Quando accadono cose brutte ci piace credere che possiamo cambiarle, influenzare il loro corso e trasformarle in qualcosa di positivo. Ma non è sempre così, e quando le persone sentono di non avere alcun controllo su ciò che accade, tendono a rinunciare e accettano il loro destino. Parliamo di convinzioni limitanti…limiti inconsci che ci condannano all’infelicità.
Poiché queste convinzioni tendono a essere incorporate nel subconscio, non sono sempre facili da identificare, ma influenzano le nostre decisioni, atteggiamenti e comportamenti. Per esempio, se pensiamo che “gli errori ci limitano “, avremo la tendenza a evitare certe esperienze, semplicemente per paura di sbagliare. Tuttavia, queste esperienze potrebbero diventare una fonte di apprendimento o un’opportunità per apportare un cambiamento positivo nella nostra vita.
Le convinzioni limitanti e l’approccio emozionale
Ognuno di noi determina le proprie chance e prepara il terreno per l’azione attraverso le scelte, l’analisi, la concentrazione e l’impegno. Tuttavia, a volte, indipendentemente da quanto si è preparati e da quanto si desideri qualcosa, nonché dalla consapevolezza che quella può essere la vera grande occasione, non riusciamo a cogliere l’opportunità che bussa alla nostra porta…e tutto questo per colpa delle nostre convinzioni limitanti!
Le convinzioni limitanti non sono altro che delle “percezioni condizionate” che iniziano a formarsi nei primi anni di vita, grazie alle varie esperienze che facciamo da bambini. Ogni esperienza infatti, viene registrata a livello emozionale e immagazzinata nel cervello, al fine della sopravvivenza e ci aiuta a sapere nuovamente come affrontare una situazione al suo verificarsi, e cosa fondamentale, cercano in tutti i modi di evitare un nuovo dolore, o esperienza dannosa per la persona.
A tal proposito è bene precisare che queste credenze (quello che noi crediamo sia vero), non sono dogmi assoluti non opinabili, anzi proprio il contrario. Esse sono solamente la conclusione delle nostre esperienze infantili, adolescenziali e in generale passate, pertanto assolutamente soggettive. Pertanto, se i nostri genitori trasmettono il messaggio che “il mondo è pericoloso” o che “non ci si può fidare delle persone”, tali credenze le includeremo nel nostro subconscio e agiremo di conseguenza.
Per rendere meglio il concetto immaginiamo un Iceberg: la punta che fuoriesce dall’acqua è la nostra parte conscia, tutto quello che è sommerso (e molto più grande e potente) è la parte inconscia, mentre quello che fa muovere l’iceberg (ovvero la corrente marina) sono le nostre credenze, o convinzioni. Quando ci troviamo a dover decidere qualcosa, il processo avviene in maniera totalmente inconscia e automatica; magari prendiamo delle decisioni in modo cosciente, ci ragioniamo su, ma tutto quel che ci fa decidere è dettato in realtà dalle nostre convinzioni profonde o paure.
Perché siamo incapaci di reagire a determinate situazioni?
La paura del fallimento è una delle cause principali per le quali rinunciamo in partenza a un progetto, quante volte ci siamo detti “mi piacerebbe molto, ma se il progetto fallisce…” “è il mio sogno, ma ho paura di fallire” “vorrei proprio, ma se poi scopro che non sono capace?” “e se fallisco, gli altri cosa diranno?”.
Quando ci sentiamo impotenti e crediamo di non essere all’altezza, gettiamo la spugna, fino al punto che non siamo in grado di vedere le opportunità di cambiamento che si presentano. È come se ci mettessimo la benda del passato sugli occhi e lasciassimo che questa determini il nostro futuro.
In un certo senso, questo automatismo disfunzionale diventa una sorta di meccanismo di adattamento psicologico. Quando sentiamo che le forze ci abbandonano, non siamo in grado di continuare a gestire tanto dolore e sofferenza, così riduciamo il livello di attivazione per preservare la poche risorse rimaste. Infatti l’incapacità di reagire è sempre il risultato di un profondo deterioramento psicologico.
Convinzioni limitanti, i sintomi
Nelle convinzioni limitanti sono coinvolte quattro aree fondamentali: motivazionale, cognitiva, emotiva e comportamentale. Queste danno luogo ad una serie di pensieri, sentimenti e comportamenti caratteristici.
Perdiamo la motivazione per continuare a combattere, gettiamo la spugna arrendendoci alle circostanze. In altre parole, assumiamo il ruolo e la mentalità della vittima, che si manifesta a livello comportamentale attraverso una profonda apatia.
Non impariamo dagli errori, riteniamo di non poter fare nulla per migliorare la nostra situazione e assumiamo il nostro destino come immutabile. Gli errori smettono di essere strumenti di crescita e diventano dimostrazioni dell’esistenza della fatalità.
Cadiamo in una depressione profonda e nella disperazione sviluppando una visione pessimistica del mondo. Ci convinciamo di essere incapaci di uscire da quella situazione.
Non riusciamo a prendere decisioni importanti perché riteniamo di non poter cambiare il corso della vita e di non aver alcun controllo sulla stessa, perciò ci chiudiamo in se stessa e subiamo passivamente le circostanze.
