L’amore è una delle componenti più centrali dell’esperienza umana. Così potente da guidare comportamenti ed essere fonte di gioia e appagamento perpetuo, ma altrettanto potente da logorarti dentro ed essere la causa dell’insoddisfazione più profonda. Come può, un sentimento così nobile come l’amore, essere al contempo sorgente di letizia o turbamento? Tutto dipende da come viene usato.
«Al cuor non si comanda»
Sono sicura che anche tu hai sentito, almeno una volta nella vita, la massima «al cuor non si comanda». Questa è la credenza più pericolosa che possa esserci. La frase verte su un presupposto sbagliato, quello che emozione (cuore) e cognizione (cervello) debbano essere componenti scisse tra loro.
In realtà, cuore e cervello, o meglio, emozione e raziocinio, possono perfettamente integrarsi e divenire insieme, garanzia di appagamento. Né la sola cognizione, né la sola emozione, possono guidarci in modo ottimale. L’integrazione è alla base di tutto. Se quel cuor che comanda ci conduce su strade dolorose, vuol dire che l’integrazione è assente. Vuol dire che dobbiamo curare di più i nostri processi di pensiero.
Ma allora, che amore è se deve essere razionalizzato?
Ah! Attenzione a non fraintendere le mie parole. Non bisogna razionalizzare l’amore, piuttosto bisogna imparare a elaborare processi di pensiero complessi che possano tutelarci da quel turbamento generato dallo stesso amore. Quei processi di pensiero, devono garantirci una certa dose d’amore da destinare a noi stessi. In che senso?
Ricordati di te
Mi piace pensare che ognuno di noi ha due immense dosi d’amore, una da riservare a se stesso e l’altra da destinare agli altri. L’amore diviene logorante e disfunzionale solo quando decidi di investire sull’altro entrambe le dosi d’amore che hai, dimenticandoti di te. La verità è che nessuno dovrebbe dimenticarsi di sé eppure, tu, hai imparato presto a metterti da parte per il «bene» degli altri, trascurando completamente il tuo di bene.
La componente cognitiva, unita a quella emotiva, dovrebbe ricordarti di destinare a te stesso quella dose d’amore che ti aspetta di diritto, che per errore, per troppo tempo, hai elargito agli altri. È iniziando a donare a te stesso quella dose d’amore che ti metterai in salvo da relazioni con narcisisti e manipolatori, è solo in quel modo che potrai guarire da ogni forma di dipendenza affettiva. La dipendenza affettiva insorge quando ci si dimentica di sé, fino a deprivarsi di quella dose d’amore che ci spetta di diritto.
Quella singola dose d’amore che tutti dovremmo destinare a noi stessi, ha la capacità di proteggerci. Ci protegge soprattutto da chi vive l’amore in modo inverso al nostro, cioè da chi si tiene per sé tutte le dosi d’amore che ha e anzi, è così affamato da pretendere sempre di più dagli altri fino a svuotarli di tutto per poi rifiutarli quando, inevitabilmente, prosciugati, non hanno più molto da offrire.
Cosa significa amare davvero
Quando ti impegni con la persona sbagliata, in realtà, ti stai proteggendo dal vivere un rapporto più autentico e profondo con la persona giusta. Il motivo? La paura di scoprire come è fatto il vero amore.
Gli yanomame, uno dei popoli indigeni più remoti del Brasile, per dire «Ti amo» pronunciano la frase «Ya pihi irakema», che significa letteralmente «Sono stato contaminato da te», tradotto con l’espressione: «una parte di te è entrate dentro di me dove vive e cresce». In questo modo, chi pronuncia «Ti amo», sottolinea come una parte della persona amata sia diventata a tutti gli effetti una parte del proprio mondo, che vive e cresce dentro di sé. Nota bene, una parte del proprio mondo, e non tutto il proprio mondo! Chi ama, quindi, sta ricevendo dall’altro la sua dose d’amore e, al contempo, continua a riversare su se stesso anche la propria dose!
La differenza tra amore e dipendenza affettiva sta proprio in questa formula. L’altro non è qualcuno che hai paura di perdere, che può ricattarti e da cui fai fatica a staccarti perché, ormai, possiede entrambe le tue dosi d’amore. L’altro è una persona che fa crescere in se stesso te, proprio come tu fai crescere in te stesso lui. Senza mai dimenticarsi della propria identità e senza mai ignorare i propri bisogni.
