Nel corso della vita quotidiana, gli apprezzamenti sono una parte fondamentale delle interazioni sociali. Un complimento ben fatto può rafforzare i legami, costruire fiducia e creare un’atmosfera di positività. Tuttavia, non tutti gli apprezzamenti sono ricevuti nel modo che ci si aspetta. Alcuni complimenti, seppur pensati con buone intenzioni, possono risultare fastidiosi o addirittura offensivi. Comprendere gli apprezzamenti che più facilmente irritano le persone è un passo importante per migliorare la qualità della comunicazione e mantenere relazioni armoniose.
1. “Hai perso peso, stai benissimo!”
Uno degli apprezzamenti che può scatenare disagio è quello riguardante il peso corporeo. Nonostante sia spesso pronunciato come un complimento, “Hai perso peso, stai benissimo!” può avere implicazioni problematiche. Per molte persone, il peso è un argomento sensibile. La perdita di peso può essere il risultato di motivi fisici, psicologici o addirittura di malattia, e commentare il cambiamento fisico in modo positivo potrebbe non essere percepito come una celebrazione della salute, ma come un’osservazione superficiale sul corpo.
Questo tipo di commento potrebbe anche far sentire la persona sotto pressione, suggerendo che il suo valore sia legato esclusivamente all’aspetto fisico e non a qualità più profonde come l’intelligenza, la creatività o l’empatia. Per questo motivo, è importante essere sensibili quando si parla di peso o aspetto fisico.
2. “Non sembri la tua età!”
Questa frase, apparentemente innocua, può sembrare un complimento, ma spesso ha un effetto contrario. Dire a qualcuno “Non sembri la tua età!” implica che la persona non soddisfi le aspettative fisiche per la sua fascia d’età. Questo tipo di commento può far sentire la persona come se fosse vista esclusivamente per la sua apparenza esterna, mettendo in evidenza l’ansia legata al passare del tempo.
Molte persone, specialmente quelle che iniziano ad invecchiare, possono sentirsi vulnerabili riguardo ai segni del tempo. Invece di esprimere sorpresa per il fatto che qualcuno appaia più giovane, potrebbe essere più utile apprezzare altre qualità, come la vitalità o l’energia della persona.
3. “Come mai non hai un partner?”
Un altro apprezzamento che può risultare irritante è quello legato alla vita sentimentale. “Come mai non hai un partner?” è una domanda che può sembrare curiosa o addirittura compassionevole, ma spesso assume una connotazione giudicante. In una società in cui le relazioni amorose sono spesso considerate un “successo” da raggiungere, questo tipo di commento può far sentire la persona inadeguata o meno realizzata.
Ogni individuo ha il proprio ritmo nel costruire relazioni e molte persone potrebbero non avere un partner per una varietà di ragioni, alcune delle quali potrebbero essere molto personali. Piuttosto che concentrarsi su questa mancanza, sarebbe più positivo esplorare altre sfere della vita della persona, come la carriera, gli hobby o gli interessi.
4. “Sei così fortunato/a, fai un lavoro che ti piace!”
Anche un apprezzamento sul lavoro può nascondere implicazioni che irritano. Il commento “Sei così fortunato/a, fai un lavoro che ti piace!” può far sentire chi lo riceve come se il proprio successo fosse solo il risultato di “fortuna”, sminuendo gli sforzi, le difficoltà e le scelte che hanno portato a quel punto. Molti, infatti, affrontano numerose sfide e sacrifici per arrivare a fare ciò che amano, ma il lavoro spesso non è privo di stress, ansia o difficoltà quotidiane.
Questo tipo di frase può anche creare un senso di frustrazione per chi non si sente altrettanto fortunato o appagato nel proprio lavoro. Anziché concentrarsi sulla fortuna, un complimento che riconosce la dedizione, le competenze o l’impegno di una persona sarebbe più apprezzato.
5. “Hai figli? Perché non ne fai?”
Questo tipo di commento è particolarmente irritante in quanto tocca uno degli aspetti più personali della vita di una persona: la scelta di diventare genitore o meno. Domandare “Perché non hai figli?” implica una critica indiretta o una pressione sociale. Ogni individuo ha il proprio percorso e le proprie motivazioni riguardo alla procreazione, che possono essere influenzate da vari fattori, tra cui la salute, le risorse economiche, le scelte personali o le circostanze di vita.
Fare domande di questo tipo può essere percepito come una forma di giudizio, che mina il diritto della persona di fare scelte intime senza sentirsi in dovere di giustificarsi. Un approccio più rispettoso sarebbe quello di evitare commenti sulle scelte familiari e focalizzarsi su altri aspetti della persona.
6. “Non sembri stanco/a!”
Quando qualcuno appare visibilmente affaticato, magari a causa di stress o carichi di lavoro, commentare dicendo “Non sembri stanco/a!” può sembrare un tentativo di incoraggiamento, ma spesso il risultato è l’effetto opposto. Questo tipo di apprezzamento minimizza la fatica reale della persona, facendola sembrare debole o eccessivamente sensibile.
Anziché ignorare o sminuire la fatica altrui, è meglio riconoscere gli sforzi della persona e, se appropriato, esprimere preoccupazione per il suo benessere o offrirsi di aiutare in modo pratico.
