Distruggere se stessi, gli altri e ricominciare ogni volta la propria vita: il borderline

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Nessuno mi vuole, sono inadeguata! Faccio proprio schifo!” “Dipendo dagli altri, da sola non farò mai nulla!” Queste sono le solite frasi di Maria. Ma chi è Maria? È una ragazza con tante reazioni rabbiose e sprezzanti nei confronti delle persone e di se stessa che costituiscono un aspetto problematico di non poco conto. I suoi comportamenti, in effetti, portano Maria a troncare facilmente (e anche per motivi banali) relazioni e contatti, alimentando di conseguenza un isolamento di cui poi lei stessa ne soffre.

Maria presenta tutta la sintomatologia più severa del disturbo borderline di personalità: i disturbi dell’alimentazione, l’uso di psicofarmaci e droghe per stordire il proprio dolore, la promiscuità sessuale, spese folli e l’incapacità di avere una vita normale. In sintesi, Maria distrugge se stessa e le persone che la circondano. Come vi ho accennato, la condizione di Maria riassume, in poche righe, il disturbo Borderline, una patologia che si estrinseca intorno a due polarità: una è quella dell’instabilità e l’altra è quella dell’impulsività.

Maria dunque ha una personalità che si manifesta da una parte con instabilità dell’umore oppure del comportamento o anche delle relazioni, dall’altra attraverso un comportamento prevalentemente impulsivo, per quel che riguarda ad esempio l’attività sessuale, lo spendere molti soldi o usare sostanze stupefacenti, e così via.

Come si relaziona Maria con gli altri?

Maria ha un orientamento prevalentemente egocentrico, pertanto percepisce l’altro come uno strumento per esaudire i propri bisogni di stabilità, affetto e altro. Inoltre ha frequenti timori di abbandono e può avere reazioni molto rabbiose ed improvvise anche solo di fronte al timore di essere abbandonata e non alla vera realtà dell’abbandono. Per difendersi da un’angoscia piuttosto grave che l’assilla, tende alternativamente ad idealizzare il partner e a svalutarlo, cosa che accade anche verso il terapeuta. Questo può essere difficile da sopportare e da gestire sia per un professionista sia per chi non lo è.

Quali sono gli aspetti sintomatici e comportamentali di Maria da un punto di vista clinico?

  • Sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono
  • Quadro di relazioni instabili e intense, caratterizzato da alternanza tra ipervalutazione e svalutazione
  • Alterazione dell’immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabile
  • Impulsività in almeno due aree potenzialmente dannose per il soggetto (sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate)
  • Ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari o auto mutilanti
  • Instabilità affettiva dovuta a marcata reattività dell’umore
  • Sentimenti cronici di vuoto
  • Rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia
  • Ideazione paranoide o gravi sintomi dissociativi transitori legati allo stress.

Tutti questi aspetti sintomatici e le manifestazioni comportamentali ci portano a identificare nella personalità di Maria un Disturbo Borderline di personalità.

Sintomi cognitivi-percettivi

Com’è il rapporto di Maria con il partner? Le sue relazioni sono instabili e intense a causa dell’eterno conflitto tra il bisogno di dipendenza e il tentativo di autoaffermarsi. È disinibita e fantasiosa e raramente ha un solo partner sessuale anche se sottovaluta il concetto di “tradimento”. Ora ha relazioni di tipo omosessuale e non ha avuto difficoltà nel coming-out, anzi, il suo orientamento omossessuale lo vive con orgoglio “istrionico”, quasi ostentandolo. Purtroppo tutte le sue relazioni le vive con un’aggressività intensa verso il partner da cui dipende a causa del “potere” che questa persona ha su di lei.

Infatti bisognosa di rassicurazione e protezione, non tollera l’isolamento e la solitudine, pertanto il timore dell’abbandono la porta a scoppi di rabbia inappropriata. Tende anche a idealizzare il partner a volte già al primo incontro per poi farlo cadere dal piedistallo entro pochissimo tempo. Spesso crea legami, ovviamente disfunzionali, con personalità narcisistiche che hanno bisogno di immediata e intensa gratificazione.

