Frasi tipiche di chi antepone i bisogni del partner ai propri

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

L’amore è una delle componenti più centrali dell’esperienza umana. Così potente da guidare comportamenti ed essere fonte di gioia e appagamento perpetuo, ma altrettanto potente da logorarti dentro ed essere la causa dell’insoddisfazione più profonda. Come può, un sentimento così nobile come l’amore, essere al contempo sorgente di letizia o turbamento? Tutto dipende da come viene usato.

«Al cuor non si comanda»

Sono sicura che anche tu hai sentito, almeno una volta nella vita, la massima «al cuor non si comanda». Questa è la credenza più pericolosa che possa esserci. La frase verte su un presupposto sbagliato, quello che emozione (cuore) e cognizione (cervello) debbano essere componenti scisse tra loro.

In realtà, cuore e cervello, o meglio, emozione e raziocinio, possono perfettamente integrarsi e divenire insieme, garanzia di appagamento. Né la sola cognizione, né la sola emozione, possono guidarci in modo ottimale. L’integrazione è alla base di tutto. Se quel cuor che comanda ci conduce su strade dolorose, vuol dire che l’integrazione è assente. Vuol dire che dobbiamo curare di più i nostri processi di pensiero.

Ma allora, che amore è se deve essere razionalizzato?

Ah! Attenzione a non fraintendere le mie parole. Non bisogna razionalizzare l’amore, piuttosto bisogna imparare a elaborare processi di pensiero complessi che possano tutelarci da quel turbamento generato dallo stesso amore. Quei processi di pensiero, devono garantirci una certa dose d’amore da destinare a noi stessi. In che senso?

Ricordati di te

Mi piace pensare che ognuno di noi ha due immense dosi d’amore, una da riservare a se stesso e l’altra da destinare agli altri. L’amore diviene logorante e disfunzionale solo quando decidi di investire sull’altro entrambe le dosi d’amore che hai, dimenticandoti di te. La verità è che nessuno dovrebbe dimenticarsi di sé eppure, tu, hai imparato presto a metterti da parte per il «bene» degli altri, trascurando completamente il tuo di bene.

La componente cognitiva, unita a quella emotiva, dovrebbe ricordarti di destinare a te stesso quella dose d’amore che ti aspetta di diritto, che per errore, per troppo tempo, hai elargito agli altri. È iniziando a donare a te stesso quella dose d’amore che ti metterai in salvo da relazioni con narcisisti e manipolatori, è solo in quel modo che potrai guarire da ogni forma di dipendenza affettiva. La dipendenza affettiva insorge quando ci si dimentica di sé, fino a deprivarsi di quella dose d’amore che ci spetta di diritto.

Quella singola dose d’amore che tutti dovremmo destinare a noi stessi, ha la capacità di proteggerci. Ci protegge soprattutto da chi vive l’amore in modo inverso al nostro, cioè da chi si tiene per sé tutte le dosi d’amore che ha e anzi, è così affamato da pretendere sempre di più dagli altri fino a svuotarli di tutto per poi rifiutarli quando, inevitabilmente, prosciugati, non hanno più molto da offrire.

Cosa significa amare davvero

Quando ti impegni con la persona sbagliata, in realtà, ti stai proteggendo dal vivere un rapporto più autentico e profondo con la persona giusta. Il motivo? La paura di scoprire come è fatto il vero amore.

Gli yanomame, uno dei popoli indigeni più remoti del Brasile, per dire «Ti amo» pronunciano la frase «Ya pihi irakema», che significa letteralmente «Sono stato contaminato da te», tradotto con l’espressione: «una parte di te è entrate dentro di me dove vive e cresce». In questo modo, chi pronuncia «Ti amo», sottolinea come una parte della persona amata sia diventata a tutti gli effetti una parte del proprio mondo, che vive e cresce dentro di sé. Nota bene, una parte del proprio mondo, e non tutto il proprio mondo! Chi ama, quindi, sta ricevendo dall’altro la sua dose d’amore e, al contempo, continua a riversare su se stesso anche la propria dose!

La differenza tra amore e dipendenza affettiva sta proprio in questa formula. L’altro non è qualcuno che hai paura di perdere, che può ricattarti e da cui fai fatica a staccarti perché, ormai, possiede entrambe le tue dosi d’amore. L’altro è una persona che fa crescere in se stesso te, proprio come tu fai crescere in te stesso lui. Senza mai dimenticarsi della propria identità e senza mai ignorare i propri bisogni.

Con l’amore, quello vero, hai la sicurezza di poter essere indipendente da lui/lei conservando la certezza di trovarlo accanto perché nelle relazioni intime, l’esserci è tutto. L’amore non è una mera questione di cuore, l’amore è una scelta, è un atto di responsabilità e una manifestazione di consapevolezza.

Se nella dipendenza affettiva vedi solo i pregi dell’altro e ne subisci più o meno inconsapevolmente i difetti, con l’amore vero, si finiscono per cogliere e accogliere anche le imperfezioni e le fragilità dell’altro perché prima si è stati capaci di cogliere e accogliere anche le imperfezioni e le fragilità proprie. Come? Dedicandosi a se stessi quella dose di amore genuino che è lì, e ci spetta come diritto di nascita.

