Hai un chiaro senso di chi sei? L’identità personale

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Quello dell’identità è un tema molto sentito in psicologia. Molti autori hanno studiato le teorie su come e quando iniziamo a “costruire” la nostra identità. L’identità personale è la concezione di ciò che siamo e di come ci mettiamo in rapporto con il mondo. La personalità può essere definita (in modo semplicistico) come il modo in cui portiamo alla luce la nostra identità. Identità e personalità sono due concetti che si intersecano fortemente tra loro.

Quando si parla di sviluppo dell’identità si cerca di rappresentare quei passaggi evolutivi che portano al consolidamento e all’affermazione di ciò che un individuo sente di essere. Secondo i teorici della Psicologia dello Sviluppo, alla nascita il bambino non riesce a distinguere se stesso dalla figura di attaccamento.

Se da un lato veniamo al mondo inconsapevoli di essere un’identità unica e a sé, dall’altro nasciamo accanto a persone che hanno già una chiara idea sulla nostra identità. Quando siamo nel grembo materno, i nostri genitori iniziano con l’assegnarci un nome, iniziano a fantasticare su cosa faremo, sul nostro temperamento e la nostra carriera… queste fantasie hanno un impatto sullo sviluppo dell’identità personale e ancora di più sull’identità di genere.

Il processo di Individuazione

E’ all’età dei tre anni che avviene una prima grossa rivoluzione: inizia il processo di individuazione e sviluppiamo una concezione di noi stessi e di quale posto occupiamo nel contesto in cui viviamo. Nella nostra infanzia ci muoviamo entro pochi punti di riferimento: ciò che ci dicono i nostri genitori e i condizionamenti sociali/culturali.

La prima idea che ci facciamo di noi stessi, in pratica, è il risultato di ciò che ci viene detto e di come ci fanno sentire gli altri. Le qualità e le capacità individuali giocano un ruolo periferico e contano di più fattori come il genere sessuale (maschio/femmina), ambiente religioso, interessi, cultura dell’ambito familiare… E’ nel tempo e nei diversi passaggi evolutivi che costruiamo e modifichiamo costantemente la nostra identità e personalità.

L’individuazione, cioè il processo di “costruzione” della propria identità, inizia nell’infanzia e prosegue per tappe. Una tappa importante l’affrontiamo durante l’adolescenza, quando, da ragazzi esploriamo il nostro senso di sé e il ruolo che vogliamo nel mondo. L’identità continua a confermarsi o mutare anche in età adulta.

Nel processo di individuazione ci sono mille cose che possono andare storte

Per esempio, un caregiver (in genere la madre) estremamente opprimente o totalitario, può lasciare davvero poco spazio allo sviluppo dell’identità individuale del figlio. In pratica, molti di noi sono cresciuti senza la reale possibilità di sviluppare un’identità propria ma hanno dovuto sviluppare un’identità in base ai desideri genitoriali.

Ai genitori, poi, si sono sostituiti i dettami sociali (contesto scolastico, istituzioni) e le aspettative affettive (compagno, amante, amici…) trovandoci a sviluppare un’identità che ha poco di sé e tanto dell’altro. In questi contesti è facile fare confusione su chi si è e cosa si vuole, è facile confondere i propri bisogni con quelli degli altri ed è difficile trovare realmente se stessi.

Molte persone sono fermamente convinte di conoscersi quando, in realtà, non hanno fatto altro che esplorare solo l’atrio della propria identità. Altre persone hanno arrestato il proprio processo di crescita nell’età adolescenziale, mantenendo una visione assolutistica e radicale della vita.

La via per essere se stessi

L’individuazione è indubbiamente una via individuale, tuttavia nel percorrerla siamo inevitabilmente condizionati dagli altri. Siamo costantemente inseriti in un contesto collettivo e quindi, nessuna forma di individuazione può essere esente da condizionamenti.

La conoscenza profonda di sé va a scandire la giusta linea di confine tra sé e l’altro. E’ importante comprendere questo perché, per quanto possa essere individuale, nessun processo di individuazione dovrebbe portare all’estraneazione o al distacco dal tessuto sociale. Anche in questo caso, se nella costruzione dell’identità siamo sottoposti a emarginazione sociale, qualcosa è andato storto.

Per riportare tutto con le parole di Jung: «Il concetto di individuazione ha nella nostra psicologia una parte tutt’altro che trascurabile. L’individuazione è in generale il processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui, e in particolare lo sviluppo dell’individuo psicologico come essere distinto dalla generalità, dalla psicologia collettiva. L’individuazione è quindi un processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale» (Tipi psicologici, 1920).

Con il processo di individuazione si percorre la via per divenire ciò che si é. Sempre per dirlo meglio con le parole di C.G. Jung: «L ‘individuazione non ha altro scopo che di liberare il Sé, per un lato, dai falsi involucri della “Persona” , dall’altro lato, dal potere suggestivo delle immagini dell’inconscio.»

