Cose che dovrai affrontare nella vita se non sei stato amato da piccolo

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Non tutti ne sono consapevoli ma è vero: il legame instaurato con le nostre figure di accudimento, da bambini, gioca un ruolo cruciale sulle aspettative di vita in età adulta. Le nostre aspettative, su come dovrebbe essere un rapporto di coppia, su come dovrebbe andare la nostra vita lavorativa e su quanto siano affidabili gli altri, sono legate inevitabilmente al nostro primo modello di riferimento: la famiglia! Il nostro modo di reagire ai fallimenti della vita, il nostro stile di attaccamento nella coppia, le nostre ambizioni… tutto parla di noi e soprattutto, tutto parla della nostra infanzia. Tutti noi siamo portati a essere grati a mamma e papà per ciò che ci hanno dato, per il loro affetto incondizionato e le loro cure… ma spesso non siamo abbastanza lucidi e razionali da capire che il rapporto che avevamo con loro da piccoli, ha potuto lasciarci un’eredità pesante e molto spiacevole.

I bambini approcciano al mondo esterno mediante il rapporto con le figure di accudimento

Ciò che il bambino sperimenta in casa, attraverso il legame con i genitori, si aspetterà di trovare anche nel mondo esterno. Il rapporto che il bambino instaura con loro sarà la chiave di lettura che il bambino userà fino all’età adulta per interpretare e comprendere il mondo.. In pratica, oggi, guardiamo il mondo con un filtro che il rapporto con i nostri genitori hanno lasciato sui nostri occhi e sul nostro cuore. Interpretiamo e leggiamo la realtà filtrandola con un codice appreso durante l’infanzia, purtroppo questo codice non sempre è costruttivo.

Quando i bisogni del bambino non sono in linea con i comportamenti del caregiver, si originano una serie di problemi

Non sempre i genitori riescono a offrire il giusto sostegno emotivo ai propri figli. Ciò spesso accade perché i genitori non riescono a vedere il bambino per quello che è in realtà. Il genitore svolge il suo ruolo guidato dalle emozioni e filtra ogni frase e ogni azione attraverso di esse. Il risultato di questo filtro, purtroppo, non è sempre ottimale per la crescita emotiva del bambino. Essere genitore è difficilissimo e spesso si commettono insospettabili errori. Inevitabilmente il rapporto che abbiamo instaurato con loro ci insegna qualcosa, anzi, ci segna in qualcosa… Ecco le 5 dolorose lezioni che genitori poco attenti, hanno potuto impartirci.

Lezione n.1 – Sensi di colpa

Ci hanno insegnato a sentirci in colpa praticamente per tutto e l’hanno fatto in diversi modi; ecco un esempio. Il racconto consapevole di Melania, una ragazza alienata e manipolata

“Ho avuto un tetto, dei vestiti e il cibo non mi è di certo mancato così come le cure: pediatra, regali di compleanno e via dicendo… ma non passava un giorno senza che mia madre mi ripetesse che ero fortunata a vivere con lei, perché lei da bambina non aveva le mie stesse cose. Lei da bambina si sognava regali e vestiti e che nel mondo ci sono tanti bambini poveri. Ogni giorno la stessa storia, fin dall’infanzia! Dovevo essere grata per il cibo, per i sacrifici che faceva per me, per i vestiti che mi comprava… ricordo questi discorsi fatti mille volte ma non ricordo mai un complimento, non ho mai sentito qualcosa di positivo su di me.

Mi diceva quante cose belle faceva per me, del lavoro che affrontava tutti i giorni, di quanto fosse una buona mamma e al contrario di quanto mio papà se ne infischiasse e non facesse abbastanza…. solo più tardi ho capito che così mi manipolava e mi alienava.  Il suo atteggiamento mi ha portato a disprezzare mio padre e ha innescato in me molti sensi di colpa, nei suoi riguardi soprattutto ma in generale per tutto, compresa per la mia stessa esistenza”.

