Dalla Zona di Comfort alla Learning zone

| |

Author Details
Psicologa e mental coach, specializzata in psicologia alimentare, gestione dello stress, psicologia dell’ansia e della coppia. Riceve online e nei suoi studi di Terni e Bellaria-Igea Marina.
uscire dalla zona di comfort
Le novità sono l’occasione d’oro per migliorarsi, consentono di uscire dalla zona di comfort

Zona di comfort”. Questa espressione è ormai entrata a far parte del vocabolario di tutti, ma cosa s’intende esattamente per “zona di comfort”?

La parola potrebbe trarre in inganno e far pensare ad un luogo fisico, ma non è così. Si tratta infatti di uno stato mentale in cui tutto risulta familiare, e per questo, la percezione di controllo del contesto stesso, è massima. Concretamente, si parla dello stato psicologico proprio della routine. Tutto ciò si traduce in livelli minimi di ansia e stress.

Uscire dalla zona di comfort

Quante volte nella vita ti sarà capitato di trovarti ad un bivio? Da una parte la strada conosciuta, dall’altra una del tutto nuova.

In altre parole, ciò significa dover decidere se rimanere o no all’interno della propria zona di comfort, scegliere di fare qualcosa di nuovo, di diverso da ciò che è abituale. Può accadere per scelte importanti, ma in linea generale, anche ogni giorno riguardo semplici abitudini, che fanno parte della quotidianità.

Trasgredire alla routine, alle abitudini, a quei meccanismi che ci permettono di tenere il controllo della situazione. Significa far qualcosa che non si è capaci di fare, che mette alla prova, e provoca difficoltà.

Questo equivale ad uscire dalla propria zona di comfort… anche se in realtà forse sarebbe meglio dire “allargare la propria comfort zone”.

Si perché oltrepassarne il confine ne costituisce solamente il primo passo. Infatti, col trascorrere del tempo, ciò che dapprima era cosa insolita, diverrà poi ordinaria.

Se sto bene nella mia zona di comfort, perché devo abbandonarla?

Ma se ci sto bene, perché dovrei abbandonarla? Semplice, il motivo è che spingendoti verso ciò che è nuovo, acquisti valore.

È vero, cambiare risulta difficile, ma rimanendo nella zona di comfort difficilmente imparerai nuove cose; solo oltrepassandone i confini potrai migliorarti. In questo caso, quando si parla di miglioramento, lo s’intende da un punto di vista di abilità e capacità, ma anche di crescita personale.

Le abitudini infatti, rappresentano dinamiche note a se stessi. Evitando tutto ciò che rappresenta la novità, si rinforza un comportamento statico.

“Learning zone”: lo stress come stimolo per migliorarsi

Per imparare occorre una buona dose di “stress”. Allargare la propria zona di comfort, determina sempre la necessità di affrontare insicurezza e stress. Seyle definisce lo stress come una risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso.

Ormai il termine “stress” ha assunto nell’immaginario collettivo, una connotazione negativa, in realtà non è così. Esso ha consentito l’evoluzione della specie, per esempio permettendo ai nostri antenati di fuggire alla vista di animali feroci. Entro certi limiti ha, quindi, aspetti positivi. Lo stress determina un’attivazione totale che permette al soggetto di migliorarsi, affrontare brillantemente situazioni nuove ecc.

Quando ci si trova all’interno della propria zona di comfort, vige uno stato di rilassamento e tranquillità, ma non vi è lo stimolo (stress) necessario per far emergere nuove potenzialità. La scadenza di un progetto di lavoro, una gara sportiva da affrontare, un esame da superare, sono esempi di situazioni che esulano dalle proprie abitudini e costringono ad un’attivazione psico-fisica.

Inevitabilmente si sperimenta stress, ansia, incertezza. Aumenta l’attenzione e la concentrazione.

Ai fini dell’apprendimento, questa rappresenta la zona ideale (learning zone), all’interno della quale è possibile migliorarsi e superare i propri limiti. In questo caso lo stress è funzionale al miglioramento di se stessi.

