Soffermarsi a riflettere su un qualcosa che ha creato e generato in noi una reazione, ci conduce all’autoconsapevolezza, termine spesso utilizzato in ambito della psicologia. Ma cos’è l’autoconsapevolezza? Tante volte abbiamo sentito parlare di consapevolezza di sé, ma chi, davvero, ci ha spiegato cosa significhi questo termine? Che differenza c’è tra “me” e “sé”? Basta sapere ciò che ci accade per essere consapevoli?
Carl Gustav Jung diceva: “La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia.” E questo sarà proprio quello di cui parlerò in questo articolo. Per dirla alla Goleman, l’autoconsapevolezza è alla base dell’intelligenza emotiva, essa è la radice dei sentimenti e dell’assertività. Per rendere il concetto ancora più chiaro mi rifaccio a una antica leggenda giapponese.
Si narra di un samurai bellicoso che un giorno sfidò un maestro Zen chiedendogli di spiegare i concetti di paradiso e inferno. Il monaco, però, replicò con disprezzo: “Non sei che un rozzo villano; non posso perdere il mio tempo con gente come te!”. Sentendosi attaccato nel suo stesso onore, il samurai si infuriò e sguainata la spada gridò: “Potrei ucciderti per la tua impertinenza”.
“Ecco” replicò con calma il monaco “questo è l’inferno.” Riconoscendo che il maestro diceva la verità sulla collera che lo aveva invaso, il samurai, colpito, si calmò, ringuainò la spada e si inchinò, ringraziando il monaco per la lezione. “Ecco” disse allora il maestro Zen “questo è il paradiso.”
Ogni scelta, ogni bivio ti porta su una strada lasciandone altre. Possibilità che non si sono concretizzate, sogni abbandonati, progetti non conclusi, ma quello che conta è solo esserne consapevoli.
L’improvviso risveglio del samurai e il suo aprire gli occhi sul proprio stato di agitazione ci fa capire quanto sia fondamentale la differenza fra l’essere schiavi di un’emozione e il divenire consapevoli del fatto che essa ci sta travolgendo. Il consiglio di Socrate, “conosci te stesso”, fa proprio riferimento a questa chiave di volta dell’intelligenza emotiva: la consapevolezza dei propri sentimenti nel momento stesso in cui essi si presentano.
Riuscire ad avere sempre autoconsapevolezza non è semplice!
Essere consapevoli significa “Rimanere osservatore di se stesso senza giudizio alcuno”. Ovvero, esercitare una sorta di “visione dall’alto” su noi stessi che ci consenta di osservarci dal di fuori, con obiettività, anche quando sarebbe difficile. Rendersi conto delle proprie azione, dei propri pensieri, delle proprie emozioni da un livello ulteriore di coscienza, senza maschere. Un altro te che guarda te stesso. Solo in questo modo potremmo imparare a gestire al meglio ogni situazione “Senza giudizio alcuno”, senza criticarsi o provare variazioni emotive.
Essere autoconsapevoli, per fare un esempio, vuol dire accorgersi che stiamo per essere sopraffatti dalla rabbia: nel momento in cui diventiamo consapevoli delle nostre emozioni, riusciamo anche a controllarle, evitando quindi di perdere la testa e dire cose che non vorremmo dire.
Tendenzialmente non è facile creare questa “visione d’altura” sul proprio agire, si tratta di una facoltà umana tutta da allenare. Se un soggetto, che sta litigando, riesce ad attivare questa osservazione, è capace di gestire al meglio la situazione. Può arrivare a dire: “l’emozione che sto vivendo adesso è la collera”. Questa attenzione ci porta a sviluppare l’autocontrollo, che non è la stessa cosa di repressione.