La mamma di Melania non voleva certamente tirare su una donna piena di sensi di colpe, frustrata e piena di rancore verso il padre (o questo forse sì!)… eppure è ciò che ha fatto. In psicologia, la madre di Melania è conosciuta come Madre Totale, è un genere di mamma molto comune. La madre totale è disposta a rinunciare a tutto per i figli, passioni, amicizie… però in cambio chiedono una dipendenza totale da parte del figlio.

Lezione n.2 – Rabbia e frustrazione

Molti genitori ci programmano ad avere un atteggiamento negativo nella vita. Ci lasciano un’eredità difficile da superare perché ci insegnano che tutti hanno un secondo fine. Preparano i figli al peggio tanto che crescendo, i figli, vedranno solo il volto peggiore del mondo e faranno fatica a godersi la vita. Il racconto consapevole di Sara, una ragazze che non è stata educata alla gioia

Mio padre non faceva altro che lamentarsi degli altri. Quando un’amico lo cercava, prima di rispondere al telefono, chiariva subito “vorrà sicuramente chiedermi un favore”. Non solo sparlava di tutto e di tutti, ma trattava tutti con sufficienza, me compresa. 

Mio padre viveva un’esistenza senza interessi, senza passioni, scialbo, dove ogni cosa si fa per un fine e non per la gioia di dedicarsi a ciò che piace… è così che ha educato anche me. Quando provavo a dare vita a un mio interesse, mi scoraggiava dicendo che comunque non sarei riuscita a portare nulla a termine. Avevamo sempre la tv accesa e gli unici discorsi che sentivo a tavola, vertevano su quanto l’Italia fosse la rovina delle brave persone, di come le leggi uccidesserero il popolo… in alternativa vi erano maldicenze sugli amici di famiglia. Covavo rabbia e rancore senza neanche saperlo, ero arrabbiata con tutto e con tutti ma un motivo reale non c’era. 

Quando un genitore scoraggia eccessivamente il figlio, si verifica, appunto, il fenomeno della “profezia che si auto avvera”; se il papà o la mamma creano le premesse di una vita catastrofica, il figlio potrà crederci davvero e costruirsi un avvenire pieno di avversità e tristezza.

Lezione n. 3 – Atteggiamenti manipolativi e/o Paura dell’abbandono

Per alcuni bambini (e bambine), gli atteggiamenti manipolativi sono stati l’unico modo per entrare in contatto con una genitore emotivamente assente. Quando sono emotivamente distanti e assenti, i bambini si sentono invisibili e da adulti porteranno i segni di una sindrome abbandonica più o meno spiccata. Avranno paura di rimanere soli e svilupperanno sentimenti cronici di sensi di colpa: si sentiranno immeritevoli d’amore perché durante l’infanzia non ne hanno mai ricevuto così come avrebbero dovuto. In alternativa, i bambini con genitori emotivamente assenti potrebbero reagire attivamente studiano escamotage per attirare l’attenzione; gli escamotage possono essere molteplici, dal diventare ribelli e litigiosi a scuola fino ad aumentare di peso per avere attenzioni. Ecco un esempio. Il racconto consapevole di Marco, che ha imparato a manipolare il prossimo!

Da adulto ho riscontrato forti problemi a relazionarmi con il prossimo, soprattutto quando si tratta di relazioni amorose. Tendo a fare leva sui sensi di colpa e screditare il prossimo… non lo faccio con cattiveria, solo è l’unico modello comunicativo (e anche l’unico modo di essere) che fino a poco tempo fa conoscevo. Sono cresciuto con genitori emotivamente assenti, eccessivamente concentrati su se stessi. Per avere un po’ di attenzioni dovevo inventarmi di tutto. Non bastava dire “mamma, ho mal di pancia” così come facevano gli altri bambini… a me nessun malore è mai bastato, né da bambina neéda adolescente.

