Frasi e comportamenti subdoli che le persone usano per farti impazzire

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Hai mai l’impressione che le cose funzionino al contrario? Senza voler cadere nella retorica del «più dai, e meno ottieni», gli scenari in cui ti ritrovi potrebbero suonare più o meno così: più t’impegni per l’altro e più ti viene detto che non fai abbastanza! Oppure, tutte le volte che ti impegni per esprimerti con sincerità e chiarezza e… vieni puntualmente frainteso. La peggiore di tutte si verifica quando ti offendono e poi fanno gli offesi! Tutte le strade intraprese con determinate persone conducono sempre lì, in un vicolo cieco relazionale in cui ti senti sconfitto e incompreso. E lì potresti arrivare addirittura a chiederti: «forse c’è qualcosa che non va in me?», «forse le relazioni umane non fanno per me…?». Sappi che in quel vicolo cieco, sono stati gli altri a condurti! È sano e saggio mettersi in discussione ma bisogna farlo con cognizione di causa, facendo una panoramica lucida sull’intero contesto e sulle dinamiche relazionali più ricorrenti. Proviamo a farlo insieme!

Sappi che se gli scenari elencati ti sono familiari, forse hai accanto una persona tossica oppure ti ritrovi in un sistema (ambiente lavorativo, famiglia, comitiva, coppia…) completamente disfunzionale. Alcune persone sembrano proprio che vogliano farti impazzire! Distorcono la realtà, rigirano la frittata e si alleggeriscono di ogni responsabilità colpevolizzando il malcapitato di turno.

Frasi a cui prestare attenzione

Ci sono modi e modi per far impazzire una persona, ma utilizzare un linguaggio tendenzialmente manipolatorio che vuole colpevolizzare l’altro è di gran lunga il metodo più diffuso.

  • “Tu analizzi qualsiasi cosa“;
  • “Io odio i melodrammi“;
  • “Sei troppo sensibile“;
  • “Non mi hai capito“;
  • “Sei pazzo/a…bipolare…fuori di testa!“.
  • “Dopo tutto quello che ho fatto per te”
  • “Dovevo ascoltare i miei….loro mi avevano avvisato”
  • “Che stupido sono stato a credere in te”
  • “Quanto ti piace fare la vittima”
  • ” Forse dovrei lasciarti”

Nessuna di queste frasi può avere accezioni positive in quanto si tratta di affermazioni estremamente giudicanti che tendono a sminuire il proprio interlocutore e perché no, provare a manipolarlo facendogli credere di essere dalla parte del torto giocando sul suo modo di essere.

Comportamenti a cui prestare attenzione

Ognuno di noi codifica la realtà con il proprio bagaglio emotivo. È una cosa del tutto naturale. Le teorie più autorevoli del panorama delle scienze psicologiche ci spiegano come, in ogni contesto e interazione, siamo impegnati in attribuzioni di significato. In pratica, quando viviamo un evento, in modo del tutto spontaneo, gli attribuiamo un significato, una sorta di “tag”. Quell’etichetta è la sintesi dell’incontro tra il nostro mondo interiore e quello che ci capita all’esterno. Adesso, se viviamo in pace con noi stessi, le attribuzioni di significato che faremo saranno abbastanza in linea con la realtà che ci circonda… ma non tutte le persone stanno bene con se stesse. Alcune, purtroppo, divengono delle portatrici di caos da “trattare con cautela”.

Queste, più o meno involontariamente, per preservare un’immagine di sé come impeccabili, tendono a codificare la realtà in modo del tutto alterato. Codificano la realtà in modo da leggere se stesse come le vittime di tutto, come se vivessero ogni giorno dei torti tremendi. Come se per te fosse tutto semplice, come se tu non hai dovuto mai sgobbare per ciò che hai ottenuto. Ecco, sono queste le persone che rischiano di farti impazzire! Vivendoci accanto, ti restituiscono una versione della realtà distorta, alterata, dove i ruoli sono invertiti e in cui tu hai sempre mille ragioni per scusarti e lei/lui, altrettanti motivi per pretendere gratitudine.

Nel testo ti parlerò di “portatrice di caos” perché una persona così, ti mette costantemente in crisi e porta (o mantiene) scompiglio nella tua vita. Può mettere a dura prova le tue energie, ti confonde e non ti dà modo di fare l’unica cosa che dovresti: costruire sani confini e concentrarti su te stesso! Vediamo se i comportamenti che seguono ti sono familiari.

Non c’è coerenza

Che sia un familiare, un partner o un amico, quando qualcuno nutre una sincera stima nei tuoi riguardi, lo fa in modo costante e non “on demand“, tra alti e bassi. Le persone che rischiano di farti impazzire, sembrano bravissime sul momento, ma se fai appello alla tua memoria storica, troverai tantissime cose che non tornano.

Non c’è coerenza tra affermazioni verbali e comportamenti. Per esempio, potrebbero dirsi preoccupate per te ma poi essere del tutto indifferenti a una tua richiesta di aiuto, anche banale (mi dai un passaggio…?). Potrebbero dipingersi come i paladini della giustizia e poi, però, sparlare alle spalle di tutti. Oppure, ancore, potrebbero affermare tutto e il contrario di tutto in base all’interlocutore o semplicemente, alla corrente del momento.

Anche l’affetto, la stima, il rispetto o l’amore che affermano di nutrire nei tuoi riguardi vive di forti dicotomie. Da un lato viene elogiato e talvolta addirittura sommerso di complimenti, le tue capacità potrebbero essere esaltate per qualcosa che hai fato… Tuttavia, al contempo, potresti essere sminuito o addirittura umiliato per qualcosa che hai o non hai fatto. Piccolo promemoria: se nutri stima e affetto per una persona, quella persona può raffreddarti e deluderti, ma non per questo senti il bisogno di svilirla nella sua identità! I portatori di caos, invece, sentono il bisogno di ferire pur di porre se stessi su un piedistallo.

