Molti di noi si ritrovano a vivere un’esistenza che non li rappresenta a pieno. Un’esistenza troppo faticosa, spesso pensate e talvolta addirittura senza uno scopo. Non temere amico, non sei il solo. Non badare alle vetrine scintillanti che vedi sui social network. Ogni anno, in Italia, si tolgono la vita all’incirca 4.000 persone (dati iss) e secondo l’Istat la depressione interessa 2,8 milioni di italiani, per non parlare delle sindromi ansiose che interessano al 7 per cento della popolazione nostrana (circa 3,7 milioni di persone).
Si tratta di trend stabili e allarmanti ma che ci raccontano un’amara verità: il benessere è sovra-rappresentato e tanti mentono. La vita felice e appagante esiste ma è cosa rara e soprattutto non nutre necessità di esibizioni. Il benessere ostentato è questo: una mera esposizione per chi sente il bisogno di dimostrare qualcosa; per chi, magari, convincendo gli altri di avere una coppia felice, un lavoro gratificante, vorrebbe convincere anzitutto se stesso.
Ma non perdiamoci in chiacchiere e soprattutto non biasimiamo nessuno! Ognuno fa ciò che fa perché ha il suo vissuto: noi proviamo soltanto a migliorare il nostro ma prima dobbiamo conoscerlo. Un’analisi introspettiva e retrospettiva è necessaria per arrivare al punto in cui smetti di vivere per aderire a un’idea di te stesso che, in verità, hai ereditato dai contesti in cui sei cresciuto e non ti appartiene.
Quali sono i cinque aspetti da analizzare?
Proviamo a riflettere: perché la vita che viviamo non è esattamente ciò che avevamo desiderato per noi? Dove sono finiti i nostri sogni? Le nostre ambizioni? E soprattutto, ci sono mai state? Ce l’hanno mai concessa la possibilità di sognare? Sai amico, per chi cresce in certi ambienti, anche i sogni sono un lusso. E partiamo da qui per esplorare i cinque punti da accettare per essere più appagati di sé e della propria vita.
1. I genitori che meritavi esistevano solo nella tua mente
Ci sono due categorie di persone. La prima, ripensando alla sua infanzia riesce a scorgerne i drammi: erano così palesi. Allora nutre un legittimo rancore per tutto ciò che non ha avuto. La seconda, ripensando alla sua infanzia, crede che tutto sommato le cose non siano andate poi così male; pensa che aveva il minimo indispensabile o, addirittura, ritiene di aver avuto un’infanzia meravigliosa con genitori splendidi.
Le due categorie, così diverse, hanno qualcosa in comune: sono entrambe bloccate. La prima dal rancore (che è una resistenza all’accettazione). La seconda da un meccanismo difensivo (che è un’analoga trappola). Purtroppo, nessun genitore è stato equipaggiato per supportare i figli nell’immensa impresa della crescita.
Ma perché bisogna guardare alle origini? All’infanzia? Ciò che è stato è stato?! Certo. Ciò che è stato è stato ma sono proprio le origini che hanno gettato le basi di chi sei oggi e “come funzioni” nel mondo. Quindi un’analisi retrospettiva, te la devi! Te la devi per conoscerti meglio.
Quando imparerai ad analizzare con attenzione la tua infanzia, ti renderai conto che la libertà e l’amore che credi di aver vissuto, sono la più bella bugia che ti sia mai raccontato. Se le mie parole ti “irritano” o le consideri un’eresia, prova a chiederti perché, invece, non ti stiano lasciando indifferente come farebbero gli ingredienti ricchi di conservanti di un prodotto alimentare che non sceglieresti di comprare? Succede perché si sta attivando un meccanismo di difesa, una resistenza.
2. Impara a comprendere le tue resistenze
Tutte le volte che qualcosa ci irrita, ci stupisce oltremodo, stai assistendo a una reazione di resistenza o negazione. Le difese si innalzano perché accogliere questa questa verità significherebbe rinunciare a tutto ciò che conosci e, forse, a tutto ciò che pensavi di essere. Questa resistenza è un meccanismo di difesa naturale: ti protegge temporaneamente dal dolore travolgente.
Domanda chiave: “Cosa sto cercando di difendere? La mia identità? Le mie sicurezze? Una parte di me che teme di non farcela? L’idea che non sono solo? L’idea che sono libero?”
2. Il confronto con il dolore
Se smetti di lottare contro la verità e inizi a guardarla negli occhi, il dolore emergerà in tutta la sua forza. Questa fase è spaventosa, perché ti trovi di fronte a domande come:
- “Chi sono adesso, senza quello in cui credevo?”
- “Se questa verità è reale, tutto quello che ho fatto finora è stato un errore?”
- “Come posso andare avanti?”
Ma in realtà, questa fase è il cuore della trasformazione. Il dolore non è il nemico, ma il segnale che qualcosa dentro di te sta cambiando. È il momento in cui inizi a separare ciò che è falso da ciò che è autentico.
Sfida chiave: Non evitare il dolore, ma lascia che ti parli. Chiediti: “Cosa posso imparare da questa sofferenza? Cosa mi sta comunicando?” Se riesci a viverla, potrai dire addio a ogni rancore oppure a ogni bugia a cui hai dolorosamente creduto.
3. La perdita del vecchio sé
Accettare una verità così potente come quella che i genitori che meritavi, in realtà, non sono mai esistiti, spesso significa lasciare andare parti di te: credenze, abitudini, relazioni, persino l’immagine che avevi di te stesso. Questo è il lutto per ciò che eri. Ed è qui che molte persone si sentono perse, perché lasciare andare non significa ancora sapere cosa viene dopo.
Riflessione chiave: “Cosa sto lasciando andare? È davvero una parte essenziale di me o qualcosa che credevo fosse me?”
4. La rinascita attraverso il caos
Solo accettando il caos, inizi a vedere che non sei distrutto: sei in trasformazione. Pian piano, puoi ricostruire una nuova versione di te stesso, basata su quella verità che hai accettato. Non significa che sarà facile o immediato, ma significa che hai l’opportunità di creare una vita più autentica, più allineata al tuo vero io.
Speranza chiave: “Se questa verità mi ha mostrato qualcosa di così profondo, cosa posso costruire di nuovo da qui?”
5. La forza come risultato
Alla fine, la forza personale emerge proprio da questa accettazione: non sei più la persona che eri, ma questo è il tuo potere. Hai guardato la verità, hai affrontato il dolore, hai lasciato andare ciò che non ti serviva più. Ora, non sei definito dalla paura, ma dal coraggio di essere te stesso, anche in mezzo all’incertezza.
La verità ti libera: prima ti sconvolge e poi ti trasforma
Le verità più grandi e dolorose hanno il potere di liberarti, ma il prezzo da pagare è affrontare è ACCETTARE che tutto ciò che hai costruito aveva fondamenta fragili.
Questo è il momento in cui smetti di vivere per compiacere gli altri o per aderire a un’idea di te stesso che non ti appartiene più. È il momento in cui inizi a vivere secondo chi sei davvero, anche se inizialmente questo ti lascia spaventato e confuso.
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Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autrice di bestseller tradotti in tutto il mondo, editi da Rizzoli – Mondadori
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