Quello che non vedi con gli occhi non lo inventare con la bocca

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Alcune persone fanno l’errore di inventare con la bocca quello che non hanno visto con i loro occhi. Cioè, diffondono dicerie di cui non sono certe che spesso finiscono per creare confusione e disagio. Infatti, alcuni pettegolezzi e dicerie possono causare incomprensioni, distruggere vite, separare coppie e amici, provocare scontri, generare odio, rancore e risentimento.

“C’è solo una cosa peggiore dell’essere vittima di pettegolezzi. Ed è non essere vittima di pettegolezzi.” (Oscar Wilde)

Eppure, continuano ad esserci persone che si divertono a diffondere dicerie e pettegolezzi, consapevoli o meno del male che possono causare. Queste persone prendono alcuni spunti dalla realtà e li distorcono, arrivando a trarre conclusioni errate che condividono con tutti coloro che sono disposti ad ascoltarli. Ma in questo modo non solo danneggiano la reputazione degli altri, ma, alla fine, anche la loro immagine verrà influenzata dato che con il tempo perderanno credibilità. Alla fine, il pettegolo rimane solo.

“Su dieci persone che parlano di noi, nove ne dicono male, e spesso la sola persona che ne dice bene, lo dice male”. (Conte di Rivarol)

Cosa spinge una persona a inventare dicerie?

Errata interpretazione

Le dicerie sono spesso il risultato di un errore d’interpretazione, vale a dire, la persona sente dei rumori ma non sa da dove arriva il suono, così riempie il vuoto lasciato dalle informazioni mancanti utilizzando la propria immaginazione, unisce capi sconnessi tra di loro e trae conclusioni errate.

Troppi stereotipi

Alla base delle dicerie vi sono spesso anche preconcetti e stereotipi. Infatti, gli stereotipi diventano spesso una caratteristica della persona, è come se indossassimo dei paraocchi che ci permettono di vedere solo una parte della verità. Gli stereotipi inducono le persone a formarsi una visione distorta della realtà e alimentano le dicerie.

Mancanza di obiettività

Molte persone non si rendono conto che il loro umore, le aspettative, gli stereotipi e, in generale, la loro interpretazione del mondo, permeano la visione che hanno della realtà. Quindi, smettono di cercare prove imparziali e obiettive, limitandosi a spiegare le cose attraverso il loro modo di sentire, fare e pensare. Queste persone adattano il mondo a loro immagine e somiglianza. E tutto ciò che non trova posto lo eliminano.

Spettegolare può essere sintomo di bassa autostima e necessità di accettazione

In alcuni casi, dicerie e pettegolezzi non sono semplici errori nel modo di pensare ma un sintomo di qualcosa di più serio. Infatti, i pettegoli cercano di attirare l’attenzione degli altri facendo in modo che questi si interessino di loro, hanno bisogno urgente di essere ascoltati e non gli importa se per farlo devono inventare qualcosa di falso.

In questi casi si parla di una distorsione del comportamento che si manifesta attraverso un complesso. Dicerie e pettegolezzi sono gli strumenti che permettono loro di trasformarsi in una persona importante.

Pertanto, il gossip può essere un problema quando diventa un’abitudine, quando è uno stile di vita e la persona lo usa per inserirsi nei gruppi sociali perché non è in grado di utilizzare altri strumenti per farlo. In questi casi è necessario cercare l’aiuto di uno psicologo, perché, in ultima analisi, la persona non è felice, ma vive per e attraverso gli altri, lasciando che la sua stessa vita gli scivoli via dalle mani.

Perché le dicerie si diffondono così velocemente?

Non tutte le dicerie si diffondono con la stessa rapidità. Fortunatamente, alcune nascono e muoiono subito. Il fatto che una diceria si diffonda dipende dalla sua importanza e dal grado di ambiguità.

Perchè un’informazione inesatta o incerta si diffonda deve soddisfare la curiosità di molte persone e che, in qualche modo, serva a ratificare la loro visione del mondo e degli altri. Pertanto, le dicerie devono essere conformi alle convinzioni delle persone che le diffondono.

Così, quando contribuiamo a diffondere pettegolezzi non ci limitiamo solo ripetere qualcosa che abbiamo sentito, ma questa azione dice anche molto di noi, rivela che, in certa misura, crediamo a quella voce o la usiamo per dimostrare alcune delle nostre credenze.

Ad esempio, se pensiamo che i giovani sono pigri e vediamo un giovane che resta seduto a lungo su di una panchina del parco è probabile che supponiamo si tratti di un pigro e lo commentiamo alla persona che abbiamo accanto. Anche se forse, questo giovane sta solo aspettando qualcuno o si sta riposando dopo una dura giornata di lavoro.

Allo stesso modo, se pensiamo che la nostra vicina è propensa a cambiare spesso partner e la vediamo parlare con un uomo, forse un po’ più vicini del solito, è probabile che pensiamo che i due abbiano una relazione, anche se non è così.

Prima di parlare filtra le informazioni

Per evitare di diventare un anello di una lunga catena di dicerie, o essere addirittura la persona che le origina, è auspicabile che prima di parlare impariamo a passare le informazioni attraverso 3 filtri, così come insegna questo racconto di Socrate.

In un’occasione, un discepolo arrivò tutto agitato a casa di Socrate e gli disse:

Maestro! Desidero dirti che un tuo amico stava parlando male di te…

Socrate lo interruppe dicendo:

– Aspetta! Hai già passato attraverso i Tre Filtri ciò che hai intenzione di dirmi?

– Tre filtri …?

– Sì – rispose Socrate. – Il Primo filtro è la VERITÀ. Hai già esaminato attentamente se quello che vuoi dire è vero in ogni suo punto?

– No … L’ho sentito dire da alcuni vicini di casa …

– Ma almeno lo avrai fatto passare attraverso il secondo filtro, che è la BONTÀ: Quello che mi vuoi dire è almeno buono in una delle sue parti?

– No, non proprio… al contrario…

Ah! – Lo interruppe Socrate.- Allora andiamo all’ultimo filtro. È NECESSARIO che mi racconti quello che desideri dirmi?

– Per essere onesti, no…. Non è necessario.

– Allora – disse sorridendo il vecchio saggio, se non è vero, né buono né necessario… Seppelliamolo nell’oblio…

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