I classici e (subdoli) comportamenti di ricatto emotivo

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Ci sono relazioni che restano per tutta la loro durata dentro a canoni di eticità e di rispetto reciproco: anche in caso di difficoltà o di separazione, non viene mai meno il senso del valore personale e quello dell’altro. Ve ne sono altre in cui questi confini non esistono e i due soggetti reciprocamente entrano e violano in continuazione l’altro, le sue emozioni e i suoi sentimenti più profondi, agendo in modi assolutamente illeciti e procurando ferite molto profonde. E’ il caso del ricatto emotivo.

E’ risaputo che le relazioni sane devono prevedere spazi personali emotivi, affettivi e psichici, oltre che fisici, e devono tenere in considerazione il fatto che, pur facendo una vita di coppia in cui vi sono territori ed obiettivi comuni, vi sono però alla base due persone diverse che decidono di fare un tratto di strada insieme mantenendo ben ferma la propria individualità, anzi, facendola crescere. Perché questo accada occorre maturità e, più che altro, differenziazione emotiva, una parola difficile che indica però una capacità di comprendere quali sono i confini personali, comprendendo bene ciò che appartiene all’uno e ciò che, invece, è dell’altro.

Nelle coppie simbiotiche di tutto questo non c’è traccia; si tratta di relazioni in cui tutto è confuso e invischiato; non vi è definizione, scarsa separazione individuale in quanto l’identità di entrambi è fragile e, pertanto, ognuno la delega all’altro che avrà il compito di rispecchiarla e sostenerla.

Genesi del ricatto emotivo: la manipolazione

Quando nella relazione si instaurano forti conflitti emotivi o cambiamenti imprevisti, si innesca subito grande aggressività: queste coppie sono precarie e pertanto poggiano su schemi relazionali rigidi e fissi. In questa situazione, uno dei due può anche decidere di togliere il sostegno all’altro gettandolo nello sconforto. Questi comportamenti hanno alla base un conflitto di potere per cui c’è la tendenza a risolvere la propria ansia manipolando l’altro facendogli percepire la possibilità di “perdere” ciò che tanto faticosamente ha conquistato.

In questi strani rapporti di potere, uno dei due apparentemente sembra più forte dato che è in grado di “ricattare l’altro”; in realtà entrambi sono estremamente dipendenti ed invischiati in un rapporto soffocante, per questo, possono dare vita a queste strane dinamiche in cui due persone intelligenti e in grado di fare tantissime cose nel mondo, in modo assolutamente indipendente, si trovano invece a dover mettere in atto strategie inaccettabili e a sottostare a ricatti pur di garantirsi qualcosa che pensano di non poter ottenere.

Eppure questi comportamenti che sembrano evidentissimi visti dall’esterno, nei due sembrano totalmente inconsci poiché per lungo tempo è pressoché impossibile vedere la manipolazione sia per chi la attua che per chi la subisce. E’ chiaro che il ricattatore deve sapere bene su quali punti può far leva: in effetti, una dinamica di questo genere può funzionare solo tra persone che sono molto intime e che si conoscono, o meglio, che conoscono a perfezione i punti fragili reciproci. In questo modo, in presenza di una situazione che genera precarietà, il ricattatore può far leva sulla paura, sul senso del dovere e sul senso di colpa dell’altro, paventando la possibilità di venir meno a qualcosa a cui l’altro, manco a dirlo, tiene tantissimo.

E’ chiaro che non ci potrà essere risoluzione fino a quando non si imparerà a vedere chiaro dentro alla relazione che si è creata tra ricattato e ricattatore

In genere infatti, il ricattatore riesce a creare nell’altro una sorta di stato di trance dentro al quale la percezione delle proprie ragioni e, soprattutto, delle motivazioni, viene meno, restando solo uno stato di insicurezza e di nebulosità. Spesso poi è difficile vedere “un ricattatore” dietro ad una persona che sembra offrire protezione e tenerezza e che si mostra innamorata e disponibile. Il ricatto emotivo è molto sottile e spesso non viene neppure registrato tanto che il ricattato può rimanere a lungo convinto della bontà dell’agire del partner.