Una volta però instaurato un rapporto, ha la sensazione di essere fagocitata, non più libera. Ma, al solo accenno della possibilità di essere lasciata, o meglio, abbandonata, mette in atto condotte esasperate nel tentativo di evitarlo. Maria ha necessità di manipolare l’ambiente, gli altri, proiettando nell’altro aspetti di se, mettendoli alla prova costantemente ed esaurendo le energie di chi la circonda. Maria ha l’abilità di far sentire chi è vicino a lei sempre in colpa, responsabile di ciò che accade o potrebbe accadere, mettendo in atto un processo difensivo , noto agli psicoanalisti come “identificazione proiettiva”.

Il Disturbo Borderline e i sintomi dissociativi

Spesso in Maria si manifestano sintomi di amnesia, fuga, depersonalizzazione e derealizzazione in risposta a una reattività alle situazioni stressanti anche minori.

Maria trascorre le giornate facendo pensieri catastrofici sulla sua sorte futura, che riguardano i suoi timori di rimanere completamente sola e abbandonata da tutti: “Mi vedo sola e disperata in mezzo a una strada… non c‘è nessuno che possa aiutarmi…questo mi porterà necessariamente alla morte, perché non ho neanche la forza di reagire…tutto mi fa paura, ogni cosa intorno a me mi terrorizza!”.

Quando permane in questo stato di disperazione Maria sperimenta dunque degli stati dissociativi “ Sto talmente male che l’unico modo è distaccarmi dalla sofferenza..quando mi sento così mi sembra che tutto diventi irreale… è come se mi guardassi dall’esterno..non sento niente… solo confusione..”.

Questi episodi si manifestano più frequentemente quando Maria pensa di essere abbandonata o lo immagina. I sintomi dissociativi però tendono a essere transitori, durano pochi minuti o ore. Anche un atteggiamento di accudimento da parte della figura accudente comportano una immediata regressione dei sintomi dissociativi.

Il Disturbo Borderline e la manipolazione

Maria generalmente tende a esercitare un potere sugli altri, utilizzando spesso il senso di colpa. per tentare di controllarli.
Gestisce le persone intorno a sé quando il rischio di abbandono è imminente (es. minacce di suicidio, tentativi di suicidio, autolesionismo).

Maria ha una storia di tentativi di suicidio multipli. A differenza del paziente depresso che si sente in colpa per non essere riuscito nell’intento di uccidersi, (il pensiero suicidario del depresso nasce nell’intento di togliersi di mezzo perché si percepisce come peso per gli altri), Maria utilizza il suicidio per manipolare e far sperimentare agli altri sentimenti in colpa e di impotenza. L’esperienza tipica di Maria che tenta di suicidarsi può essere tradotta come “ora ti faccio vedere io!”.

Il Disturbo Borderline e l’autolesionismo

In Maria l’autolesionismo è più frequente dei tentativi di suicidio e si evidenzia nella maggior parte dei casi con tagli sulle braccia, in genere sui polsi, e con bruciature di sigaretta, contusioni fino a fratture.
Maria adotta una condotta autolesiva per diverse funzioni che vanno da atteggiamenti manipolatori fino alla necessità di sentirsi e di percepirsi fisicamente. I gesti automutilanti e autodistruttivi messi in atto da Maria nascono soprattutto in seguito a una minaccia di abbandono, alla presa in carico di nuove responsabilità, in periodi di cambiamento e, più in generale, durante la perdita di un ambiente supportivo.

Il disturbo Borderline e il consumo di droghe

Maria fa anche uso di droghe e alcol per la necessità di far fronte a un vuoto incolmabile che porta con sé. La droga viene assunta prevalentemente a scopo autoterapico, per colmare una sensazione di vuoto e anche per placare gli sbalzi emotivi, per esaltare le sensazioni e per affrontare problemi relazionali.

Il Disturbo Borderline e le priorità

L’approvazione, la stima e il riconoscimento degli altri sono per Maria una condizione necessaria per potersi dichiarare e sentire una persona di valore. Per questa sua eccessiva dipendenza dal giudizio altrui prova disprezzo verso se stessa, criticandosi aspramente per non essere stata all’altezza dei propri sogni.