Con l’amore, quello vero, hai la sicurezza di poter essere indipendente da lui/lei conservando la certezza di trovarlo accanto perché nelle relazioni intime, l’esserci è tutto. L’amore non è una mera questione di cuore, l’amore è una scelta, è un atto di responsabilità e una manifestazione di consapevolezza.
Se nella dipendenza affettiva vedi solo i pregi dell’altro e ne subisci più o meno inconsapevolmente i difetti, con l’amore vero, si finiscono per cogliere e accogliere anche le imperfezioni e le fragilità dell’altro perché prima si è stati capaci di cogliere e accogliere anche le imperfezioni e le fragilità proprie. Come? Dedicandosi a se stessi quella dose di amore genuino che è lì, e ci spetta come diritto di nascita.
Quando riesci a destinare a te stesso una delle tue dosi d’amore, riuscirai a guardarti per ciò che sei realmente e non per come ti hanno fatto sentire gli altri (come una persona senza importanza). Quando le dosi d’amore saranno ben equiparate, sarai in grado di sostenere, sostenerti e lasciarti sostenere, prenderti cura di te, dell’altro e lasciare che l’altro si prenda cura di te! Al contrario, quando dedichi entrambe le dosi del tuo amore all’altro, sarai solo capace di sostenere e prenderti cura degli altri.
Frasi tipiche del dipendente affettivo
Chi ha messo da parte se stesso per troppo tempo, ha finito per assopire completamente i propri bisogni. In realtà, nessun bisogno può essere del tutto eliminato, piuttosto può essere soffocato, calpestato, nascosto… tuttavia quel bisogno non cesserà di esistere e troverà il modo per farsi sentire. Ecco perché chi si dà troppo agli altri non solo sperimenta disagi emotivi, spesso va incontro a una serie di malesseri fisici anche piuttosto invalidanti (sindrome del colon irritabile, emicrania, psoriasi, dermatiti, malesseri cervicali…). Chi mette da parte se stesso si riconosce perché tende a usare frasi come:
1. “Non posso vivere senza di te”
Questa è una delle frasi più emblematiche della dipendenza affettiva. Rivela un senso di annullamento della propria individualità e autonomia, con il partner visto come l’unica fonte di sicurezza emotiva. La percezione di non poter sopravvivere da soli è centrale in molte relazioni caratterizzate dalla dipendenza.
2. “Dimmi che mi ami ancora”
La necessità costante di conferme è un altro tratto distintivo. Questa frase indica insicurezza e un desiderio di rassicurazione che spesso non trova mai soddisfazione completa, portando a un ciclo continuo di richiesta e bisogno.
3. “Farei qualsiasi cosa per te”
Se da un lato può sembrare un’espressione romantica, dall’altro può nascondere un atteggiamento di annullamento personale. Il dipendente affettivo è disposto a sacrificare se stesso, i propri bisogni e talvolta anche i propri valori pur di mantenere la relazione.
4. “Se mi lasci, non so cosa farò”
Questo tipo di affermazione evidenzia la paura dell’abbandono, uno dei principali motori della dipendenza affettiva. Il terrore di perdere il partner è così forte che il dipendente può sviluppare comportamenti di controllo o di iper-attenzione verso il partner.
5. “Mi sento perso senza di te”
È una frase che manifesta un profondo senso di vuoto interiore e di mancanza di identità autonoma. Il dipendente affettivo spesso si sente incompleto senza la presenza costante del partner, come se non avesse una vita propria al di fuori della relazione.
6. “Scusa se ti ho disturbato”
Questa frase può sembrare innocua, ma in un contesto di dipendenza affettiva può riflettere un senso di inadeguatezza e di paura di essere un peso per l’altro. Il dipendente affettivo tende a scusarsi eccessivamente, temendo di disturbare o infastidire il partner.
7. “Sei tutto per me”
Mentre questa frase potrebbe sembrare un gesto d’amore, nel contesto della dipendenza affettiva rivela una mancanza di equilibrio. Vedere l’altra persona come il “tutto” significa mettere da parte la propria individualità e delegare completamente la propria felicità al partner.
8. “Dimmi cosa devo fare per renderti felice”
Qui emerge un’estrema dedizione verso l’altro, spesso a discapito del proprio benessere. Il dipendente affettivo è disposto a fare qualsiasi cosa per evitare conflitti o per compiacere il partner, perdendo di vista i propri desideri e bisogni.
9. “Ti ho fatto arrabbiare?”
