabbia, indifferenza alle cure materne…). In questo contesto, la madre riesce a regolare e integrare i sentimenti contrastanti che innesca il figlio abbracciando una piena accettazione.

La mamma rifiutante vive spesso sentimenti di rabbia e risentimento. L’intolleranza prevarica sui sentimenti positivi e la madre, non riuscendola a gestire e integrare, finisce per ripercuoterla sul figlio. Così la mamma rifiutante esprime il suo rifiuto a voce (sei un buono a nulla! Hai sporcato tutto….! Sei una vera seccatura…) e con il comportamento, manifestando quanto per lei i comportamenti del bambino siano una scocciatura.

Per esempi pratici di comportamenti disfunzionali materni, se ancora non l’hai fatto, ti invito a leggere l’articolo: tipologie di mamme e ripercussioni in età adulta.

Madre cooperativa vs madre interferente

Spesso, le mamme, pensando di agire per il meglio si sostituiscono al figlio in tutto. Non gli lasciano il giusto tempo ne’ i dovuti spazi. E’ chiaro che in queste circostanze il bambino non riesce a sviluppare un propria autonomia.

La scala “cooperazione – interferenza” va a valutare il grado in cui la madre riesce a percepire il bambino come una persona separata da sé e come riesce a equilibrare le sue esigenze in base a quelle del piccolino.

La madre cooperativa decide insieme al suo bambino, rispetta la sua autonomia e cerca di evitare di interrompere il piccolo mentre tenta di imparare nuove azioni o di esplorare il mondo. Tutela il figlio mediante un’attenta osservazione e concedendo spazio e tempo.

La mamma interferente impone i propri voleri e cerca di modellare il bambino secondo le sue idee. Non considera che il bambino, essendo una persona diversa, può avere bisogni diversi da quelli che proietta!

La madre interferente agisce di testa sua indipendentemente dai segnali del bambino. Decide arbitrariamente ciò che è meglio per il figlio senza notare che il realtà sta decidendo ciò che è meglio per lei.

Questa tipologia di madre spesso confonde i suoi bisogni infantili con quelli del bambino. Può forzare il bimbo a indossare una determinata maglia senza negoziare punti in comune, non scende a compromessi e l’identità del bambino non è considerata affatto.

Madre disponibile vs madre indifferente

La scala “disponibilità – indifferenza” è simile alla prima che abbiamo elencato, analizza il grado di attenzione genitoriale.

La madre indifferente non è menefreghista ma semplicemente troppo presa dai suoi pensieri e dalle sue preoccupazioni tanto da non notare i segnali del bambino. Potrebbe trattarsi di una madre con storia di depressione o ansia. La madre indifferente sembra dedicarsi al bambino solo per qualcosa di già programmato. Al contrario, la madre disponibile è quasi sempre sintonizzata con il bambino, sia da vicino che da lontano.

Quali sono i comportamenti delle madri che rendono un figlio sicuro, evitante o ambivalente?

bambini con uno stile di attaccamento sicuro sono cresciuti con madri che avevano alti punteggi nelle scale di sensibilità, accettazione, cooperazione e disponibilità. Le madri dei bambini con attaccamento evitante e ambivalente, invece, erano soprattutto di tipo rifiutante, interferente o indifferente. 

Di solito, le madri dei bambini evitanti sono più distaccate (o distanzianti) e tendono a ridurre al minimo il contatto con il figlio. Le madri dei bambini ambivalenti sono le più ansiose e sopraffatte dal loro ruolo di madre, hanno comportamenti più spesso contraddittori che interferiscono nelle attività del bambino e non sanno gestire le richieste di contatto e consolazione.

Un percorso retrospettivo per rinascere

Il tuo percorso personale è importante nel definire chi sei oggi, che adulto sei diventato, che partner sei o sarai, che tipo di genitore sei diventato o diventerai. Quello della genitorialità è un tema molto delicato, prima di auto-condannarsi come genitori (o di condannare i propri genitori) è importante pensare che anche loro hanno avuto un percorso personale che li ha indotti in qualche modo, a essere ciò che sono, a commettere determinati errori. Non tutti ci riflettono ma è difficile essere genitori perché prima di tutto, è stato difficile essere figli. Il passato trova sempre il modo per influenzarci e condizionare il modo in cui viviamo i nostri legami, che sia una storia d’amore o che sia un nuovo legame genitore-figlio.

Per fortuna, con le giuste consapevolezze è possibile scandire la vita che vogliamo e costruire i legami così come li desideriamo e non come li abbiamo implicitamente appresi. Nel proiettarci a una storia d’amore, costruiamo delle aspettative. Magari se provo a chiederti «qual è il tuo partner ideale?», dopo un primo momento di disorientamento, potrai pensare a un partner premuroso, che possa trasmetterti sicurezza, che sia simpatico, affabile, disponibile e complice. Tuttavia, la tua storia affettiva racconta che finisci per innamorarti e scegliere partner emotivamente non disponibile.

Queste scelte non riflettono chi sei oggi o cosa vuoi, ma sono un riflesso dei tuoi vissuti emotivi passati. Vissuti che, con qualche esperienza mirata e un buon allenamento psicologico, puoi relegare finalmente alla dimensione che meritano… nel passato!!! Da adulto, ognuno sente l’esigenza di ridefinire se stesso per ciò che è, e non per come è stato plasmato dall’ambiente esterno. Per fare ciò è necessario viaggiare in se stessi, coprirsi e… allenarsi.

Comprendersi sembra facile, eppure, alcuni di noi sono estremamente complessi, si portano dentro una moltitudine di sfaccettature non facili da «gestire», alcuni di noi, poi, si portano dentro dei carichi emotivi enormi, che stanno lì da chissà quanto tempo, carichi difficili da districare. Di come mettere ordine in se stessi, capire perché si è diventati ciò che si è e comprendere come evolversi, ne ho parlato nel mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», un testo atto a fornirti gli strumenti giusti per analizzare te stesso e le tue storie relazionali, dall’infanzia all’età adulta.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli
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