Tutti abbiamo fatto i conti con l’ansia. Se suddivisa in dosi precise, questa naturale risposta umana può agire da valido impulso per i nostri propositi. Quando invece si attiva in maniera incontrollata, può arrecare seri danni. I meccanismi dell’ansia sono il risultato di una reciproca e costante attività neuro-psicologica che avviene in modo molto veloce e quindi spesso risultano difficili da controllare.
Nell’ansia normale, lo stato di attivazione neuropsicologico è diretto verso uno stimolo ben conosciuto e reale. Tutte le risorse psicofisiologiche sono indirizzate a gestire un pericolo reale e mobilitare le risorse operative dell’individuo per affrontare la situazione temuta. Al contrario, l’ansia diventa patologica quando queste reazioni aumentano per intensità, frequenza e durata con una conseguente caduta nell’efficacia della gestione della minaccia. Nell’ansia patologica la minaccia è spesso relativa a situazioni o a eventi indefiniti, che vengono percepiti come minacciosi anche quando non lo sono. Ciò accade in seguito a un’elaborazione cognitiva erronea, che porta a valutare in modo impreciso le situazioni.
Cosa accade nella mente dell’ansioso
Il focus della persona ansiosa è concentrato sull’elemento di minaccia che finisce per essere più grave e sproporzionato di come realmente si presenta. A spaventare l’ansioso è tutto ciò che è ignoto e sconosciuto, nel sistema di credenze, nel modo di leggere il mondo. A spaventare è tutto ciò che è incontrollabile e imprevedibile. La persona ansiosa quindi attraverso il proprio sistema di credenze (tutto ciò che crede su sé, gli altri e il mondo) finirà per sovrastimare i pericoli, non avendo una visione chiara e lucida della realtà. Schematizzando e cercando di andare sul pratico, quello che accade è più o meno questo:
- Situazione: es. colloquio di lavoro
- Scopo: fare una bella figura
- Parte un pensiero disfunzionale negativo rispetto ad una previsione futura “ e se farò una brutta figura?”
- Risposta emozionale: ansia
- Risposta somatica: agitazione psicomotoria, tensione muscolare, aumento del battito cardiaco ecc
- Risposta Comportamentale: Evitamento = es. “Non ci vado” / Controllo = es. Rimugino, faccio pensieri ossessivi
Ciò che determina il mio livello di ansia dunque, non è tanto nella situazione, quanto piuttosto nel pensiero che utilizzo. Se di fronte ad una situazione inizierò a pensare “come farò a..? e se dovesse accadere che.. ? Oh Mio Dio non potrei sopportarlo…!” inevitabilmente inizierò a temere quella situazione. Inevitabilmente proverò un’ansia pervasiva e limitante.
Quindi cosa determina la mia ansia?
Sono i miei pensieri, i quali sono sostenuti dalle mie credenze, ovvero dal mio modo di vedere il mondo, gli altri e me stesso. Se ho una rappresentazione di me stesso come adeguato solo a costo di fare bella figura e ottenere l’approvazione degli altri inevitabilmente affronterò ogni esame con ansia pervasiva ed intensa. Questo meccanismo sta alla base di ogni disturbo d’ansia.
Cosa succede nel cervello dell’ansioso
Gli stati interni, come l’ansia, la fame, lo stress o l’impulso sessuale, determinano il nostro comportamento. Quando non mangiamo da molto tempo siamo di cattivo umore; quando proviamo ansia siamo più passivi e ci ritiriamo. Solo recentemente è stato possibile capire come questi stati comportamentali fossero rappresentati a livello cerebrale. Ciò significa che ogni volta che sperimentiamo uno stato ansioso alcune strutture e circuiti cerebrali si attivano più di altre.
Circuiti neuronali implicati nella modulazione dell’ansia
La comprensione delle basi biologiche sottese alla paura, all’ansia e ai disturbi correlati, nonostante non sia ancora del tutto completa, risulta notevolmente progredita, grazie agli sviluppi della genetica, della neurochimica, della psicofisiologia e delle tecniche di neuroimaging.
In particolare, nello scorso decennio, un rilevante incremento riguardante la conoscenza
delle basi neurobiologiche dell’ansia è derivato dallo studio delle componenti comportamentali della risposta di paura, con particolare riguardo alle nozioni riguardanti le vie neuroanatomiche sottese (amigdala, corteccia prefrontale, talamo ed ippocampo), nonché agli aspetti recettoriali e genetici che possono, almeno in parte, spiegare la diversa vulnerabilità
individuale ai disturbi d’ansia
Le interazioni neuronali tra l’amigdala e le altre regioni corticali e sottocorticali
L’amigdala rappresenta l’epicentro degli eventi coinvolti nella modulazione degli stati d’ansia, nell’animale come nell’uomo, con un ampio spettro di connessioni reciproche con le strutture corticali, limbiche, implicate nella risposta emozionale, cognitiva, autonomica ed endocrina allo stress.