Quando riesci a destinare a te stesso una delle tue dosi d’amore, riuscirai a guardarti per ciò che sei realmente e non per come ti hanno fatto sentire gli altri (come una persona senza importanza). Quando le dosi d’amore saranno ben equiparate, sarai in grado di sostenere, sostenerti e lasciarti sostenere, prenderti cura di te, dell’altro e lasciare che l’altro si prenda cura di te! Al contrario, quando dedichi entrambe le dosi del tuo amore all’altro, sarai solo capace di sostenere e prenderti cura degli altri.

Frasi tipiche del dipendente affettivo

Chi ha messo da parte se stesso per troppo tempo, ha finito per assopire completamente i propri bisogni.  In realtà, nessun bisogno può essere del tutto eliminato, piuttosto può essere soffocato, calpestato, nascosto… tuttavia quel bisogno non cesserà di esistere e troverà il modo per farsi sentire. Ecco perché chi si dà troppo agli altri non solo sperimenta disagi emotivi, spesso va incontro a una serie di malesseri fisici anche piuttosto invalidanti (sindrome del colon irritabile, emicrania, psoriasi, dermatiti, malesseri cervicali…). Chi mette da parte se stesso si riconosce perché tende a usare frasi come:

«Non fa niente»
«Va bene così»
«Per me va tutto bene»
«Scegli tu»
«A te cosa fa più piacere?»
«Decidi tu per me»
«Vivo solo per te»
«Sei tutto il mio mondo»
«Senza di te non sono nulla»
«È tutta colpa mia»
«Senza di lei/lui, niente ha senso»
«Farei di tutto per non perderti»

Come ci si dimentica di sé? Tutto ha inizio durante l’infanzia. Se anche tu ti sei messo da parte, probabilmente, è perché nella sua famiglia d’origine, l’unica strategia che ti ha permesso di «adattarti» e di ricevere un po’ di amore, consisteva nell’essere invisibile, nel dare meno fastidio possibile. È difficile da realizzare, ma ci si dimentica di sé quando gli altri componenti della famiglia ci trattano come un peso, oppure se questi erano troppo presi da problemi personali per elargire attenzioni. Così, per non dar fastidio, pian piano, quel bambino ha finito con il sentirsi invisibile, mettere da parte ogni bisogno per non disturbare chi aveva «cose più importanti da pensare». Quel bambino, quindi, è cresciuto pensando di non essere così importante da potersi destinare una dose d’amore.

Togli un po’ di ruggine

Ricordarsi di se, prestare attenzione ai propri bisogni e destinarsi un po’ del proprio amore, è un dovere imprescindibile che abbiamo e, anche tu, lo devi a te stesso. Se ti sei messo da parte per troppo tempo, ora sarai arrugginito e sicuramente avrai delle difficoltà a prenderti cura di te e amarti. Allora da dove iniziare? Anche questa volta emozione e cognizione saranno tue alleate.

Pensaci un po’ su. Cosa fai quando ami qualcuno? Te ne prendi cura, ti cimenti in grandi imprese, doni attenzioni, l’altro diventa un investimento di tempo e risorse tanto che cerchi di interpretare i suoi bisogni per poi soddisfarli. La tua capacità di amare è, dunque, indubbiamente intatta. Allora perché non provi a fare lo stesso con te? Perché non provi a dedicarti lo stesso tempo e le stesse attenzioni? Dedicare a se stesso una dose d’amore significa anche riconoscere di aver diritto a un tempo e uno spazio in cui scoprirsi, conoscersi e definirsi.

Togli quella ruggine e inizia a investire un po’ delle tue energie in qualcuno che sicuramente merita ogni tua attenzione: te stesso. Anche se ti senti a pezzi, rallenta, anzi, fermati e raccogli un frammento per volta e maneggialo con la cura che meriti, così da ricomporti e dare vita alla persona straordinaria che non sai ancora di essere. Perché, sai, si nasce due volte, una volta quando vieni al mondo e la seconda quando riesci a concederti quella immensa e inestimabile dose d’amore che ti spetta di diritto.

Una lettura per fare i conti con l’esperienza passata

Nel mio libro «D’amore ci si ammala, d’amore si guarisce» ti prendo per mano per visitare i tuoi luoghi bui e temuti, ti insegno a chiamare col nome le tue difficoltà senza giudicarti, a donarti e donare perdono a chi ha avuto un ruolo nelle tue ferite.. perché è imparando ad amarsi che si pongono le fondamenta per un incontro autentico con l’altro. Con il libro, potrai ripristinare un equilibrio perduto: ogni pagina ti insegna a rivendicare il tuo valore di persona completa, amabile e degna di stima, ad ascoltare i tuoi bisogni e soprattutto, a farli rispettare. È vero, meriti di essere notato, ma la prima persona che deve imparare a farlo, sei tu! Perché come scrivo nel libro “Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso”. Il libro lo trovi in tutte le librerie oppure su Amazon, a questo indirizzo

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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