Come si incastrano le relazioni

Ciò che ha di interessante questo rapporto è il bisogno di complicità tra le due persone che “colludono”, ovvero giocano insieme una partita, anche se non lo sanno, perché entrambi hanno un bisogno particolare che è complementare a quello dell’altro. Il ricattato infatti è un soggetto che non crede in se stesso e nella sua autonomia e pensa di avere assolutamente bisogno dell’altro per poter vivere: in questa situazione è facile cedere a piccoli ricatti che poi, via via diventano maggiormente incisivi nel momento in cui si vuole maggior autonomia e maggior libertà.

La vittima ideale del ricattatore emotivo

Chi può diventare una “potenziale vittima” è una persona che fin da piccola ha subito manipolazioni a livello emotivo e quindi non sa mai cosa è veramente nel suo diritto. Il genitore cercava di ottenere le cose facendo leva sulla paura di perdere il suo affetto; oppure rendeva il figlio responsabile della sua felicità o infelicità, obbligandolo così a comportamenti falsati tesi a non far inquietare il genitore.

Infatti, il ricatto confonde molto le idee e, da adulti, quando un partner affettuoso cercherà di bloccare l’iniziativa adducendo protezione o paura per l’incolumità dell’altro, è facile per la vittima entrare in uno stato di trance e non capire bene quale sia l’esatta realtà. Bisogna pensare che il ricatto emotivo è sempre mascherato da “motivi nobili”, tuttavia, anche se, chi lo attua, può non avere coscienza dei propri bisogni e, soprattutto, non può riconoscere la sua paura. Il ricattatore gioca sul fatto che l’altro ha bisogno e che è innamorato per cui, cederà con facilità alle richieste e così, quando non ottiene ciò che vuole passa dalla richiesta alla pressione giungendo anche alla minaccia.

La vittima, da parte sua, si sente in colpa se non riesce a soddisfare l’altro perché ha in mente che l’altrui felicità dipenda dai suoi comportamenti; il punto è che non sa “cosa deve e cosa non deve dare” e non sa che la sofferenza o la felicità sono stati d’animo personali che non possono essere indotti dall’esterno.

Il ricattatore fa sempre leva sulla paura dell’altro: si tratta della paura primaria, quella dell’abbandono. Il ricattato teme fortemente l’abbandono ed è per questo che evita di arrivare fino al punto in cui potrebbe anche verificarsi quell’opportunità. Così, il ricattato si sente in colpa e il ricattatore sfrutta il senso di colpa e ottiene così di non trovarsi in una situazione di “impotenza”.

Ciò che non riesce a vedere il ricattatore è la “paura di perdere” e quindi c’è da chiedersi: perché vincere ed essere potente è così vitale, al punto da giungere a ricattare la persona che ama? Il ricattatore infatti prima chiede, ma non accetta alcun “no”. Nel momento in cui ne riceve uno la sua psiche va in pezzi e, per evitare il peggio, mette in atto una serie di strategie che lo portano ad ottenere ciò che vuole, a qualsiasi prezzo, anzi ad un prezzo elevatissimo. Se una persona deve arrivare a mettere in atto una manipolazione e un ricatto emotivo significa però che in cuor suo è certo di non avere chance e quindi non può che giocare pesante.

Categorie di ricattatori emotivi

Secondo Susan Forward esistono quattro categorie di ricattatori: punitivi , autopunitivi , vittime e seduttori

1. I punitivi

Assumono un atteggiamento molto rigido e severo: se non vengono accondiscesi le conseguenze a cui i partner vanno incontro sono di carattere punitivo. Tipiche espressioni dei ricattatori punitivi: “Se accetti quel lavoro me ne vado, Se mi lasci non vedrai più i bambini, Se non accetti di fare gli straordinari scordati pure la promozione”

2. Gli autopunitivi

Assumono un atteggiamento piuttosto subdolo, facendo ricatti e facendo leva sulla compassione e il sentirsi responsabili per loro. Il loro ricatto si esplica nel far sapere che se non viene fatto quello che vogliono ne saranno così turbati da non riuscire più a comportarsi normalmente. In questo senso possono anche minacciare di danneggiare la loro vita, di farsi del male, mettere in pericolo la loro salute e felicità.

