Cosa accade ai tuoi neuroni se ascolti sempre lamentele

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor


Tutti noi almeno una volta nella vita, ci siamo lamentati di qualcosa. Esistono però alcune persone che si lamentano sempre e comunque: a casa, a scuola, a lavoro, con gli amici… Come mai? Le lamentele i pettegolezzi sono il frutto di un atteggiamento arcaico, una strategia di sopravvivenza, adottata dal nostro inconscio per liberarci di stati mentali ed emotivi aberranti, che purtroppo va a discapito di chi ne subisce l’influsso passivo.

Siamo così abituati a lamentarci e ad ascoltare le lamentele, da esserne perfino assuefatti

Molte persone basano tutta la loro identità sulle continue lamentele…Una vita davvero triste che rende pesante anche la vita di tutte le persone che per qualche ragione sono costrette a star loro attorno: colleghi di lavoro, familiari, ecc. E’ famoso l’esempio di Roy Martina che quando la mamma lo chiamava al telefono periodicamente, lei raccontava per ore tutte le sue lamentele su come i familiari si erano comportati, qualche disgrazia che era successa, ecc. Un giorno Roy Martina le ha detto: “Mamma adesso basta. Richiamami quando hai qualcosa di bello da darmi. Ciao“.

Quando ti lamenti racconti al tuo cervello che non esiste soluzione!

È stato scientificamente provato che le onde elettromagnetiche cerebrali caratteristiche della lamentela spengono letteralmente i neuroni dell’ippocampo che sono associati alla risoluzione dei problemi. Uno studio condotto dalla Stanford University ha dimostrato che una mezz’ora di ascolto di lamentele è pericolosa perché i neuroni ne risentono e perdono la capacità di elaborare creativamente delle soluzioni. Essi vanno letteralmente in “modalità off” perché il cervello attraverso le sinapsi cataloga gli impulsi ricevuti e reputa le lamentele di basso livello.

Ogni lamentela rafforza la convinzione che non si hanno risorse per affrontare le sfide quotidiane… che è inutile ragionare, provare, cambiare, sforzarsi, perché tanto…Quindi il cervello si adatta, si “mette comodo” al riparo da ogni possibilità di agire per il cambiamento.

Ma se ascoltare le lamentele degli altri spegne i neuroni, quando siamo noi a farlo… cosa succede?

Ovviamente anche noi stessi dovremmo evitare di cadere in queste manifestazioni lamentose, consapevoli del fatto che oltre a recare danno a chi ci sta intorno, stiamo consumando inutilmente la nostra energia. Siamo così abituati a lamentarci e ad ascoltare lamentele, da averne perfino fatto un’abitudine.

Fisiologicamente, le cellule del nostro cervello si specializzano con contenuti di basso livello, perdendo nel tempo in creatività e capacità di risolvere le situazioni critiche, uscire dalle difficoltà e mettere in moto l’inventiva, cosa che si sviluppa normalmente nelle persone che invece di scegliere la lamentela, trasformano le “crisi” in opportunità: un cervello in movimento, volto continuamente a creare, permette nell’insieme di essere più consapevoli.

Esotericamente, accade che la personalità agisce con il “pilota automatico”, addensando sempre di più quel meccanismo per cui l’ego tende a prendere il sopravvento sull’Essere. Ovviamente, questa percezione esula dall’insieme di cui facciamo parte e ci allontana sempre più dalla Realtà reale, cristallizzando gli schemi (e i programmi mentali) che ci fanno percepire la virtualità come realtà oggettiva.

Energeticamente, sappiamo bene, anche grazie alle moderne scoperte della Fisica Quantistica, che dove va il pensiero, l’energia fluisce e crea! Più i miei pensieri sono negativi, orientati alla mia sfortuna, alla crisi e al lavoro che scarseggia, al politico che si fa le vacanze di lusso alla faccia del popolo che non ce la fa, ecc… più sto nutrendo di energia quella determinata situazione. Psicologicamente si creerà un circolo vizioso, per cui tali pensieri negativi diverranno l’unica realtà possibile, moltiplicando proprio quelle situazioni che confermano questo processo.

