Ci sono donne che lo vogliono uguale e altre che vanno in cerca di un partner che sia l’opposto. Il padre gioca un ruolo fondamentale nelle scelte sentimentali che ognuna di noi compie, influenzando i rapporti amorosi come modello di riferimento maschile. E’ la prima figura virile con cui ci si confronta e spesso può rappresentare il tipo di uomo che si sceglierà come compagno.
Tutto dipende dalla relazione che si instaura, come spiega un recente articolo del The Telegraph: se hai avuto un papà che ti ha trattato con gentilezza e rispetto, fortificando la tua autostima, non avrai bisogno di cercare a tutti i costi l’approvazione maschile, rimbalzando da un partner sbagliato all’altro.
Anzi di solito si pretende un uomo che ricalchi le attenzioni paterne, che ti faccia sentire speciale e unica. Ma purtroppo può accadere anche il contrario, come spiega la Dott. ssa Linda Nielsen, psicologa alla Wake Forest Univeristy in North Carolina: “Se vai in un negozio di alimentari quando sei affamata, è probabile che tu ne esca con del cibo spazzatura.
Perché per sentirsi bene, basta afferrare qualunque cosa ci sia sullo scaffale. Quando le donne non crescono stimate ed amate dai loro padri, diventano affamate d’amore. E in genere fanno scelte sbagliate. Chi ha avuto un papà freddo e distante, sa relazionarsi agli uomini solo in questo modo. Per questo finisce per stare con uomini glaciali e scostanti, perché è abituata a questo modello maschile”.
In che modo la figura del padre influisce nelle storie d’amore?
Le relazioni sentimentali sono l’espressione di una combinazione complessa di esperienze evolutive e caratteristiche di personalità. Chiaramente, l’aspetto dell’apprendimento sociale dato dalle esperienze infantili permetterà alle bambine, una volta adulte, di proiettare le proprie emozioni e sensazioni sul partner.
Questo può materializzarsi con differenti forme di rapporti amorosi: la scelta inconsapevole di un partner simile al padre, la scelta inconsapevole di un partner totalmente differente dal padre e la scelta inconsapevole del partner che ha caratteristiche simili alla madre, in quanto le peculiarità paterne sono particolarmente evidenziate in se stessa.
Quindi anche la madre ha un funzione primaria in questa dinamica?
La mamma ha un ruolo molto importante, potrei definirlo di filtro. Un filtro che può, da un lato, valorizzare la figura paterna, ma dall’altro sminuirla allontanando l’idea di quell’uomo come ideale. Questo nella rielaborazione tutta al femminile permetterà di promuovere diverse scelte, che si orienteranno lungo un continuum che va dagli stereotipi socio-culturali alla trasgressione relazionale.
Per trovare il compagno più adatto, quanto è importante superare il “complesso di Elettra”?
A prescindere dal racconto mitologico, il complesso di Elettra rappresenta una risposta tutta al femminile del complesso Edipico freudiano tipicamente maschile. Jung definiva il complesso di Elettra come una forte invidia del pene maschile da parte della bambina piccola (3-6 anni) e di una forte competizione con la madre per il possesso di questo pene, rappresentato nell’espressione più complessa e simbolica dal padre.
In una visione più romantica e spesso associata all’immaginario moderno femminile, il complesso di Elettra rappresenta per le donne il raggiungimento di un obiettivo: trovare l’uomo perfetto. Perfetto come il padre che si è cercato di raggiungere e che proprio perché ha donato insindacabilmente il proprio amore ha permesso alla figlia di illudersi, immaginare e sperare nell’esistenza del “principe azzurro”.
4 tipi di padre: scopri qual è l’uomo che fa al caso tuo
In una visione prettamente psicoanalitica è possibile che alcune donne non riescano a superare le fasi evolutive di questo complesso. Questo può portare a cercare sempre di più “l’uomo ideale” e allo stesso tempo incastrarsi in relazioni definibili pericolose. Relazioni in cui l’accudimento e l’accondiscendenza la fanno da padrone.
A volte, anche se il padre non ricorda effettivamente il compagno scelto, il bisogno di amare intrappola queste donne in una dipendenza di tipo affettivo, che come suggerisce la Norwood “sono donne che amano troppo”.
1. L’autoritario
“Per mio padre è sempre venuto prima il dovere e poi il piacere. Se non facevi come diceva lui, dopo averti sgridato e umiliato ti toglieva il saluto per giorni. Sono andata via di casa a 18 anni, piena di rabbia e di voglia di ribellarmi, cercando un uomo che fosse l’opposto.
Ma alla fine perdevo la testa per quelli che mi tenevano in pugno, volendomi in base ai loro comodi. Ho cambiato la mia vita quando ho incontrato Luca. Mi ascoltava e voleva amarmi proprio perché avevo le mie idee, senza volermi plasmare e controllare come avevano fatto tutti gli altri“. Giulia, 32 anni
Il parere dell’esperto: Il padre padrone, spesse volte impegnato e assorto solo nelle attività lavorative/professionali, di solito è lui stesso vittima di un altro padre autoritario, un copione che si reitera a livello generazionale. Con la sua autorità spiccata può impedire la libera espressione del sé, limitare le esperienze, creare insicurezza e bassa autostima.
