Cosa dirsi nei momenti in cui la tristezza prende il sopravvento

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Ci sono giorni in cui la tristezza non bussa: entra. E lo fa in punta di piedi, oppure irrompe con violenza, lasciandoti senza difese, senza voce, senza voglia. A volte arriva con una ragione precisa — una perdita, una delusione, una ferita ancora aperta — altre volte no. Semplicemente si siede accanto a te, ti guarda negli occhi e ti chiede: “Ti ricordi tutto quello che fa male?”

In quei momenti, cercare di “tirarsi su” con la forza della volontà rischia di aggiungere dolore al dolore. È come rimproverarsi per avere freddo in pieno inverno. La verità è che non sempre possiamo evitare la tristezza. Ma possiamo imparare a parlarle, a non temerla, a darci parole che non ci affondano, ma ci contengono.

Cosa dirsi nei momenti in cui la tristezza prende il sopravvento

Questo articolo è un piccolo rifugio: raccoglie frasi da dirsi, non per negare la tristezza, ma per stare con lei senza perdersi, per attraversarla senza sentirsi sbagliati, per ricordare a se stessi che anche il dolore può avere senso se ascoltato con cura.

1. “Non devo avere fretta di stare meglio. Posso restare qui finché serve”

Viviamo in una società che ci spinge a guarire in fretta, a sorridere prima ancora che la ferita si chiuda. Ma le emozioni non funzionano così. Il dolore ha i suoi tempi, e accelerarlo lo trasforma in qualcosa di più duro: senso di colpa, vergogna, ansia.

Dirsi: “Posso restare qui finché serve” è un gesto di gentilezza radicale verso se stessi. Significa non scappare, non giudicarsi, non trasformare la guarigione in una corsa a ostacoli. È una frase che ci ricorda che anche stare male può essere una forma di presenza, non di debolezza.

2. “Non tutto ciò che sento è tutta la verità. Ma ciò che sento merita ascolto”

Quando siamo tristi, la mente può diventare una cassa di risonanza per le paure più antiche: “Non valgo nulla”, “Sono solo”, “Non cambierà mai niente”. Sono pensieri che sembrano veri perché parlano con la voce della sofferenza. Ma possiamo imparare a distinguerli. Non per negarli, ma per non fonderci con loro.

Questa frase — “Non tutto ciò che sento è tutta la verità” — ci aiuta a restare svegli: a dare spazio alle emozioni senza farci travolgere dalla loro narrazione. È un modo per coltivare l’auto-compassione senza perdere il senso della realtà.

3. “Sto provando dolore, ma sto anche imparando qualcosa di importante su di me”

La tristezza non è solo un sintomo da spegnere. A volte è una chiamata alla consapevolezza. Ci mostra ciò che abbiamo trascurato, ciò che ci manca, ciò che abbiamo perso o trattenuto troppo a lungo.

Questa frase ci restituisce dignità nel dolore. Ci ricorda che ogni emozione, anche la più scomoda, può diventare un insegnante. Non c’è bisogno di romanticizzare la sofferenza, ma possiamo darle un senso: “Sto soffrendo, ma anche conoscendomi meglio”. È così che, lentamente, il dolore smette di essere solo un peso e diventa anche un seme.

4. “Va bene non capire tutto adesso”

Una delle angosce più grandi quando siamo tristi è non trovare un senso, non avere risposte. Ci domandiamo: “Perché mi sento così?”, “Perché non riesco a reagire?”, “Dove ho sbagliato?”. Ma la verità è che non tutte le risposte arrivano subito, e questo non ci rende deboli. Ci rende umani.

Dirsi: “Va bene non capire tutto adesso” è un modo per sospendere il giudizio e respirare. Non abbiamo bisogno di spiegazioni immediate per meritare conforto. Possiamo sostare nella nebbia e fidarci che un giorno, lentamente, la luce tornerà.

5. “È solo una giornata difficile, non una vita sbagliata”

Quando il dolore si fa intenso, tutto sembra contaminato. Ogni ricordo, ogni progetto, ogni parte di sé sembra perduta, rotta, inutile.

In quei momenti serve una frase che ci riancori: “È solo una giornata difficile”. Non minimizza il dolore, ma lo mette in prospettiva. Ci ricorda che anche l’inverno ha una fine, e che una crisi non annulla tutto il nostro cammino. Le emozioni sono temporanee. Anche quando sembrano eterne. Questa frase è un ponte che ci riporta a domani.

