Quanto sei intelligente? Il concetto è sicuramente molto ampio, tant’è che non esiste, oggigiorno, una definizione univoca e accettata universalmente. L’intelligenza viene spesso riconosciuta nella società come un tratto distintivo della persona, che ne è più o meno provvista se paragonata a un’altra. Considerando che, sulla Treccani, la definizione di intelligenza supera le 40 righe, capiamo bene che, nel corso della storia, il genere umano si è posto parecchie domande a riguardo. Per questo gli scienziati definiscono l’intelligenza in diversi modi. Alcune ricerche scientifiche fatte in varie università del mondo, sembrano confermare che ci sono alcuni comportamenti, segni e caratteristiche fisiche che sembrano essere associati all’intelligenza
Il termine deriva dal latino intelligentia, con derivazione da intelligĕre, ovvero «intendere». Generalmente, si intende un complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’individuo di pensare, comprendere o spiegare i fatti, o le azioni, ed elaborare modelli astratti della realtà. Nella psicologia umana le teorie sull’intelligenza sono molte. Secondo Charles Spearman, è una capacità comune di adattamento dell’individuo, nonché il fattore base delle attività intellettuali nel genere umano.
Come ragionano le persone molto intelligenti?
Questa domanda devo ammettere che mi affascina tantissimo. Nello specifico mi interessa la risposta non tanto per una semplice curiosità, ma perché nasconde una seconda domanda, ancora più interessante Posso migliorare drasticamente me stesso, ragionando come una persona “super intelligente”? Partiamo dalle basi: cosa c’è alla base dell’intelligenza? Guarda questo insieme di numeri e lettere:
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Noti niente di strano?
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Esattamente ogni 10 lettere e numeri casuali, si ripete quattro volte il numero “7” (il pattern “7777”). Quello che ha fatto il tuo cervello per riconoscere questo schema all’interno di un insieme di numeri e cifre, all’apparenza casuali, prende il nome di “pattern recognition” (riconoscimento di pattern). Per i non avvezzi a questa terminologia tipicamente utilizzata in ambito informatico, il riconoscimento di pattern, non è altro che l’individuazione, all’interno di dati “grezzi”, di modelli/schemi che si possono ripetere.
Dal punto di vista dell’evoluzione della specie, riconoscere i pattern ha reso noi esseri umani capaci di sopravvivere e svilupparci più efficientemente rispetto ad altri animali/organismi. Quindi questa cosa la sappiamo fare bene, ma c’è chi tra di noi riesce a farla meglio.
Cosa c’entra il riconoscimento dei pattern con l’intelligenza?
“Il riconoscimento dei pattern è l’essenza dell’intelligenza umana.” -Ray Kurzweil. Per Ray Kurzweil, che per la cronaca è colui che (tra le tante altre cose) ha inventato lo scanner, l’intelligenza è in larga parte attribuibile alla nostra capacità di riconoscere pattern. Quindi siamo più o meno intelligenti a seconda di quanto sappiamo fare bene questo lavoro. Le persone con un alto QI infatti, non sono dei semplici “collezionisti” di fatti e cultura generale, ma sviluppano una profonda comprensione dei concetti.
Cosa significa?
Prima di tutto che le persone intelligenti NON memorizzano le cose. Chi ha un QI alto è bravo a connettere tra loro idee e creare costruzioni mentali tra informazioni che magari potrebbero sembrare irrilevanti o appartenenti ad altri contesti. Quindi questi “geni” trovano con facilità schemi tra dati grezzi e li collegano tra di loro. In parole povere: riconoscono e connettono pattern.
Come allenare l’intelligenza
Torniamo alla domanda chiave: posso migliorare drasticamente me stesso, ragionando come una persona “super intelligente”? Certo! Ecco una piccola linea guida che ti può tornare molto utile se devi imparare cose nuove e per migliorare qualsiasi situazione con cui interagisci quotidianamente.
1. Comincia a notare i pattern in qualsiasi contesto
Di fronte agli eventi che ti circondano, sforzati di riconoscerne il modello che ne sta alla base. Se leggi un libro, cerca sempre di sintetizzare in poche parole un capitolo. Quando hai finito prova a creare un modello dei concetti su un foglio. Cerca sempre di semplificare il più possibile. Poi vai anche più a fondo: i libri che leggi hanno una struttura simile? Se sì, qual è?
Se stai guardando un film che ti piace, fai caso alla sequenza degli eventi: è possibile che nasconda un pattern. Una tipica struttura ricorrente ad esempio è il “viaggio dell’eroe”.
2. Ama la “confusione” iniziale
È importante riflettere su un punto: quando stai cercando di trovare un pattern il primo step è la confusione. È normale essere confusi in questo momento perché il nostro cervello sta cercando la struttura tra un mare di informazioni non rilevanti.
