Disturbi di personalità: cosa direbbe di te il DSM V

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Con i vari manuali (DSM, ICD, PDM…) molti di noi hanno imparato a guardare i disturbi di personalità come categorie diagnostiche accomunate da determinati sintomi. Le classi diagnostiche consentono una diagnosi categoriale basata su indicatori sintomatici. Non tutti sanno, però, che il DSM V consente di eseguire una diagnosi basata sul funzionamento partendo dal presupposto che la personalità possa strutturarsi lungo un continuum che va da un «adattamento ottimale» a un marcato «disadattamento» in diversi ambiti della vita.

Questo tipo di approccio consente una diagnosi dimensionale di estrema utilità soprattutto nei casi non prototipici, nei pazienti subclinici e in tutti i casi psicopatologici in cui il soggetto non risponde a pennello a nessuna categoria diagnostica, oppure al contrario, rientra in tante etichette dagnostiche! La diagnosi dimensionale risolve poi un altro problema: nei quadri complessi le diagnosi possono sovrapporsi disorientando il paziente. A intuire la necessità di un sistema atto a valutare il funzionamento della personalità lungo un continuum è stato per primo il fisico, matematico e psicologo Theodore Millon (tra le altre cose, ha preso parte alla commissione per la revisione del DSM III, modiche che sono state perfezionate fino ad arrivare all’ultima versione del DSM V).

Secondo Millon, il modo migliore per descrivere una personalità consiste nel fare riferimento a un livello patologico nella norma. In particolare, Millon individua 15 stili di personalità che si muovono lungo due polarità opposte: un livello patologico nella norma e un livello di patologia conclamata (alcune di queste, le troviamo nel DSM V). Analizziamo insieme alcune di queste coppie.

L’introverso – L’Evitante

In un livello patologico nella norma, incontriamo la persona timida, colei che vorrebbe avere una vita sociale più piena ma è franata da un forte senso di insicurezza. Nel livello “non patologico”, la persona timida, prima o tardi, se non acquisisce una buona dose di fiducia, si trasformerà in una persona estremamente riservata e introversa, portata a frequentare solo pochi amici intimi e avere relazioni esclusive.

La timidezza nasconde un senso di sfiducia nelle proprie capacità, nel proprio modo di essere che, nel versate patologico, può evolversi in una forte ritrosia o sfociare in un forte senso di inadeguatezza, tipico nel disturbo evitante di personalità.

Nel disturbo evitante di personalità, il soggetto si sente socialmente inibito, è riluttante ad assumersi rischi personali o a impegnarsi in nuove attività perché queste potrebbero diventare fonte di imbarazzo. L’inadeguatezza esperita è tale da indurre limitazioni nelle relazioni intime e eccessive preoccupazioni per le relazioni sociali.

Il nonconformista – L’antisociale

Il nonconformista è una persona che può essere ben adattata all’ambiente sociale pur infrangendo le norme sociali implicite. Il nonconfomista, infatti, è tendenzialmente contrario ai principi e ai comportamenti che predominano nella sua cultura di appartenenza. I nonconformisti ben adattati sono le cosiddette persone alternative, gli artisti, i trasgressivi… ed ecco che rientriamo nel concetto di continuum.

Lungo la stessa linea ma con polarità differenti, troviamo il soggetto che accetta con fatica le norme esplicite della società, che non rispetta l’autorità e fa fatica a rispettare le leggi. E’ generalmente immaturo. In questo ambito troviamo le persone un po’ sconsiderate, che infrangono il codice della strada, tendenzialmente impulsive… fino ad arrivare all’estremità della linea dove si pone il prototipo del disturbo antisociale di personalità.

Il disturbo antisociale di personalità è caratterizzato da un pattern di inosservanza e violazione dei diritti altrui. Troviamo caratteristiche come disonestà, irritabilità, aggressività, noncuranza e mancanza di rimorso.

Il fiducioso – Il Narcisista

Per fiducioso intendiamo colui che detiene una buono dose di fiducia in sé stesso e nelle proprie capacità. Una persona che non ha bisogno di dimostrare ciò che vale, perché è profondamente consapevole del suo valore. La persona fiduciosa è estremamente indipendente dagli altri ma è capace di trovare contatto emotivo. La persona fiduciosa, come tutti, ha bisogno di accettazione e approvazione altrui ma non la ricerca a ogni costo.

Proprio come la persona fiduciosa, anche il Narcisista (nel suo inquadramento diagnostico classico, DSM V) non ha bisogno di dimostrare il suo valore, anzi, allontana tutti coloro che non lo riconoscono come persona speciale. Il suo senso del sé è così grandioso che se non riceve lusinghe dagli altri e non viene rinforzato, finirà per sminuire chi lo circonda. Se la persona fiduciosa è concentrata sui suoi obiettivi, il narcisista è talmente concentrato su se stesso da dimenticare completamente i bisogni altrui e strumentalizzare gli altri per garantirsi il suo rinforzo.

La persona fiduciosa, quando si sente attaccata prova a mettersi in dubbio oppure, nei primi livelli di psicopatologia, scatta sulla difensiva e può sentirsi offeso, nei livelli successivi di patologia, sente il bisogno di sopraffare l’altro.  Il narcisista, quando si sente attaccato nel suo essere grandioso, non può fare a meno di sminuire l’altro e all’occorrenza può diventare estremamente sospettoso. Il pensiero di fondo è “non sono io, ma sono gli altri. Se gli altri non lo lusingano, il narcisista semplicemente cambia strada.

