Diritti e doveri dei bambini: il ruolo dei genitori

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Nel 1923 la Jebb scrisse la prima Carta dei Diritti del bambino e il 20 novembre del 1989 venne approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni unite la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che sancisce ed elenca i diritti che tutti i bambini del mondo devono vedersi riconosciuti, ispirata proprio a quel documento.

La convenzione ha istituito anche un organo di controllo cui i 196 Stati che ne fanno parte, devono fare riferimento con la finalità di riportare periodicamente la conferma dell’attuazione dei diritti del bambino sul proprio territorio.

La conquista dei diritti

La Convenzione comprende 54 articoli e tre protocolli opzionali che riguardano i bambini in guerra, lo sfruttamento sessuale e la procedura sui reclami.

Inoltre, essa si basa su quattro principi fondamentali che sono: la non discriminazione che assicura che i diritti sanciti dalla convenzione siano garantiti a tutti i bambini, senza nessuna distinzione di sesso, razza, lingua, religione…

il superiore interesse per cui, in qualsiasi situazione, la priorità è sempre attribuita ai minori; il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, per cui tutti gli Stati si impegnano a garantire un sano sviluppo dei bambini e a tutelare la loro vita; ascolto delle opinioni del minore per cui ogni bambino ha il diritto di esprimere il suo pensiero in merito a faccende che lo riguardano in prima persona, il che implica il dovere degli adulti di ascoltarlo e, soprattutto, di tenere conto delle sue volontà.

Una tutela crescente dei diritti che implica un impegno e un dovere costante da parte di tutti gli Stati membri che ingaggiano reciprocamente il rispetto di tutti i principi sanciti nella Carta.

Bambini ed adulti

Ed è proprio alla base di questi principi che dovrebbe realizzarsi la relazione tra adulti e minori che, da un rapporto di iniziale dipendenza, mette le basi per assicurare la partecipazione alla vita sociale.

E’ il fulcro della formazione di figli e genitori in grado di assumersi le proprie responsabilità, alla continua ricerca e conquista del rispetto reciproco, dei diritti e doveri e del ruolo che ognuno ricopre nella società, senza distinzione di sorta, in una necessaria consapevolezza della costante tutela da parte della legge e delle istituzioni.

I rapporti tra gli adulti e i minori, compresi gli adolescenti, si espletano nei nuclei familiari che sono la culla di un primo incontro tra questi due mondi che si preparano ad un confronto negli anni, con un bisogno di partecipazione reciproca e capacità comunicativa per un progetto di protezione, collaborazione, benessere, pace e opportunità.

Il ruolo dei genitori ed il mondo circostante

La presa di coscienza, da parte dei genitori, di trovarsi davanti a degli individui e che la responsabilità nel partecipare alla formazione della loro personalità, è davvero enorme, deve implicare uno sforzo nell’andare al di là di una quotidianità che fagocita, di una separazione dolorosa, delle leggi della vita lavorativa per concentrarsi sulla ricerca del legame come strumento di crescita. Oltre alla famiglia, il luogo o, per meglio dire, l’istituzione che impartisce continue lezioni, non solo sui libri, ai ragazzi, è la scuola.

Fin dalla scuola primaria, i bambini sono inseriti in un ambiente che non è più solo la casa, ma cominciano a vivere la comunità e a capirne e decifrarne i meccanismi. Ne assimilano le regole, ne studiano le reazioni e, spesso, si adeguano ai tanti comportamenti che risultano poi essere la base dei rapporti che avranno con gli altri.

Gli amici, il gruppo, sono uno strumento di conoscenza di sé che, a cominciare dall’ambiente scolastico per finire alle palestre dove praticano sport, faranno da cassa di risonanza dei loro problemi, delle loro aspettative, delle loro convinzioni e delle loro speranze.

Questi sono gli ambienti in cui il bambino diventerà la persona adulta del domani e, per riuscire a crescere in maniera sana, ha bisogno, nel suo mondo speciale, fatto di fantasia, dominato da un animismo per cui tutto, davanti ai suoi occhi, ha una vita, un’anima e un cuore, che l’adulto rispetti questa dimensione.

