L’intelligenza emotiva con l’empatia commettendo un errore grossolano. L’empatia è solo un piccolo aspetto della più ampia e complessa intelligenza emotiva. Più capitare che persone molto empatiche si ritrovano -però- con un’intelligenza emotiva discreta o addirittura carente. Lo sviluppo dell’empatia, infatti, potrebbe essere una strategia disfunzionale per sfuggire ai propri malesseri interiori sposando una logica psicoaffettiva che nel concreto suona più o meno così: «mi occupo di te, del tuo benessere, così da non dovermi fare carico del mio». L’empatia, in questo caso, diventa un mezzo per sfuggire a situazioni angosciose che si muovono sotto la superficie.
Il malinteso con l’empatia
Le persone empatiche hanno acquisito a caro prezzo questa dote che, da sola, può essere addirittura controproducente. Un empatico è una persona che a un certo punto della sua vita, è stata costretta a sintonizzarsi costantemente con i bisogni altrui. Se guardiamo al suo passato, troveremo sicuramente un vissuto difficile. Un’infanzia caratterizzata da sentimenti di solitudine, ingiustizie, torti subiti e mancanze di cure e attenzioni: era il bambino a doversi impegnare per accudire il genitore e non viceversa! L’empatico ha imparato a sintonizzarsi con l’altro nel periodi più periodo critico della sua vita (l’infanzia) e, da allora, non ha più smesso di farlo. Pertanto non hai mai potuto imparare ad accudire e comprendere nel profondo se stesso.
L’intelligenza emotiva è molto diversa
L’intelligenza emotiva, proprio come l’intelligenza cognitiva, è composta da diversi domini. Se nell’intelligenza cognitiva ci sono abilità logiche, di ragionamento, astrattive…. Nell’intelligenza emotiva, tutte queste capacità vengono spontaneamente utilizzate per comprendere se stessi (emozioni, sentimenti, bisogni…) e i rapporti che formiamo con gli altri (comprese le intenzioni altrui). Vediamo quali sono, in dettaglio, i domini che compongono l’intelligenza emotiva.
Consapevolezza di sé e delle proprie emozioni
La capacità di comprendere esattamente cosa proviamo e perché lo proviamo. L’abilità di guardarci dentro, comprendere i nostri bisogni più profondi senza la necessità di mascherarli con bisogni più superficiali. La consapevolezza di sé (in inglese self awareness) comprende anche una componente di self compassion, perché chi si guarda con occhio giudicante non sarà mai in grado di capirsi e finirà per diventare il peggior nemico di se stesso.
Autoregolazione – regolazione di sé
La parola autocontrollo non gode di una buona fama ma in psicologia è più associato a uno stato di calma che non a uno stato di controllo repressivo. L’intelligenza emotiva, infatti, contempla una componente di autoregolazione che verte sull’autoaccudimento e la capacità di contenere e gestire i propri stati emotivi senza lasciarsi sopraffare. Se in te manca questa componente cercherai nell’altro qualcuno che possa regolare i tuoi stati d’animo perché saprai farlo da solo. L’altro, così, non sarà una preziosa risorsa con cui condividere pezzi di vita, ma lo vedrai come l’unica possibilità di risolvere le tue conflittualità. Grazie all’autoregolazione, invece, puoi essere in grado di soddisfare i tuoi reali bisogni -individuati grazie alla consapevolezza di sé.
Consapevolezza sociale
Essere consapevoli delle relazioni che stringiamo e dell’effetto che hanno su di te, ti rende meno passivo e succube del mondo relazionale. Gli altri possono innescare in te emozioni anche spiacevoli, certo, tu non puoi controllare i comportamenti altrui ma puoi controllare le tue reazioni ed essere più selettivo nello scandire distanza e vicinanza. Ecco che gli amici e il partner non sono più quelli che ti capitano per caso, ma diventano le persone che scegli consapevolmente attraverso una naturale selezione fatta di vicinanza e distanza.
Responsabilità emotiva
Ognuno di noi dovrebbe essere consapevole che i suoi comportamenti, le parole usate e gli atteggiamenti impliciti, esercitano un effetto sull’altro. Possono ferirlo, possono influenzarne le reazioni, renderlo un alleato o un nemico. Se la “consapevolezza sociale” ci avvisa quando una persona ci fa del male o ci sta usando, questa caratteristica ci indica come dovremmo comportarci con gli altri per trarre il meglio dalla relazione.
Fattore socievolezza
Comprende tutte quelle competenze (calma, espressività, linguaggio…) che consentono una comunicazione efficace al fine di esercitare un’influenza positiva sul legame e costruire nuove reti sociali.
Se non sei soddisfatto della direzione che ha preso la tua vita, se senti che i legami non ti arricchiscono ma ti prosciugano di energie e, ancora, se spesso ti senti sopraffatto da emozioni di sconforto, probabilmente hai bisogno di sviluppare maggiori competenze psicoaffettive. Proprio come è possibile migliorare l’intelligenza cognitiva, è possibile anche incrementare le proprie capacità psicoaffettive. Per capire da dove iniziare, proviamo a fare un test.