N.B. qui si fa riferimento all’inquadramento diagnostico classico del Disturbo Narcisistico di Personalità e non alle varie categorizzazioni legate al disturbo (quindi lungo il continuum si trova solo la forma overt del narcisismo).

Il socievole – L’istrionico

Nella normalità vi è la persona socievole ed estroversa, che può avere dei livelli di patologia nella norma che vedono una tendenza alla drammatizzazione. In questo contesto, la persona ha un’emotività molto aperta agli altri e tende a stringere numerose relazioni. Ama il contatto fisico. Ha un modo di vestirsi caratteristico, quasi eccentrico e gradisce avere attenzioni su di sé. Nei livelli di patologia normativi, la persona ha una sufficiente capacità auto-riflessiva, tende a focalizzarsi più sulla socievolezza che sulla teatralità, è più attenta e può essere anche profonda nelle relazioni.

Sul versante psicopatologico, questi soggetti spesso mostrano una ricerca insaziabile e indiscriminata di stimoli e di affetto. Il loro comportamento sociale, abile e spesso ingannevole, dà l’impressione di grande fiducia in se stessi e di autostima; dietro a questa apparenza esteriore, tuttavia, vi è una grande paura nei confronti di una reale autonomia e un bisogno di ottenere continuamente dimostrazioni di approvazione e accettazione. Per approfondire: disturbo istrionico della personalità.

Lo scettico (il critico nato) – Il passivo-aggressivo

Lo scettico è una persona che dubita di tutto, per principio o inclinazione naturale, afferma che le sue esperienze di vita lo hanno reso così. Il suo essere scettico dà vita a un ipercriticismo tanto da essere sempre in disaccordo con gli altri. Lo scettico può anche essere considerato il critico della situazione: è la classica persona che affida agli altri l’organizzazione della serata per poi potersi lamentare di come sono state organizzate le cose!

Se tu gli proponi una soluzione, lui ti trova un nuovo problema! I gradi di patologia si raggiungono quando questo quadro diventa pervasivo fino a innescare una forma di funzionamento passivo-aggressivo con un senso di identità ambivalente (non riesce a raggiungere una forma di autonomia e per questo tende a stringere legami disfunzionali con gli altri). Il passivo aggressivo è costantemente combattuto tra il desiderio di ottenere i benefici offerti dalla relazione con gli altri e la voglia di seguire i propri desideri. Le due modalità sembrano non poter combaciare e per questo vive una costante lotta e trascina anche che gli sta accanto.

Il capriccioso – Il Borderline

La persona capricciosa è volubile, può cambiare idea in modo repentino e può dare filo da torcere nelle relazioni mostrandosi polemica e cercando lo scontro. Può sperimentare fasi d’ansia ed essere irritabile, la persona capricciosa può sentirsi incompresa ma comunque mantiene intatto un certo grado di regolazione affettiva e un senso dell’identità integro.

Lungo lo stesso continuum ma con livelli di patologia non più nella norma, troviamo il soggetto borderline che sperimenta intensi malumori, periodi di malinconia, apatia, intervallati da euforia e/o ansia. Non avendo un’identità ben strutturata, il soggetto borderline può sentirsi soverchiato dall’altro, il disturbo si caratterizza per la particolare instabilità nelle relazioni interpersonali e nello stesso senso d’identità. La disregolazione emotiva è una caratteristica cardine.

Il Coscienzioso – L’Ossessivo

La persona coscienziosa è schematica, pignola, estremamente rispettosa della legge… se c’è un programma da rispettare e si avvicina la fine del mondo… beh, cascasse pure il mondo ma quel programma va rispettato! Il coscienzioso è un gran lavoratore, talvolta lavora a discapito delle relazioni interpersonali.

Sempre nei livelli patologici normativi, la persona si mostra molto prudente, parsimoniosa, controllata e tendenzialmente perfezionista. Nell’avvicinarsi al versante patologico, il perfezionismo diventa invalidante e induce la persona a procrastinare qualsiasi cosa per il bisogno di raggiugnere standard sempre più elevati. Alla base vi è il timore di essere socialmente disapprovati. Nel versante più patologico, si ritrova il pattern pervasivo del disturbo ossessivo compulsivo di personalità: la persona cerca di allentare i suoi conflitti intra-psichici conformandosi in modo eccessivo alle esigenze sociali e puntando tutto sulla produttività e trascurando fortemente gli affetti.

Il Sospettoso – Il Paranoico

Il sospettoso tende a stringere legami in modo prudente, non si apre facilmente, anzi, fa fatica a confidarsi. Assume un atteggiamento difensivo e ricorre a meccanismi di difesa ancestrali come la proiezione: essendo egli stesso sospettoso, pensa che anche gli altri lo siano e gli attribuisce pensieri e intenzioni non reali. Il sospettoso che si avvicina al paranoico, si sente costantemente risentito verso gli altri, crede di essere moralmente virtuoso ed è fortemente convinto che gli altri siano di una bassa levatura morale e dotati di intenzioni dubbie (mossi da interessi).

In un livello patologico non normativo, questo pattern diviene pervasivo: l’atteggiamento difensivo si palesa con un’irritabilità caustica e una tendenza a riversare sugli altri la propria esasperazione. E’ ben diverso dal passivo aggressivo, infatti mentre il paranoico struttura la sua personalità sul vivere in uno stato di costante allerta, il passivo aggressivo si struttura in maniera oppositiva all’ambiente (persone, società, gruppi, istituzioni).

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Articolo originale proposto il 06 gen. 2021 con titolo “Ognuno di noi ha un «livello patologico nella norma»