Quando si è bambini, tutto deve essere fatto all’insegna dell’allegria. Anche il loro primo dovere che è quello di studiare e che è, pure, un diritto sacrosanto, deve essere vissuto con il sorriso e vestito di un entusiasmo che, per prima cosa, deve partire dagli insegnanti e dai genitori.

Diversamente, un compito di matematica, una ricerca di scienze o lo studio di una pagina di storia, i tanti impegni della giornata, verranno relegati nell’insieme di doveri imprescindibili per far contenti la maestra o la mamma e il papà. Il divertimento aiuta ad apprendere di più e a sviluppare il senso di curiosità che è il motore che anima il bambino.

Diventare adulti

Il bambino ha bisogno di sperimentare, di provare sulla sua pelle l’infinità di emozioni e sensazioni che gli permetteranno di confrontarsi in modo vitale con il mondo, di decidere a quali attività dedicarsi. Ha bisogno di capire, riflettere, giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato anche, e forse soprattutto, attraverso gli errori. Sbagliare è un momento di crescita del bambino, il suo diritto a mettersi in gioco e misurarsi con i suoi limiti e le sue capacità.

E’ importante che impari a prendere le sue decisioni e ad accorgersi, autonomamente, se queste si riveleranno giuste o sbagliate e perché. Cominceranno così anche loro a prendersi cura di se stessi e a imparare chi sono. Il compito dell’adulto non è quello di intervenire perentoriamente nell’errore per correggere il tiro, ma fornire al bambino o al ragazzo, gli strumenti necessari per riuscire a camminare da solo, certo e pago del senso di amore e protezione da parte di un genitore.

E’ il caso di citare quel famoso adagio popolare che recita: “sbagliando s’impara” che spinge a lodare l’errore e a non soffocarlo mai, a permettere quindi di sbagliare per trarne un vantaggio che, diversamente, non verrebbe recepito nel modo adeguato. Un errore a cui si riconosce una valenza positiva, che viene recepito, metabolizzato e compreso è fonte di creatività, favorisce una crescita sana e promuove un’indipendenza che rende il bambino più sicuro e consapevole nei confronti di se stesso. Sbagliare significa capire e la comprensione è il più grande passo avanti verso un futuro libero e sereno. Sta agli insegnanti e ai genitori promuovere anche il diritto all’errore dei bambini, limitandosi ai consigli necessari per fornire loro giuste informazioni capaci di rassicurarli con una necessaria fiducia.

A proposito di diritti

Se il dovere dei ragazzi è quello di studiare e impegnarsi per raggiungere importanti obiettivi formativi, il loro diritto, in questo contesto, è quello di avere accanto genitori e insegnanti che, attraverso un comportamento propositivo, responsabile ed entusiasta, scavino dentro di loro e li aiutino a portare alla luce inclinazioni, idee, passioni e attitudini.

La capacità degli adulti di ascoltare deve essere coltivata attraverso il gioco con i più piccoli e attraverso un dialogo aperto che garantisca protezione e sicurezza, con i più grandi. Rispettare, sia in famiglia che a scuola, i ragazzi come persone, significa dare loro radici sicure e fornirli di gambe forti e salde per camminare da soli. Con queste due costanti, riusciranno a muoversi presto, con serenità e maturità, nel gioco della vita e giocare in gruppo o da soli, sicuri di un appoggio solido. E’ necessario imparare anche a rispettare i tempi dei ragazzi, a sapere quando sono nelle condizioni di ricevere, di aprirsi e di cercare apertura negli altri.

Il diritto allo studio e alla formazione nella cultura di oggi, è spesso identificato con il diritto ad utilizzare la fonte più autorevole in fatto di diffusione delle notizie: internet. Se è vero che i vantaggi della rete sono tanti, è pur vero che gli adulti hanno il dovere di garantire il diritto alla protezione dei più piccoli. Davanti a loro hanno un potente mezzo di comunicazione e ne conoscono molto bene i meccanismi, ma sta a noi aiutarli a capire quando e dove fermarsi. Senza demonizzare la tecnologia, è necessario stabilire norme comportamentali per gestire l’uso di questa miniera di informazioni.

Non cade il mondo se per un pomeriggio non giocano con il loro tablet, insegnate ai ragazzi che, alle volte, hanno anche il diritto ad annoiarsi.