Le interazioni neuronali tra l’amigdala e le altre regioni corticali e sottocorticali. Sono state identificate diverse zone implicate nella modulazione dell’ansia, tra cui risultano più importanti il talamo, con funzione di collegamento primario tra i sistemi recettoriali esterocettivi e le aree corticali, per l’elaborazione dello stimolo ansiogeno; l’amigdala, responsabile dell’acquisizione e dell’espressione della paura condizionata, attraverso una via breve, automatica ed involontaria, ed una via lunga, che implica la processazione dello stimolo da parte della corteccia.
Circuiti neuronali implicati nella modulazione dell’ansia consentono la messa in atto di comportamenti di reazione al pericolo,
dipendenti da molteplici variabili quali le caratteristiche biologiche dell’individuo, il suo temperamento, le pregresse esperienze, la contingente situazione emozionale, ecc. In tal senso l’importanza del carico stressogeno di un evento risulta più
correlato alla valutazione soggettiva di un individuo che alla realtà obiettiva dell’evento stesso
Dall’amigdala, tutte le volte che ci troviamo di fronte a uno stimolo che è interpretato come minaccia, parte una complessa reazione a catena: vengono rilasciati ormoni dello stress, si attiva una parte del sistema nervoso (il sistema nervoso simpatico) coinvolto in quelle funzioni definite di «attacco o fuga».
Non tutti coloro che devono affrontare, ad esempio un importante esame all’università, lo fanno con ansia estrema e utilizzando strategie e comportamenti disfunzionali. E ciò vale per qualsiasi altra situazione immaginabile.
La concentrazione è tutta sul pericolo che si sta vivendo in quel momento, mentre tutto il resto viene accantonato
Tutto il corpo si prepara ad affrontarlo. Contemporaneamente parte una valutazione della minaccia. Altre aree del cervello (in particolare l’ippocampo e la corteccia prefrontale) aiutano a interpretare la minaccia percepita
La parte «pensante» del cervello dice alla parte «emotiva» se ci si trova di fronte a un falso allarme (e allora si spegne la risposta) o di fronte a un pericolo reale (e allora la risposta continua a essere alimentata). È questo complesso sistema che ha consentito all’uomo di sopravvivere a innumerevoli pericoli nel corso della propria storia. Ed è lo stesso meccanismo che viene attivato di fronte a pericoli che minacciano la nostra sopravvivenza come la malattia.
In alcuni disturbi, come quello di panico, la fobia sociale e il disturbo post-traumatico da stress, si è osservata una maggiorealterazione dell’amigdala o dell’ippocampo. Nel disturbo d’ansia generalizzato si osserva invece un’alterazione nella corteccia, in particolare quella prefrontale e di alcune regioni del talamo in risposta a stimoli neutri.
Oltre alle alterazioni delle specifiche strutture cerebrali, nell’ansia si osserva una disregolazione di alcuni neurotrasmettitori, in particolare quelli che utilizzano la serotonina e la dopamina.
Quali sono i cambiamenti fisiologici generati dall’ansia
Le vie efferenti del circuito ansia-paura innescano una risposta autonomica, che coinvolge il sistema simpatico e parasimpatico, determinando sintomi somatici quali l’aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca,
sudorazione, piloerezione, dilatazione pupillare, urinari e gastrointestinali. Vediamoli insieme.
- Il respiro si fa più frequente e le narici e i polmoni si espandono, aumentando la quantità di ossigeno disponibile per i muscoli
- Il ritmo cardiaco e la pressione del sangue aumentano, in modo da trasportare velocemente l’ossigeno e il nutrimento richiesto dai muscoli
- Il sangue è dirottato ai muscoli, particolarmente ai grossi muscoli degli arti inferiori. Meno sangue affluisce agli organi interni e alla faccia e si può perciò diventare “bianchi dalla paura”
- I muscoli si tendono preparandosi a una risposta veloce
- aumenta il sudore per contrastare il surriscaldamento dovuto a una grossa attività fisica
- La mente si concentra sul pensiero “quale è il pericolo e come posso evitarlo?” e ignora tutto il resto
- La digestione si ferma
- La bocca si fa secca e produce meno saliva. Il cibo si ferma nello stomaco e può dar luogo a una sensazione di nausea o di “nodo allo stomaco”
- Il sistema immunitario rallenta; il corpo per il momento concentra tutti i suoi sforzi nella fuga
Cosa possiamo fare per alleviare l’ansia?
A livello fisiologico molto importanti sono le tecniche di respirazione, di rilassamento o i programmi di nuova generazione come gli esercizi di consapevolezza. Tra le tecniche di respirazione una molto importante è la respirazione diaframmatica che permette la sincronizzazione tra cuore e pensiero. Mentre, tra le tecniche di rilassamento c’è il rilassamento progressivo muscolare o il training autogeno.
Cosa importante!
Comprendi la radice della tua ansia. Dovresti avere le capacità introspettive per capire quale sensazione inespressa si cela dietro la tua ansia e andare ancora più in profondità e capire quale è stata la prima volta che hai sperimentato quella stessa emozione disturbante… così da accettare ed elaborare quel vissuto. Le emozioni disturbanti sono talmente difficili da digerire che creano diversi sintomi e l’ansia è uno di questi!
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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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