6. “Non devo fare nulla per meritare amore e accoglienza”

Quando stai male, potresti avere la sensazione di “essere di troppo”, di non meritare affetto finché non torni a essere forte, brillante, presente. È una trappola molto profonda, spesso radicata in esperienze antiche: nell’infanzia ci si convince di dover fare qualcosa per ricevere amore.

Questa frase è una smentita amorevole a quell’idea: “Anche adesso che sono triste, anche adesso che non riesco a dare nulla, merito amore”. È un atto rivoluzionario: dare dignità alla propria fragilità senza cercare di nasconderla.

7. “Questa tristezza non mi definisce. È solo una parte di me”

La tristezza tende a colonizzare tutto. Ma noi siamo più grandi del nostro dolore. Abbiamo vissuto momenti di gioia, di coraggio, di presenza. E possiamo farlo ancora.

Questa frase ci aiuta a decentrare la tristezza, a riconoscerla come una parte, non come l’intero. Anche nella sofferenza, esistono ancora desideri, memorie, capacità. Non dobbiamo negare la tristezza, ma ricordare che non siamo solo lei.

 8. “Posso chiedere aiuto, anche se non so da dove cominciare”

Chiedere aiuto è difficile. Soprattutto quando non abbiamo parole precise per spiegare cosa sentiamo. Ma non serve avere una spiegazione perfetta per meritare ascolto. Questa frase è un incoraggiamento a rompere l’isolamento. A telefonare, scrivere, sussurrare anche solo: “Non sto bene, ti va di ascoltarmi?”. Chiedere aiuto è un gesto di coraggio, non di debolezza. È il primo passo per tornare in contatto, prima con l’altro e poi con sé.

9. “Non sono rotto. Sto solo attraversando qualcosa di difficile”

Il dolore può farci sentire difettosi, come se qualcosa in noi fosse sbagliato in modo irreparabile. Ma soffrire non significa essere rotti. Significa essere vivi, sensibili, permeabili. A volte troppo.

Questa frase ci restituisce dignità: “Non c’è nulla in me che vada aggiustato. C’è solo qualcosa che va ascoltato”. È un atto di tenerezza, ma anche di verità: la sofferenza non è una patologia dell’anima, è una sua funzione.

10. “Anche se adesso non lo sento, passerà”

Nei momenti più bui è difficile credere che esista un dopo. Ma esiste. E tu ci sei già passato. Hai superato altri dolori, anche quando sembravano insuperabili.

Questa frase è una memoria emotiva: anche se adesso non riesci a provarlo, puoi fidarti della tua storia. Di quella forza che hai già avuto e che si ripresenterà. Non si tratta di illudersi. Si tratta di riconoscere che tutto cambia, sempre. E che anche il dolore si trasforma.

E se provassi a scrivere le tue frasi?

Oltre a queste, puoi crearne di tue. Frasi che ti somigliano. Che parlano la tua lingua interna. Puoi scriverle su un foglio, registrarle con la tua voce, tenerle sul telefono, portarle con te come amuleti. Ecco alcune domande per cominciare:

  • Cosa avrei voluto sentirmi dire da piccolo nei momenti difficili?
  • Qual è una frase che mi ha aiutato in passato?
  • Se fossi il mio migliore amico, cosa mi direi oggi?

Scrivere queste frasi non significa negare il dolore. Significa offrirgli una casa sicura in cui esistere, senza devastare tutto.

La voce che ti serve ce l’hai già dentro

La tristezza non è un nemico. È una parte di te che chiede ascolto. Parlare con lei, invece che contro di lei, è il primo passo per tornare a sentire una versione più piena di te stesso.

Non esistono frasi magiche. Ma esistono parole che, dette con sincerità, possono accendere una luce dentro anche quando fuori è buio. Se stai leggendo queste righe è perché dentro di te c’è già una parte che vuole guarire, anche se non sa ancora come.

E in quel desiderio, già c’è un inizio. Nel mio libro “Il mondo con i tuoi occhi” parlo proprio di questo: di come le parole che usiamo con noi stessi possono condizionarci, ferirci o salvarci. È un viaggio attraverso il linguaggio emotivo, i condizionamenti e la libertà di riscrivere la propria storia. Se stai attraversando un momento difficile, potrebbe aiutarti a guardare dentro senza perderti. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon

E se ti va, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Ti aspetto lì per continuare il viaggio.