Anche il “non essere cercata” da altri o non considerata come lei si aspetta, portano Maria a vivere uno stato di intensa ansia. Tali presupposti rappresentano per lei un segnale di rifiuto sprezzante da parte dell’altro (che la vuole tenere a distanza in quanto “strana”, “pazza”, “difettata”) e le darebbero conferma di essere una persona indegna. Le sue convinzioni (distorsioni) la portano a percepirsi come un essere “inaccettabile” destinata ad essere abbandonata a se stessa (“Avrò fatto qualcosa che l’ha irritato! Non mi vorrà più vedere e non mi vorrà più bene! Questa sarebbe la prova del fatto che non sono degna di essere amata e rimarrò sola per sempre”.

Il comportamento bulimico nel soggetto borderline

Spesso Maria in risposta a una condizione di stress ha un’ impulsiva e incontenibile necessità di assumere notevoli quantità di cibo senza avere fame, di riempirsi, di avvolgersi, di proteggersi. Le crisi di bulimia sono spesso notturne, Maria si sveglia col bisogno imperioso e incontenibile di mangiare, e non può riaddormentarsi finché non ha ingerito cibo in quantità tale da provare un senso di sazietà. Capita sovente che un comportamento anoressico e un comportamento bulimico si alternino

I sintomi ossessivo-compulsivi nel soggetto Borderline

Le manifestazioni ossessivo compulsive in Maria nascono da un’elevata necessità di autocontrollo e perfezioniamo e svolgono una funzione di protezione e di sostegno dell’Io migliorando, almeno in parte, la capacità di Maria di tollerare i cambiamenti.

E il futuro di Maria?

Prima opzione, secondo le statistiche
Maria ora non c’è più, in un tentativo di suicido non ce l’ha fatta. Il suo errore di valutazione le è costato la vita. Maria rientra in quella maledetta percentuale che può andare dal 10% al 15% dei casi, in cui i pazienti riescono nel loro tentativo di suicidio; a volte per errore (ovvero un taglio più profondo, scivolare dal cornicione o dalla finestra durante una minaccia di buttarsi, ecc.), altre volte perché non è arrivato il soccorritore che, in genere, i pazienti avvertono sia con comunicazioni reali (telefonate, messaggi, comportamenti, comunicazione verbale) sia con comunicazioni immaginarie, soprattutto nei casi più gravi (pensare che un altro possa sentire che si sta per commettere un gesto anticonservativo).

Seconda opzione, quella auspicabile
Certo, Maria ha ormai bruciato tutto e fatto il vuoto attorno a sè, ma la sua migliore amica (oppure il suo nuovo partner) riuscirà a starle accanto e a convincerla a curarsi. Inizierà cosi la lenta rinascita di Maria, pur nella consapevolezza e nel dolore degli anni bruciati dalla malattia e delle persone che ha perso a causa della sua follia.

Come ci si deve rapportare con un soggetto affetto da disturbo borderline?

Approcciarsi con un soggetto borderline non è semplice ma non impossibile; basta avere una relazione onesta e chiara, dato che il soggetto borderline è anche capace di manipolare molto il partner emotivamente e questo ovviamente ha un effetto controproducente anche per il soggetto affetto, impedendogli di confrontarsi e di crescere emotivamente.

Pertanto, nelle domande, nelle negazioni, nelle affermazioni, è bene essere empatici, ad esempio si può dire “mi rendo conto che tu possa avere delle difficoltà, tuttavia dobbiamo cercare di superarle”. Tenuto conto che il soggetto borderline è ipersensibile alle svalutazioni, è utile fargli notare nei momenti in cui venite svalutati, che può essere solo una sua errata percezione dettata dalla sua insicurezza e bassa autostima.

Va da sé che tutti coloro che si identificano con la personalità di Maria non possono considerarsi Border. Spesso la diagnosi di “borderline” è considerata il “cestino dei rifiuti psichiatrico”, ovvero una “etichetta” diagnostica utilizzata esclusivamente quando lo psichiatra non è in grado di attribuirne altre.

A cura di Ana Maria Sepe, psicoanalista
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