Giornata tipo di chi vive un’esperienza sentimentale devastante

| |

Author Details
Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Non è semplice avere una relazione con un partner che arreca solo sofferenza, le giornate passate insieme sono tinte di colori opachi, spenti, freddi. Eppure succede! Succede di voler tenere in piedi una relazione malsana. Una delle ragioni per cui non accettiamo la verità è che porre fine a una relazione è terribilmente doloroso: preferiamo di gran lunga seppellire la testa sotto la sabbia e cercare il più possibile di non far caso a quei disagi che potrebbero, a lungo andare, degenerare pur di non restare soli. Di conseguenza permettiamo che nei rapporti si verifichino episodi spiacevoli, penosi e persino intollerabili, senza sapere se sono prove che dobbiamo sopportare e superare o sintomi di una relazione che sarebbe meglio finisse per la nostra salute psicofisica.

Avere una storia sentimentale devastante è come cadere in un buco nero e profondo che ti risucchia, senza vie d’uscita

E a meno che non ci si renda conto, si rischia di pensare di essere pazzi, non amati, o peggio ancora, di non essere all’altezza dell’amore altrui, di essere condannati a rimanere soli per sempre. Tra i comportamenti più difficili da capire quando si ha a che fare con un manipolatore, sono i suoi sbalzi d’umore. Ha la capacità di portarti sulla luna e un attimo dopo buttarti giù senza alcun apparente motivo. Non è facile avere una sana relazione con un manipolatore affettivo. Il suo bisogno di sentirsi sempre superiore lo spinge a trattare gli altri con sufficienza. Il Manipolatore non cambia atteggiamento facilmente; è molto più facile cambiare il proprio comportamento piuttosto che aiutarlo a modificare il suo.

NOTA BENE:  si tratta di un problema solo maschile? In realtà la personalità narcisista e la manipolazione affettiva  riguardano anche le donne, ma le narcisiste donne restano maggiormente nell’ombra e sono meno facilmente riconoscibili.

Giornata tipo con un manipolatore affettivo (tratto da un messaggio scritto da una mia lettrice)

Di narcisisti, manipolatori…se ne parla tantissimo e a mio parere con giusta causa; il mondo ne è pieno! Ne approfitto per condividere con voi una lettera che mi ha inviato una nostra lettrice… Non ho approfondito; non so se racconta un pezzo della sua vita, se è una storia che si è inventata o un racconto tratto da qualche libro che mi sfugge. In ogni caso il contenuto rispecchia appieno quella che può essere davvero una giornata tipo con un manipolatore affettivo. Una testimonianza da trasmettere a chi vive una situazione simile ora.

“Mi sveglio la mattina nel suo appartamento​, lui si è già alzato, mi do una rinfrescata al viso stravolto e vado in cucina. Come al solito trovo la moka, abbandonata sul tavolo, ancora tiepida. Ma vuota. Accanto i resti di un pasto. Rabbia e angoscia affiorano pian piano. Mentre mi ri-preparo la colazione, lui fa capolino da dietro la porta e, quasi senza salutare, va di fretta a prepararsi. Mentre io ingoio biscotti e caffellatte e sistemo il casino lasciato. Poi mi preparo anch’io, mentre mi osservo allo specchio, dietro appare lui come un fantasma a farmi notare che i capelli mi stanno di merda: ” Meglio la coda così non si notano​” dice.. e con un bacio da lontano e un sorriso sarcastico scompare di fretta nell’ansia del giorno.

Intanto noto che quel piccolo livido a lato dell’occhio sta svanendo. Non dovrò fare la straordinaria col trucco sta volta. Rimango a fissarmi attonita per un tempo indefinito e mi faccio schifo (da sola). Una lacrima scende ma stringo i denti. Le guerriere non piangono.

Mi sbrigo, l’ufficio attende, pranzo tardi, poi torno a casa (mia) dal micio, mio conforto. Se va bene (male) ricevo l’invito a cenare​ da lui, finisco di riordinare le mie cose, preparo lo zainetto e via, ritorno in quell’altra casa, dove l’ansia sale a +9. Alle 20.30 non è ancora tornato, vabbè sarà a giocare al bar dopo lavoro con i vecchietti… Mi dico. Solito.

Mi do da fare per la cena, col terrore di non aver preso la carne giusta, che piace a lui (fa che sia di bovino e non di pollo, ti prego! Dico a me stessa), perché sennò son guai. Come l’altra volta. Intanto​ lui è tornato, fischiettando si avvicina e mi chiede come sto. Come vuoi che stia? Mi chiuderei nel forno a 250° così finisce tutto… invece mi risveglio nella realtà e lui è lì col fiato sul collo e un bicchiere di birra in mano che versa sopra la carne ( “Altrimenti la bruci come al solito, imbranata”, dice)… Nel frigo qualcuno ha bevuto il tè che mi ero comprata per me, pazienza berrò acqua, fossero questi i problemi…

Discorsi vuoti si alternano a lunghi silenzi, assieme a osservazioni sulla cottura del cibo. un inizio di discussione viene stroncato dal suo balzo.. di scatto si alza dal tavolo e senza scusarsi corre a vedere la partita in camera da letto. Lasciandomi da sola a finire la cena. Ma non c’è tregua, le stoviglie da lavare mi aspettano.

