Generalmente, all’inizio di un rapporto, durante la fase dell’ innamoramento, ognuno sembra particolarmente disposto a parlare e ad ascoltare, a farsi conoscere e a voler conoscere l’altro, in modo più spontaneo e naturale. Sovente, dopo molti anni di frequentazione, capita di trovarsi in piena crisi di coppia; si smette di comunicare o si esprimono opinioni sotto forma di critiche…si arriva così al contrasto o all’indifferenza più totale. Talvolta le uniche parole emesse nell’arco di una giornata sono: “la cena è in tavola”, “esco”, “stasera non ci sono” e così via. Non vengono ricercati i momenti di confronto, piuttosto vengono intenzionalmente evitati.
Una comunicazione disfunzionale compromette significativamente qualunque tipologia di rapporto e conduce entrambi i partner alla sofferenza e all’incomprensione
“Non mi ascolti mai”, “Faccio io”, “te l’avevo detto”…ci sono frasi pronunciate durante liti e discussioni che non fanno altro che gettare benzina sul fuoco. Quando scatta il litigio, si dice ciò che ci passa per la testa per ferire l’altro. Sul momento sembra aiutarci a sfogare la rabbia e a lasciare l’altra persona stupita, inerme e in posizione di inferiorità nel conflitto a parole, ma la realtà è che ciò che diciamo rimane scolpito nella “memoria implicita” e cambia per sempre “un qualcosa” anche tra le persone che si amano profondamente.
La parola è uno dei più importanti canali di comunicazione e interazione sociale
Le parole sono complesse come l’uomo e dell’uomo seguono le emozioni, così ci sono parole di amore o di odio, parole di gioia o di rabbia, parole di stima o di disprezzo. Il linguaggio serve a creare collaborazione, complicità e accordo. A costruire e non a distruggere, anche perché la relazione di coppia si basa innanzitutto su una scelta, quella del partner, che non può essere costantemente rinnegata o messa in discussione. Ecco perché è importante evitare parole forti e offensive, che spesso sono solo la punta dell’iceberg di un’aggressività accumulata, che gratuitamente si scarica sul partner.
Frasi tossiche che uccidono l’amore
Spesso queste difficoltà comunicative, che di certo esistono e fanno parte della vita quotidiana di molti di noi, possono essere la punta dell’iceberg di qualcosa di più profondo che disturba la nostra relazione con l’altro! La crisi di coppia può essere originata da molti fattori, quali ad esempio le discussioni sulle famiglia d’origine, l’organizzazione rispetto ai figli, una diversa visione del mondo ma il fattore principale è sovente la comunicazione disfunzionale. Per disfunzionale si intende tutto ciò che porta ad allontanarsi e non mettersi in discussione fino a creare una vera e propria crisi di coppia basata sull’intolleranza e sulle incomprensioni.
Quando si discute animatamente è per affermare se stessi, la propria individualità, la differenza che si sente con l’altro. Non è negativo il fatto che si litighi ma come lo si fa. Perché spesso si trascende con uscite infelici e reazioni verbali volte solo a ferire, che magari neanche si pensano realmente, che possono creare lacerazioni insanabili nell’equilibrio della coppia, compromettendo inesorabilmente il rapporto. Vediamo in maniera più approfondita quali sono le frasi più letali per un rapporto.
1. “Non hai capito”
E’ una frase molto comune, apparentemente banale; viene troppo usata nelle discussioni. È l’opposto di qualsiasi regola di una sana comunicazione e di una buona educazione. “Non hai capito” è una frase scortese e di cattivo gusto. Se il partner non ha compreso quello che volevamo dire, è evidente che siamo noi a non esserci spiegati bene. La responsabilità del fallimento della comprensione del discorso è di chi parla non di chi ascolta. È meglio ammettere, “forse non mi sono spiegato/a bene”.
2. “Non esagerare, datti una calmata”
Quando il tuo partner alza la voce, è legittimo sentirsi sminuiti e trattati con sufficienza. Ma è altrettanto presuntuoso dirgli/le di “calmarsi”. Queste parole peggiorano solo la situazione. Dire a qualcuno di calmarsi è infantile, meglio comunicare al partner che non tolleriamo i suoi atteggiamenti. Quando il tuo compagno o la tua compagna è nervoso/a, ricordati che proprio in quel momento ha bisogno di comprensione e conferme! Meglio dire qualcosa come “Mi dispiace tu sia così turbato/a, sediamoci per un secondo e facciamo un bel respiro”. O, in alternativa: “Voglio capire perché sei arrabbiato/a, ma è difficile se urli”.
3. “Te l’avevo detto”
Queste parole generebbero rabbia in chiunque. Quante volte l’abbiamo sentito ripetere dai nostri genitori? E’ la tipica frase che crea irritazione, perché sposta il potere all’interno della relazione: l’altro/a ci tratta come un bambino. È una affermazione tipica di chi tende in maniera ossessiva a puntualizzare fatti, colpe , eventi e mancanze. La precisazione costante è assolutamente deleteria nella relazione di coppia poiché crea una dinamica impari. Per sostituire una frase così ci vuole solo la capacità di creare squadra e complicità con il partner, magari dicendo: “lo avevamo detto che sarebbe potuto accadere”.