Questa domanda, ripetuta frequentemente, è indice di una costante paura di deludere o ferire il partner. Il dipendente affettivo vive con l’ansia di non essere all’altezza delle aspettative dell’altro.
10. “Non sono niente senza di te”
Una frase che incarna il cuore della dipendenza affettiva. Essa sottolinea un senso di vuoto e di inutilità senza l’altro, come se la propria esistenza non avesse significato al di fuori della relazione.
11. “Hai bisogno di me?”
Questa frase riflette un desiderio di sentirsi indispensabili per il partner, spesso come modo per giustificare la propria presenza e sentirsi utili. È un modo per cercare conferme sulla propria importanza nella relazione.
12. “Perché non mi rispondi subito?”
L’ansia legata alla mancanza di comunicazione è molto comune nei dipendenti affettivi. Anche un breve silenzio da parte del partner può scatenare pensieri negativi e insicurezze profonde.
13. “Cosa pensi di me?”
La continua ricerca di approvazione e validazione si manifesta anche attraverso domande dirette come questa. Il dipendente affettivo ha bisogno di sentire che il partner lo considera speciale e importante.
14. “Non sono abbastanza per te, vero?”
Questa frase rivela insicurezze profonde e una bassa autostima. Il dipendente affettivo tende a sentirsi sempre inadeguato, temendo di non essere mai all’altezza delle aspettative del partner.
15. “Non lasciarmi, farò meglio”
Quando il partner esprime insoddisfazione o minaccia di allontanarsi, il dipendente affettivo si affretta a promettere cambiamenti, anche a costo di negare se stesso.
16. “Sono fatto così, non posso cambiare”
Paradossalmente, questa frase può emergere in momenti di frustrazione. Indica una consapevolezza della propria dipendenza, ma anche una rassegnazione a viverla come un aspetto immutabile.
17. “Sei arrabbiato con me?”
La paura di conflitti è molto comune. Il dipendente affettivo cerca costantemente segnali di approvazione e teme le reazioni negative del partner.
18. “Tu sei migliore di me”
La tendenza a idealizzare il partner è un tratto distintivo della dipendenza affettiva. Questa frase riflette una visione distorta in cui l’altro viene visto come superiore in tutto.
19. “Fai quello che vuoi, basta che non mi lasci”
La paura dell’abbandono è così forte che il dipendente affettivo è disposto a tollerare comportamenti che altrimenti troverebbe inaccettabili.
20. “Non mi meriti”
Questa frase può sembrare controintuitiva, ma è spesso usata per manipolare inconsapevolmente il partner, cercando di provocare una reazione di rassicurazione.
Ogni frase qui analizzata rappresenta una finestra sulla complessità delle emozioni e delle dinamiche relazionali di una persona con dipendenza affettiva. Affrontare e superare questa condizione richiede consapevolezza, supporto e spesso un percorso terapeutico, che aiuti a costruire una maggiore autonomia emotiva e una relazione più equilibrata con se stessi e con gli altri.
Come ci si dimentica di sé?
Tutto ha inizio durante l’infanzia. Se anche tu ti sei messo da parte, probabilmente, è perché nella sua famiglia d’origine, l’unica strategia che ti ha permesso di «adattarti» e di ricevere un po’ di amore, consisteva nell’essere invisibile, nel dare meno fastidio possibile. È difficile da realizzare, ma ci si dimentica di sé quando gli altri componenti della famiglia ci trattano come un peso, oppure se questi erano troppo presi da problemi personali per elargire attenzioni. Così, per non dar fastidio, pian piano, quel bambino ha finito con il sentirsi invisibile, mettere da parte ogni bisogno per non disturbare chi aveva «cose più importanti da pensare». Quel bambino, quindi, è cresciuto pensando di non essere così importante da potersi destinare una dose d’amore.
Togli un po’ di ruggine
Ricordarsi di se, prestare attenzione ai propri bisogni e destinarsi un po’ del proprio amore, è un dovere imprescindibile che abbiamo e, anche tu, lo devi a te stesso. Se ti sei messo da parte per troppo tempo, ora sarai arrugginito e sicuramente avrai delle difficoltà a prenderti cura di te e amarti. Allora da dove iniziare? Anche questa volta emozione e cognizione saranno tue alleate.