7. “Ma come fai ad essere sempre così tranquillo/a?”
Il commento riguardante la serenità di una persona può risultare fastidioso se non si tiene conto delle circostanze. Dire a qualcuno “Ma come fai ad essere sempre così tranquillo/a?” potrebbe sembrare un complimento, ma in realtà implica una certa incredulità nel fatto che una persona possa essere calma o serena, suggerendo che forse c’è qualcosa di “non genuino” nel suo comportamento. Inoltre, ogni individuo ha il proprio modo di affrontare le difficoltà e la tranquillità di qualcuno potrebbe essere il risultato di un grande impegno emotivo.
Invece di idealizzare la calma altrui, un approccio più empatico potrebbe essere quello di chiedere come la persona gestisce lo stress o di riconoscere le sue capacità di affrontare le difficoltà.
8. “Sei così fortunato/a, sei sempre in vacanza!”
Apprezzamenti come “Sei così fortunato/a, sei sempre in vacanza!” possono suscitare invidia e disagio, soprattutto se chi riceve il commento ha dovuto fare sacrifici per poter prendersi delle pause dal lavoro. Le vacanze, infatti, non sono sempre una scelta facile per tutti e possono comportare difficoltà logistiche o finanziarie. Dire a qualcuno che è “fortunato” perché ha la possibilità di viaggiare può sminuire gli sforzi necessari per pianificare e organizzare tali esperienze.
Invece di concentrarsi sulla “fortuna”, sarebbe più apprezzato un complimento che riconosca l’impegno nella pianificazione e nella gestione delle risorse per godersi del tempo libero.
9. “Ma come fai ad essere così gentile con tutti?”
Anche i complimenti che sembrano lodi generose, come “Ma come fai ad essere così gentile con tutti?”, possono avere un risvolto negativo. Questo tipo di commento può fare sentire la persona come se la sua gentilezza fosse in qualche modo “innaturale” o strumentale, come se fosse una performance da ammirare. Inoltre, potrebbe sembrare un modo per minimizzare l’importanza della gentilezza come valore genuino e personale. Un approccio più sensibile sarebbe quello di riconoscere la persona per la sua capacità di empatia senza mettere in discussione la sua autenticità.
Gli apprezzamenti sono una parte fondamentale delle relazioni sociali
Possono contribuire significativamente a migliorare l’interazione tra le persone. Tuttavia, è importante ricordare che non tutti i complimenti sono ricevuti con lo stesso entusiasmo. Le frasi che riguardano l’aspetto fisico, il lavoro o la vita personale, se non espresse con cautela, possono facilmente urtare sensibilità.
A proposito di comportamenti odiosi, nota bene….
I comportamenti che possono rendere una persona odiosa sono soggettivi: molto dipende anche dal vissuto della persona con la quale si interagisce! In ogni caso, la cosa più importante per non rendersi odiosi è imparare ad ascoltare, a sviluppare l’empatia.
Puoi sempre migliorare
Per creare relazioni positive, devi avere la piena consapevolezza di avere qualcosa di valido da offrire. Se pensi di valere poco o nulla, sei come un seme che non è ancora fiorito. Ma non è mai troppo tardi per iniziare a sviluppare le tue capacità: tutti abbiamo talenti nascosti, o potenziali non ancora espressi. Se ritieni di essere poco interessante, di avere ben poco da dire, forse è il caso che ti dedichi a migliorare te stesso e la tua vita. Non si tratta di diventare un altro, ma di diventare una versione più “evoluta” di te stesso.
Possiamo trasformare noi stessi nel riflesso delle azioni altrui, oppure possiamo guardarci dentro e diventare finalmente la persona che desideriamo essere, pronte ad accogliere quei legami profondi e genuini che meritiamo! Se quei legami, fino a oggi, non sono arrivati, è perché fin da bambini abbiamo imparato a re-agire in riflesso dell’altro e non ad agire ascoltando i nostri bisogni autentici.
Farti carico del tuo benessere e imparare a comprenderti, accudirti e amarti, è la scelta più saggia che tu possa fare. La affermazione di sé gioca un ruolo chiave in tutti i legami e garantisce un elevato grado di appagamento anche nell’intimità. Il mio nuovo libro “Il mondo con i tuoi occhi” l’ho scritto per questo: per consentirti l’affermazione che non hai mai avuto la possibilità di viverti.
Curare i nostri legami, le nostre ferite, i nostri conflitti… curare il nostro benessere, è un dovere imprescindibile che abbiamo verso noi stessi. Allora impara a farlo, impara a rivendicare il tuo posto nel mondo a guardarti con i tuoi occhi….. Ed è quello che ti auguro. Se senti che è giunto il momento di costruire una vita che rifletta veramente chi sei, liberandoti dalle pressioni esterne e interne, questo percorso di crescita personale è ciò che fa per te. Cinque capitoli che ti porteranno alla scoperta di quel potenziale che, da troppo tempo, è assopito dentro di te e non chiede altro di esplodere! Per immergerti nella lettura e farne tesoro, dovrai aspettare un pochino: il libro “Il mondo con i tuoi occhi” è ora in pre-order (puoi ordinarlo qui su Amazon) e sarà disponibile in tutte le librerie a partire dal 29 ottobre.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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