3. Le vittime

Non ricorrono a minacce e nemmeno minacciano di farsi del male, ma  tengono a far sapere in modo inequivocabile che se non viene fatto quello che vogliono, loro soffriranno e la colpa sarà solo del partner.

4. I seduttori

Sono quelli che incoraggiano, promettono amore o denaro o carriera e poi  chiariscono che, se non ci si comporta come vogliono loro, non si avrà nulla.

Ricattatori e ricattati, la loro personalità

I ricattatori e i ricattati  hanno vissuto situazioni che li hanno lasciati nello sconforto e nell’impotenza. Da allora e in risposta a queste esperienze, i primi si sono equipaggiati per non “perdere” mai, ma siccome c’è anche una profonda sfiducia nelle proprie capacità di poter avere una relazione sana, allora passano al ricatto per ottenere ciò che pensano di non poter avere in modo chiaro e diretto. I secondi invece, sentono così poco il loro valore al punto da cedere sempre per cercare di tenere con sé ciò che pensano potrebbe lasciarli. Per mettere fine a questa dinamica occorre che entrambi rafforzino il loro senso di autostima Il ricatto infatti mette in luce zone di profonda insicurezza nella sfera delle risorse personali che ognuno dei due cerca di fortificare in modo disfunzionale ma assolutamente complementare a quello dell’altro.

Una relazione di qualsiasi tipo, dovrebbe essere una condivisione di amore, un dare e avere, non un prendere e basta!

Non elemosinare con chi non ti merita o non ti apprezza… Non permettere che questo succeda, non sacrificare la tua dignità e la tua felicità solo per tenere qualcuno o qualcuna accanto a te. Non sei vittima del destino, anzi: sei padrone della tua vita e hai voce in capitolo! Riflettere sulle tue decisioni ti aprirà gli occhi su quelli che sono i tuoi reali desideri e bisogni. Tutto ciò che ci capita ha un valore. Anche gli eventi più infelici possono portarti a nuove comprensioni o aprirti ad altre possibilità, costringerti a sviluppare nuove abilità o indurti a realizzare importanti cambiamenti nella tua vita. Se è vero che il passato non lo puoi cambiare è altrettanto vero che puoi scegliere come reagire agli eventi del presente.

E’ ora di rinascere!

Pochi di noi hanno avuto la fortuna di essere costantemente valorizzati. Tutte le volte che gli altri non hanno creduto in noi, ci hanno insegnato a non farlo! Le volte che gli altri ci hanno umiliati e scherniti, ci hanno insegnato a essere timorosi e sfiduciati. Famiglia, amici di scuola, insegnanti… ci hanno implicitamente insegnato a metterci da parte, a svalutare il nostro valore intrinseco, a ignorare l’immenso potenziale che ci portiamo dentro.

Non ha senso chiuderti nel tuo dolore, hai la possibilità di riscattarti, di guardarti per ciò che sei e che puoi essere! Hai la possibilità di liberarti da zavorre emotive e dai condizionamenti, ti mancano solo gli strumenti giusti per farlo. Nel mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita. Tutti gli strumenti per scoprirti, capirti e volerti bene» ho provato a raccogliere e mettere a disposizione, tutti quegli strumenti psicologici indispensabile per garantirti la rinascita che meriti! Lo consiglio caldamente, da lettore a lettore.  Nell’introduzione al mio libro ho scritto: si nasce due volte, la prima è lasciata al caso ed è quando vieni al mondo, la seconda si sceglie, ed è quando impari a volerti bene. Se hai voglia di ricominciare a volerti bene, è il libro giusto per te. Puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon In bocca al lupo per il tuo percorso di crescita.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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