Come già accennato, molte delle nostre convinzioni limitanti provengono dall’infanzia, ma altre sono state formate da generalizzazioni errate che abbiamo fatto su situazioni specifiche . Ad esempio, se abbiamo commesso un errore sul lavoro, possiamo usarlo per sostenere convinzioni come “Non sono abbastanza bravo ” e ” Non valgo nulla ” oppure possiamo vederlo da una prospettiva positiva che ci porta a lavorare per migliorare le nostre abilità.
Nella maggior parte dei casi, gli eventi in sé non hanno connotazioni positive o negative, siamo noi a dargliele a seconda delle nostre aspettative, dei sentimenti e, ovviamente, delle esperienze di vita che abbiamo avuto. In alcuni casi, le convinzioni limitanti comportano addirittura un pesante fardello emotivo, in quanto generate da esperienze traumatiche. Quindi, anche se sappiamo da un punto di vista cognitivo che un certo pensiero è falso, continueremo comunque a crederci.
Rompi le catene!
Ad ognuno di noi vengono date delle opportunità, spesso anche in modo continuativo e ripetitivo, quello che manca è l’attitudine per riconoscerle. Soffermati per un momento a pensare a tutte le volte in cui delle opportunità interessanti sono venute a bussare alla tua porta. Perché non le hai colte al volo se veramente le desideravi? Non era il momento oppure non facevano per te?
La perdita più grande l’hai quando non ti avvicini a queste opportunità per paura di fallire. Quando non tenti o ti arrendi troppo facilmente e volti la schiena a quella porta che solo tu puoi aprire. Sappi che un atteggiamento passivo, la mancanza di fiducia e autostima sono come dei vetri sporchi che si parano innanzi a te oscurandoti la visione di quelle che sono le opportunità che ti vengono proposte, spesso distorcendole e facendtci allontanare da loro.
Che ne sarà di te in un futuro prossimo? Prova a pensarlo e a visualizzarlo
Se l’immagine che si forma nella tua mente non è di tuo gradimento, devi cominciare a muoverti e a scrollarti di dosso quelle catene che ti tengono prigioniero, per ottenere il futuro che davvero meriti.
La paura e l’insicurezza sono degli scalini che devi imparare a superare per arrivare in cima, perché la vita è una grande avventura e vale la pena viverla come davvero desideri farlo. Senz’altro, la fiducia in te stesso sarà il primo valore che dovrai sviluppare: tutti disponiamo di una serie di talenti e capacità che ci rendono unici e speciali; siamo tutti meravigliosi con le nostre particolarità. Cercale dentro di te, trovale, guardati allo specchio e convinciti del fatto che sei perfettamente capace di dare inizio al cambiamento.
Ti sei mai chiesto chi è che non fallisce? Oppure come si fa a non fallire? Semplicissimo: chi non prova non fallisce, chi non si espone e non fa tentativi non fallisce, chi rimane nella propria comfort zone non fallisce, chi non rischia non fallisce. Vero, non fallisce ma di sicuro non corre neanche il rischio di realizzare il proprio sogno.
Si vince solo se si ha coraggio di fallire…e il coraggio lo trovi solo quando ti dici che sì, hai paura, e scegli di concederti la possibilità di vedere che succede se la tieni con te un minuto di più, fino a entrare nell’azione.
Se anche questa è la giornata, la settimana, il mese più difficile che tu abbia mai vissuto, ricordati che la vita non è sempre così e focalizzati sul fatto che tutte queste difficoltà che stai vivendo, tutti questi problemi che stai affrontando, prima o poi passeranno. Se pensi che la tua vita sia fatta solo di cose brutte, sbagli. Ti trovi in un momento difficile, ma la tua vita è già stata altro e sarà ancora capace di stupirti e di regalarti gioie.
Esigiamo da noi grandi cose, enormi imprese e grandi conquiste, tanto che dimentichiamo l’importanza delle piccole cose
Partire dalle piccole cose, provare e riprovare, concedersi sempre un’altra opportunità e soprattutto imparare a concederci lo spazio che fino a oggi ci è stato negato. È questo il mezzo che abbiamo per rinascere e guarire dal passato. A molti di noi non è mai stato concesso lo spazio di cui avevamo bisogno per poter allargare le spalle con fierezza, è arrivato il momento di prendercelo da soli. Non abbiamo bisogno di conquistarcelo perché già ci spetta per diritto.
Se vuoi diventare davvero la migliore versione di te stesso, ti consiglio di leggere il libro di psicologia e self-help: «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» (disponibile a questo indirizzo Amazon e in tutte le librerie d’Italia), accumulerai un mucchio di consapevolezze su chi sei e cosa puoi fare per te stesso, per uscire dall’empasse e vivere meglio. Se il ristagno in cui ti trovi riguarda la sfera sentimentale e senti che il tuo scoglio più pesante è l’insoddisfazione dei legami che stringi e la mancata autonomia, allora puoi trovare gli strumenti che ti servono leggendo il manuale di psicologia «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce». Anche questo disponibile su amazon e in tutte le librerie.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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