Test per misurare la tua intelligenza emotiva
Il Trait Emotional Intelligence Questionnaire (TEIQue) è parte integrante di un programma di ricerca scientifica del London Psychometric Laboratory, presso l’UCL (University College of London). Si tratta di un questionario auto riferito che misura i diversi domini dell’intelligenza emotiva mediante la somministrazione di 153 domande. Per l’occasione, Psicoadvisor ti propone una forma ridotta di sole 20 domande. Abbiamo selezionato quelle più significative direttamente dagli item del TEIQue. Ovviamente il questionario che segue non ha scopi psicometrici e ancor meno diagnostici. Serve solo a te per accrescere la tua consapevolezza in materia di intelligenza emotiva e chissà, magari fornirti il giusto spunto per migliorarti e metterti in gioco con te stesso!
Iniziamo! Rispondi alle domande assegnando a ognuna un punteggio che va da 0 (completamente falso/mai) a 7 (completamente vero/sempre). Attenzione! Cerca di essere sincero e accurato nelle risposte. Allora, alla prima domanda, non puoi rispondere con 7, «completamente vero» se, per esempio, attacchi briga sui social network o hai brusche reazioni se qualcuno ti contraddice e/o non riesce a fare qualcosa come dovrebbe. Prendi carta e penna e segna i punteggi a ciascuna domanda.
- È facile, per me, comprendere il punto di vista delle altre persone (anche quando non lo condivo)
- Sono determinato e riesco a mantenere la mia motivazione per i miei obiettivi
- Riesco a comprendere ed esprimere le emozioni che provo
- Riesco a far valere i miei bisogni nelle relazioni
- Sono in grado di influenzare in modo in cui gli altri si sentono
- Riesco ad adattarmi in base alle circostanze della vita
- Nel complesso, sono in grado di affrontare lo stress
- È facile esprimere il mio affetto alle persone care
- Di solito, sono in grado di trovare modi per regolare le mie emozioni senza lasciarmi sopraffare
- Nel complesso, sono soddisfatto della mia vita
- In caso di conflitti posso definirmi un buon mediatore
- Trovo semplice legare con le persone che mi piacciono
- Gli altri mi definiscono una persona calma e rilassata
- Ho moltissimi punti di forza e credo che la mia vita andrà bene
- Spesso mi fermo a riflettere sui miei sentimenti
- Sono in grado di “mettermi nei panni di qualcuno” e coglierne le emozioni
- Mi lascio coinvolgere in situazioni nelle quali, poi mi pento di essere entrata
- Sono accondiscendente e non so far valere i miei diritti
- Mi faccio influenzare dalle opinioni altrui
- Generalmente, non trovo la vita piacevole
Hai assegnato a ogni domanda un valore che va da 0 a 7. Somma i punteggi dati alle domande che vanno da 1 a 16. Il punteggio massimo che potrai ottenere è 112. Al totale ottenuto, sottrai il punteggio delle domande 17, 18, 19 e 20. Il numero ottenuto è una misura indicativa della tua intelligenza emotiva. Più sarà alto e più elevata sarà la tua competenza psicoaffettiva.
Quando si sviluppa l’intelligenza emotiva?
È l’infanzia il periodo in cui si gettano le competenze necessaria all’intelligenza emotiva. Un adulto sarà in grado di comprendersi nella stessa misura in cui si è sentito compreso da bambino, sarà in grado di auto-accudirsi proprio come si è sentito accudito. Nell’infanzia, dovremmo poterci sentire abbastanza sicuri da accogliere ed esprimere le nostre emozioni, tuttavia, questo si verifica solo raramente. L’approccio genitoriale mira spesso a reprimere le risposte emotive dei bambini, cosicché, crescendo, anche gli stessi bambini si abituano a ignorare ciò che sentono, reprimere invece che regolare.
Le nostre emozioni hanno uno scopo altamente adattivo, ci servono per interagire in modo funzionale con il mondo. I malesseri subentrano proprio quando non riusciamo a integrarle nella nostra struttura identitaria. Come avrai capito, l’intelligenza emotiva è estremamente utile per garantirti una vita piena e appagante, funziona come una bussola nelle relazioni interpersonali e anche nelle scelte di vita. Se ti va di affinarla, ti consiglio la lettura del manuale «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce» cosicché potrai imparare a conoscerti, fare riflessioni profonde sulla radice scatenante dei tuoi emozioni (belle o brutte che siano) e aumentare la capacità di comprendere i tuoi bisogni e farli finalmente rispettare dagli altri. Il libro è il più consigliato dai terapeuti (soprattutto quelli che lavorano nel campo dell’affettività di coppia), lo trovi su amazon a questo indirizzo e in qualsiasi libreria.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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