Pensaci un po’ su. Cosa fai quando ami qualcuno? Te ne prendi cura, ti cimenti in grandi imprese, doni attenzioni, l’altro diventa un investimento di tempo e risorse tanto che cerchi di interpretare i suoi bisogni per poi soddisfarli. La tua capacità di amare è, dunque, indubbiamente intatta. Allora perché non provi a fare lo stesso con te? Perché non provi a dedicarti lo stesso tempo e le stesse attenzioni? Dedicare a se stesso una dose d’amore significa anche riconoscere di aver diritto a un tempo e uno spazio in cui scoprirsi, conoscersi e definirsi.
Togli quella ruggine e inizia a investire un po’ delle tue energie in qualcuno che sicuramente merita ogni tua attenzione: te stesso. Anche se ti senti a pezzi, rallenta, anzi, fermati e raccogli un frammento per volta e maneggialo con la cura che meriti, così da ricomporti e dare vita alla persona straordinaria che non sai ancora di essere. Perché, sai, si nasce due volte, una volta quando vieni al mondo e la seconda quando riesci a concederti quella immensa e inestimabile dose d’amore che ti spetta di diritto.
Come guarire dalle esperienze passate
Quando inizierai davvero ad amarti, restituirai a te stesso la responsabilità della tua felicità. Ti verrà spontaneo il desiderio di ascoltare davvero i tuoi bisogni più profondi per onorarli e farli rispettare! Inizierai anche a conoscerti. Già, perché ancora non sai chi sei davvero o chi puoi essere! Ciò che sai di te oggi, infatti, non è altro che quello che ti racconta la tua storia personale, il tuo passato… ma dentro di te hai molto altro da scoprire. Cosa dicevamo delle cose che non si conoscono? Non si credono possibili! Dentro di te è custodito un mondo inedito dove ogni emozione che provi può raccontarti la tua storia. Puoi scoprire, in te stesso, amore, felicità, appagamento e soprattutto senso di sicurezza!
Ciò di cui abbiamo davvero bisogno è sentirci al sicuro. In modo disfunzionale, per perseguire questo obiettivo, cerchiamo riparo dalla solitudine negli altri, cerchiamo accettazione negli altri, pretendiamo comprensione dagli altri e… se non l’avessi ancora capito, cerchiamo all’esterno tutto ciò che in realtà possiamo già trovare dentro di noi! Tutto ciò che, in realtà, è già dentro di te, ben sepolto, e aspetta solo di emergere in superficie.
Allo scopo di guardarci dentro senza la lente distorsiva delle credenze interiorizzate durante l’infanzia, abbiamo bisogno di individuare quei meccanismi di difesa che, tendendoci trappole e autoinganni, ci portano a vedere noi stessi e il mondo con un occhio esterno, che, proprio come il cammino che ci siamo ritrovati a seguire, non è il nostro!
Come riuscirci?
Come descritto nel mio libro Il mondo con i tuoi occhi, le relazioni sono specchi attraverso cui riflettiamo i nostri bisogni più profondi, le nostre paure e il nostro desiderio di connessione. La dipendenza affettiva, per quanto dolorosa, può essere un’opportunità per guardarsi dentro e iniziare un cammino di crescita personale. È solo abbracciando la nostra vulnerabilità e imparando a bastare a noi stessi che possiamo creare legami autentici, basati sulla libertà e sul rispetto reciproco.
Nel libro, offro una serie di esercizi pratici pensati per aiutarti a comprendere e affrontare le dinamiche della dipendenza affettiva. Uno degli strumenti principali è l’auto-riflessione guidata, che permette di riconoscere e analizzare i propri schemi emotivi. Attraverso tecniche mirate, si lavora per sviluppare un senso di sé più stabile e autonomo. Inoltre, il libro propone attività specifiche per rafforzare l’autostima, fondamentale per costruire relazioni equilibrate e sane. Questi esercizi includono pratiche per migliorare la comunicazione con il partner e per imparare a esprimere i propri bisogni in modo assertivo, senza timore di giudizi o rifiuti.
Questi strumenti rappresentano una guida concreta per iniziare un percorso di crescita personale, capace di trasformare la vulnerabilità in forza interiore. Imparare ad amarsi e a valorizzarsi è il primo passo verso relazioni autentiche e appaganti. Ricorda: amare non significa perdersi, ma ritrovarsi nell’altro senza smarrire se stessi. Per leggerlo, puoi ordinarlo a questa pagina Amazon o andare in libreria.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Se ti piace quello che scrivo, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Se ti piacciono i nostri contenuti, seguici sull’account ufficiale IG: @Psicoadvisor
Puoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*