Dal legame filiale a quello di coppia: la ripetizione delle dinamiche affettive

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Psicologa e mental coach, specializzata in psicologia alimentare, gestione dello stress, psicologia dell’ansia e della coppia. Riceve online e nei suoi studi di Terni e Bellaria-Igea Marina.

È da considerarsi una connessione inconscia e spontanea l’accostamento che si crea tra attaccamento e legame filiale. Questo accade perché si è portati a pensare che l’attaccamento sia qualcosa di totalmente differente dall’amore inteso come attivazione e passione. In realtà sono dimensioni che coesistono, ma sopratutto, s’influenzano.

Avete mai sentito parlare della teoria dell’attaccamento? È un concetto piuttosto articolato e dai tratti complessi, ecco perché risulta arduo da spiegare in poche parole, ma proverò ad essere sintetica.

Padre di questa teoria è John Bolwby il quale sosteneva che il sistema di attaccamento ha una specifica funzione biologica, quella di mantenere la vicinanza tra bambino e caregiver (chi si prende cura di lui), assicurando così la sicurezza fisica del piccolo e il soddisfacimento dei suoi bisogni fisici fondamentali.

Questa dinamica, insieme ad altre esperienze precoci, andrà poi a creare i modelli operativi interni (MOI), ovvero delle rappresentazioni mentali, che da un lato riguardano l’esperienza di sé con l’altro (determinata dalle ripetute interazioni di attaccamento), e dall’altro attribuiscono valore e significato alle emozioni di attaccamento. Sono sicura che penserete… ma cosa c’entra tutto questo con l’amore e la passione?!

Il rapporto tra caregiver (che tendenzialmente è la madre) e bambino può considerarsi, nella maggior parte dei casi, come il prototipo del legame di coppia. Quindi è possibile dire che i Modelli Operativi Interni creati con il legame di attaccamento possono predire le future relazioni e come ci si comporterà non solo in rapporto alle relazioni ma anche in funzione delle esperienze future. Questo accade perché, è come se si andasse alla ricerca di quelle caratteristiche e di quelle variabili coerenti con il proprio schema introiettato. Si creano dei copioni che troveranno il modo di essere messi in scena con le esperienze future.

Differenze tra amore filiale e amore passionale

Vi sono però importanti differenze tra l’amore filiale (per esempio, come quello tra madre-bambino) e l’amore che si nutre per il partner. Il primo infatti è complementare: il bambino chiede attenzione e la madre risponde con accudimento e conforto. Sono evidenti quindi due “ruoli” ben definiti e distinti. In quello tra partner invece c’è reciprocità, o per lo meno, dovrebbe esserci. Quindi i “ruoli” all’interno della coppia sono interscambiabili. Questo significa che in un momento della vita un partner potrebbe aver bisogno di sostegno e conforto da parte dell’altro, e in un altro momento della vita, le parti potrebbero invertirsi.

L’altra importante differenza è la presenza di una dimensione molto importante all’interno del legame di coppia: la sessualità. Nonché aspetto caratterizzante di questo tipo di legame.

Come l’attaccamento influenza la scelta del partner

Partiamo subito con il dire che ci possono essere diversi stili di attaccamento determinati dalle differenze nelle modalità di relazione tra bambino e caregiver. Vediamo quali sono.

Attaccamento sicuro

In questo caso il bambino ha piena fiducia nella madre in quanto si mostra accudente e responsiva alle richieste. Il bambino quindi si sente rispettato e amato, ma sopratutto degno di esserlo. Da adulto sarà quindi una persona che cercherà lo stesso amore e rispetto da parte del partner. Sarà una persona in grado di entrare in contatto empaticamente, di riconoscere segnali di attrazione/ rifiuto e di rispondere adeguatamente.

Attaccamento insicuro – ambivalente

Il bambino con questo tipo di attaccamento è colui che ha una madre imprevedibile, spesso intrusiva e che non sempre risponde alle richieste di cura del bambino. Manca di coerenza, ed è per questo che nel piccolo c’è percezione di vulnerabilità, di essere costantemente in pericolo. Per questo motivo spesso il bambino sarà portato ad esasperare il pianto per essere pressante, con l’obiettivo di trovare una risposta. Dal canto suo la madre è invece autoritaria, con una predisposizione ad esagerare il suo mondo emotivo (ad esempio emozioni come la rabbia). Questo bambino da adulto avrà la tendenza a scegliere partner evitanti, non rispondenti. Tendenzialmente si troverà sempre nella fase dell’innamoramento perché avrà difficoltà nell’instaurare un rapporto solido e duraturo. I sentimenti che più spesso vengono esperiti sono quelli di ansia da separazione e amore ossessivo.

Attaccamento insicuro – evitante

In questo caso, la madre non risponde alle richieste di conforto e aiuto da parte del bambino. Molto spesso perché sono convinta che occorra essere forti e non lasciarsi prendere dall’emotività. Il pianto è visto come un “capriccio”. Non vi è quindi nessuna reciprocità emotiva. Quando il bambino comprende che piangere non ha alcun effetto di sorta sulla madre, smette di farlo ed attua comportamenti di falsa autonomia. Nell’età adulta sarà quindi una persona tendenzialmente coartata a livello emotivo e con evidenti difficoltà di reciprocità e nelle manifestazioni di affetto. La difficoltà di empatia è altro aspetto caratteristico. I legami saranno quindi superficiali, con una tendenza ad entrare ed uscire dalle relazioni, che vengono vissute per lo più sotto l’aspetto sessuale.

Esiste un attaccamento ansioso. Autori successivi hanno individuato un attaccamento disorganizzato. Non è impossibile affermare che un determinato stile di attaccamento appartenente all’infanzia, possa ripresentarsi con dinamiche speculari in età adulta nella relazione con il partner, negli anni, diversi studi longitudinali hanno dimostrato la presenza empirica di tale corrispondenza. Tale analisi aiuta a dare una chiave di lettura a tutte quelle relazioni considerate tossiche. Relazioni dove gli aspetti disfunzionali sono evidenti. Quanto detto finora è anche la risposta alla domanda: perchè stare insieme se si è infelici?

Il fatto è che si cerca di soddisfare il bisogno di coerenza, confermare i propri modelli di attaccamento e muoversi quindi dentro una “cornice” che si conosce. Per la nostra mente è molto pericoloso allontanarsi da ciò che si conosce, e tale paura ha un ruolo così importante perché come l’attaccamento ha origini filogenetiche.

Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach 
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