La lamentela è contagiosa

Lo psicologo dottor Travis Bradberry, autore di “Intelligenza emotiva 2.0”, sostiene che i neuroni possono favorire le lamentele e portarci a una lamentela automatica. Quando facciamo qualcosa, i neuroni si ramificano per migliorare il flusso di informazioni la prossima volta che si verificherà quel comportamento. Il lavoro dei neuroni opera quindi come se stessimo costruendo un ponte. Non ha senso costruirlo ogni volta che attraversiamo un fiume. È meglio farlo una volta per tutte e fatto bene.

Succede questo quando ci lamentiamo o ascoltiamo delle lamentele. Per noi è molto più facile farlo di nuovo, e la lamentela diventa quindi qualcosa di automatico. Diventa la prima opzione, quello che faremo preferibilmente piuttosto che pensare in positivo. Lamentarsi diventerà il nostro comportamento predeterminato, e distruggerà la nostra chimica cerebrale come un virus difficile da controllare.

La lamentela è contagiosa come un virus. Ne sono responsabili i cosiddetti “neuroni specchio”, che sono la base della nostra capacità di provare empatia. Per questo, più si è empatici, più si sarà influenzati dallo stato d’animo di un’altra persona. Ascoltare lamentele è come la salute del fumatore passivo: non serve fumare per risentire dei gravi effetti del contatto con il tabacco.

Può capitarci di vivere in contesti nei quali siamo sottoposti a forti pressioni e disequilibri

Ambienti carichi di stress e negatività che agiscono come dei veri e propri virus, su tutti i fronti: mentale, emozionale e fisico. È altresì vero che più innalziamo il nostro livello energetico, più la realtà circostante reagisce alla nostra qualità vibrazionale. Non solo attraiamo nella nostra vita situazioni e persone affini a ciò che siamo, ma influiamo positivamente anche sull’ambiente che ci circonda, e sulle persone con cui ci relazioniamo.

In sostanza, se si mantiene la mente concentrata sulla critica, preoccupazione e la vittimizzazione, la nostra mente sarà portata più facilmente ad avere quegli stessi pensieri nelle situazioni future. I nostri modelli di pensiero cablano il nostro cervello a reagire positivamente o negativamente alle situazioni che si presentano.

Lamentarsi significa esaltare un problema in modo inconcludente

Prendere coscienza della sua presenza e della sua ineluttibilità. È come dire: “le cose stanno così e io non posso farci niente”. Stai a osservare una minaccia, impotente e in balia delle circostanze. Ragionare su un problema invece significa prendere coscienza delle variabili da cui è formato, per programmare un’azione risolutiva. In questo caso, il cervello organizza nuove connessioni neurali frutto del problem solving attivo, nel migliore dei casi alla fine approda a una soluzione che, una volta imparata, può essere utilizata per risolvere altri problemi simili.

Cosa fare quando si ha vicino una “persona lamentosa”?

Come abbiamo visto, le persone che vivono accanto a noi non sempre sono una fonte di benessere. La cosa forse più importante da capire è che gli altri hanno il potere di influenzare la nostra vita, solo nella misura in cui noi decidiamo di dargli questo potere, e che noi giochiamo un ruolo attivo in questa scelta.

Abbiamo il potere e la facoltà di scegliere chi frequentare oppure con chi instaurare un rapporto intimo. Proprio per questo, è necessario selezionare con estrema attenzione chi avere accanto, in quanto ne va del nostro benessere psichico e interiore. Bisogna scegliere con cura le persone con cui condividere il tempo, analizzandone il carattere, i comportamenti, le parole e i gesti. Se non possiamo evitare di frequentare persone negative a causa di vincoli di parentela, amicizia o vincoli lavorativi, è bene imparare a conviverci e, quindi, mettere in atto una serie di strategie utili a tenere a bada l’influenza che questi soggetti hanno su di noi.

Per farlo, è consigliabile manifestare nei loro confronti un’attitudine distaccata e distante, smettete di dare loro il potere di influenzare i vostri stati d’animo e, soprattutto, imparare a gestire le emozioni in loro presenza.

La miglior strategia da mettere in pratica è quella di mantenere un atteggiamento positivo nei confronti della vita, cercando di allontanare da sé situazioni e amicizie potenzialmente negative, ricercando (quando possibile) il lato buono nelle cose che ci circondano.

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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