Una volta sono rientrato a casa addirittura ubriaco, avevo 14 anni… ma neanche questo ha sortito alcun effetto. Non fraintendetemi, i miei mi hanno sempre abbracciata e mi ribadivano il loro affetto… tuttavia i loro atteggiamenti mi portavano a credere l’esatto contrario. Avevano scatti d’ira improvvisi e io non capivo mai perché si arrabbiavano, di quello che facevo! A mio padre non potevo chiedere nulla,  puntualmente mi diceva di essere troppo impegnato e di rivolgermi a mia mamma. A mia mamma un giorno le stava bene e la faceva sorridere, il giorno dopo le dava i nervi… La sua incoerenza non mi ha dato alcuna indicazione su ciò che era giusto e ciò che era sbagliato così ho continuato a ruota libera, pensando che l’unico modo per avere attenzioni era manipolare il prossimo con azioni o sfruttando le debolezze altrui.

I genitori disinteressati e/o emotivamente assenti crescono figli estremamente insicuri oppure, in alternativa, in caso di una personalità reattiva come quella di Anna, crescono figli manipolativi. Quando il quadro è caratterizzato da una forte incoerenza (in casi estremi), gli atteggiamenti manipolativi possono essere correlati a un disturbo borderline di personalità o, in altri casi, a un disturbo narcisistico.

Lezione n. 4 – Paura delle malattie

La paura delle malattie è strettamente correlata alla paura dell’abbandono, alla precarietà e all’insicurezza. Il racconto consapevole di Emanuela, una ragazza cresciuta troppo in fretta

Mia madre era, ed è, un’eterna vittima. Quando ero bambina, aveva sempre un dolore da qualche parte e i suoi dolori erano inimmaginabili, correlati alla parola “tu non puoi capire”.  Da adulta, invece, ho capito… ho capito che aveva disturbi psicosomatici perché alle spalle non aveva una situazione felice, tuttavia ne ho pagate io le conseguenze. Accusava sempre dolori e faceva accertamenti per tutto, una volta era mal di testa, un’altra dolore al petto…. A volte cadeva in depressione o comunque i suoi malesseri emotivi le sottraevano energia, questo mi faceva sentire abbandonata perché non riusciva a dedicarsi a me… così mi sentivo superflua e inutile. Ho provato pure a prendermi cura di lei, ma senza nessun risultato: voleva la mia comprensione, tutt’oggi vuole essere compresa. Il rapporto con mia madre mi ha lasciato in eredità una bassa autostima e una buona dose di ipocondria, sono cresciuta temendo di avere le peggiore malattie ma alla fine ho capito che ad ammalare la mia vita ci aveva pensato lei, la mia mamma fragile dalla quale sto ancora provando a distaccarmi.

Quando la madre è vissuta come fragile, può accadere poi che il figlio possa diventare precocemente adulto per aiutare la madre ad affrontare la vita, all’opposto in caso di temperamento passivo, potrebbe accadere che il figlio rimanga estremamente infantile, chiuso e dipendente da lei, sempre pronto a cedere terreno, a dedicare comprensione e cure.

Lezione n. 5 – Vergogna

La vergogna è un’eredità difficile da scrollarsi da dosso. E’ fortemente correlata al quadro della carenza emotiva, perché il bambino finisce col sentirsi immeritevole d’amore e cresce con la credenza che dentro custodisce qualcosa di profondamente sbagliato. Vi è anche un altro caso che può innescare una profonda vergogna. Ecco l’esempio di Giorgio. Il racconto consapevole di Giorgio, cresciuto all’ombra del padre.

Mio padre mi accompagnava tutti i giorni a scuola, talvolta entrava in classe con me… lui diceva che lo faceva per aiutarmi a socializzare ma questo non mi ha aiutato a fatto. La verità è che sono cresciuto con un papà troppo invadente e ingombrante… un padre istrionico…che fondamentalmente voleva catturare l’attenzione delle mamme dei miei coetani e delle maestre. Per strada salutava tutti, anche con fare vistoso… si fermava a parlare con gli estranei, alzava la voce e attirava sempre l’attenzione su di sé. Aveva un modo di fare che all’epoca descrivevo come eccessivamente amichevole, oggi definisco malizioso e istrionico. 