È sempre colpa di qualcuno

Queste persone hanno una rappresentazione di sé come infinitamente buone e capaci. Pertanto, quando falliscono in qualcosa, la colpa viene attribuita automaticamente alla preda più vicina e… spesso potresti essere tu. Potresti ritrovarti a essere addirittura il responsabile del suo cattivo umore, della sua rabbia, della sua artrite o depressione. Ogni sua sciagura dipende sempre dagli altri.

Su questa scia, c’è quel costante atteggiamento di colpevolizzazione. Ti fanno sentire come se tu avessi fatto qualcosa di sbagliato. Anzi, come se tu non ti fossi impegnato abbastanza nell’intento di portargli benessere. Perché, per la “portatrice di caos“, il tuo scopo nella vita deve essere occuparti a tempo pieno di lei/lui. Non certo badare a te stesso o realizzarti, tutto ciò che puoi e devi fare è soddisfare i suoi bisogni. E guai se provi a fare diversamente! Troverà il modo di criticarti, fartela pagare e minacciarti.

Ti deprivano del diritto di esprimere emozioni

Le minacce, le intimidazioni, gli scatti d’ira, sono usati sapientemente per negare ciò che vivi. In psicologia esiste il concetto di convalida o validazione emotiva, significa che nei rapporti interpersonali, quando teniamo a qualcuno, teniamo anche alle sue emozioni, le rispettiamo. Banalmente, se io e te siamo in auto e prendo bruscamente una curva, se tu ti spaventi non ti attacco dicendoti «sei un esagerato! Ma dai!», piuttosto penso, «mi spiace di averlo involontariamente spaventato…» e ti dirò «ti sei spaventato per la curva? La prossima proverò a prenderla più dolcemente». Lo so, l’esempio della curva è banale ma mette in risalto due aspetti:

  • prendo sul serio ciò che provi, non banalizzo le tue emozioni, non le sminuisco. Ciò che senti viene preso in considerazione e contestualizzato.
  • mi sento emotivamente responsabile, quindi sono consapevole che le mie azioni hanno delle conseguenze suoi tuoi vissuti emotivi. Ecco perché curerò le mie azioni in modo che possano essere in armonia sia con il mio che con il tuo mondo percettivo. E… se viviamo entrambi nella realtà (e quindi siamo in pace con noi stessi) sarà un incontro formidabile che potrà garantirci armonia e appagamento reciproco. Nessuno nega, nessuno vuole sopraffare l’altro… solo tanta consapevolezza, stima e rispetto. È così che in un rapporto paritetico meriti di essere trattato.

Questi aspetti, sono del tutto assenti nei legami con i portatori di caos. Il portatori di caos, fanno come se ciò che provassi non avesse senso, come se le tue emozioni fossero sempre un impiccio fuori luogo.

Devi aderire al modello del «subordinato»

Il problema è che alcune persone, non vogliono che tu migliori. Cioè, verbalmente ti augurano tutto il bene, ma se a conti fatti non rispetti il ruolo che ti hanno assegnato, vedrai che il loro atteggiamento cambia. Ti augurano il meglio solo se quel meglio ti mantiene in una posizione d’inferiorità rispetto allo standard che ti hanno assegnato.

Qui gli scenari possono essere molto diversi in base alla scala di valori che ha la portatrice di caos. A volte, potresti disattendere il ruolo designato anche semplicemente acquistando un nuovo smartphone (alcune persone vogliono sentirsi superiori sul piano materiale), seguendo un nuovo hobby in cui lui/lei non è previsto (alcune persone vogliono occupare spazi totalizzanti nella tua vita) o… se scegli qualcosa senza prima aver consultato la loro opinione.

I sani confini

Che sia un genitore, un partner o un amico, ti farà sentire accettato con la condizionale. Fin quando aderisci al modello del subordinato in cui la relazione è completamente sbilanciata e i carichi gravano tutti sulle tue spalle (sei accondiscendente, lasci che invalidi le tue emozioni, non esci dal ruolo che ti ha assegnato…), allora le cose filano lisce. Ma quando provi ad affermare te stesso o una tua necessità, emergono le minacce. La minaccia dell’abbandono, della rabbia, dell’isolamento, dell’esclusione…

Non sempre le minacce sono affettive, qualcuno può utilizzare ricatti economici e sfruttare una posizione di potere in ambito lavorativo. Ecco perché non è sempre facile venirne fuori. Ma un modo sano e sicuro per gestire i confini con queste persone c’è. Un modo per affermare te stesso esiste. Pensaci bene, non sarebbe perfetto avere accanto persone capaci di convalidare le tue emozioni? Di condividere con te la stessa realtà senza tentare di distorcerla?

Esiste una realtà ben concreta in cui tu sei al centro della tua vita. In cui tutti i tuoi bisogni hanno un senso, vanno ascoltati e appagati! Una realtà in cui puoi affermare te stesso, accoglierti e amarti. In tal modo, attrarrai a te solo persone che sono capaci di darti la considerazione che meriti.

Che, come nel mio esempio, hanno cura del legame che instaureranno con te. Non si tratta di un’utopia. Tutto questo è possibile e puoi averlo in tutti i rapporti. Ho scritto un libro sull’argomento, s’intitola «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce». Lo puoi trovare in tutte le libreria o su Amazon, a questo indirizzo.  Un preziosissimo manuale che ti prenderà per mano e ti insegnerà a trattarti con amore.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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