A quel punto sono pronta per l’esplosione. O l’implosione? Alle 22 circa distrutta mi accingo a raggiungere la stanza da letto, odo in lontananza la TV accesa, il Milan sta vincendo, percorro il corridoio, apro la porta e lo trovo quasi addormentato.

Si desta giusto il tempo di dirmi di spostarmi dallo schermo che impedisco la visuale (non sia mai..). Ma non stava dormendo? Ansia a +10. Pigiamino, denti e a letto. Allungo la mano, teneramente, cercando calore, trovo come sempre il gelo… Seccato si allontana e dice” Di sera sono stanco, lo sai, lasciami in pace.. e poi con quella faccia che ti ritrovi chi vuoi che si avvicini?”.

In effetti un ghigno disperato appare sul mio viso. Inconsciamente. Indecisa se sradicare il comodino e darglielo in testa o lanciarmi io dal balcone, mi sposto più in là. Non parlare, mi dico, non rispondere , altrimenti son telecomandate in testa. O peggio…Lascialo dormire, il vecchio (finto) stanco. Il vampiro. Il carnefice. Spengo la luce. Dormi dormi tranquillo, che io non chiuderò occhio. Ma, mi dico, domani è un altro…Incubo”

A questo punto è legittimo chiedersi: si può uscire da questo incubo?

Per rispondere a questa domanda vorrei riportare la vera testimonianza di una ragazza che è stata intervistata e ha spiegato come è riuscita a chiudere una relazione devastante. L’intervista è stata riportata da diverse testate online e qui ne riporto quello che per me è il punto saliente.

“Si può tornare a vivere, assolutamente. Prima di tutto devi capire questo: la sola cosa che conta sei tu, il resto non conta se non relativamente. Anche se non hai una persona accanto, non è che vali di meno. Nel momento in cui lo capisci, riscopri te stessa. Devi dedicarti alle cose che ti piacciono e prendere in mano la tua vita. Si può uscire da queste condizioni e così scopri te stessa perché stare con queste persone significa l’annullamento totale di se stessi. Invece, dal momento in cui ne esci, entri a contatto con il tuo sé. E stai bene”.

Un grazie a questa lettrice per questa testimonianza

Cara donna che si è innamorata di un manipolatore perverso, grazie per la tua testimonianza potente. Grazie per aver mostrato le ferite senza vergogna affinché tutte possano vedere e dare un nome. Grazie, a nome di chi forse, con le tue parole, potrà capire tutto questo. Sbagliata non sei tu, come lui ti voleva far sentire. Sbagliata è la relazione con chi ti convince che sei sbagliata, con chi ha bisogno di sentirsi più forte per non vedere la sua, di debolezza.

Mi rivolgo a tutti coloro che vivono un’esperienza sentimentale devastante! Ricomincia da questa lettera, dalla forza di queste preziose parole e dal coraggio di questo racconto.

Il lavoro su se stessi che risolve la coppia

Esiste un consiglio universale che può garantire l’appagamento di qualsiasi coppia: lavorare sulla propria identità, capirsi profondamente e conoscere i propri bisogni! Quando amiamo commettiamo spesso un grande errore, rimpiccioliamo il nostro mondo, trascuriamo le nostre priorità e talvolta anche gli amici e iniziamo a dedicarci esclusivamente alla relazione e all’altro, dimenticandoci di dare spazio e valore a noi stessi. In realtà, quando iniziamo una relazione, il nostro mondo dovrebbe ampliarsi e non restringersi.

La verità è che il nostro mondo esisteva anche prima dell’altro e, anche se l’altro un giorno andrà via, continuerà a esistere, certo, ne sarà sconvolto, ma continuerà a esistere con i suoi punti fermi, uno di questi è la tua identità e la tua capacità di starti vicina. Certo, non tutti sono capaci di essere presenti per se stessi, «di esistere per me e non più per te» ma questa è una capacità che si apprende! Come spiego nel mio libro «Riscrivi le Pagine della tua Vita», quando sappiamo guardarci bene dentro, riusciamo a cogliere i nostri bisogni e a muoverci nella direzione giusta per appagarli, così la relazione soddisfacente diverrà una naturale conseguenza delle nostre scelte personali, del nostro modo di essere. Il libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» è il più consigliato dagli psicoterapeuti. È disponibile in tutte le librerie e su Amazon, a questa pagina.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
Se ti piace quello che scrivo, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Se ti piacciono i nostri contenuti, seguici sull’account ufficiale IG: @Psicoadvisor
Puoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*