L’uomo da cercare: visto che la comunicazione con un padre di questo tipo è unidirezionale, bisognerebbe aspirare a un partner che ami il dialogo, che ascolti e non giudichi, creando un rapporto paritario e simmetrico. Una valida alternativa è l’autorevole, che si pone come guida, ma è aperto al confronto, che dà sicurezza, ma non toglie l’indipendenza.
2. L’amicone
“Pietro più che un padre è stato un compagno di giochi: con lui potevo fare tutto, anche quando mamma diceva no. E’ sempre stato un eterno Peter Pan, raramente prendeva una decisione a casa, preferiva lasciar scorrere le cose con la speranza che si aggiustassero da sole. Nei miei uomini ho cercato sempre questo senso di leggerezza e di spensieratezza, forse perché sono stata sempre abituata a cavarmela da sola e a non contare mai troppo sugli altri. Ma la vera felicità l’ho trovata nelle braccia di Giulio: ha dieci anni più di me e con la sua sicurezza mi ha conquistato“. Viola, 37 anni
Il parere dell’esperto: Quando si è piccola averlo accanto è una gioia, perché con lui tutto è permesso e spesso fa da contraltare a una madre costretta a essere severa. Se i suoi punti di forza sono la confidenza, la spensieratezza e il buonumore, il lato negativo è quello di non essere una figura guida forte, quindi può indirizzare verso comportamenti superficiali e perennemente infantili.
L’uomo da cercare: per contrapposizione, la scelta potrebbe ricadere su un uomo concreto e pratico, che prende in mano la sua vita con responsabilità. In questo caso avere accanto un uomo che sia un maschio, che abbia ben chiaro qual è la distinzione dei ruoli nella coppia, senza volerli prevaricare, ma solo ribadirli, per lasciarti la libertà di essere femmina. Può essere adatto anche un compagno ironico e “leggero”, a patto che tu non diventi la colonna portante della coppia, facendogli da madre invece che da compagna.
3. Il disinteressato
“Non ho mai avuto un buon rapporto con mio padre. Non perché fosse un cattivo genitore, mi ha sempre dato il meglio, solo che è mai stato interessato a me. A lui bastava che andassi bene a scuola, che non mi infilassi nei casini e che non fossi sempre educata e rispettosa delle regole.
Per il resto, quello che sentivo dentro, cosa sognavo e quello che volevo fare non era affare suo. “Roba da donne”, diceva, e con questa scusa ha mollato a mia madre tutta la mia educazione affettiva. Negli anni ho capito che dietro questo menefreghismo, c’era solo una sua grande incapacità di comunicare la sua emotività, per questo non riusciva a cogliere quella degli altri. Forse è per questo che ho sposato Francesco, l’uomo più sensibile che ho mai conosciuto“. Carmen, 41 anni
Il parere dell’esperto: un padre così è un evitante, che spesso nasconde dietro la sua evanescenza il suo essere anaffettivo. Spesso costruisce rapporti frammentati con la figlia, fatto di assenze e di poca comunicazione, che possono portare a scatenare paura, insicurezze e rabbia, ma anche di chiusura verso il mondo maschile, pensando che mai nessuno possa mai comprenderla veramente.
L’uomo da cercare: il rischio di duplicare la stessa dinamica è quello di rincorrere uomini centrati su se stessi, egoisti e sfuggenti, che si danno poco e che non danno mai certezze. Meglio mirare a compagni empatici, consapevoli della propria emotività, che non hanno paura di esternarla e di mettersi in gioco con il cuore.
4. L’inimitabile
“Non c’è nessuno come mio padre, per me resta il mio punto di riferimento, il parametro da cui parto per valutare gli uomini. Sempre presente, mai invadente, capace di supportarmi senza imporre la sua visione della vita. Mi ha sempre spinta a tirare fuori il meglio, rispettandomi e amandomi. Negli anni l’ho visto adorare mia madre con dedizione e ha fatto tutto per il bene della nostra famiglia.
So che di uomini così ce ne sono pochi, ma ce ne sono. L’ho capito solo quando ho conosciuto Paolo, gentile, forte e amabile come mio padre. Prima di lui ero attratta solo dal suo opposto: uomini inconcludenti, che abbassavano la mia autostima, forse perché volevo che mio padre restasse l’uomo migliore della mia vita“. Carla, 35 anni
Il parere dell’esperto: potrebbe essere il padre ideale, che non solo fa sorridere, ma protegge ed educa con tenerezza e collaborazione con la madre. Avere avuto un papà così, non solo fa crescere una figlia come donna sicura e autonoma, ma le permette di relazionarsi in modo sereno con il genere maschile, conscia delle sue potenzialità e consapevole di ciò che cerca in una storia.
L’uomo da cercare: come il padre deve trasmetterle la stima di sé, confermando che è importante e speciale, dimostrandosi interessato a lei sinceramente. Ma per essere un buon compagno deve fare uno scatto in più rispetto alla figura paterna: dimostrare di ammirare la sua femminilità, facendola sentire sensuale e desiderata, attestando con la sua passione che continua a sceglierla giorno dopo giorno.