L’importanza dell’Amor proprio

L’individuazione porta con sé una buona dose di Amor proprio: costruendo la propria identità si impara ad accettarsi nella totalità delle parti di sé. Sul mio account Facebook ho avuto un buon numero di dibattiti con persone che erroneamente sovrappongono il concetto di amor proprio a quello di individualismo ed egoismo.

Affermare che è necessario costruire una propria identità completa e stare bene con se stessi non ha nulla di egoistico. L’individuazione, include entro certi limiti un sano egoismo ma non finisce lì. Con l’individuazione e l’amor di sé si vanno a integrare complessità interne ed esterne. Ciò significa che non si ignora l’importanza dell’altruismo e dei rapporti.

L’individuazione è un processo che favorisce sia la stima di sé che un profondo rispetto dell’altro. Qualsiasi processo di crescita necessita del confronto con l’altro e delle relazioni.

La stessa scoperta della propria identità personale non può essere vista come un’opera solitaria e introvertita bensì come un’esplorazione di se stessi immersi in un contesto sociale. Il confronto con genitori, amanti, figli, amici… ambiente di lavoro e così via.

Perché importante individuare se stessi?

«Qui si può domandare perché mai sia desiderabile che un uomo si individui. E’ non solo desiderabile, ma indispensabile, perché l’individuo, non differenziato dagli altri, cade in uno stato e commette azioni che lo pongono in disaccordo con se stesso. Da ogni inconscia mescolanza e indissociazione parte infatti una costrizione ad essere e ad agire così come non si è. Onde non si può né essere d’accordo in ciò né assumerne la responsabilità. Ci si sente in uno stato degradante, non libero e non etico.» (C.G.Jung, L’io e l’inconscio)

N.B.: anche se ho spesso citato Jung, il concetto di individuazione di Jung è molto più complesso di quanto esposto nel testo.

Lavorare sulla propria identità personale

La vita è in continuo mutamento e così anche la nostra identità si tiene costantemente aggiornata. Purtroppo non tutti sono consapevoli di questa evoluzione e molti finiscono per radicarsi nei medesimi schemi ponendo grossi limiti alla propria crescita.

Avere un forte senso dell’identità personale ci consentirà di muoverci nel mondo in modo sicuro, ci consentirà di stringere legami funzionali e di scandire confini sani. Un forte senso di sé non ci fa sentire persi ne’ ci fa uscire sconfitti da qualsiasi confronto con l’altro. Un buon senso dell’identità personale ci consente di cooperare con l’altro e non competere. Quindi, come si può comprendere, lo stesso concetto di “Amor di sé” ha intrinseco il rispetto dell’altro.

Domande per aiutarti a conoscerti meglio

Parlando di identità personale, ecco alcune domande che possono aiutarti a conoscerti meglio e lavorare sul tuo amor proprio.

Quali sono i tuoi punti di forza?
Quali sono i tuoi obiettivi a breve termine?
E gli obiettivi a lungo termine?
Chi conta di più per te?
Chi sono le persone che ti danno più supporto?

Di cosa ti vergogni?
Quale è stata la prima esperienza che ti ha portato a vergognarti di te stesso?
Cosa ti piace fare per svagarti e divertirti?
Quale nuove attività vorresti sperimentare?
Cosa ti preoccupa?

Cosa ti fa sentire più orgoglioso di te stesso?
Quali sono i tuoi valori?
Dove ti senti più al sicuro?
Cosa o chi ti dà più conforto?
Se non avessi paura, cosa vorresti fare?
Qual è il tuo più grande fallimento?

Cosa ti piace del tuo lavoro e cosa non ti piace?
Cosa puoi fare per prenderti cura di te stesso?
Qual è il ricordo più felice che hai?
Per cosa ti senti davvero grato?
Quando sei giù, cosa potresti fare per migliorare l’umore?
Quando sei stressato, cosa puoi fare per aiutarti?

Nota bene. Non si tratta di domande alle quali fornire risposte superficiali. Prenditi il giusto tempo e rispondi una domanda al giorno. Scrivi le risposte su un quaderno, non limitarti a catturare concetti astratti con la mente che non aiuterebbero il processo di elaborazione.

Da adulti abbiamo la possibilità di riscattarci, di guardarci per ciò che siamo e che possiamo essere!

Abbiamo la possibilità di liberarci da zavorre emotive e dai condizionamenti, ci mancano solo gli strumenti giusti per farlo. Nel mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita. Tutti gli strumenti per scoprirti, capirti e volerti bene» ho provato a raccogliere e mettere a disposizione, tutti quegli strumenti psicologici indispensabile per garantirci la rinascita che meritiamo! Lo consiglio caldamente, da lettore a lettore. Puoi trovarlo in tutti i bookstore online (Amazon, ibs, Feltrinelli) così come nelle librerie.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» edito Rizzoli
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