La cosa peggiore che puoi fare è dire che la cosa su cui stai ragionando è impossibile da studiare / imparare e non c’è un pattern chiaro. Non devi assolutamente mollare e passare alla memorizzazione dei concetti perché non sei ancora riuscito a trovare un modello. C’è solo un modo per andare avanti: pensa e cerca di esporti a quante più possibili varianti / spiegazioni di qualità del concetto o dell’evento che stai analizzando. Ci sarà un momento in cui troverai un “aggancio”. Sarà come una sorta di click mentale che ti darà un primo possibile mini-modello del tutto.
3. Usa spesso metafore ed analogie
Una volta che hai capito qualcosa in maniera generale, prova ad utilizzare metafore od analogie con situazioni simili che conosci, ma che fanno parte di altri contesti. Questo ti permette di creare connessioni con zone differenti del tuo cervello e di mettere in pratica quei collegamenti di cui ti parlavo all’inizio (collegamenti tra pattern). “Come“, “tipo“, “uguale a” sono le parole chiave da usare. Puoi cominciare con una serie di domande aperte tipo:
- Questa idea mi ricorda….?
- Questa idea è usata in situazioni di vita vera come…?
- Che fenomeno simula questa idea?
Prendiamo ad esempio i numeri complessi: i numeri mi hanno sempre ricordato il camminare lungo una linea come se fosse una strada dritta. Grazie ai numeri interi puoi camminare avanti ed indietro rispetto ad un punto di partenza (che è lo zero). Con i numeri complessi, la linea diventa una piazza in cui puoi girare liberamente, ruotando intorno al punto di partenza.
4. Metti in discussione il modello
Le persone molto intelligenti sono molto brave a creare modelli e connessioni ma anche a tagliare queste ultime se non funzionano e non si applicano a dovere. Fai l’avvocato del diavolo con l’idea che hai appena creato: analizzane le implicazioni, i limiti ed i difetti e modifica il tutto. Sii scettico al massimo.
Lo scetticismo è sano se applicato nel giusto contesto. Essere scettici “tanto per” invece è da stupidi. Ma per arrivare a delle connessioni potenti devi farne tante e tagliare quelle che non funzionano. Solo in questo modo puoi farcela.
5. Anche l’esercizio aerobico fa bene al cervello
Camminare per 30 minuti al giorno 5 giorni alla settimana stimola ad esempio la produzione di Bdnf (fattore neutrofico derivato dal cervello), una molecola che favorisce la produzione di nuovi neuroni e sinapsi e migliora le capacità di apprendimento.
Altre attività che funzionano benissimo?
Studiare una nuova lingua, ad esempio, non solo migliora il QI, ma rimanda di 5 anni in media il rischio di demenza senile nelle persone esposte. Anche il cibo fa la sua parte: la dieta mediterranea (ricca di frutta, verdura, pesce, olio di oliva) migliora le capacità di apprendimento. L’intelligenza è spesso stata correlata alla corteccia prefrontale laterale del nostro cervello, se questa struttura si mantiene molto attiva, allora il gioco è fatto. Sai come allenare la tua corteccia prefrontale laterale? Lavorando su te stesso!
Perché la corteccia prefrontale laterale sembra giocare un ruolo predominante nell’intelligenza? Perché è mediante questa struttura che le varie funzioni cerebrali vengono integrate, in pratica è da essa che dipende la capacità di comunicare efficacemente con il resto del cervello. Hai presente quando senti dire “la mia parte irrazionale ed emotiva vorrebbe fare questo, ma la mia parte razionale sa che è sbagliato?” Beh, questo campita quando c’è poca integrazione tra la neocorteccia e le strutture più ancestrali del cervello, quelle legate alla ricompensa immediata. Se ci pensi ha tutto senso: a che serve essere intelligenti se non si può utilizzare questa dote per migliorare la propria qualità della vita?
Allora noi ti invitiamo a migliorare la tua intelligenza allenando proprio la tua corteccia prefrontale laterale! Sai, pochi mesi fa abbiamo pubblicato un nuovo libro che propone un percorso di auto-analisi e crescita personale, con lo scopo di massimizzare l’integrazione tra le parti di sé. Nel volume troverai diversi esercizi che ti spiegheranno come allenare la tua corteccia prefrontale per cambiare gli aspetti di te che non ti piacciono, migliorare la relazione che hai con te stesso e stabilire rapporti appaganti. Il titolo è un po’ fuorviante: «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce», ma ti garantiamo che non tratta solo di cuori infranti! È il libro più consigliato dagli psicoterapeuti, lo puoi trovare su amazon o in tutte le librerie. Ah, se lo leggi, scoprirai che tutto (dalla soddisfazione personale al benessere di coppia) è una questione di corteccia prefrontale!
Insomma: hai diverse soluzioni per nutrire e arricchire la tua mente. E ricorda, l’intelligenza non significa saperne di più o accumulare conoscenza. Si tratta di stimolare il cervello, essere in grado di risolvere problemi quotidiani e inserire nella propria struttura cerebrale cose nuove (apprendimenti inediti, nuovi modi di essere, di sentire, di comunicare…). Ripeto: a cosa servire essere intelligenti se poi non applichiamo questa dote in modo pratico, al miglioramento della nostra vita?!
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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