Quando si parla di autocontrollo e di consapevolezza di sé, significa essere consapevoli dello stato d’animo e dei pensieri che sperimentiamo nel qui e ora. Però, a mente fredda e distaccata, è più semplice gestire ciò che accade, mentre, come spesso succede, molte persone si lasciano prendere dell’emozione del momento e finiscono per dire o fare cose di cui poi possono pentirsi.
Riconoscere uno stato d’animo profondamente negativo significa volersene liberare
Tuttavia, il riconoscimento delle emozioni è una cosa, e altra cosa distinta sono gli sforzi che facciamo per non agire sotto il loro impulso. Quando diciamo “Stai zitto!” al nostro interlocutore, probabilmente riusciremo a fermare lo scontro verbale, ma la collera continuerà a covare sotto la cenere.
I pensieri dell’interlocutore sono ancora fissi sull’evento che aveva scatenato la sua collera e peggio ancora “Vuole che stia zitto!” Collera che peraltro non si è mai placata. L’autoconsapevolezza ha un effetto più potente sui sentimenti negativi molto intensi: quando diciamo a noi stessi “Ecco, quella che sto provando è collera” questa consapevolezza ci offre un maggior grado di libertà. In altre parole, ci dà la possibilità di decidere non solo di non agire spinti dall’impulso della collera, ma anche di cercare in qualche modo di sfogarla.
La consapevolezza di aver sbagliato può essere molto importante. Non necessariamente, però, porta al cambiamento desiderato, per una serie di motivi che riguardano principalmente il non sapere cosa fare, la gestione delle emozioni e la ripetizione ed il consolidamento.
Comprendere se stessi è il primo passo per il cambiamento
Comprendere qualcosa, infatti, non significa esserne semplicemente a conoscenza ma rendersi conto anche delle cause e delle motivazioni profonde entrando in contatto con le implicazioni emotive che tale consapevolezza comporta. Ad esempio, posso sapere che rimanere invischiata in una relazione disfunzionale mi porta ansia e frustrazione, ma non lo comprendo davvero finché non mi rendo conto del mio “valore” ovvero essere una persona meritevole di attenzioni e premure! Ho dunque acquisito consapevolezza che merito una vita migliore
La consapevolezza di sé combacia con il Conoscere se stessi
La consapevolezza è come scendere per un momento dal treno sul quale stiamo viaggiando, presi dai mille impegni e distrazioni della vita quotidiana, per osservare noi stessi e la nostra vita dall’esterno. Uscendo momentaneamente da noi stessi, o come diremmo in psicologia “disidentificandosi dal proprio sé”, possiamo avere uno sguardo più lucido e disincantato, proprio come farebbe un osservatore esterno. Sarai veramente consapevole quando saprai riconoscere:
- i punti di forza del tuo carattere;
- le tue principali potenzialità;
- il modo di agire e di reagire nelle situazioni della vita;
- i tuoi bisogni;
- i desideri collocati nel futuro;
- le principali emozioni che governano le tue azioni.
Tipologie di autoconsapevolezza
In base a queste supposizioni, lo psicologo americano John D. Mayer ha individuato tre diverse tipologie di autoconsapevolezza, che contraddistinguono tre tipi di persone differenti in cui ci sarà facile riconoscerci.
La prima tipologia è quella del cosiddetto “autoconsapevole”
Ha raggiunto e acquisito al massimo grado la qualità dell’autoconsapevolezza. L’autoconsapevole riesce a percepire ed elaborare le proprie emozioni, gestendole al meglio e guadagnando sicurezza e fiducia in sé stesso, con una conseguente migliore salute psicologica.
La seconda tipologia, invece, è quella del “sopraffatto”
Difficilmente riesce a fronteggiare situazioni ostiche dal punto di vista emotivo perché schiavo delle sue stesse emozioni. Da cosa deriva questa schiavitù? Proprio dalla mancanza di autoconsapevolezza: non riuscendo a gestire i suoi sentimenti, se ne fa sopraffare.