Stress sovra-soglia e ansia

Se però lo stress supera il suo livello ottimale, subentra il disagio e vengono a meno le sue caratteristiche funzionali. S’innesca così eccessiva insicurezza ed ansia, che portano a una situazione di panico in cui risulta difficile poter raggiungere gli obiettivi prefissati. Se ansia e paura prendono il sopravvento, si verificherà un calo performativo. Entreranno in gioco confusione e difficoltà di concentrazione.

“È meglio il diavolo che conosci”
“È meglio il diavolo che conosci”.

Espressione questa tradotta dalla lingua inglese: “Better the devil you know”. Ha un significato ben preciso, o meglio, identifica tutti quei casi in cui ci si trova ad essere in una situazione negativa, che però fa ormai parte della quotidianità. È qualcosa che ormai si conosce e si preferisce questa sicurezza, piuttosto che il cambiamento.

È il caso (paradosso) in cui, nella zona di comfort si è infelici. Può considerarsi “la trappola della zona di comfort”.

La trappola della zona di comfort

Nonostante il disagio e il malessere, l’abitudine ha la meglio su questi aspetti, e allora si evitano sforzi per cercare percorsi alternativi. Questo significa che ogni volta che ci si trova ad affrontare situazioni nuove, il nostro organismo mette in atto una risposta (lo stress appunto) che ha diverse componenti: quella emotiva, comportamentale e fisiologica.

Un esempio in cui buona parte delle persone potrebbero trovarsi, è il caso di un lavoro che proprio non piace, ma l’incertezza di trovare un nuovo impiego ne impedisce la ricerca di un’alternativa.

comfort zone

Può capitare lo stesso nei rapporti di coppia, in quelli di amicizia, nelle relazioni familiari.
Che sia per paura, per incertezza, per mancanza di fiducia nelle proprie potenzialità; il risultato è che si preferisce la scontentezza alla solitudine.

Non più abituati ai sentimenti positivi, si può arrivare persino a sentirsi disorientati dalla gioia e dalla sensazione di agio. Arriva quindi un momento in cui, il malessere diviene familiare, e la situazione, anche se anomala, diventa la propria comfort zone.

Come fare per trovarsi pronti ad uscire dalla propria “comfort zone” quando necessario?

Prima regola: partire dalle piccole cose (questo serve per “allenarsi”). Come sosteneva Eleonoire Roosevelt, “Ogni giorno fa qualcosa che ti spaventa”.

Forse ogni giorno, potrebbe essere esagerato, ma fosse anche di tanto in tanto, e che anche sia una piccola cosa, è comunque un “allenamento” importante. Così facendo ogni volta imparerai qualcosa, e se dovessero presentarsi importanti situazioni i di cambiamento…. sarai pronto/a a fronteggiarle…

Comincia per esempio con il percorrere una strada diversa per raggiungere il posto di lavoro, incontra gli amici in un locale diverso dal solito…. e perché no, esci con nuovi amici.

Non avere paura di trasgredire alle “linee guida” del comportamento abituale. Allontanarsi dagli schemi ordinari permette di gustare una modalità alternativa alla routine…. anche le abitudini hanno ruolo importante.

Non dimentichiamo che anche i “luoghi sicuri”, la continuità, le situazioni familiari, sono fondamentali.

Così come un’oasi nel deserto durante la sua traversata, sono necessarie per offrire tranquillità, per potersi rilassare e sentire di poter abbassare la guardia all’imprevedibilità dell’ignoto.
Uscire dalla zona di comfort non dev’essere una regola, non dev’essere un obiettivo costante, ma piuttosto una situazione intermittente che un passo alla volta possa migliorare la propria persona.

Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach 
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirci su Facebook:
sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor o nel nostro gruppo Dentro la PsichePuoi iscriverti alla nostra newsletterPuoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*.

1 commento su “Dalla Zona di Comfort alla Learning zone”

I commenti sono chiusi.