Mio padre mi stava vicino, non mi faceva mancare giocattoli e cure… tuttavia mi dava fastidio che socializzava troppo con la vicina di casa, che poi ho scoperto che si trattava della sua amante.  Per i suoi modi assurdi e la sua malizia, mi vergognavo profondamente di lui e ho finito di vergognarmi di me stesso perché riusciva a farmi sentire sempre inadeguato. Non sapevo più come giustificare i suoi atteggiamenti e per me era un incubo quando ero costretto a uscire con lui… la vergogna era palpabile sul mio viso ma vergognavo anche di provare vergogna: come poteva un figlio vergognarsi del proprio genitore? Sì, questo meccanismo riusciva anche a farmi sentire in colpa. Nel crescere ho imparato a non dirgli più nulla, anche perché se malauguratamente veniva a conoscenza di un mio problema… lui se ne impossessava! Diventava un suo problema e reagiva in modo esagerato anche se poi in sostanza non faceva nulla per aiutarmi. 

I soggetti istrionici necessitano di attenzioni costanti, in società sono descritti come “egocentrici”. Un genitore istrionico segna fortemente lo sviluppo di un figlio, anche se è presente!

La famiglia perfetta non esiste

Quando pubblico post che parlano del legame “genitore e figlio, mi ritrovo spesso commenti che affermano, in modo sprezzante, che la famiglia perfetta non esiste e che tutti i genitori sbagliano causando problemi poi nei figli… e che i figli non possono nascondersi dietro gli errori dei genitori. Essere consapevole dell’origine di un proprio disagio, non significa “nascondersi” o “giustificarsi”. Non significa neanche accusare un genitore. La consapevolezza è il primo passo verso il miglioramento.

Un genitore amorevole e in sintonia con i bisogni del bambino, riuscirà a tirare su un bambino sicuro e pronto a esplorare il mondo…. ciò non significa che il genitore dovrà essere perfetta, tutte le famiglie (anche quelle piene d’amore) possono essere imperfette… tuttavia un legame sicuro e stabile, in linea con i bisogno emotivi del bambino, getta delle ottime basi per la felicità che il piccolo potrà sperimentare in età adulta!

«d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce»

Se oggi provi tanta rabbia e rancore, ti sta solo proteggendo… ma per te stesso, puoi fare ben altro! Fin da bambini, ci insegnano a non deludere gli altri, a essere ubbidienti e addirittura a non dar fastidio. Crescendo, orientiamo la nostra vita su ciò che possiamo fare per gli altri, dimenticando che sono molte le cose che potremmo fare per noi stessi. Dentro di te, hai inestimabili risorse emotive e questo è un dato certo. Quando tieni a qualcuno, cosa fai? Te ne prendi cura, gli dedichi attenzione e stima… quindi, la tua capacità d’amare non è affatto messa in dubbio. Allora perché non provi a dedicare un pizzico di quelle attenzioni a te stesso? Perché continui a spostare i tuoi pensieri sull’altro, quando potresti dedicarli a te? Se nelle parole che hai letto in precedenza hai trovato delle verità che ti hanno toccato da vicino, sappi che puoi venirne a capo!

E’ uscito il mio secondo libro «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce». È un viaggio introspettivo che ti consentirà di trasformare le tue ferite e la tua attitudine difensiva in un’inattaccabile amor proprio. Già, perché l’armatura che più di tutte può difenderti (dalle umiliazioni, dai torti, dalle delusioni e dalla rabbia…) è proprio l’amor di sé. Il libro è disponibile in tutte le librerie d’Italia, puoi acquistarlo anche online a questa pagina Amazon.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli e dell’attesissimo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
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