Infine, la terza tipologia, quella del “rassegnato”
Si tratta di chi possiede in effetti consapevolezza delle proprie emozioni, ma non fa nulla per gestirle in maniera efficace, abbandonandosi ad esse con rassegnazione, appunto, e condannandosi a una certa infelicità.
Autoconsapevolezza e intelligenza emotiva secondo Goleman
Lo psicologo David Goleman ha parlato diffusamente di autoconsapevolezza a proposito dell’intelligenza emotiva, di cui sarebbe alla base. Goleman scrive infatti che l’intelligenza emotiva è data dall’insieme di cinque diverse caratteristiche: l’autoconsapevolezza, la gestione del sé, l’empatia, la motivazione e le abilità sociali. In primo luogo, è importante sapere che l’intelligenza emotiva è un concetto complesso che coinvolge diverse competenze:
1. Auto-consapevolezza emotiva
Capire come le nostre emozioni e sentimenti influenzano i nostri comportamenti, atteggiamenti, aspettative e decisioni.
2. Auto-regolazione emotiva
Riflettere e gestire i nostri sentimenti e le emozioni, per non agire avventatamente e impulsivamente. Non significa ignorare le emozioni nel processo decisionale, ma dargli il giusto peso, né più né meno.
3. Auto-motivazione
Essere capaci di dirigere le emozioni verso i nostri obiettivi, utilizzandole a nostro favore per mantenerci motivati e superare gli ostacoli che incontriamo lungo il cammino. Implica, in qualche modo, mantenersi positivi e sviluppare un atteggiamento proattivo nei confronti della vita.
4. Empatia
Non significa solo comprendere le opinioni degli altri e le loro decisioni, ma anche condividere le loro emozioni ed essere in grado di catturare i loro stati emotivi a partire da piccoli segnali extra-verbali, in modo da poter stabilire un legame più stretto.
5. Abilità sociali
Sono quelle che possono aiutarci a gestire le relazioni con gli altri: se accresciamo la nostra autoconsapevolezza, impareremo anche a comportarci e ad agire nella maniera migliore in un ambito sociale.
Come migliorare la propria autoconsapevolezza
Dopo aver compreso il concetto di “autoconsapevolezza”, cerchiamo di capire come accrescere la nostra, sviluppando il più possibile questa qualità fondamentale per la nostra realizzazione personale. Il primo passo da seguire per diventare più consapevoli di sé stessi è quello di allenarsi a osservare i propri stessi pensieri, considerandoli per quello che sono: pensieri e basta.
Noi non siamo i nostri pensieri: se impariamo a osservarli con distacco riusciremo a liberarci da schemi precostituiti che rischiano di portarci fuori strada o di fornirci degli alibi per i nostri comportamenti. Ci sono pensieri che posso influenzare le nostre emozioni in maniera negativa e che, però, nascono in automatico. Quante volte ci capita, ad esempio, di dire a noi stessi “Non so fare nulla!”, oppure “è troppo difficile per me!”?
Per sviluppare autoconsapevolezza, dobbiamo fare attenzione ai nostri pensieri e captarli nel momento stesso in cui ci vengono in mente. Domandiamoci allora “perché sto pensando questo”? Sviluppare un dialogo interno potrà aiutarci a eliminare tutti questi pensieri automatici che ci depotenziano, prendendo atto invece delle nostre vere emozioni.
L’autoconsapevolezza rompe tutti i nostri schemi mentali
Impara ad ascoltare la tua vera voce liberandoti di tutte quelle regole o di quei giudizi che vengono dal di fuori. Cerca la tua verità, perché solo tu la conosci! Devi solo allungare il tuo orecchio interiore e imparare ad ascoltarti e a comprenderti, quasi avessi un piccolo bambino da accudire dentro di te. Migliorando la tua autoconsapevolezza diventerai un’ascoltatore migliore non solo per te stesso, ma anche per gli altri. Certo, non è un cammino facile, ma vale la pena seguirlo!
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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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