4. “È tutta colpa tua”
Scaricare colpe e quindi responsabilità sul partner è una tecnica comunicativa, ahimè, usata frequentemente. Agli occhi del partner questo atteggiamento, antipatico e molto pesante da sopportare, molto spesso ha l’unico scopo di giustificare la colpa stessa: “io ho sbagliato proprio perché tu sei così…” Se lui/lei ha mancato in qualcosa sente già il peso dello sbaglio commesso a cui non ne andrebbero aggiunti altri. Una persona che ama a questo punto potrebbe dire “se hai sbagliato in qualcosa, si può sempre rimediare”.
5. “Lo sapevo che di te non mi dovevo fidare”
È come affermare: “non mi sono mai fidato/a di te fino in fondo, perché una parte di me sapeva che eri un incapace, una persona inaffidabile, immatura”. In questa espressione si tirano fuori una gran fetta di emozioni negative, magari a lungo rimuginate, nei confronti del partner. Quel “lo sapevo” sposta chi accusa su un livello di superiorità e abbassa l’altro a livelli di allievo.
E’ un’ asserzione negativa, perché crea insicurezza nel partner e indebolisce il rapporto. Possiamo renderla una domanda e trasmettergli/le il nostro senso di frustrazione e smarrimento, chiedendogli/le: “stai dicendo che di te non mi posso fidare?”
6. “Non mi ascolti mai”
Eliminiamo la parola “mai”. È un modo per zittire il partner, lasciandolo/a senza appigli. Crea un senso di chiusura che non lascia spazio ad ulteriori confronti. Anziché dire “Non mi ascolti mai”, è meglio affidarsi a frasi come “Quando rispondi al telefono mentre parliamo sento che non mi ascolti davvero” oppure “A volte non sono sicuro/a che mi ascolti sul serio”.
7. “Non ne fai una giusta! Lascia, faccio io..”
Lo svilimento del proprio partner, costante in molte relazioni, va contro l’elemento base di una relazione affettiva: l’amore. Chi ama, sprona, incoraggia, stimola. Questa frase sottolinea invece l’incapacità dell’altro/a generalizzata a molti aspetti, perché equivale a dire che sbaglia in tutto, quindi è una persona sbagliata.
E’ l’annientamento totale del partner, la squalifica assoluta di tutte le sue capacità. Senza stima, l’amore non esiste. E meglio sostituirla, aggiungendo un po’ di ironia e un tono scherzoso, come se il suo essere un po’ imbranato fosse suo pregio poiché ci fa sorridere, dicendo “Anche io non ci riesco mai, che ne dici di provare insieme?”
8. “Non mi aiuti mai, devo fare sempre tutto io”
È un’espressione sprezzante e nociva come la precedente. Quando diciamo “non importa”, stiamo respingendo il partner non permettendogli/le di ascoltare la nostre necessità. Una relazione è una partnership, non una specie di palco su cui martirizzarsi. Non sminuiamo le capacità, il supporto e l’aiuto che il partner può garantirci in ogni circostanza. Diciamo piuttosto “Mi servirebbe il tuo aiuto. Mi farebbe risparmiare tempo e fatica”
9. Non sono felice… meglio lasciarci
Se vogliamo salvare la nostra relazione, meglio evitare inutili minacce. Se non abbiamo intenzione di lasciare il nostro partner è bene fare attenzione a certe parole; frasi del genere possono scalfire le basi della relazione. Creano un senso di incertezza e instabilità. Se non siamo felici della nostra relazione è giusto dirlo ma pensiamo anche: “cosa voglio fare per risolverla?” Se la risposta è “Voglio che la mia relazione funzioni” meglio optare per un approccio costruttivo, che non includa la parola “lasciarci”. È preferibile dire: “Mi piacerebbe migliorare il nostro rapporto, che ne pensi della terapia di coppia?”.
10. “Non ti sopporto più”
Può capitare di infuriarsi quando lui lascia i peli della barba nel lavandino o quando lei sembra più interessata al suo telefonino che a una conversazione. Nessuno è perfetto ma neanche è scritto che dobbiamo per forza accettare i difetti degli altri. Cosa fare allora? Meglio cercare di mantenere l’autocontrollo quando spieghiamo al partner cosa ci infastidisce. Le coppie devono stare molto attente a parole come “odio”, ha un significato molto pesante. La cosa migliore da fare in questi casi, è riformulare il pensiero cercando di non offendere il partner. Per esempio: “apprezzerei molto se evitassi di..”
11. “Non ti ci mettere anche tu”
In questo modo gli/le stiamo dicendo: vieni dopo i miei problemi e sei a tua volta un problema. Indica in qualche modo l’inclusione del partner solo nella sfera problematica. Significa che non ci capisce, che non è in grado di comprendere né tantomeno di alleviare i nostri problemi. La possiamo sostituire semplicemente con un po’ di grazia. “Amore, perdonami, non sono dell’umore giusto, ho un po’ di problemi, anzi ti va se ne parliamo?”
