Genitori che non avendo una vita, vogliono vivere quella dei figli

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Parliamo di genitori ingombranti, invadenti, che hanno fatto della «premura» la loro corsia preferenziale per intromettersi costantemente nella vita dei figli, anche se ormai adulti! Bada bene, non parlo di genitori che, pur essendo apprensivi e ansiosi, riescono ugualmente a rispettare gli spazi dei figli. Parlo piuttosto di quei genitori che, fin dal momento della nascita della prole non hanno mai neanche riconosciuto quegli spazi! In questo articolo, dunque, farò riferimento a quella che molti autori definiscono «madre totale» ma che io, per ragioni che vedremo successivamente, ho ribattezzato «madre piovra».

La «madre totale» in psicologia

La madre totale è colei che afferma di aver sacrificato tutto per i propri figli e di averlo fatto solo per amore, per un eccesso di bontà e altruismo. In realtà non si tratta affatto di amore incondizionato, ne’ di disponibilità o supporto materno, anzi, genitori così non hanno mai neanche conosciuto la responsabilità emotiva degna di una genitorialità consapevole. La «madre totale» identifica la propria esistenza con quella del figlio. Non essendo stata capace di realizzare se stessa attraverso di sé, utilizza il figlio come un’estensione della proprie identità, un mezzo di riscatto.

Frasi come «con tutto quello che ho fatto per te!? Mi ripaghi così?» potrebbero essere all’ordine del giorno. Il motivo? La madre totale fa un massiccio uso di ricatti affettivi per indurre nel figlio l’atteggiamento desiderato. È un’abile manipolatrice ed è anche camaleontica: farebbe o direbbe di tutto per assicurarsi il ruolo da protagonista nella vita del figlio.

Molti genitori si accontenterebbero di gioire per i successi dei figli. La madre totale, invece, li sente suoi, come se fossero vissuti in prima persona. Il problema con «genitori totali» è che non hanno mai avuto la possibilità di completare il loro sviluppo psicoaffettivo. Presentano un’affettività immatura, sono vittimisti, tendenti alla drammatizzazione e vivono qualsiasi inerzia come una mancanza. Invece di fermarsi a pensare ai propri vissuti, per comodità, sono concentrati sulla vita dei figli.

Non importa quanti errori commetterà, un genitore totale non si assumerà mai le sue responsabilità. Qualche esempio? Se è infelice, colpevolizzerà il genitori o lo stesso figlio. Se per distrazione cade o combina un pasticcio qualsiasi, la colpa sarà sempre di qualcun altro… tenderà ad amplificare i difetti degli altri e minimizzare i suoi. Mai mettere in dubbio le sue doti genitoriali, intimamente nutre la convinzione di essere perfetto e se qualcuno lo smentisce è… uno sciocco e ingrato.

Crescere con un «genitore totale»

La madre totale non dona supporto ma dà un vincolo, non ama ma possiede, non rispetta ma pretende devozione, non dà una sana stima ma usa l’adulazione per rinforzare quel vincolo di forza che ha costruito sui sensi di colpa e una falsa morale rigida.

In base alle modalità relazionali il figlio potrà sentirsi unico e speciale oppure messo da parte (se il genitore è anche ambivalente, il figlio finirà col sentirsi contemporaneamente in entrambi i modi, sperimentando un caos psicoaffettivo fortissimo). In ogni caso il rapporto genitore-figlio sarà caratterizzato da una relazione odio e amore. Da un lato il figlio si sentirà deprivato di qualcosa (della sua libertà e finanche della sua identità) e, dall’altro, sarà vittima di quel vincolo che il genitore ha sapientemente costruito nel tempo.

Da genitore totale a «genitore piovra»

Perché ho parlato di madre piovra? Se quel figlio tenterà di costruirsi -con fatica- una propria autonomia, una sana emancipazione emotiva, finirà per essere incolpato di egoismo. Il genitore farà di tutto per mantenere quel vincolo. Metterà mano a tutto il suo arsenale: dal vittimismo al senso di colpa, dal ricatto affettivo alle minacce più disparate… Il genitore può arrivare a pronunciare frasi come «mi sta uccidendo quello che stai facendo» oppure può arrivare a farti chiamare da altri membri della famiglia pur di continuare a esercitare il suo controllo su di te.

Il problema enorme è che il «genitore piovra» ha mille tentacoli, quindi se provi a tendergli una mano, lui finirà per volere il braccio, la testa, il busto e tutto il tuo corpo! Non conosce confini, ne’ ha intenzione di apprenderli. Ciò che desidera è continuare a vivere la vita del figlio perché è ciò che ha fatto fin dalla sua nascita.

Per il figlio sarà un’impresa tentare di costruire confini sani, ancora di più complicata sarà la gestione dei social network. Ogni paletto messo sarà strappato via dall’altro, ogni confine sarà sempre violato. Un genitore che prima gestiva la tua vita, non si arrenderà all’idea di essere una «figura affettiva normale». 

Se prima, da bambino, gestiva il tuo tempo, i vestiti che dovevi indossare e le attività extra scolastiche, adesso che sei adulto, non vorrebbe mai mollare la presa. Come premesso, non si tratta solo di una questione di controllo e potere ma di una questione identitaria. Il genitore piovra cerca di vivere la sua vita attraverso quella del figlio finendo per soffocarlo e…. allontanarlo.

Gestire i confini con un genitore invadente

Nei miei libri (entrambi bestseller e già tradotti in cinque lingue!) «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce» e «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» (Rizzoli – Mondadori), spiego come finalmente affermare se stessi e ritagliarsi il proprio spazio del mondo a dispetto di tutto e di tutti! Perché, diciamocelo, ognuno di noi merita la propria fetta di felicità e non sarà certo l’immaturità affettiva di un genitore ingombrante a sottrarci la nostra! I miei manuali di psicologia sono disponibili in tutte le librerie o su Amazon, a questa pagina il primo e a questo indirizzo il secondo. Non hanno un ordine preferenziale di lettura ma sono complementari l’uno all’altra. Il mio consiglio? Iniziare dal secondo!

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  • 27 ottobre (ore h.18:30), Libreria Libraccio (via Nazionale), Roma
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Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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