“Adesso chi mi aiuta a scrivere la mail?”; “Per fortuna che ci sei tu, se no come avrei fatto!”; “puoi decidere tu per me?”e via dicendo. Ecco alcune espressioni tipiche di chi vive se stesso come fragile, bisognosa di “appoggi” esterni, non autosufficiente a livello emotivo. Una percezione di sé che ha certo radici lontane nel tempo, e che costringe chi la vive a stabilire dei rapporti di forte dipendenza psicologica da altre persone.
Certo, a tutti noi può succedere di vivere un periodo della propria vita caratterizzato da un certo grado di insicurezza, che ci porta a delegare ad altri alcune questioni cruciali per la propria vita, a non essere capaci di decidere che vestito indossare senza il consiglio di qualcuno, di non riuscire ad esprimere il proprio disaccordo per cercare di mantenere a tutti i costi la relazione con quella persona.
Tuttavia, se tale atteggiamento diventa una modalità costante di rapportarsi agli altri, si potrebbe profilare un quadro patologico chiamato “Disturbo di Personalità Dipendente”.
Le persone con questo disturbo sono convinte di non essere in grado di badare a loro stesse e di dover, pertanto, necessariamente chiedere aiuto agli altri; pensano che solo con questo aiuto potranno sopravvivere.
Volendo sintetizzare l’essenza della dipendenza, posso fare riferimento ad un bambino piccolo che all’improvviso sente di non farcela ad affrontare il mondo e si mette a piangere perché vuole la mamma. Così si sente chi è dipendente dagli altri, un bambino piccolo in un mondo di adulti: senza un adulto che si prenda cura di lui/lei, si sente solo/a e perso/a.
La convinzione di non essere capaci di prendersi cura di sé può spingere queste persone a sottomettersi a qualunque desiderio del partner, tollerando abusi, prepotenze, maltrattamenti e altre situazioni spiacevoli pur di mantenere il legame, che ritengono indispensabile alla loro esistenza.
Da dove nasce il bisogno di dipendere emotivamente?
Avete mai visto un essere più vulnerabile di un neonato? Quella creaturina piccola e fragile dipende totalmente dagli altri per poter soddisfare i suoi bisogni fisici (alimentazione, protezione, riparo) ed emotivi (affetto, sicurezza, fiducia, apprezzamento ed empatia).
I primi anni di vita sono cruciali da questo punto di vista. Per questo motivo è importante soddisfare adeguatamente tutte queste necessità durante l’infanzia. Perché? Perché se non forgiamo e interiorizziamo con l’aiuto dei nostri genitori o degli adulti che si prendono cura di noi la consapevolezza di essere persone importanti, degne di ricevere amore e rispetto, probabilmente non saremo capaci di farlo nemmeno da adulti oppure ci verrà molto difficile farlo.
Molti individui con personalità dipendente, purtroppo, sono cresciuti con dei genitori iperprotettivi, invadenti ed eccessivamente coinvolti dal punto di vista emotivo, in un clima familiare nel quale indipendenza e autonomia erano associate all’idea di pericolo e quindi venivano scoraggiate in tutti i modi, mentre la vicinanza emotiva e fisica ai genitori era “premiata”.
In altre parole, se da piccoli non riceviamo le cure e l’affetto necessario, quest’esperienza di abbandono con il passare degli anni potrebbe farci diventare dei “mendicanti di affetto” e ci ritroveremo a chiedere agli altri qualcosa che non sappiamo come darci da soli.
Ma allora ogni forma di dipendenza da un’altra persona è patologica?
Assolutamente no! Un’indipendenza assoluta dagli altri non è né possibile né auspicabile. Un certo grado di dipendenza dagli altri è inevitabile ed è legato a un aspetto fondamentale della nostra vita: l’autostima. Per tutta la vita, infatti, abbiamo bisogno di risposte empatiche da parte delle altre persone, che ci aiutano a mantenere la stima di noi stessi.
In questa prospettiva le figure genitoriali svolgono un ruolo fondamentale: il bambino si rispecchia negli occhi dei genitori, richiedendone l’approvazione; questa esigenza di rispecchiamento nello sguardo degli altri permane per tutta la vita, ed è essenziale per la nostra autostima e per la formazione di una “sana” identità e personalità.
Bisogni emotivi sani
Queste dovrebbero essere, invece, le necessità emotive naturali di una persona che non ha nessun tipo di dipendenza.
“Ho bisogno di qualcuno con cui condividere l’amore che sento dentro di me”. In questo caso non si tratta di riempire un vuoto, ma di voler condividere con gli altri l’amore che abbiamo dentro di noi.
“Ho bisogno di interagire a livello emotivo con gli altri”. Questo tipo di interazione nasce dalla serenità e dall’armonia. Al contrario, una relazione di dipendenza è carica di insicurezza, manipolazione e ansia.
“Ho bisogno degli altri perché mi aiutino nel mio percorso di crescita e apprendimento”. Non significa che non possiamo crescere da soli, ma senz’altro le relazioni stimolano la nostra crescita e il nostro apprendimento da un livello più profondo, specialmente se anche l’altra persona vuole avanzare in questo percorso.
“Ho bisogno di divertirmi, giocare e svagarmi con gli altri”. Per questo motivo abbiamo bisogno che qualcuno condivida con noi il suo tempo libero, fuori dal lavoro.
“Ho bisogno di avere la certezza che l’altro non mi farà mai del male apposta, né fisicamente né emotivamente”. È essenziale sentirci sicuri del fatto che gli altri ci stanno accanto perché ci vogliono bene e sono sinceri, se vogliamo che le nostre relazioni siano basate sulla fiducia.
Come avete visto, tutti noi abbiamo una dipendenza affettiva, a diversi livelli. Ma la differenza tra una dipendenza patologica e un bisogno sano di avere delle relazioni sociali sta nel fatto che il primo atteggiamento consuma e logora le relazioni, mentre il secondo le nutre e le fortifica.
Ho capito che probabilmente soffro di questa dipendenza dagli altri. Che posso fare?
Il primo passo è prendere coscienza del fatto che l’unico modo per sentirci davvero importanti, degni d’amore e sicuri di noi è sentirlo nel nostro cuore: in altre parole, migliorare la connessione con la nostra stessa essenza. Partendo da questo presupposto, il passo successivo è concentrarci sulla nostra crescita personale, attraverso queste indicazioni:
- Cercate di comprendere il perché di questa vostra condizione di dipendenza, ripensando a quando eravate bambini. Qual è la vostra storia? Com’erano i vostri genitori nei vostri confronti?
- Fate un elenco di tutte le situazioni in cui attualmente sentite di dipendere dagli altri
- Sforzatevi di affrontare regolarmente tutte le situazioni, le attività e le decisioni di ogni giorno senza chiedere aiuto a nessuno (lì dove possibile ed auspicabile!). Cominciate da quelle più facili
- Fate qualcosa da soli: ricavatevi momenti e spazi in cui non è presente la persona a cui di solito vi appoggiate
- Non spostate la dipendenza. Nnel creare ambiti solo vostri state attenti a non riproporre il solito schema: voi che vi appoggiate a un’altra figura “forte e carismatica”.
- Riscoprite i tuoi interessi: ci sono cose che appartengono al vostro talento, vecchie passioni da ritrovare
- Via i sensi di colpa: se per anni vi siete appoggiati a qualcuno, che dunque era disponibile, potreste sentire di tradirlo se non vi appoggi più.
Quando il primo tentativo non ha successo, non arrendetevi: continuate a provare finchè ci riuscite… e se avete troppa difficoltà, cercate l’aiuto di uno psicoterapeuta.
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