12. “Non restare in piedi ad aspettarmi”
Quest’indicazione apparentemente innocua sta a significare che non andremo a letto nello stesso momento, un’abitudine che può risultare dannosa per il rapporto. Meglio dire “Spero di non fare tardi, farò il possibile per rientrare prima possibile”
Esistono critiche costruttive se fatte con amore e rispetto
Ci sarà sempre nel partner qualcosa che non si sposa perfettamente con il tuo modo di essere, ma ci saranno tante altre cose belle o buone in lui/lei, che un tempo hanno fatto scattare la scintilla amorosa. Perché non imparare a litigare in modo funzionale? Frasi nocive e ridondanti e insulti reiterati nel tempo rappresentano la strada maestra per cronicizzare le problematiche di coppia.
Usare le frasi giuste significa rispettarsi
Si dice che l’amore è cieco, ma in realtà è cieca la rabbia: non l’amore. Quando amiamo concediamo all’altro di entrare nella nostra anima. Gli mostriamo i nostri desideri, mettiamo a nudo le nostre ferite, gli “confessiamo” come abbiamo imparato a chiuderci in noi stessi per non farci fare del male. L’amore ha sempre un intuito primordiale: ci innamoriamo di qualcuno che è abbastanza familiare ma anche abbastanza diverso. In modo da poter riaprire con lui/lei una nostra ferita, e superarla al tempo stesso. A una condizione: che non riviviamo quella vecchia ferita. Perché può capitare che, d’un tratto, quell’amore stesso, con cui ci siamo concessi all’altro, ci ferisca. Magari proprio nel momento in cui pensavamo di star curando le nostre ferite insieme a lui/lei. E allora il partner diventa un nemico….la persona perfetta su cui riversare tutta la nostra frustrazione ancestrale, le nostre ferite ancora aperte.
La soluzione non è forzarsi a stare dentro delle regole, per poi tornare in breve alla solita guerriglia, ma fare della coppia uno spazio privilegiato di evoluzione personale, partendo dal rispetto per sé e per l’altro. Ciò non significa che non si deve discutere, cantarsele o litigare. Anzi: la soluzione è discutere bene, cantarsele bene, litigare bene! Come? Spiegando senza rinfacciare, manifestando disappunto senza offendere, confrontandosi senza colpire….e soprattutto ricordando che la persona che hai al tuo fianco non ha colpe per le ferite che ancora ti trascini dietro.
Ora prenditi un attimo e rifletti: cosa cerchi in questa relazione? Se tieni alla relazione ma le cose non vanno come desideri, è giusto fare qualcosa per sbloccare la situazione. Questo non significa pestare i piedi per terra o ingaggiare battaglie a colpi di litigi e male parole. Meglio dialogare, in modo calmo e assertivo, spiegando le ragioni del tuo scontento. Solo se ci si è resi conto di che cosa si ha bisogno per se stessi allora si è in grado di alimentare il mondo a due, formando l’equilibrio della coppia.
Il lavoro su se stessi che risolve la coppia
Esiste un consiglio universale che può garantire l’appagamento di qualsiasi coppia: lavorare sulla propria identità, capirsi profondamente e conoscere i propri bisogni! Quando amiamo commettiamo spesso un grande errore, rimpiccioliamo il nostro mondo, trascuriamo le nostre priorità e talvolta anche gli amici e iniziamo a dedicarci esclusivamente alla relazione e all’altro, dimenticandoci di dare spazio e valore a noi stessi. In realtà, quando iniziamo una relazione, il nostro mondo dovrebbe ampliarsi e non restringersi.
La verità è che il nostro mondo esisteva anche prima dell’altro e, anche se l’altro un giorno andrà via, continuerà a esistere, certo, ne sarà sconvolto, ma continuerà a esistere con i suoi punti fermi, uno di questi è la tua identità e la tua capacità di starti vicino. Certo, non tutti sono capaci di essere presenti per se stessi, «di esistere per me e non più per te» ma questa è una capacità che si apprende! Come spiego nel mio libro «Il mondo con i tuoi occhi», quando sappiamo guardarci bene dentro, riusciamo a cogliere i nostri bisogni e a muoverci nella direzione giusta per appagarli, così la relazione soddisfacente diverrà una naturale conseguenza delle nostre scelte personali, del nostro modo di essere. Perché come scrivo nell’introduzione del libro “Puoi decidere di vedere te stesso e il mondo come ti hanno insegnato gli altri oppure con i tuoi occhi”. Il libro puoi ordinarlo qui su Amazon ed è disponibile, su tutti gli store online oppure in libreria. Se hai voglia di scoprire le immensità che ti porti dentro e imparare a esprimere pienamente chi sei, senza timori e insicurezze, è il libro giusto per te.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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